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Autore: Samurai Riku    30/07/2013    0 recensioni
La fanfic Yon-nen mae ni... (quattro anni prima...) è il prequel di questa storia; detto questo, non è indispensabile averla letta, ma potrebbe chiarire qualche piccolo punto contenuto in questa nuova fanfic.
Per chi mi segue, e si è domandato come sia finita la samurai Riku Komatu nel mondo di Gintama, signore e signori, ecco finalmente la spiegazione!!
La giovane samurai fa ritorno a Edo, e dovrà riconquistarsi un posto nell'amata città in cui è cresciuta, tra difficoltà, nuove conoscenze più o meno piacevoli e piani terroristici, il tutto nel classico stile comico, ma anche un po' introspettivo, di Gintama.
Genere: Azione, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gintoki Sakata, Kagura, Nuovo personaggio, Shinpachi Shimura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP 4: Fare il terrorista è un lavoro serio, credevate fosse un gioco?

Il suo piano era semplice quanto geniale, non c’è che dire. Poteva veramente funzionare, cominciavo a convincermene.
Dopo le spiegazioni di rito andai a sedermi sulla veranda che dava in un cortile interno della villa. Era quasi il tramonto e l’erba,le pareti della casa, e i profili delle persone iniziavano ad assumere quella tonalità di arancio misto a rosa tenue che segna il concludersi della giornata.
E che giornata… mi sono svegliata con le grida conciate della signora Otose e di Gin, e ora mi ritrovo nel rifugio di un attivista politico, ovviamente dopo essere scappata di nuovo dalla polizia.
… Gintoki, perché non capisci?
-Tutto bene, Riku?-
Shinpachi e Kagura si sedettero accanto a me.
-Sì, tutto ok.- risposi -Perché siete rimasti qui?- chiesi, volgendo lo sguardo prima ad uno e poi all’altra.
-Per aiutarti a riavere la tua casa!- rispose Kagura.
-… ma Gin se n’è andato.-
-Non seguiamo Gin ovunque vada, e poi ti sei rivolta all’agenzia tuttofare, abbiamo un lavoro da portare a termine!-
-Anche se non posso pagarvi?-
-Tu sta tranquilla, non importa! Noi abituati a non ricevere stipendio!-
Sorrisi amaramente alle parole della ragazzina -Non so se sia una buona cosa.-
-E poi,- aggiunse Kagura dobbiamo tenerti d’occhio per Gin.-
La guardai -… come?-
-Lui andato via perché ha testa più dura di marmo, ma non vuole che succeda te qualcosa di brutto! Gintoki fatto così!-
È fatto così…
-Lo conosci anche tu, dopotutto,- disse Shinpachi -anche quando se ne va non se ne va per davvero. Quando l’hai conosciuto era così, no?-
-Quando lo conobbi era solo… non era tornato dalla guerra da molto e se ne stava per strada. Gli chiesi di insegnarmi l’arte della spada e in cambio gli portavo viveri, qualche vestito per ripararsi dall’inverno, e poi lo ospitai in casa.-
-Hai fatto veramente tanto per lui, Riku.-
-Lui ha fatto tanto per me. Quando gli Inui ci diedero l’avviso di sfratto, prima di pensare a dove saremmo andati a vivere, ho pensato cosa ne sarebbe stato di lui, dove sarebbe potuto andare in pieno inverno… gli chiesi di venire via con noi.- sorrisi, ripensando a quel momento, mentre i miei ricordi tornarono indietro nel tempo, a quattro anni fa, accompagnando l’immaginazione dei miei due nuovi amici -Gintoki disse che sarebbe rimasto a Edo, perché era qui che voleva continuare a cambiare. È cambiato davvero.-
Shinpachi e Kagura si scambiarono uno sguardo complice, abbozzando un sorriso di intesa che raramente mi è capitato di vedere.
-Non è cambiato del tutto, a quanto pare.-
-So che vuole evitare che mi cacci in un guaio più grosso di me, ma è una faccenda che devo risolvere, non posso e non voglio far finta di niente.-
-Oh, sono sicuro che presto o tardi se ne renderà conto anche quella testa dura!- esclamò Shinpachi.
