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Autore: Memento_B    08/02/2008    1 recensioni
   !ATTENZIONE SPOILER! Raccolta di one shot che narrano quanto succede dopo il settimo libro di Harry Potter. Hermione ritrova un suo vecchio album di fotografie che rappresentano una storia, la storia della generazione post DH    
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing moments'
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Quanto segue è una one shot dedicata alla coppia Rose/Scorpius.
Ho cercato di rendere Scorpius diverso dal padre, di renderlo più gradevole {senza offesa alle fan di Draco}. Perché? Perché mi piace immaginare uno Scorpius così, diverso dalla sua famiglia. E perché Rose assomiglia tanto alla madre, e se Scorpius fosse stato il ritratto del padre, avrei scritto una Draco/Hermione.
Ho provato, inoltre, a rendere Scorpius un personaggio dinamico mentre ho lasciato Rose più o meno statica. Spero di esser riuscita a scrivere una one shot degna di essere letta.
Lucrezia

- Se è stato nemico di mio padre, costui
mi piace ancor meno! – esclamò la ragazza,
ora veramente preoccupata.
-Non vorreste parlargli, Maggiore Heyward,
in modo che io possa sentire la sua voce?
Per quanto ciò forse sia sciocco, mi avete spesso sentito sostenere
che ho fiducia nelle inflessioni della voce umana! – (1)

