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Autore: Jack RedFlag    30/07/2013    3 recensioni
Forse ne era innamorata... parola che non conosceva fino in fondo ma che forse era giunto il momento di apprendere. "E' davvero Patrick quello giusto?"
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Ma se sapeva che non c'era altra scelta, se ne era così convinto, perché allora era così nervoso ed impaurito? Teresa Lisbon.
Due persone che prenderanno due scelte differenti e difficili dinanzi ad un unica realtà: John il Rosso.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'I See you, Red John.'
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I can't
 
-Oh dovevi vedere che sguardi si scambiavano. Lui era perso!-
Ci fu una risatina da parte di Cho, cosa assai rara.
-E poi come siete riusciti a catturarlo?- Chiese Van Pelt curiosa; Jane era poggiato alla sua scrivania rivolto verso l'ufficio di Teresa Lisbon che intanto cercava di sembrare il più indifferente possibile compilando i vari rapporti sul recente caso risolto.
-In realtà a fatto tutto lei, io ero nascosto in camera da letto e quando li ho sentiti rientrare e venire verso di me, mi sono precipato nell'armadio per evitare di essere visto- 
-Sì ma i rapporti dicono che tu hai avuto uno scontro diretto con Jonas- intervenne Rigsby alternando lo sguardo da Jane all'ufficio del capo.
-E' vero. Come già sapete, nel vesito di Lisbon c'era un microfono collegato al mio cellulare. Quando sono entrati in camera, ho dimenticato di spegnerlo e Jones l'ha sentito- rispose con aria divertita. -Quando mi ha beccato nell'armadio puntandomi contro la sua arma, Lisbon l'ha afferrato da dietro e..- cominciò ad imitarla -con una mossa di judo l'ha steso a terra. Dovevate vederla!-
Ci fu una risata corale all'interno del CBI; Teresa, ormai impaziente e stanca, uscì dall'ufficio e si diresse verso la sua squadra. 
-Fate ridere anche me- esclamò, lanciando un occhiataccia a Jane.
-Ciao Lisbon, raccontavo ai ragazzi della cattura di Marshall Jones, finito con i rapporti?- disse il consulente con aria innocente e con il suo solito sorriso enigmatico. Tutti gli altri caddero nel silenzio appena la videro e si mostrarono indaffarati: Van Pelt cominciò a smanettare al computer, Rigsby si voltò di spalle ad osservare un punto imprecisato della stanza mentre Cho leggeva un rapporto risalente a mesi fa'.
La donna volle ignorare la prima parte della frase: -Sì ho finito, ora vado a casa. E' tardi ragazzi, voi che fate?-
-Oh, è vero... Beh, anch'io vado a casa- Rigsby fu il primo a rispondere -ci vediamo domani!- concluse nervoso, guardando Van Pelt mentre si allontanava.
Lo seguirono poco dopo Cho e Grace che si era lasciata scappare un "stai benissimo vestita così" prima di andarsene.
Nella stanza, Lisbon e Jane, rimasero soli.
-Allora vado anche io, buonano..-
-Tu non vai da nessuna parte Jane- Lo interruppe Teresa -devi darmi un passaggio, non ho la macchina. Se ben ricordi l'ho lasciata a casa- lo ammonì.
-Dovresti ringraziarmi...- esordì divertito -se non avessi architettato quel piano a tua insaputa non avremmo catturato un assassino e stupratore seriale e i ragazzi non ti avrebbero mai vista così affascinante e sexy- concluse squadrandola da capo a piedi visibilmente ammaliato. 
Indossava un vestito nero drappeggiato, senza spalline, lungo sino al ginocchio che le stava d'incanto; Lisbon lo aveva già perdonato in cuor suo ma non lo dava troppo a vedere.
-Spero tu l'abbia preso a noleggio perché non indossero mai più una cosa del genere...- commentò dirigendosi verso l'ufficio seguita da Jane.
-No veramente. E' un regalo-
Sì fermò di colpo guardandolo negli occhi -Jane già sai che non posso accettare-
-Ok, mi hai scoperto. E' a noleggio...- rispose rammaricato, tuttavia, regalandole un altro dei suoi splendidi sorrisi. Lisbon si voltò di scatto raccogliendo le sue cose nella borsa per evitare di fargli notare il suo imbarazzo; poco dopo si diressero entrambi all'ascensore che li avrebbe portati all'uscita dell'edificio.
 