Kagura incrociò le braccia al petto, con un cipiglio di rimprovero -Secondo me lui andato via perché doveva comprare ultimo numero di Jump!-
-Ahahahah, ne sarebbe capace!- dissi. Per quanto mi dispiaceva non avere il mio caro amico al mio fianco, questa era la mia battaglia, e che a lui o a qualcun altro andasse bene o meno, non mi sarei tirata indietro per niente al mondo; anche a costo di aiutare un terrorista.


L’ambasciata Inui dava su una delle strade principali della zona più ricca e benestante di Edo. Costruita in uno stile in tutto e per tutto richiamante le ville coloniali oltreoceano che si vedono sui libri di storia e sui volantini delle rappresentazioni teatrali e del cinema; un perfetto simbolo di colonialismo, anche in questo caso… esseri che si sono appropriati di terre non loro, ma che si sono sempre sentiti in diritto di piantarci sopra una bandiera e dettar legge.
Shinpachi, Kagura ed io avevamo scavalcato il muro di cinta che circondava la proprietà, e restando nascosti nell’ombra delle alte mura attendavamo il segnale per partire.
Il giorno prima Katsura ci mostrò le planimetrie dell’ambasciata, illustrandoci il piano che avremmo attuato all’alba. Conservano tutti i documenti in un archivio nel seminterrato, nella zona ovest dell’edificio. Voi entrerete da quella parte, percorrerete il corridoio e scenderete alle prime scale che incontrerete. Al resto penseremo noi, ci terremo in contatto con delle ricetrasmittenti. Non preoccupatevi, attireremo l’attenzione da un’altra parte, in modo che la vostra area sia libera. Così aveva detto Katsura.
Sentii Shinpachi sospirare accanto a me -Sento che ci arresteranno… di nuovo.-
-Non fare gufo!!- lo riprese Kagura.
-Potevate anche non venire, ragazzi.- dissi, anche se già sapevo cosa mi avrebbero risposto.
-Aah, per quanto ingrato, pericoloso o folle sia l’incarico, l’agenzia tuttofare non si tira mai indietro!-
Sorrisi.
Ecco, appunto.
All’improvviso sentimmo una sirena d’allarme provenire dall’interno dell’ambasciata: il segnale di Katsura. Semplice quanto efficace, in ogni mondo e universo, se si vede del fumo uscire da qualche stanza si pensa subito ad un incendio, e tutti accorrono.
Non mi ci volle molto per forzare la finestra ed entrare, seguita dai ragazzi. Eravamo in un locale non molto spazioso, con qualche scrivania munita di tutta l’attrezzatura necessaria per scrivere, registrare e comunicare; insomma, la burocrazia dei militari.
Attraversai la stanza, accostandomi alla porta e aprendo uno spiraglio per valutare la situazione. Come previsto non c’era in giro nessuno, feci segno a Shin e Kagura di seguirmi lungo il corridoio e raggiungemmo una porta anonima e bianca, di metallo, non di legno come le altre, un po’ più rigida da aprire, come ogni entrata che si rispetti alle scale secondarie di un’importante costruzione.
In testa al terzetto scesi le scale, stando sempre all’erta con la mano sinistra posata sull’elsa della katana, pronta per ogni evenienza. Shinpachi si guardava spesso le spalle, teso e preoccupato che qualcuno potesse scoprirci da un momento all’altro e farci saltare le teste, mentre Kagura, che chiudeva il gruppo, procedeva a passo sicuro, probabilmente niente di ciò che avremmo trovato l’avrebbe stupita o scoraggiata.
Terminate due rampe di scale, a metà di un corridoio semi illuminato trovammo l’archivio, come era indicato sulle planimetrie di Katsura. La porta non era nemmeno chiusa a chiave, ed entrammo, accendendo l’interruttore a lato, che mandò corrente a quattro lampadine in croce appese al soffitto. Inutile dire che c’era polvere ovunque.
Shinpachi sorrise nervosamente -Bene, siamo a metà strada e siamo ancora vivi!-
Gli rivolsi uno sguardo complice -Perché, non speravi nemmeno di arrivare fin qui?-
-Non che non abbia fiducia in te Riku, ma a dire il vero no… allora, dove terranno il contratto di proprietà del tuo dojo?-
Kagura si accostò a qualche scatolone situato nel primo scaffale di fronte a noi -È tutto ordinato per anni, troviamo scatola di quattro anni fa, sarà lì dentro!-
-Diamoci da fare!- incitai.