Ora non posso più trattenere le lacrime. Fisso la prima foto di Hugo con Rose. Era nel lontano 2008(2), Hugo aveva solo qualche mese, sul capo una leggera peluria rossa, il viso tondo e paffuto, gli occhi azzurri grandi, come quelli di tutti i bambini. E quegli occhi sono rimasti tali e quali, non sono cambiati nel tempo, specchio di verità e menzogne, amore e odio, gioia e amarezza. Il capo era leggermente inclinato a sinistra, scrutava la macchina fotografica con un’espressione buffa, espressione che in seguito sarebbe diventata la sua manifestazione di curiosità. Indossava una tutina azzurra che metteva in risalto i suoi occhioni. E se ci penso, Hugo è rimasto sempre lo stesso, anche ora che ha venticinque anni. Allegro, immaturo, disorganizzato, poco propenso allo studio impegnativo, anzi era piuttosto sfaticato; ma anche leale e sincero. Non è mai stato capace di mentire, perché sa che dai suoi occhi si comprende tutto. Le sue emozioni, i suoi sentimenti. Gli occhi di mio figlio sono acqua limpida.
Hugo era vicino alla sorellina, che ormai aveva due anni. Rose, al contrario del fratello, ha sempre amato leggere e studiare. E cerca di trasmettere questa passione a sua figlia Katrina, Katrina Rose Malfoy, benché abbia solo quattro anni. Ogni sera le legge una storia prima di andare a dormire, e la mattina dopo ne discute a colazione, come facevamo noi. I capelli castani le ricadevano a boccoli sulle spalle, gli occhi azzurri, più scuri di quelli del fratello, brillavano come zaffiri nel suo viso di porcellana, le lentiggini le macchiavano le gote. La bocca rosea era dischiusa in un sorriso. Dal vestitino bianco, come il capello di paglia che aveva sul capo, spuntavano le piccole gambe e i piedini nudi. Le mani erano raccolte vicino al petto, leggermente inclinate verso destra, stringeva un girasole raccolto in giardino.
Subito sotto vi sono altre due foto di Rose e Hugo. La prima risale al 2013. Hugo quindi doveva avere cinque anni e Rose sette. Lei indossava una salopette di jeans scura e una maglietta rossa, i capelli castani e mossi raccolti in due trecce, gli occhi semichiusi, come manifestazione di felicità ed allegria. Aveva un braccio intorno alle spalle del fratellino, che indossava una maglia gialla e un jeans chiaro. La foto era scattata dall’alto, e i bambini facevano una linguaccia all’obbiettivo. Erano seduti sull’altalena bianca in giardino, Rose aveva in grembo un libro di racconti aperto, l’indice della mano destra segnava un rigo del racconto che stava leggendo. The Tale Of The Three Brothers(3). Hugo invece aveva al fianco un manico di scopa, che sicuramente gli aveva regalato Ron per Natale. Se mi concentro posso ricordare tutto quel che Hugo combinò con quella scopa, tutti i disastri, i vasi rotti, gli inseguimenti della sorella urlante, le botte contro il muro, i lividi, i pianti e le grida di Hugo per il dolore, i pianti e le grida isteriche di Rose perché non riusciva a studiare. Nella foto era presente anche Alice, quella che fu la nostra cagnolina. Hugo la teneva in braccio, allora non poteva avere più di tre mesi. Era bella, col manto nero e le zampette sul giallo, gli occhi marroni, il collare rosso ed oro, i colori di tutta la famiglia.
La seconda risale al primo settembre del 2019, stazione di King’s Cross. Rose era al terzo anno, indossava già la divisa di Grifondoro in maniera impeccabile. Non c’era nulla fuori posto, perfino il nodo della cravatta era perfetto. I capelli erano anche questa volta raccolti, ma in una coda alta. Cercava di restare seria, ma era inutile. Si mordeva il labbro per non scoppiare a ridere ed era piegata in due: Hugo e Albus le facevano il solletico. E’ inutile dire che né Hugo né Albus avevano la divisa, ed erano tutt’altro che in ordine. Lily trotterellava attorno al fratello, Albus, incerta se intervenire o meno in aiuto della cugina. Sia Lily che Hugo dovevano salire per la prima volta sull’Espresso per Hogwarts. James era poco lontano, vicinissimo al treno e seduto sul suo baule. Conversava amabilmente con una ragazza bionda e carina.
I battiti del mio cuore accelerano nel vedere queste foto. Le foto dei miei figli, dei miei nipoti. Sembra passato così tanto tempo, che ciò non sia mai avvenuto, eppure un tempo vissi quei momenti, ero presente quando furono scattate quelle fotografie. Io c’ero. E se penso a ciò che sono diventati i miei figli, mi riempio d’orgoglio. Ma all’improvviso ecco che arriva la nostalgia. La nostalgia di quei bei momenti familiari, dei Natali passati intorno al camino con i regali ancora da scartare e i bambini seduti sul tappeto. Sento nuove lacrime rigarmi il volto, lacrime amare, lacrime felici, lacrime di una vita vissuta nel migliore dei modi. Il vento diventa più forte, riesce ad aprire la finestra. Mi scompiglia i capelli, mentre il pavimento inizia a bagnarsi. Il primo lampo, seguito da un fulmine. Ma non m’importa. M’importa solo di continuare a sfogliare i ricordi, di ricomporre la melodia della mia vita. Voglio rivedere le foto dei miei bambini, rivivere le emozioni di un tempo, voglio essere malinconica, voglio piangere. E così è. Perché nulla è più bello del guardarsi indietro, ed accorgersi di non aver rimpianti, di aver vissuto, nonostante tutto, una bella vita e di conseguenza sentirsi la nostalgia addosso.
A malincuore poso con movimenti lenti il quaderno con le fotografie sulla mia ex divisa scolastica e mi alzo. Vado alla finestra velocemente, per quanto veloce io possa essere e combattendo contro il vento la chiudo. Torno allora al mio posto e riprendo il quadernetto. Le due foto della pagina successiva mi mozzano il fiato.
La prima ha come soggetti Hugo e Rebecca, la sua ragazza. Lei è molto carina, con i capelli lunghi e neri, gli occhi azzurri.
Ma quella che più mi colpisce è la seconda, la fotografia che immortala il matrimonio di Rose e Scorpius. Chi avrebbe mai pensato che nostra figlia, una Weasley, una “traditrice del sangue” con una madre nata Babbana si sarebbe sposata con lui, Scorpius Malfoy, figlio e nipote di Mangiamorte?
Rose e Scorpius erano così belli quel giorno. Il loro volto sprigionava felicità, ed era impossibile restare impassibili.

