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Autore: Giuls_BluRose    30/07/2013    1 recensioni
UNIVERSO MIRAI!
Maggio: il mese più bello dell'anno per molti, e il più triste e cupo per Videl e Pan, ma quel giorno scopriranno che non è tutto spine
Un miracolo, non si può definire in altro modo, si impossesserà delle anime delle due, rendendoli felici entrambe, cosa che non succedeva da parecchio.
"Buon compleanno papà"
"Buon compleanno amore"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Nel futuro di Mirai Trunks'
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Ciao a tutti ragazzi
Rieccomi all'attacco con una storia ambientata nell'Universo Mirai, scusate ma lo adoro troppo *.*
So come ci si sente quando arriva il compleanno di una persona cara che ormai non c'è più e ho voluto racchiudere qui il mio dolore, spero di esserci riuscita
Alla prossima ragazzi :*


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Ormai sono passati alcuni anni da quando Trunks è tornato in questo mondo ed è riuscito a battere C17 e C18, non c'è più bisogno di essere tristi in quanto tutto si è sistemato, poi vedo mia mamma e cambio idea. Da quando sono nata non mi ricordo mia madre felice e spensierata, nei suoi occhi si può sempre percepire tristezza e frustrazione, quei bellissimi occhi color del cielo sono sempre liquidi e spenti. So di non poter fare nulla per cambiare la situazione e mi sento talmente impotente, una vera nullità ecco...

C'è un periodo dell'anno però dove la sua tristezza aumenta ulteriormente, si lascia cadere in depressione e non c'è proprio nulla che possa farla stare meglio. Tutto ciò accade nel mese di Maggio, dove i fiori sbocciano in grande quantità e la vita è allegra, gli uccellini cantano e il sole splende, mia mamma invece appassisce e si spegne...

Molte, moltissime volte la vedo rinchiudersi in camera sua e la sento piangere e singhiozzare, invoca un nome che io conosco fin troppo bene, quel nome che un tempo portò tanta gioia nel cuore di un'adolescente innamorata e che adesso arreca così tanto dolore, un nome dolce da pronunciare, ma duro al solo ricordo: Gohan, il nome di mio padre...

Quel padre che non ho mai conosciuto, quel padre che ha dato in dono la sua vita per il bene dell'umanità, quel padre che ha lasciato a mia madre la vita, ma anche la morte della sua anima tanto fragile e insicura.

Lei me ne parla sempre come se fosse stato un Dio in terra, me ne loda le azioni, ma ne rimpiange anche il sacrificio: così utile e giusto per la Terra, così insensato e irrazionale per mia mamma.

La sua morte corrispondeva anche al giorno del suo compleanno, “Bel regalo che ti sei fatto” singhiozza sempre mamma. Lei quel giorno aveva preparato una serata speciale, solo per loro due, ma lui non tornò a casa quella sera dopo l'ennesima battaglia, quella volta persa per sempre. Lei la passò comunque in compagnia di qualcuno, qualcuno che non era semplicemente il suo dolore o la sua sofferenza, la passò insieme a me: quel giorno infatti aveva anche scoperto di essere incinta di me e passò la sera carezzandosi tra le lacrime il ventre, invocando un Dio invisibile e pregandolo che quello fosse solo un brutto sogno e che il suo amato Gohan varcasse nuovamente quella soglia.

Sono sicura che se non fosse stato per mia nonna Chichi mia madre avrebbe sicuramente abortito e sinceramente gliene avrei dato atto pure io. Deve essere stato un trauma quando si è vista in braccio per la prima volta la copia femminile del suo amato: una bimbetta dai folti capelli neri e gli occhi grandi dello stesso colore, un vero patimento per lei. Guardando le foto di mio padre mi accorgo di essere identica a lui, in tutto e per tutto, ma credo di esserlo solo fisicamente: io non sono coraggiosa come lui, non ho quello sguardo fiero e privo di alcuna paura. No, non sono come lui: non riesco neppure a portare un po' di felicità nella vita di mia mamma, sono solo un impiccio per lei e non posso fare a meno di odiarmi per questo...

Ecco, siamo nuovamente a Maggio,siamo arrivati nuovamente a quella terribile giornata e mia mamma è più triste che mai e di nuovo io mi sento impotente.