Passammo in rassegna vari scaffali, finchè non trovammo ciò che ci interessava. Senza esitare lo presi, non badando al peso considerevole, e lo posai su un tavolo alle mie spalle -L’ho trovato, ragazzi!- tolsi il coperchio posandolo accanto e iniziai a frugare tra le varie documentazioni.
-Brava Riku, contratto di casa dev’essere qui!- Kagura mi diede una mano a dividere le varie carte.
Quello scatolone era pieno zeppo di documenti, contratti, ricevute, fascicoli di intere proprietà o personale… gli Dei solo sanno cosa diamine hanno fatto questi cani in tutti questi anni. Per quanto mi sarebbe piaciuto portare alla luce tutto ciò che quell’archivio di pandora conteneva, non avevamo troppo tempo… desideravo solo trovare ciò che mi riguardava e uscire da quella fogna a testa alta. Più fogli tiravo fuori, più ce n’erano, ma del contratto del dojo di famiglia non vi era traccia.
-Riku.- Shinpachi mi afferrò per un polso, fermando la mia frenetica ricerca.
-Cosa fai?- alzai lo sguardo su di lui, ed era dannatamente serio.
-Guarda il coperchio dello scatolone.-
Momentaneamente ancora confusa lanciai un’occhiata al coperchio di cartone e poi ancora a Shinpachi, continuando a non capire per quale motivo mi avesse fermata -È un coperchio, cosa c’è che non va?-
-Questi documenti risalgono a quattro anni fa, se non di più, ed è evidente che in questa stanza non fanno le pulizie da parecchio, quindi perché su tutti gli altri contenitori c’è uno strato di polvere, mentre su questo no?- disse, infine, passando un dito sulla superficie del cartone, mostrandomi il polpastrello pulito.
A quel punto realizzai…
-… perché qualcuno lo ha aperto di recente.-
-Ma che ragazzi intelligenti!!- una voce di scherno ci giunse dalle nostre spalle, e lasciammo perdere tutto, voltandoci. La fioca illuminazione non celava di certo le sembianze Inui del nostro interlocutore, che ci squadrava con un ghigno divertito su quella faccia da cane.
-Diamine, sei veramente una donna! Nonostante abbia fatto ricerche su di te non volevo crederci.-
Gli risposi il silenzio, e uno sguardo di ghiaccio.
-Komatsu Riku, figlia del maestro di spada Genzaburo, del dojo Komatsu di Kabuki-cho.-
-Sembra che mi conosci. Tu chi sei?-
-Non ha importanza, per ora…- continuò con quel ghigno -Ho fatto ricerche su di te, Komatsu… mi sembrava un nome conosciuto, e infatti non mi sbagliavo. Dopo quel che hai fatto ai miei generali non mi sarei sorpreso se fossi venuta qua, anche se non ti facevo tanto stupida da farlo!- rise -Tuo padre accettò senza proteste di pagarci la tassa per tenere aperto il dojo, nonostante il divieto di portare la spada, ma poi la sua cara figlioletta decise di ospitare un vagabondo, uno straccione, un povero reietto della società, e lì iniziarono a nascere i nostri problemi, dico bene?-
Serrai la presa sull’elsa della katana, senza staccargli gli occhi di dosso. La mascella contratta e i denti stretti trattenevano poche parole.
Gintoki non è un reietto, dannato bastardo.
-Quel samurai da quattro soldi fece fuori tre dei miei soldati, e nonostante abbia raccolto tutte queste informazioni, non ho mai scoperto la sua identità, dato che chi lo aveva visto in faccia è stato fatto a pezzi. Ecco, quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, come si dice sulla Terra… come potevamo permettere che una simile ribellione restasse impunita? E così…- aprì il fascicolo che aveva in mano, sfogliando tra le carte -Vi mandammo l’avviso di sfratto. Speravo di poter mettere le mani su quel cane, ma con la vostra partenza si è dileguato… peccato. Sarebbe stato di esempio a tutti.-
Strinsi talmente forte l’elsa che potevo sentire il sangue pulsarmi velocemente nelle dita.
-Tu rendi conto di cavolata che sta dicendo?!- disse Kagura, avanzando di un passo, anche lei colpita dalle ingiurie dell’Inui contro il nostro amico, ma la trattenni con un braccio.