∞ 3 luglio 2022.(4) Ricordo perfettamente quella data. Quel giorno presentai Scorpius alla mia famiglia, non potrei mai dimenticarlo. In genere i padri non sono mai felici di vedere la propria figlia fidanzata e temono che possa accadere alle loro bambine qualcosa di terribile, ma restano in silenzio, facendo però capire che non approvano. Ma ovviamente, mio padre deve sempre, sempre, esagerare. C’è da dire a sua discolpa che un po’ lo capisco, del resto Scorpius resta il figlio di Draco Malfoy, suo nemico dai tempi di Hogwarts.
Lo incontrai per la prima volta alla stazione di King’s Cross, ad undici anni. Sia io che Albus stavamo per andare ad Hogwarts per la prima volta, quindi non mi curai molto di un uomo con un cappotto scuro e della sua moglie, né del figlio.
Lo notai solo quando mio padre disse “E così quello è il piccolo Scorpius. Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rose. Per fortuna hai il cervello di tua madre”. Ricordo esattamente quelle parole, così come quelle che seguirono “Non dargli troppa confidenza, Rosie. Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue”.(5)
Annuii e stavo per rispondere, ma fui interrotta da James.
Non m’importò di lui fino al quarto anno. Ogni anno mio padre mi ripeteva le stesse parole. “Non dargli troppa confidenza”. Voleva capire il perché. Voglio dire, sapevo benissimo di chi era figlio, e chi era suo nonno e cosa aveva fatto la sua famiglia. Appunto, della sua famiglia sapevo tutto, ma di lui? Conoscevo solo il suo nome, Scorpius Hyperion Malfoy, ed il suo aspetto. Biondo, occhi azzurri, mento appuntito. Avevo sempre ascoltato mio padre e non gli avevo mai rivolto la parola. Solo verso la metà del quarto anno quel ragazzo iniziò ad incuriosirmi. Passai tutta la seconda metà dell’anno ad osservarlo, seppur senza mai avvicinarmi.
Mi resi conto(6( che era solitario, come tutti i discendenti dei Mangiamorte. Ma mentre gli altri formavano un gruppetto a sé, lui rimaneva solo. Non mostrava interesse per nessuno di loro, anzi a volte li guardava sdegnoso.
Non avendo amici con cui passare il tempo, studiava ad ogni ora. Era sempre in biblioteca a studiare e se non aveva niente da studiare leggeva. Andava bene a scuola, aveva sempre i miei stessi voti, non lo superai mai.
Parlava poco. Lo sentivo parlare solo quando rispondeva alle domande dei professori. Se uno studente gli chiedeva una qualsiasi cosa, rispondeva a monosillabi. In effetti, sembrava inesistente.
Né Hugo né i miei cugini erano minimamente incuriositi da Scorpius.
Poi vennero le vacanze di Pasqua, che segnavano l’avvicinarsi degli esami. Dimenticai ogni distrazione, dovevo interessarmi solo allo studio. Passavo intere giornate in biblioteca, china su enormi volumi a prendere appunti –che, come sempre, risultarono inutili, dato che gli esami sono sempre stati facili, anche se Albus non è della stessa opinione.
Non mi accorsi nemmeno che lui, Scorpius, sedeva sempre ad un tavolo vicino al mio.
“Non mi piace, quello” mi disse un giorno Hugo.
“E’ normale, non è mai piaciuto a nessuno, Hugo” gli risposi sbuffando infastidita poiché distratta dai miei pensieri.
“E non mi piace nemmeno come ti guarda.”
“Perché, sa che esisto?” domandai scettica. Facevo di tutto per fargli capire che non volevo parlargli, che volevo essere lasciata sola.
“A giudicare dal modo con cui ti guarda… direi proprio di sì. Sono giorni che ti osserva studiare, sai?”
Arrossii, nascondendo il viso nei capelli. Che si fosse accorto del mio continuo studiarlo? alzai lo sguardo appena in tempo per vedere Hugo rivolgere uno sguardo irritato a Scorpius.
“La smetti?” gli chiesi, alterata “Ti immagini le cose”.

