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Autore: kymyit    30/07/2013    6 recensioni
C’erano giorni in cui Yamato e Taichi non si parlavano. Giorni in cui fingevano che tutto andasse bene e sorridevano anche se i loro cuori gridavano di rabbia l’uno contro l’altro e contro Sora stessa. Giorni in cui sembrava che l’apocalisse fosse ormai giunta.
Ma c’erano anche giorni in cui la loro amicizia prevaleva su ogni cosa, in cui accantonavano ogni dissapore.
Quel giorno era uno di quelli.
Sora cercò di trattenerli, invano.
-Ragazzi, basta!-
Ma loro non la ascoltavano.
Taichi sferrò un pugno al volto del grandissimo pezzo di merda che aveva osato chiamare Sora p*****a. Yamato, dal canto suo, si tratteneva a stento dal rompere le ossa della mano che aveva scaraventato a terra la digiprescelta dell’Amore.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Sora/Tai
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Pairing: Yamato/Sora o Taichi/Sora o Taichi/Yamato
Prompt: Costumino da bagno un tantino troppo sexy
Note: Era da un pezzo che volevo scrivere questa storia. Ho anche approffittato del gruppo Fanfiction Challenges per buttarla giù. Anche se il prompt l'ho proposto io. Diciamo che all'inizio avevo concepito solo il fatto che per Sora, Yamato e Taichi farebbero a pezzi chiunque. Poi ho completato il tutto con la cosa del costume.


Sul filo in costante equilibrio




A volte, Sora desiderava prendere Taichi e Yamato per le orecchie.
La loro amicizia stava affrontando un momento delicato.
L’equilibrio instauratosi fra loro era stato minato pericolosamente, eppure nessuno di loro voleva cadere dal sottile filo su cui camminavano.
Tutti e tre insieme.
Taichi si era dichiarato a Sora.
Sora aveva accettato la sua dichiarazione.
Yamato lo sapeva.
Yamato amava Sora.
Lui e Taichi si erano scontrati tante volte, per i motivi più idioti e anche per quelli seri. Alle volte la magia sembrava svanita nel tutto. Niente più guerre per decidere a chi spettava il posto accanto alle scale al cinema o chi dovesse procurarsi i biglietti per la ruota panoramica. Non più scommesse stupide, frecciatine, stupidi giochi maschi con conseguente gara per dimostrare a Sora che era stato l’altro a cominciare.
Stavano crescendo, erano adolescenti ormai, e la loro vita sembrava così difficile.
Ma erano anche più maturi di molti dei loro coetanei e sapevano che la loro amicizia era inestimabile e che non potevano permettersi di stroncarla in alcun modo.
Yamato si era sforzato di capire e, fra alti e bassi, si stava facendo una ragione del fatto che a Sora piacesse un altro.
Ma c’erano sempre dei momenti in cui una parola sbagliata rischiava di sfilacciare il filo sotto i loro piedi e occorreva lavorarci nuovamente su.
Con fatica e sofferenza.
C’erano giorni in cui Yamato e Taichi non si parlavano. Giorni in cui fingevano che tutto andasse bene e sorridevano anche se i loro cuori gridavano di rabbia l’uno contro l’altro e contro Sora stessa. Giorni in cui sembrava che l’apocalisse fosse ormai giunta.
Ma c’erano anche giorni in cui la loro amicizia prevaleva su ogni cosa, in cui accantonavano ogni dissapore.
Quel giorno era uno di quelli.
Sora cercò di trattenerli, invano.
-Ragazzi, basta!-
Ma loro non la ascoltavano.
Taichi sferrò un pugno al volto del grandissimo pezzo di merda che aveva osato chiamare Sora puttana. Yamato, dal canto suo, si tratteneva a stento dal rompere le ossa della mano che aveva scaraventato a terra la digiprescelta dell’Amore.
Loro non avevano osato dirle quanto quel costumino fosse succinto, perché ne erano rimasti colpiti, incantati: le donava davvero molto.
E in un tacito accordo avevano deciso di godersi la visione del corpo bagnato dell’amica svelato maggiormente dal suo nuovo bikini a righe.
Poi però, mentre giocavano a pallavolo, un gruppetto di ragazzi più grandi aveva deciso di prendere possesso della rete.
-Su, levatevi dai piedi.-
I tre amici avevano pensato di levare subito le tende.
In realtà i ragazzi volevano alzare le mani, ma Sora li aveva anticipati e posate le mani sulle loro spalle aveva cercato di sviarli dai loro intenti bellici.
-Andiamo a fare il bagno.- aveva proposto.
-Perché non giochi con noi, sorellina?- aveva poi domandato uno di quelli, mettendole un braccio intorno alle spalle.
-No grazie, tenetevi pure il campo. Tai, Yama, andiamo.- lo liquidò lei e fece per tirarsi dietro i due, quando il ragazzo più grande le afferrò il braccio.
-Insisto, gioca con noi.-
-Ho detto di no, sei sordo?- aveva ribattuto lei, infastidita, tentando di liberarsi, ma quegli strinse la presa facendole male. Sora non riuscì a nascondere un lamento.
E apriti cielo.
Taichi e Yamato erano gelosi di lei.
Se le davano, discutevano, mettevano continuamente a rischio la loro amicizia per inseguire il loro amore per lei. Ma quella era una loro questione, una guerra intestina che coinvolgeva solo loro. Se qualcuno dall’esterno, però, osava solo mancare  di rispetto a Sora, la loro Sora, immediatamente accantonavano ogni dissidio.
Lei era loro amica, lei era la donna che amavano. Nessuno poteva farle del male e poi sperare di andarsene illeso.
I loro occhi ardevano d’ira, Sora ebbe quasi paura che intendessero uccidere quei ragazzi.
-Per favore!- esclamò -Lasciateli perdere e continuiamo a divertirci!-
I due digiprescelti si fermarono e si guardarono fra loro per qualche secondo.
In spiaggia li guardavano tutti e alcuni mormoravano di chiamare i bagnini, o la polizia o qualcun altro.
Yamato scosse la testa, sospirando.
-Non posso più divertirmi.- borbottò il prescelto del Coraggio con le braccia incrociate al petto, scavalcando uno degli attaccabrighe steso a terra. -Infastidire così una signora… -
-Dai, in fondo non è successo nulla di grave… - tentò di calmarlo Sora.
-Non difenderli adesso.- la ammonì il prescelto dell’Amicizia, lapidario.
-Yama ha ragione. Meritavano una lezione per averti trattata così. Comunque… Yama, perché non offri il gelato? Così ci salviamo l’umore.-
-Ma nemmeno per sogno.- ribatté quello, ridacchiando -Tu ne mangi a vagonate e io non ho tanti soldi da spendere.-
-Ma se te lo chiedeva Sora, lo facevi.- protestò il moro mostrandogli la lingua mentre tutti e tre insieme camminavano verso il bar -O per farti fare il cavaliere devo indossare anche io un costumino succinto?-
Sora arrossì violentemente.
-E’ veramente così succinto?-
-No, va bene così.- risposero in coro i due, per poi arrossire a loro volta.
La prescelta dell’Amore, seppure imbarazzata, ridacchiò divertita e li prese a braccetto entrambi.
Era uno di quei giorni in cui il filo della loro amicizia non presentava sfilacciature.
In cui riuscivano a camminare in perfetto equilibrio tutti e tre, fianco a fianco.

   
 
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