L’Inui continuò -Dopo quattro anni ritorni a Edo, e speri davvero che tutto sia come l’hai lasciato? Uhuhuh… quale pensiero romantico per un guerriero, ma d'altronde sei una ragazzina.-
-Le tue chiacchiere mi hanno stancato.- ringhiai.
Mi guardò divertito, prendendo un foglio dal fascicolo -Sei venuta fino a qui per questo, vero?-
Non riuscii a nascondere l’espressione di sgomento, sorpresa, sollievo e terrore che mi si dipinse in volto. Quell’animale aveva il contratto di proprietà del mio terreno e avrebbe potuto farci di tutto… non se glielo avessi strappato di mano.
-Immaginavo.- rispose di rimando alla mia reazione -Peccato tu abbia fatto tanta strada per niente.- e lo strappò.
-No!!- gridò Shinpachi.
Per un istante mi mancò l’aria, un solo istante… poi la sensazione di smarrimento venne soppiantata dalla rabbia, una rabbia cieca che mi diede la spinta di lanciarmi contro di lui sguainando la spada -Bastardo!!-
Fui rapida, ma lui di più. Mi aspettavo parasse il mio fendente, ma non che mi immobilizzasse con tanta facilità. Lasciò cadere il fascicolo e mi afferrò per le braccia, ribaltandomi a terra. Diedi un colpo secco con la schiena al pavimento che mi mozzò il fiato. Poi sentì un dolore lancinante al polso destro, e persi la presa sulla katana. -Aahh!!!-
-Riku!!-
-Fermo e lasciala!!- gridò Kagura, caricando l’ombrello, ma di nuovo quell’Inui ci precedette.
Premette qualcosa di freddo e pesante contro la mia tempia e sentì l’inconfondibile suono del cane di un’arma da fuoco che viene caricato.
-Non una mossa ragazzina, se vuoi la tua amica viva.-
Guardai Shinpachi e Kagura, ben sapendo cosa sarebbe successo… sentendomi in colpa per averli incastrati in questo inferno con me.
Mi sollevò di peso, allontanando con un calcio la katana, e tenendomi le braccia dietro la schiena, con la pistola indicò gli altri due -Camminate, forza! E guai a voi se provate a fare qualche scherzo, ho sempre la samurai sottotiro. E gettate le armi.-
Kagura e Shinpachi si guardarono, lei lasciando a terra l’ombrello, lui la spada di legno, poi si incamminarono poco avanti a noi, e l’Inui mi costrinse a seguirli ficcandomi la canna dell’arma nella schiena.
Inutile spiegare la strada per le celle.


Dunque, è così che finisce? Chiusa dietro le sbarre in un’ambasciata Inui, con due ragazzi che non hanno nulla a che fare con i miei colpi di testa. Forse era proprio questo che temeva Gintoki… aveva proprio ragione.
Almeno Katsura sarà riuscito a scappare, ma non voglio pensare a cosa accadrà quando questo posto salterà in aria.
Shinpachi, seduto su una squallida branda accanto a me, sospirò, lasciando cadere all’indietro la testa, contro il muro di pietra e cemento -Che cosa ne sarà di noi ora?-
-Probabilmente Inui decidono come eliminarci!- rispose Kagura con fare saccente, seduta a gambe incrociate sul pavimento.
-Che cosa?!-
-Seppuku, decapitazione, fucilazione…- iniziò ad elencare tenendo il conto sulle dita.
-LA MIA ERA UNA DOMANDA RETORICA!! E DOVE DIAMINE LE HAI SENTITE TUTTE QUESTE COSE, EH?!- sbraitò Shinpachi.
-Sempre se bombe di Katsura non esplodano prima!- aggiunse la ragazzina.
Shinpachi si precipitò alle sbarre, gridando come un disperato -Aiutoooo!!! Siamo innocenti, fateci uscire di qui!!! Sono troppo giovane per morire!!!-
-È solo colpa mia, mi dispiace. Io vi ho trascinati qui.-
Shin si voltò a guardarmi -Riku… diciamo che siamo stati colti di sorpresa. Chi avrebbe immaginato che avrebbero fatto ricerche su di te.-
-Un po’ me lo sarei dovuto aspettare. Forse speravo solo che il piano di Katsura funzionasse, e non ho pensato a ciò che sarebbe potuto andare storto, e ho coinvolto anche voi… Gintoki aveva ragione, questa storia è una follia.-
-Ah sì? E noi non siamo abbastanza folli per concluderla?- disse una voce di fronte alla nostra cella.