Arrivarono gli esami e, come ogni anno, li superai facilmente. Stavo leggendo i miei risultati quando sentii una voce.
“Complimenti” mi disse. Era una voce bassa e maschile.
Mi girai lentamente, probabilmente con una espressione buffa e terribile al tempo stesso. Ricordo solo che avevo gli occhi spalancati e la bocca semiaperta. Ero stupita e per poco non facevo cadere a terra i libri che stringevo al petto. “Grazie” risposi, probabilmente con un tono fin troppo freddo. Subito dopo mi voltai di lato, facendo sbattere involontariamente una mia treccia contro la sua spalla e me ne andai, forse troppo in fretta e rossa in volto.
Passai tutta l’estate a pensare a quel momento. Perché mi aveva rivolto la parola? Lui, quello che non parlava mai. Ed era vero quello che diceva Hugo? E poi, perché diamine davo così importanza a quel ragazzo? Non riuscivo a trovare una risposta a quella domanda.

La sera del trentuno agosto, il giorno prima della partenza per Hogwarts, eravamo in salotto. Io leggevo un libro seduta su un divano, con le gambe appoggiate ai braccioli. Ero diventata Prefetta {“L’avrei dovuto immaginare” sbuffò Hugo}. Mio fratello invece giocava con il suo gatto.
“Avete già finito tutti i compiti, vero?” domandò mia madre. Nel tono della voce s’intuiva tensione. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se uno dei due avesse risposto con un ‘no’.
Io annuii, naturalmente li avevo finiti tutti a luglio.
Hugo non rispose. Non era bravo a mentire ed entrambi sapevamo che non aveva nemmeno aperto libro.
“Chissà se quel ragazzo è diventato Prefetto come te, Miss So-Tutto-Io. Del resto va bene a scuola” commentò Hugo dopo un po’. Non capii subito a chi si riferiva, ma mio padre captò la parola ‘ragazzo’.
“Ragazzo? Quale ragazzo? Di chi parli? Rispondi, ora!” chiese a mio fratello. Mio padre ora era in piedi, i pugni stretti “Di chi parla, Rosie?”
“Non ne ho idea” risposi io, abbassando il libro e scuotendo il capo. Appena dissi quelle parole, compresi che mio fratello si riferiva a Scorpius.
“Il ragazzo Malfoy… Come si chiama? Samuel… Stephen…” replicò Hugo.
“Scorpius” lo corressi automaticamente e stupidamente io.
Per mio padre fu un duro colpo. A quanto pareva ai suoi figli interessava qualcosa di Scorpius Malfoy. Aveva qualcosa a che fare con noi, con me.
“Non ti avevo detto di non rivolgergli la parola? Di ignorarlo? Di non dargli confidenza?” urlò mio padre, rivolgendosi a me. Si voltò poi verso mio fratello “Ora tu mi dirai cos’è questa storia? Cosa v’importa del figlio dei Malfoy?”
“Ron…” lo richiamò mia madre, anche se era tesa quasi quanto lui.
“Ecco…” iniziò Hugo “Nulla, è semplicemente bravo a scuola ed ho pensato che fosse diventato Prefetto…”
A quanto pare mio padre non era soddisfatto della risposta “E tua sorella? Cosa c’entra con tua sorella?”
Non riuscivo più a muovere un muscolo. Ero terrorizzata, e non capivo perché. Alla fine mi convinsi che ero terrorizzata dalla risposta di Hugo.
“Beh, è un po’ di tempo che la guarda, si distrae dallo studio per osservarla studiare. Ma lei non gli ha mai parlato, non lo ha mai nemmeno rivolto uno sguardo” rispose Hugo.
Scattai in piedi “Ti ho detto che immagini fin troppe cose!” strillai a mio fratello, uscendo dalla stanza.