Sembra che il sole, coperto da nuvoloni neri, ci voglia fare compagnia in questo giorno di lutto e se ne sta lassù assorto come un ospite indesiderato che non vuole complicare ulteriormente le cose, infatti non splende come gli altri giorni, ci illumina solamente con il suo pallore, sembra un po' spettrale.

Mamma si sta preparando, non ho la minima intenzione di ciò che voglia fare, come tutti gli anni si veste di nero, il colore della morte, ma questa volta si trucca e si copre il volto con un velo nero semitrasparente, non so cos'abbia: si vergogna se io la vedo piangere, ma non è mai arrivata a coprirsi il volto, cos'avrà in mente di fare?

Mi prende per mano e comincia a camminare a passo deciso verso la cima di una collina, io non oso dire una parola, sento che sta cercando di reprimere nel suo petto dei gemiti e dei singhiozzi strozzati. Ci avviciniamo alla meta prevista da mia madre: vedo che sulla cima della collina si erge un non so che di metallo, non riesco bene a definire cosa sia, ma splende al pallido contatto con i raggi del sole che sembrano colpirlo timidamente.

Ecco adesso ci siamo vicini e riesco ad identificare cosa sia: una lapide. Ma in che posto sono stata trascinata?

Ci avviciniamo ancora e finalmente riesco a leggere l'intestazione, immancabilmente perdo un battito: la lapide è in onore di mio papà. Le gambe mi cedono e scivolo sull'erba fresca, mia mamma fa lo stesso, ma questa volta non scoppia in un pianto dirotto, giunge le mani a mo' di preghiera e sento che recita qualcosa che le sfugge tra le labbra.

Oggi è il decimo anniversario della sua morte, non riesco a credere che mamma abbia vissuto dieci anni della sua vita nella sofferenza più assoluta per la sua tremenda perdita, è una donna forte e so che per amore di lui e di me è andata avanti lottando contro la solitudine.

Io immediatamente la imitò, ma non recito alcuna preghiera, ne faccio una personale: spero con tutto il mio cuore che mamma possa recuperare la felicità un giorno, poi penso a mio padre: si, in effetti mi piacerebbe poterlo vedere un giorno, anche solo per un istante. Vorrei tanto che mi stringesse a se almeno una volta e vorrei poter sentire la sua voce che mi chiama e mi dice che mi vuole bene, so che è impossibile, ma continuo a sperare; mi hanno sempre insegnato che la speranza è l'ultima a morire e io ci credo ancora fermamente.

Un tocco, percepisco qualcuno che mi sfiora la guancia, mi giro di scatto credendo che fosse mia madre, ma lei è ancora ritirata in preghiera, ma allora cosa è successo?

Non riesco a darmi una risposta convincente, ma sento crescere in me un calore che mai avevo provato prima, come se qualcuno mi stesse abbracciando dall'interno con due braccia forti e rassicuranti.

Credo che sia un miracolo: le nubi si eclissano magicamente e il sole inizia a brillare in cielo illuminando sia me che mia mamma, istintivamente mi sdraio per terra e inizio a fissare in cielo, non so perchè ma mi sembra di percepire una risata cristallina provenire da lassù, sembra il riso di un giovane ragazzo, poi nella volta celeste mi sembra che si stia formando l'immagine di mio padre, forse allora non è tutto perso come credevo.

Non so come sia possibile, ma mia mamma deve aver percepito tutto anche lei, infatti si gira e si leva il velo nero: magicamente non piange più e mi sta sorridendo calorosamente. Anche lei si stende a terra, sempre ridendo e inizia a scrutare il firmamento con gli occhi che brillano. Sono sicura di non averla mai vista così e ne sono immensamente felice.

Come per magia un dolce venticello si alza sulla colina e fa volare verso di noi i piccoli petali dei soffioni che ci iniziano a girare intorno, come in una danza e una piuma immacolata si stende ai nostri piedi.

In questo momento ho capito tutto: è stato papà, lui è sempre stato con noi e sempre lo sarà, nel bene e nel male.

 

“Buon compleanno papà”

“Buon compleanno amore”

 

Entrambe sorridiamo

   
 
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