-Waaaaah!!- Shinpachi, stando davanti alle sbarre, si ritrovò faccia a faccia con Elizabeth, e quasi cascò a terra per lo spavento.
-E… Elisabeth?- rimasi allibita a guardarla.
Da dietro il pinguino bianco sbucò Katsura, tenendo tra le mani le nostre armi -Allora? Non getterete la spugna così facilmente, spero.-
Tu senza dubbio sei folle, per quale insano motivo eri nascosto dietro a Elizabeth, eh??
-Katsura!! Hai recuperato mio ombrello!!- esclamò Kagura prendendo l’arma attraverso le sbarre.
-Sei venuto a salvarci, grazie Katsura!- ringraziò Shinpachi.
-Non vi lascio di certo qui.-
-C’è poco da battersi, Zura. Almeno per noi. Hanno distrutto il contratto d’affitto del mio terreno, e non posso più provare nulla. Vi ringrazio per l’aiuto, ma non è servito a nulla.-
Il terrorista mi lanciò la katana attraverso le sbarre, e la presi al volo -Non è un motivo valido per arrendersi. I samurai non si lasciano scoraggiare tanto facilmente, Gintoki non te l’ha insegnato?-
Kagura e Shinpachi sorrisero.
-Già, tutti samurai hanno testa dura come marmo!!-
-Così quando vanno a sbattere non si fanno male e si rialzano!-
Certo che… questi tizi sono veramente assurdi. Credo che nemmeno se si trovassero di fronte un’insegna luminosa di ‘state sbagliando, cambiate strada!’ seguirebbero l’indicazione. Dopotutto non è questo la via del guerriero? Inseguire gli obbiettivi percorrendo la propria strada senza badare alle distrazioni, solo perché ci va di fare così, perché solo noi sappiamo che questa è la strada giusta, anzi è l’unica strada che la nostra anima può sopportare.
Mi alzai, assicurando la spada al fianco -Prendiamo a testate qualche muro, allora!-
-Rompi pure le sbarre, Kagura.- disse Zura.
-Yaaataaah!!!!- la ragazzina, agitando l’ombrello aprì un varco spaccando in due buona parte delle sbarre di acciaio.
Shinpachi e io le gridammo dietro -MA NON POTEVI FARLO FIN DA SUBITO?!!?-
No… non è umana. Me lo sento.


Katsura ci condusse lungo il corridoio e su di una scala, per evitare le guardie che pattugliavano la zona -Queste scale conducono direttamente ad un ufficio al piano terra, possiamo scappare da lì.-
-I tuoi uomini se ne sono già andati?-
-Sì, manchiamo solo noi, e poi attiverò l’esplosivo.-
-… grazie, Katsura.-
Mi guardò in silenzio, rivolgendomi un lieve cenno del capo.
Aprì con cautela la porta, e ci fece segno di seguirlo. Entrammo in un ampio studio, con una parete interamente rivestita da ampie finestre, mentre gli altri lati erano incorniciati da librerie zeppe di volumi, e una scrivania di legno troneggiava di fronte a noi «Per di qua.» disse Elizabeth con un cartello indicando l’unica altra porta presente nella stanza, la quale si spalancò lasciando entrare un manipolo di Amanto armati, ancor prima che potessimo avvicinarci.
In un istante fummo circondati.
-Maledizione!- imprecò Shinpachi.
Si fece largo l’Inui che ci fecce imprigionare, squadrandoci tutti -Bene, bene, c’è anche Kotaro Katsura in persona. Speravate davvero che sarebbe stato così facile fuggire da qui?-
Zura abbozzò un sorriso -A dire il vero sì, ci speravo.-
-Tsk. Stupidi idealisti, non avete ancora capito che il vostro tempo è finito anni fa? Che questa lezione vi sia d’esempio!- e con un gesto del braccio incitò la sua truppa ad attaccarci.
Non persi tempo e sguainai la spada fronteggiandone due che mossero un fendente verso di me; nel mentre Katsura affrontò un altro manipolo di nemici, Kagura sparò qualche raffica dal suo ombrello e Shinpachi facendosi coraggio iniziò a lottare con la spada di legno.