Mio fratello aveva ragione. Era diventato Prefetto.
Arrivò ottobre ed entrambi dovevamo sorvegliare i corridoi. Passai la prima mezz’ora facendo di tutto per ignorarlo. Non lo volevo guardare, non gli volevo parlare. Dovetti lottare con me stessa per farlo, qualcosa mi spingeva a parlargli.
“Allora, Weasley, vuoi passare tutta la sera così?” mi domandò Scorpius.
“E sentiamo, come dovrei passarlo?” replicai, fredda.
“Mmh… vediamo, in genere le persone parlano”.
“Strano sentirtelo dire. In cinque anni non hai mai rivolto una parola a nessuno, nemmeno ai figli degli amici di tuo padre” risposi, mantenendo un tono freddo. Mi sembrava un altro, non aveva mai parlato con nessuno. “O forse mi sbaglio, Malfoy?”
“No, non sbagli. Semplicemente non voglio avere niente a che fare con loro, Rose”. Scorpius pronunciò per la prima volta il mio nome e allora fui costretta a voltarmi.
I miei caldi occhi blu incontrarono i suoi freddi occhi azzurri per la prima volta. Lo fissai per qualche istante. Certo che aveva degli occhi davvero belli…
“Non vedo di cosa parlare, Malfoy” risposi poi, mettendo enfasi sul suo cognome. Mi rivoltai, cercando di rimanere impassibile. O almeno di mostrarmi tale, visto che il mio cuore batteva a mille e respiravo a fatica. Volevo tornare ad osservare quei suoi occhi…
Parlava, ma io non lo sentivo realmente. Ripensavo a quei due occhi azzurri e le sue parole scivolavano via dalla mia mente. Non gli risposi, e lasciò perdere.

Ma non accadde lo stesso le volte successive. Imparai a parlargli, a non guardarlo negli occhi. Scoprii molte cose su di lui che nessuno aveva mai lontanamente immaginato. Non sopportava la sua famiglia, era sempre felice di venire ad Hogwarts. Si vergognava delle azioni dei suoi familiari, dei suoi parenti.
Scoprii che Andromeda Tonks, la nonna di Teddy, è sua parente. Non mi era mai venuto in mente che Teddy e Scorpius potessero essere parenti, seppur lontani.
E si vergogna terribilmente di sua zia Bellatrix Lestrange, si vergogna del fatto che nelle sue vene scorre il sangue della Lestrange, della stessa donna che privò Neville Paciock, il nostro professore di Erbologia, dei genitori. Non riusciva a guardare Neville in faccia, nonostante la Lestrange fosse morta molto tempo prima della nostra nascita.
Eravamo forse diventati amici?
“Il tempo scorre, il mondo cambia e la gente con esso. Sei così diverso da tuo madre, da tuo nonno. Anche se discendi da loro, non potevi essere più diverso. Sei una persona migliore di loro, Scorpius, molto migliore” gli dissi un giorno, dopo un’ora di Storia della Magia.
“Sì, ma la gente si ricorda delle loro azioni”.
“Dimostra loro che tu sei diverso, che non sei come loro, che vuoi e puoi essere migliore. La gente deve imparare che tu sei una persona diversa. Si deve chiedere chi sei davvero, chi è in realtà Scorpius Malfoy.
Sì, eravamo amici. Nessuno lo sapeva. Né Hugo, né i miei cugini, né i miei amici. Non perché io me ne vergognassi, ma perché lui non voleva. Diceva che mi sarei messa nei guai, che sarei stata diseredata. Io continuavo a ripetergli che non sarebbe stato così, e che non m’importava.
A volte arrivavo per ultima in classe, in modo tale da essere obbligata a sedermi accanto a lui.
Venne dicembre, ed arrivai –come stabilito- in ritardo all’ora di incantesimi. Mi sedetti accanto a lui e, quando ci fu abbastanza chiasso in classe, iniziammo a parlare tranquillamente fra noi. Ero stufa di quella situazione, di quella ‘copertura’ ma… era il mio migliore amico.
“Er… Rose, domani c’è una visita ad Hogsmeade” disse lui ad un verso la fine della lezione.
“Sì, lo so” sorrisi io, riprovando l’incantesimo per la settima volta. Mi riuscì anche quella volta.
Scorpius respirò profondamente “Ci verresti con me?” mi domandò.
Rimasi senza parole, e non seppi il perché. “Sì, va bene…” risposi io, dopo qualche istante.
Suonò la campanella. Era l’ultima ora di lezione, per fortuna. Avevo bisogno di andare nel mio dormitorio, di stare da sola. “A domani” lo salutai e scappai in camera. Perché m’importava così tanto? Dannazione… Presi un libro, il primo che mi capitò sottomano e lo aprii.

