Salve!
Non posso credere che la prima cosa vera e propria che scrivo in questo
fandom
è una crossover più o meno senza senso con il
fandom di The Avengers but: WHO
CARES!
Diciamo che non è neppure colpa mia! Infondo l’ho
fatto perché ho partecipato
alla Universes Exchange in questo
gruppo di facebook e i due fandom che dovevo
mixare sono stati scelti dal caso. Quindi chi sono io per discutere il
destino?
(Di che diavolo sto parlando?! La caffeina mi fa male la
sera…)
Okay, ciancio alle bande e bando alle ciance! Vi lascio alla lettura.
Please, non linciatemi. Baci, Elisa.
Errori
di Valutazione
Stiles
ancora si chiedeva cosa gli fosse passato per la testa quando aveva
accettato
di ospitare il resto degli Avengers alla nuova Stilinski Tower. Okay,
un cosa
era rischiare la pelle per salvare il culo a tutti durante l'invasione
dell'esercito di Jackson –non che ne fosse stato entusiasta
ovviamente, ma,
beh, era anche il suo pianeta e certo non voleva un’invasione
aliena capitanata
da uno psicotico con problemi con la figura paterna-; un'altra era
dover
sopportare il resto della gang ogni singolo giorno in cui non era
impegnato
altrove con gli affari di famiglia.
L'unico
vero rifugio che gli era rimasto era il suo laboratorio e pure quello
veniva
invaso la maggior parte delle volte da uno degli altri Avengers.
Finché si
trattava di Boyd o Scott la situazione era accettabile -il primo era la
compagnia ideale per delle buone conversazioni scientifiche e il
secondo era
un'ottima distrazione quando aveva bisogno di alleggerire la giornata,
a meno
che non parlasse in continuazione di Allison, la tipa dello SHIELD che
cercava
di rimorchiare-; i problemi arrivavano quando a varcare la soglia era
Derek,
con la sua solita espressione contrariata, il suo tono scontroso e la
totale
mancanza di rispetto o comprensione nei confronti delle sue invenzioni.
Stiles
aveva sperato che i rapporti tra lui e Capitan ghiacciolo potessero
migliorare
dopo aver lottato fianco a fianco, invece l'opinione di Derek nei suoi
confronti non era cambiata affatto e Stiles non era certo il tipo di
persona
che ignora le offese nei suoi confronti - e questa realtà
era tutto meno che
una novità.
Tutto
sommato le cose sarebbero potute andare pure peggio, considerando la
presenza
di ben due agenti dello SHIELD che ficcanasavano in modo fin troppo
ovvio nel
suo laboratorio - Scott poteva anche non essere così
brillante in fatto di
scienza, ma sapeva memorizzare dati se si impegnava; ed Erica, beh,
andiamo,
parliamo della Vedova Nera, quella donna avrebbe potuto ucciderlo con
l’uso del
solo sguardo mentre lui se ne sta ben riparato dentro
l’armatura!
Per
non parlare di Isaac che, ovviamente, da brava divinità
nordica che conosceva
ben poco della cultura terrestre, se ne stava sempre a curiosare e fare
domande
a tutti o a cercare di convincere Derek ad allenarsi insieme, cosa che
aveva
comportato il crollo di un paio di muri in quelle 9 settimane di
convivenza
–cavoli, davvero Stiles sopportava l’invasione di
casa propria da così tanti
giorni?! Stare chiuso nel laboratorio gli faceva proprio perdere la
cognizione
del tempo!
Il
lato positivo di tutta quella situazione era la rapidità di
risposta in caso di
emergenza, come in quel caso, quando Deaton aveva contattato Erica
perchè
organizzasse una riunione. Stiles non capiva perchè il
meeting dovesse tenersi
proprio nel suo laboratorio, ma con l'ennesimo profondo sospiro aveva
accettato
la situazione e lasciato il resto della banda entrare e occupare il suo
piccolo
paradiso –ignorando ovviamente Isaac che curiosava ovunque
con lo sguardo,
pronto probabilmente a riempire Stiles di domande non appena avessero
risolto
la situazione di emergenza del momento.
Stiles
ascoltò ben poco di quel che disse Deaton, infondo poteva
entrare negli archivi
dello SHIELD in pochi minuti e prendersi tutte le informazioni che gli
servivano prima di entrare in azione. Una cosa comunque
l’aveva capita: ad
attaccare stavolta erano delle specie di lupi meccanici, creati da
qualche
scienziato pazzo che ne aveva poi perso il controllo ed era stato
ucciso dalla
sua stressa creatura. Tipico! Era per questo che Stiles su tutti i suoi
esperimenti metteva dispositivi di autodistruzione indipendenti dalla
programmazione
delle macchine stesse, controllabili solo da JARVIS dopo un suo ordine
vocale
predefinito.