Erano ben addestrati, ma non ebbi tante difficoltà a sbarazzarmi di qualche cane pulcioso. Schivai un diretto abbassandomi e colpendo all’addome l‘Inui con l’elsa, dandogli poi una gomitata sotto al mento; mi voltai pronta a fendere con la lama un altro avversario e piantargli la punta affilata in un ginocchio, sfilai la spada facendogli uno sgambetto e rigirando la katana tra le mani ne misi fuori combattimento un terzo.  
-Shinpachi, abbassati!!- urlai, e appena il ragazzo ubbidì mossi la spada con una tale velocità da fendere i due Inui alle sue spalle che stavano per colpirlo.
-… che colpo… grazie, Riku!-
-E di che!- sorrisi. Ci stavo prendendo la mano, devo ammetterlo.
Vidi Kagura spiccare un balzo atterrando sulla testa di un Inui, e sparare ad un altro, poi scendendo di nuovo a terra colpendo con l’ombrello le gambe di tre nemici. Non se la cavava mica male la ragazzina, non c’è che dire!
Mi voltai appena percepii lo spostamento d’aria, maneggiando la katana, pronta ad infilzare l’avversario, ma avevo calcolato male la sua posizione e la sua lama era dritta al mio occhio destro. Per fortuna la spada di Katsura cozzò con quella dell’Inui, bloccando il colpo e respingendolo con forza, poi, senza dire una parola, riprese a fronteggiare i suoi avversari.
Quest’uomo era un compagno di battaglia di Gintoki, e non gli è certo inferiore. Basta guardarlo per vedere che è un bravo spadaccino, e non ci sa fare solo con le bombe.
Ripresi a fare piazza pulita di Amanto, ma più ne colpivo, più ne arrivavano… sembravano non finire mai, e noi eravamo solo in quattro… con Elizabeth, ma non mi sembrava che quell’affare avesse particolari doti battagliere. Cominciavo a sentire la fatica diffondersi nel mio organismo come un veleno indebolendo i muscoli e rallentando i movimenti; sarebbe potuto costarmi caro.
All’ennesimo fendente parato mi cedette una gamba e mi inginocchiai a terra, accanto a me sentii il respiro affannoso di Shinpachi, anche lui visibilmente provato, come gli altri.
-Non ne posso più…- ansimò -Quanti ce ne saranno ancora…?-
-… non ne ho idea.-
La mia attenzione fu momentaneamente attirata da un debole ronzio lontano, fuori dall’ambasciata probabilmente, ma sembrava che si stesse avvicinando velocemente; non ebbi il tempo di farmi altre domande in merito che un Inui menò un fendente verso di me e rotolai a terra per schivarlo, rialzandomi veloce per colpirlo, ma appena fui in piedi udii chiaramente il rumore del vetro che si frantuma e subito dopo di qualcosa di grosso che colpisce qualcos’altro di ancora più grosso. No, non me l’ero sognato… qualcosa ha scaraventato a terra mezza dozzina di Inui davanti a noi.
-… ma che?-
-Cos’è stato?-
Incagliato in uno scaffale ormai semi distrutto, attorniato da corpi di Inui n uniforme, lo scooter di Gin fumava, visibilmente provato dallo scontro, e il samurai si mise in piedi, togliendosi il casco per massaggiarsi la testa -Ahi, ahi, ahi… che volo!- lamentò.
….. Gintoki?
-Gin!!- esclama Kagura, felice di vederlo.
-Sapevo che saresti tornato!!- aggiunse Shinpachi.
-Aah, ovvio che sono tornato, razza di stupidi! Vi lascio da soli cinque minuti e guada che casino combinate!!-
Il solito esagerato… come i suoi assistenti anche io speravo che in qualche modo sarebbe apparso, a risolvere la situazione, come fa sempre; con quella parvenza di menefreghismo e superiorità, come se tutto gli fosse dovuto a prescindere, ma che in realtà celano una gran volontà d’animo e preoccupazione per gli altri.
Sorrisi sollevata.
-Mpf, a quanto pare hai ancora bisogno di me.-
-Non illuderti, solo per questa volta!- gli risposi.
-Sei arrivato giusto in tempo per il gran finale, Gintoki.- disse Zura.