Acqua e fuoco non vanno
particolarmente d’accordo.
Si potrebbe dire che non sono fatti
l’una per l’altro.
Ma quando si amano,
allora scoppia la passione.(7)

Chiusi il libro e capii. Io lo amavo. Lo amavo sin da quando lo osservai attentamente per la prima volta.

Il giorno dopo, il 18 dicembre 2021 andammo ad Hogsmeade.
Girammo un po’, entrambi in imbarazzo. Non riuscivo a guardarlo senza arrossire. Ora che conoscevo la risposta a tutte quelle domande mi riusciva difficile parlargli come prima.
Ci fermammo nei pressi della Stamberga Strillante, in prossimità di un mucchio di neve molto grosso.
Pian piano lui si avvicinò sempre più al cumulo finché non fu in grado di prenderne un po’ con la mano. Io parlavo, probabilmente al vento, e non mi accorsi di quel che succedeva, di quel che faceva. Parlavo dandogli le spalle, contemplando la sagoma della Stamberga Strillante. Scorpius lanciò la palla di neve che mi colpì in piena nuca. Mi girai con lentezza, lo sguardo che lasciava capire la mia –finta- ira. Feci due passi e lo raggiunsi. I suoi occhi… No, non dovevo perdere tempo. Lo spinsi all’indietro, mandandolo direttamente della neve. Scoppia a ridere, ma lui mi prese per il cappotto e mi tirò giù.
“Maledetto!” dissi, fra le risate. Il mio sguardo incrociò il suo. I capelli biondissimi erano pieni di neve, gli occhi freddi si riflettevano nei miei, le labbra aperte in un sorriso. Rideva. Bastò quell’immagine a farmi dimenticare tutto. Non m’importò più di nulla, nemmeno della neve che scendeva nel mio colletto. Lo baciai.

“Si può sapere cosa ti prende?” mi aggredì Hugo, quando tornai in Sala Comune.
“Cosa?” domandai io.
“Oh, non fare finta di non capire. Vi abbiamo visto oggi, ad Hogsmeade. E’ un Malfoy, Rose!”
“E con questo? Io l’amo! Sarà un Malfoy ma non è come loro!” gli strillai contro.
“Rose, rimane sempre un Malfoy, non può che essere come la sua famiglia! Parli di un figlio e nipote di Mangiamorte!” mi ringhiò lui contro “Ti sta usando, Rose!”
“Sta’ zitto!” urlai, per poi andare in camera mia e scoppiare a piangere. Rovinava sempre tutto.

3 luglio 2022.
Erano più di sei mesi che Scorpius ed io stavamo insieme. Il cinque avrebbe compiuto sedici anni ed io lo avevo invitato a cena quella sera. Non avevo detto nulla ai miei.
Sarebbe arrivato alle sette, perciò alle sei andai da mio padre per avvisarlo.
“Er… papà?” lo chiamai.
“Sì, Rosie? Qualche problema?” mi domandò lui, sorridendo. Oddio, come potevo… deluderlo così? Dovevo.
“Questa sera potrebbe… venire a cena… una persona?” domandai, avvicinandomi al tavolo. Spostavo il peso del corpo da un piede all’altro. Contorcevo le mani ed intrecciavo le dita. Ero nervosa.
“Certo, Rosie” rispose lui, continuando a sorridere. Ah, se avesse saputo… “La tua amica Leanne, vero? Mi ricordo l’ultima volta: mangiò più di noi quattro messi insieme ed è magrissima… Rosie, non stai bene?”
Ero sbiancata, lo sapevo. “Er…sì, va tutto bene…” mentii “Vedi, in realtà non si tratta di Leanne…” “E di chi?” mi domandò mio padre, ora incuriosito.
“Vedi…” feci dei passi indietro “del mio ragazzo” dissi, per poi scappare in camera mia.
“ROSE!” mi chiamò lui, inutilmente.