Entrambi rimasero in silenzio per tutto il tragitto; silenzio che venne interrotto da Patrick: -Eccoci qua- disse dopo un leggero sospiro.
Lisbon fece un cenno a Jane con la testa indicandogli casa. Questo rispose con un sorriso accondiscendente.
Fece per aprire la portiera quando venne fermata da lui. 
-aspetta aspetta..- Sceso dall'auto, e osservato con una curiosità palpabile dalla donna, fece il giro dell'abitacolo portandosi dinanzi alla portiera del passeggero: -prego madame...- fece, aprendole la portiera e aiutandola a scendere con una mano da vero gentleman. 
-ma che fai Jane..?- borbottò Teresa visibilmente imbarazzata ed esitante.
-avanti Lisbon non farti supplicare- rispose il consulente agitando la mano che le aveva porso con un sorriso smagliante e divertito. La donna, tuttavia, non se lo fece ripetere due volte. 
Jane, chiusa la portiera alle sue spalle, si diresse di corsa verso l'abitazione lasciando dietro Lisbon che continuava a guardarlo accigliata. 
-Ok Jane, dimmi che hai in mente!- disse, inorridita dal comportamento dell'uomo che nel frattempo l'aspettava davanti all'entrata. 
-Prima di portarti da Jonas ti ho detto che mi sarei fatto perdonare...- esordì, aprendo la porta alle sue spalle.
-lo so, ma non ce n'è bi... ma come hai fatto ad aprire la porta senza le chiavi?!- chiese mentre frugrava nella sua borsa nella loro disperata ricerca.
-Beh...-
-Lascia perdere...non lo voglio sapere- esclamò poi facendo il broncio, non troppo convinta. 
-Tranquilla, la serratura è apposto...- disse mostrandole la maniglia della porta -...ho fatto una copia delle tue chiavi!- concluse mostrandogliele soddisfatto.
-ma come ti permetti!- La donna si lanciò alla carica ma venne abilmente bloccata da Jane alle spalle; questo le cingeva la vita con le braccia causandole una vampata di vergogna e stupore messi insieme. Mai prima d'ora aveva avuto un contatto così diretto con lui e di certo non si aspettava un Jane così spontaneo ed incline a tale rapporto. Quest'utlimo, durante la "colluttazione", porse il mento sulla sua spalla portandosi irrimediabilmente a pochi centimetri dal suo volto. La barba leggermente incolta dell'uomo le pizzicava così come il suo alito riscaldava la sua bocca; il corpo di Jane a poco a poco era diventato un tutt'uno col suo.
-ti sei calmata?- le sussurrò all'orecchio.
-L-lasciami- rispose impacciata voltandosi dall'altra parte per evitare di incrociare il suo sguardo che l'avrebbe di sicuro messa KO.
-Ora ti lascio ma tu non picchiarmi...- 
Mollata la presa, Lisbon sgattaiolò in casa lasciando il consulente tutto solo.
 
-Preparo del the!- esclamò Patrick dirigendosi in cucina. Lisbon intanto si era diretta in camera da letto per spogliarsi e mettersi qualcosa di più comodo.
Prima di andare da lui si poggiò sul letto a contemplare ciò che era accaduto pochi istanti prima. Ora ne era certa: Patrick Jane le trasmetteva qualcosa di più e quel qualcosa era un attrazione che non poteva solo essere definita "sessuale", ma di più. Senza Jane si sentiva smarrita, vuota e sola. Lui le donava felicità e spensieratezza con un solo sorriso. Forse ne era innamorata... parola che non conosceva fino in fondo ma che forse era giunto il momento di apprendere. "E' davvero Patrick quello giusto?"
-Il the è pronto!- 
Teresa fece un ultimo sospiro profondo e decisa si ripeté alla mente: "devo dirglielo!"
Per la prima volta mise da parte tutte le sue paure ed il suo scetticismo per lasciarsi andare come avrebbe voluto già fare tempo prima.
Si rimise in piedi e si diresse in cucina.
-Oh finalmente, stava per freddarsi...- disse appena la vide dirigendosi verso il divano che tanto amava.
-J-Jane, volevo dirti..- esordì la donna, Patrick la fermò con un cenno con la mano. -scusami, ho urgente bisogno di andare alla toilette- disse, allontanandosi dal salotto.
Teresa si sentì in parte risollevata: avrebbe avuto più tempo per pensare alle parole adatte.
Però poi pensò che non c'era niente di meglio della spontaneità e allora si accasciò sul divano guardando la tv dinanzi a lei accesa da Jane. 
 
