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Autore: Emera96    30/07/2013    2 recensioni
"L'amore più forte è quello che riesce a non finire col passare del tempo."
E' questo il caso di Alessandro, un sessantenne che, da dieci anni ormai, si reca ogni giorno alla lapide della moglie per passare del tempo con lei, dopo la sua morte prematura. Ma oggi è un giorno speciale: il quarantesimo anniversario del loro matrimonio. Un'occasione perfetta per festeggiare con la moglie.
In un modo del tutto suo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ti ho amato per mille anni, ti amerò per altri mille.
(Presente.)
 
 
 
Il silenzio opprime l’aria, fino a renderla pesante, quasi irrespirabile. Le mura di qualche metro sono ricoperte di muschio e edera, rese vitali da quella pennellata di verde vivo sul grigio nebbia di quella recinzione troppo vecchia. 
Alessandro entra nel cimitero con cautela, prestando attenzione ad ogni passo, come se mettere il piede nel punto sbagliato avrebbe potuto disinnescare una bomba. 
Cammina lento, guardandosi intorno. È felice di non vedere nuove lapidi.
È come una piccola vittoria, in cui la morte aspetta ancora per qualche giorno prima di mietere nuove vittime innocenti, di spegnerle come semplici lampadine, ma senza sostituirle con altre nuove. Le cose nuove non vanno proprio bene.
Il rumore delle foglie secche dai colori caldi fa sorridere Alessandro, quasi allegro in quel piccolo quadrato di tristezza e solitudine, in cui piangere è più che concesso. 
In cui l’amore e le storie che ad esso corrispondono perdono il conto di tempo e anni.
Quando era un bambino, Alessandro non faceva che contare i giorni che mancavano al suo prossimo compleanno, impaziente di crescere, di poter capire quello che i grandi spesso dicevano tra le righe per essere uguale a loro. Col passare del tempo, però, aveva capito che nonostante gli anni passassero a velocità impressionante, lui non cambiava di una virgola.
Come un bruco che, nel suo bozzolo, cresce e si trasforma in qualcosa di nuovo e inaspettato, capace di attirare l’attenzione di tutti, anche qui fino a qualche minuto prima avrebbe solo voluto calpestarlo con indifferenza.
Alessandro aveva sviluppato nel corso degli anni una ripulsione a qualsiasi tipo  di cambiamento in cui il tempo fosse stato coinvolto. Ritardi, compleanni, minuti che sembrano passare lenti come ore. Ad Alessandro il tempo era sempre stato ostico.
Per questo lo sfrutta al’inverosimile per compiere i pochi passi che lo dividono dalla moglie che, come lui si è sempre divertito a pensare, lo aspetta racchiusa nella vecchia foto, risalente all’incirca al giorno del loro matrimonio, sorridente e radiosa nella marmorea e lucida lapide. 
« Signor Alessandro, anche oggi qua con noi. »
A parlare è Roberta, una ragazza di vent’anni che, ogni giorno, porta una rosa sulla lapide del fidanzato scomparso in un incidente stradale. La vita e la morte separate da un confine sottile nel momento in cui, con dolcezza, Roberta legge al ragazzo ciò che il giorno prima ha scritto per lui: piccole poesie, racconti interi, citazioni che descrivono, con l’uso di una dozzina di parole, una storia d’amore finita troppo presto. 
« Buon pomeriggio Roberta. Cos’hai per Luca oggi? »
« Oggi è giornata di canzoni. Speriamo che apprezzi. Lei invece? »
« Festeggiamo l’anniversario di matrimonio. »
« Oh, auguri. Che le ha portato? »
« È una sorpresa. » 
Nella semplicità di quella risposta malinconicamente gentile, la piccola Roberta sorride alla bellezza di un amore che non ha paura dei limiti del tempo. 
Di un legame che va oltre le barriere. 
« Buon anniversario signor Alessandro. »
« Buona giornata Roberta. »
Quel quadratino sorridente, con la moglie Franca nel fiore dei suoi anni, sembra voler chiamare Alessandro a gran voce, voglioso di un po’ di tempo insieme come quando, dieci anni prima, il tempo per loro sembrava una concessione a lunghissimo termine.
Risultata poi, dannatamente ingannevole.