Alle sette, puntuale come sempre, Scorpius suonò alla porta.
Avevo i capelli sciolti, ed indossavo il migliore dei miei jeans e la mia maglia più bella. Azzurra, come il colore dei suoi occhi.
Andai ad aprire. Gli sorrisi e lo salutai. “Non so come reagiranno…” gli sussurrai poi. Tremavo, avevo paura di quel che sarebbe potuto succedere.
“Non ti preoccupare” mi rispose Scorpius. Entrammo nel salotto, dov’era la tavola già apparecchiata. “Buonasera” salutò “Io sono Scorpius, Scorpius Mal…”
“NON – VOGLIO – PUROSANGUE – IN – CASA –MIA” gridò mio padre, a mo’ di benvenuto.
Benissimo, la serata iniziava nel migliore dei modi. “Ron, ti prego…” intervenne mia madre, anche se era senza parole. Il ragazzo Malfoy era il mio ragazzo.
“Ah, no! Mille nemici fuori dalla porta sono meglio di uno dei loro figli in casa!” continuò a sbraitare mio padre.
Hugo mi fissava, senza dire nulla. Lo avevo davvero fatto, lo avevo davvero portato a casa.
Decisi di intervenire “Papà, senti, capisco che suo pa…”
“Capire? Cosa vuoi capire Rose?! Non sai com’è fatta questa gente!” mi rispose papà. “Purosangue…” aggiunse poi con tono schifato.
Quelle parole furono la goccia che fa traboccare il vaso “Quella gente!” strillai “Vi siete mai chiesto chi è lui? Se è davvero come la sua famiglia?”
“Rose, non c’è bisogno…” intervenne Scorpius, che non aveva perso la calma.
Calò il silenzio nella stanza. Qualche istante dopo mia madre intervenne “Allora, ceniamo?” domandò, seppur mantenendo un tono piatto. Era allibita.
Annuimmo e ci sedemmo attorno al tavolo. Mio padre a capotavola, mia madre alla sua destra e Scorpius alla sua sinistra. In un’altra situazione questa scena mi avrebbe fatto ridere.
Nessuno fiatò fino al secondo.
“Allora, che si dice nel covo dei Mangiamorte?” domandò mio padre, con pesante sarcasmo.
“A dire la verità non ne ho idea. Ho incontrato i miei genitori solo una o due volte da quando sono tornato” rispose Scorpius, senza minimamente scomporsi.
“Li delude il fatto che ottieni gli stessi risultati di una Weasley, forse?” continuò mio padre, con lo stesso tono.
“Più che altro ti da fastidio che un Malfoy ottenga i miei stessi risultati” sbuffai io “Non t’importa se si tratta del massimo dei voti”.
“No, più che altro sono io che non voglio aver niente a che fare con loro” rispose Scorpius, ignorando la mia risposta.
Papà impugnò la forchetta con più forza.
“Allora, Scorpius, cosa farai una volta finita la scuola?” intervenne mia madre, senza guardarlo o mostrare interesse.
“A dir la verità non ne ho idea, credo che entrerò nel Ministero” replicò Scorpius, abbozzando un sorriso.
“Oh, ma non credo che Kingsley si lascerà corrompere dalla tua famiglia come i suoi predecess…” commentò mio padre, incapace di trattenersi.
“Scorpius ha a cuore l’interesse degli Elfi Domestici, sai mamma?” lo interruppi con un sorriso.
Il volto di mia madre s’illuminò “Davvero? E cosa ne pensi de…”
“Certo, più che altro ha a cuore i suoi interessi a spese degli Elf…” buttò nuovamente mio padre.
Lo interruppi anche questa volta. “E gioca come Portiere nella squadra di Serpeverde”
“Ha comprato anche lui l’ammissione con delle scope nuo…?”
Dovevo continuare ad interromperlo. Nemmeno Scorpius ha una pazienza infinita. “La sua materia preferita è Difesa Contro le Arti Oscure”
“Beh, la materia preferita della famiglia è sempre stata Arti Oscure e bast…”
“BASTA!”
Chiusi gli occhi. Lo sapevo. Scorpius non avrebbe retto a lungo. Quando li riaprii mi accorsi che non era stato Scorpius a parlare, ma Hugo. “Basta” ripeté. Sembrò sul punto di aggiungere altro, ma ci ripensò, per riprendere a mangiare.
Dopo parecchi attimi di silenzio, mia madre riprese a parlare.
“Cos’hanno detto i tuoi quando hai raccontato loro di Rose?”
“A dir la verità non ho ancora avuto modo di dirlo. Vedete, signora, loro sanno che sono a cena fuori, ma non mi hanno chiesto dove andavo” rispose Scorpius, con la sua sorprendente calma.
“Ti vergogni di mia figlia?” domandò mio padre, inarcando un sopracciglio.
“Papà…” intervenni io, sbuffando.
“No, non mi vergogno di lei. Mi vergogno della mia famiglia, e temo che le possano fare qualcosa” le parole di Scorpius mi fecero sorridere. Era così diverso dalla sua famiglia…
Ma evidentemente non fecero lo stesso effetto a mio padre. Si alzò in piedi, rosso in volto per la collera “Se solo accadrà qualcosa a mia figlia, se le verrà torto un capello da te o dalla tua famiglia, ti giuro… vi giuro, che non avrò pietà”.
“Non ce ne sarà bisogno, perché non le accadrà nulla”.