-Ma quale gran finale, le stavate prendendo da ogni parte!!-
L’Inui Generale guardò alterato e confuso Gin -E tu chi diamine sei??-
Il mio amico, come se nulla fosse, gli porse un biglietto da visita -Salve, le servono dei tuttofare? Può contattare la mia agenzia, siamo i migliori sulla piazza.-
Solo Gin potrebbe fare una cavolata del genere.
L’Inui lo allontanò con un gesto della mano -Razza di idiota!! Farò ammazzare anche te!!-
-… ah sì?-
-Attaccatelo!!-
Una dozzina di Inui gli furono addosso in un lampo… e in un lampo Gin impugnò la sua bokuto, spazzandoli via con un solo colpo, secco e deciso.
Ogni volta che lo vedevo combattere restavo a bocca aperta.
Rivolse il solito sguardo da pesce lesso agli amanto, che pian piano si allontanavano, aprendo un vasto cerchio attorno a noi -Questa storia mi ha un po’ seccato, signore, direi che possiamo anche finirla qui e andare tutti a casa, che ne dice?-
Quello lo guardava sempre sbalordito, probabilmente chiedendosi che diamine avesse bevuto, poi spostò fulmineo lo sguardo su di noi, estraendo rapido la pistola.
Come rispondendo ad un comando un Inui mi afferrò da dietro per le braccia, bloccandomi -Ah…!! Lasciami!! Maledetto, lasciami!!- mi dimenai.
-Riku!!-
Il Generale puntò la pistola verso di me e premette il grilletto.
Il proiettile esplose, la scia d’aria infuocata mi sfiorò il volto, e l’Inui che mi bloccava stramazzò a terra con un buco in petto. Il Generale era stato scaraventato a terra da una steccata di Gintoki, che aveva aperto in due l’arma da fuoco; adesso lo fissava con occhi di ghiaccio, occhi che non ammettevano repliche.
-Non mi piace quando si toccano le mie cose.-
Il Generale rimase senza parola e le poche che pronunciò gli morirono quasi in gola. -… Tu cosa… chi sei?-
-Gintoki Sakata, tuttofare.- rispose, gettandogli addosso il biglietto da visita.
Non potei fare altro che abbozzare un sorriso di scherno a quell’Amanto, che fino a poco fa blaterava su come avrebbe voluto punire il reietto che quattro anni fa fece a pezzi tre dei suoi uomini… bene mio caro, il samurai da quattro soldi ha dato una raddrizzata anche a te.
Gintoki ci guardò -Credo che la polizia non tarderà ad arrivare, è meglio se ce la filiamo, ragazzi!-
-Concordo!- disse Zura, infoderando la spada e andando con Elizabeth alla finestra fracassata da Gin.
Noi tutti lo seguimmo, assicurandoci prima che nessun altro Inui ci seguisse, e corremmo oltre il cancello, sfondato anch’esso da Gintoki nella sua entrata ad effetto.
-Uff…- sospirò Gin, sollevato -State bene, no?-
-Sì, sì!-
-Tutto a posto, Gin!-
-Tu, Riku?-
-Sì, sto bene… grazie.-
-Bene…- e senza il minimo preavviso mi colpì con un pugno in testa -ADESSO STAI BENE, EH??-
-Ahioooo!! Ma perchè, Gintoki??-
-Lo chiedi pure?! Bella bravata, complimenti!! Almeno è servita a qualcosa?!- mi gridò contro.
-…. no.- lo guardai con i lacrimoni.
-Appunto!! Tsk, mai una volta che date ragione al vecchio Gin, razza di ingrati!!-
Katsura sospirò -Elizabeth, attiva pure le bombe.-
Il pinguino prese un telecomando.
-Non hai idea di quello che ho passato!! Sei arrivato bello fresco tu, con il tuo scooter!!- sbraitai.
-Solo perché volevo…!!- Gintoki si zittì facendosi pensieroso -Un momento…- spostò lo sguardo su Katsura ed Elizabeth, realizzando solo allora che il suo scooter era rimasto nell’ambasciata -No, no, no, aspetta un attimo, aspe…!!-
L’ambasciata esplose con un gran boato.
-………- si poteva leggere lo sconforto sul volto di Gin, il quale serrò le mani verso l’amico come se lo volesse strangolare -… KATSURAAAAA!!!!-
  
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