Con disinvoltura, Alessandro cerca a tentoni la piccola sedia pieghevole posta accuratamente dietro la vecchia lapide, per sostenere il peso degli anni che non permetteva più all’uomo di rimanere a lungo inginocchiato sul letto di morte della compagna.
« Ciao amore mio. »
La voce roca di Alessandro è un sussurro lieve, che smuove appena una minuscola nuvoletta di vapore, causata dal Dicembre fredda che sta ormai al capolinea.
Gli occhi grigi, circondati da rughe troppo profonde per essere nascoste da una sciorinata inespressività, si inumidiscono al solo fissare le due perle verdastre nella fotografia.
« Non puoi rispondermi, questo lo so. Sai che oggi è il nostro anniversario di matrimonio? Ho portato qualcosa per festeggiare. » 
Alessandro, senza esitare un attimo, estrae in fretta e furia un mazzo di fiori dai colori vivaci e li ripone con cura sulla lapide, lucida e immobile, quasi in attesa.
Il profumo fa arrivare un’ondata di primavera in quel gelido inverno, portando colore e armonia in quella gabbia solitaria.
« Ti piacciono? Sono tulipani, i tuoi preferiti. Hanno gli stessi colori del tuo bouquet da sposa. Eri così bella quel giorno, amore mio. Ma lo sei anche adesso, io ne sono sicuro. Secondo me quando ti rivedrò avrai indosso quel bel vestito azzurro di qualche anno fa, quello che ti avevo regalato per il cinquantesimo compleanno. »
Alessandro accarezza la lapide con dolcezza, come se davanti a lui non ci fosse una lastra di marmo lucidata con cura dalle sue mani grandi, ma i capelli rossicci della moglie, che amava spazzolare pur non essendone capace. La vede anche se lei non c’è.
Anche se lei non tornerà mai più a volteggiare nel suo vestito azzurro.
« Sono sicuro che quando ti rivedrò avrai quel profumo di buono che ti portavi dietro dal momento in cui hai deciso di amarmi. Quel piacevole miscuglio di biscotti appena sfornati, di quell’aroma dolce e granuloso che sembra avere il potere di attaccarsi alle tue gonne lunghe, e di quel pizzico di profumo alla vaniglia che mettevi sempre dietro al collo, consapevole che proprio in quel punto ti avrei poi baciato. Mi manca sentire quel profumo. Riusciva a spalancare tutte le finestre presenti in casa, a sconsacrare ogni angolo buio, nascosto tra le crepe delle pareti color avorio. Ho provato anche a riprodurlo, sai?
Niente da fare. Era solamente tuo, amore mio. E forse è giusto così. »
Alessandro cerca di ritrovare quel tono sicuro che aveva quando quella conversazione l’aveva soltanto pensata. Ma adesso è diverso: sua moglie, a modo suo, sta rispondendo.
In quel silenzio pacifico Alessandro sente risuonare la sua voce gentile.
Le grandi lacrime sembrano rimanere bloccate tra le rughe del volto tondo e cadente, incastonate in quella fotografia vivente come pietre preziose al sole.
« Scusa, mi ero promesso che non sarebbe successo più, ma sai come sono fatto. Comunque, ho qualcos’altro per te. » continua Alessandro, fingendo di aver ritrovato la serenità. Ma infondo, lui a dire balle era sempre stato bravo. Non con Franca, però.
Rovistando più volte nell’ampia valigetta, il vecchio signore nel giro di qualche minuto tira fuori, come un coniglio dal cilindro di un presunto mago, un piccolo dolce al cioccolato, ornato da graziose codette colorate disposte in ordine del tutto casuale. 
« Quella brava ai fornelli sei sempre stata tu, è vero. Ma mi sono esercitato per settimane e questo sono riuscito a fare. Ma non ho ancora finito, tesoro. » 
Con la gioia di un bambino ingenuo nel cuore, l’uomo accende due candeline rosa pallido, che poggia con attenzione sui due bordi rigonfi della minuscola torta.
Le due candeline, accanto, formano un quaranta.
« Quarant’anni fa decidevo di farti entrare la persona più bella del mondo nella mia vita, che diventò meravigliosa da quel giorno e negli anni a seguire. Buon anniversario, amore mio. Ti amo. E chissà, magari il prossimo lo festeggeremo insieme. »
Alessandro non sa che, soffiando la candelina, ha appena espresso quel desiderio. 
   
 
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