Un giorno d’estate era la scenografia. Un ragazzo seduto ad un tavolo di una cucina, il protagonista. Alla sua sinistra una porta chiusa, che dava ad un piccolo balconcino, ospitava un gatto femmina e un coniglio maschio; entrambi con gli occhi azzurri. Il ragazzo davanti aveva un computer acceso e un programma di scrittura aperto. Voglio scrivere, pensava. “Ma di cosa parlo?. C’è l’infinito. Ma voglio scrivere di ciò che conta, di ciò che resta e ti fa soffermare a pensarci ogni tanto. Ma cos’è?. La sofferenza. O la solitudine. O la morte o la bellezza della vita. O l’amore… No.”. Poi si voltò e guardò i due animali. Il coniglio stava approcciando il gatto. Parlo della diversità, si disse. “Mi ci vuole una storia ora… una storia intrigante, rocambolesca, commovente ed entusiasmante! Ma cosa?”… Poi il gatto, spaventato dal coniglio, entrò in cucina dalla finestra del balconcino, dove il coniglio non poteva raggiungerlo, scese dal mobile e tornò davanti alla porta chiusa, che era vetrata, e si sedette a guardare dall’altra parte dove il coniglio si era sdraiato con le orecchie tese e lo sguardo nel vuoto, ancora eccitato. Voglio scrivere, ma di cosa? Il gatto uscì di nuovo nel balconcino. Voglio scrivere, ma che cosa? Il coniglio e il gatto tentarono di fare l’amore. Voglio scrivere, ma qua non succede niente.