Jane chiuse a chiave la porta alle sue spalle e si sciacquò le mani nel lavandino riflettendosi al tempo stesso nello specchio posto sopra di esso. Era incredibilmente nervoso, quella sera era il momento adatto per rivelarle i suoi piani verso John il Rosso. Era pronto per dirle che mai avrebbe consegnato alla polizia l'uomo che gli aveva rovinato per sempre la vita. No, voleva ucciderlo, doveva ucciderlo! Per Angela e Charlotte...
Sì, come no; una scusa bella e buona per nascondere la soddisfazione e la gioia che avrebbe provato nel ucciderlo. No... era per se stesso. Una vendetta malata ed egoista verso un uomo che lo aveva messo alle spalle per tutto questo tempo.
Ma se sapeva che non c'era altra scelta, se ne era così convinto, perché allora era così nervoso ed impaurito? Teresa Lisbon.
L'unica ad essergli stato accanto in tutto questo tempo; certo, c'erano anche i ragazzi -Van Pelt, Rigsby e Cho- ma con lei era sempre sereno, lei era sempre disponibile per volenterosa ad aiutarlo. Ne aveva combinate tante in tutti questi anni ma lo aveva sempre perdonato, coperto e supportato. Lisbon non era una semplice amica per lui, lo aveva capito da un po' di tempo ormai ma non voleva metterla in difficoltà ponendola davanti ad una scelta: "Patrick Jane o John il Rosso?"
Doveva rivelarle tutto e, così, salvarla dalle sofferenze che lui le avrebbe di certo causato.
Uscito dal bagno, sentì dei rumori provenienti dalla tv in soggiorno:
"Come parte del suo modus operandi, John il Rosso, disegna uno smile sul muro con il sangue della vittima, sempre in senso orario, con le tre dita della mano destra guantata di gomma. John stordisce le vittime con una mazza o un'arma elettrica, poi le finisce con un coltello..."
L'immagine che mostrava la tv ritraeva lo smile tipico dell'assassino.
Jane vide Teresa che guardava con interesse il programma e, non accorgendosi della sua presenza, si schiarì la voce facendola sussultare.
"Anni fa' in una diretta televisiva, l'ex sensitivo ed ora consulente del CBI Patrick Jane, definì John il Rosso come un 'piccolo uomo brutto e triste'. La sera stessa della diretta, la famiglia del consulente, ovvero la moglie Angela Jane e la figlia Charlotte Anne Jane, venne sterminata dall'assassino"
D'impulso, Lisbon spense la tv. -Mi dispiace Patrick...- disse addolorata.
-Tranquilla- rispose dirigendosi verso di lei -ho già visto questo programma. E' una replica- disse infine, sedendosi di fianco a lei sorseggiando il suo the.
Lisbon tenne tuttavia lo sguardo basso, rammaricata.
-A proposito del mio amico John...- esordì Jane posando la tazza sul tavolino dinanzi a lui.
-devo dirti una cosa!- lo bloccò lei.
-Dimmi-
Lisbon si protese di scatto in avanti posando le sue labbra su quelle di Jane.



*Volevo fare un unico capitolo ma siccome penso che venga abbastanza lungo, lo divido in due parti.
Beh che dire.. spero vi piaccia il mio stile (veloce, non mi dilungo troppo nei dettagli anche perché i personaggi li conoscete già! xD ) e che vi abbia un po' incuriosito e reso credibile -almeno un po'- i dialoghi. Se non piace vi risparmio l'altro capitolo. xD (tra l'altro questo non l'ho nemmeno riletto, quindi è probabilissimo che notiate degli errori grammaticali o ripetizioni. xD )
Mi farebbe piacere ricevere delle recensioni, che siano negative o positive, così da poter migliorarmi. :D
A presto! (forse. lol )*
   
 
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