“Non ce ne sarà bisogno, perché non le accadrà nulla?”domandai un’ora dopo ridendo, quando eravamo soli nel giardino.
“Beh, Weasley, non potevo certo dirgli che la mia più grande aspirazione è quella di ucciderti, non trovi?” mi rispose lui, fingendosi serio. Per un momento ci cascai, ma vidi l’ombra di un sorriso sul suo volto.
“A dir la verità, Malfoy, credo che mio padre avrebbe preferito quelle parole. Ma hai visto la faccia che ha fatto? Lo hai shockato!” scoppiai in una sonora risata.
“Sì, in effetti non mi è sembrato molto contento della tua… scelta” disse lui, fingendosi pensieroso “Non è parso anche a te?”
“Mmh… probabile, sì” concordai io, divertita “Ma, sinceramente, non m’importa.”
Mi baciò, seppur per pochi istanti. Avevamo entrambi il terrore che mio padre spuntasse da un momento all’altro. Sarebbe stato troppo, per lui.
Era il 3 luglio 2022, Scorpius ed io eravamo fidanzati da più di sei mesi e da allora venne a cena quasi tutti i giorni.

∞ Erano così belli insieme.(8) E adesso che hanno una figlia, sono ancora più belli.
Aveva decisamente ragione Rose, sì. Scorpius non ha nulla a che fare con la sua famiglia, ma del resto questa è la vita.
Giro la pagina.

(1)James Fenimore Cooper, L’ultimo dei Mohicani, Milano, Garzanti, 2003
(2)Ogni data è stata da me calcolata e controllata con Wikipedia.
(3) La storia dei tre fratelli
(4)Da questo momento sarà Rose a narrare
(5)Harry Potter e i Doni della Morte, J.K. Rowling, Milano, Salani, 2008
(6)Non avendo informazioni su Scorpius se non riguardo l’aspetto fisico, l’ho descritto a modo mio
(7)Veleno d’Inchiostro, Cornelia Funke, Milano, Mondadori, 2006
(8)Torna a narrare Hermione.

  
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