Derek
stava già ciarlando a proposito di una strategia
d’attacco o qualcosa del
genere, ma Stiles era occupato altrimenti: aveva già
recuperato i dati che gli
servivano, localizzato il laboratorio dell’idiota
–nascosto in una vecchia
miniera, ma che fantasia!- e tracciato una rotta di volo con cui
raggiungere il
luogo. Avrebbe pensato una volta arrivato lì a come
comportarsi! Infondo agire
d’istinto era sempre stata una tattica vincente,
quindi…
Finse
di aver prestato attenzione a Derek –mentire gli era facile
come bere un
bicchier d’acqua da una vita ormai- e diede anche a lui le
informazioni che
aveva raccolto. Avrebbe avuto tutto il tempo di cui aveva bisogno per
partire
per conto suo mentre gli altri andavano a recuperare le loro divise e
raggiungevano
il tetto dell’edificio per imbarcarsi nel jet.
Avrebbe
dovuto tornare indietro quando la voce di Derek aveva iniziato a
perforargli un
timpano attraverso la trasmittente, invece si era limitato ad ordinare
a JARVIS
di escludere l’audio e aveva continuato per la sua strada.
Ciò che non si
aspettava era che il pazzoide avesse previsto un eventuale attacco di
tecnologia esterna –i geni, folli o meno, considerano sempre
queste cose:
Stiles stesso dopo l’ultimo attacco aveva predisposto per la
torre di ogni
genere di protezione che gli fosse potuta venire in mente. Quindi non
si
spiegava come avesse potuto non considerare la possibilità
che ci fosse
qualcosa di simile intorno al quartier generale dello scienziato pazzo
di turno!
Forse erano le ultime 32 ore senza sonno che gli appannavano il
cervello –
quanto tempo era passato da quando aveva bevuto l’ultimo
caffè?
Il
primo segnale di pericolo sarebbe dovuto essere quel lieve disturbo che
aveva intravisto
mentre si avvicinava, ma Stiles l’aveva ignorato,
sottovalutando la situazione;
le cose si misero molto peggio quando l’entrata della cava fu
in vista. Prima
che se ne potesse rendere conto, aveva iniziato a perdere il controllo
dell’armatura, come se i comandi per le varie azioni fossero
stati scambiati in
modo casuale, e la schermata di fronte ai suoi occhi cambiò
in una serie di
immagini che si sovrapponevano al paesaggio esterno.
Lo
schianto contro il lato della montagna dove si trovava la miniera
–dovuto un
po’ alla perdita di controllo e un po’ alla
mancanza di una visuale decente con
il computer di bordo impazzito- fu una bella botta, ma fortunatamente
almeno la
funzione basilare di protezione dell’armatura lo
salvò dal fratturarsi le ossa
di mezzo corpo. Tradotto: era stato fortunato che il metallo aveva
attutito
l’impatto.
Il
problema ora era principalmente uno: come avrebbe comunicato agli altri
che
l’armatura era fuori gioco se anche la trasmittente era
controllata da JARVIS
tramite l’armatura? Era isolato da JARVIS e pure dagli
altri… Fantastico.
Doveva disattivare il disturbatore di segnali o qualsiasi altra cosa il
pazzo
avesse usato.
Si
alzò con calma e si guardò in giro.
L’entrata del laboratorio era vicina, forse
avrebbe potuto raggiungere la struttura nascosta senza dover ricorrere
alle
armi presenti nell’armatura -si allenava nella corpo a corpo
anche per questo
motivo infondo, no?!
Ovviamente,
si sbagliava: quei maledetti affari informi con gli occhi rossi
–davvero non
sapeva come Deaton o chiunque altro avesse potuto definirli lupi- lo
attaccarono non appena si immerse nell’oscurità
del tunnel e distruggerli era
tutto meno che fattibile senza qualcosa che li facesse saltare in aria
come si
doveva. Fece un tentativo di sparare una qualsiasi delle sue armi, ma
invece di
un proiettile che usciva dal suo braccio sinistro, il propulsore della
gamba
destra diede una scarica di energia che gli fece fare un salto mortale
a
mezz’aria che si concluse con una caduta di pancia pochi
metri oltre la prima
creatura e ai piedi di altre due che l’avevano raggiunta.
Okay,
aveva decisamente bisogno di aiuto, meditò rialzandosi a
fatica e cercando di
tenere a distanza per come poteva i tre automi che cercavano di
staccargli
parti di armatura dal corpo. Diede un pugno più forte che
poté su quello che
pensava essere il muso della bestia meccanica alla sua sinistra, ma
riuscì solo
a farlo accartocciare; se solo il suo maledetto sistema non fosse stato
totalmente impazzito, avrebbe saputo dov’erano le schede di
controllo all’interno
di quegli affari! Invece, sovrapposta all’immagine esterna,
Stiles vedeva solo
i piani di volo per il ritorno alla torre –e grazie al cielo
che non era
partito il pilota automatico! L’ultima cosa che voleva era
dare l’idea che
stesse battendo in ritirata di fronte a quei cosi!
Quando
il rumore del jet si udì in distanza, Stiles tirò
un sospiro di sollievo:
arrivava la cavalleria! Pochi istanti dopo, Isaac, tutto agghindato con
la
tenuta da guerra e il martello alla mano, atterrò
all’entrata della miniera con
un tonfo; una delle creature, percependo il
nuovo arrivato, si allontanò in quella
direzione, mentre la seconda,
quella ancora col muso intatto, emise una specie di ululato, come un
richiamo.
Perfetto,
altri mostri robotici in arrivo.
Stiles
non avrebbe mai pensato di poter odiare una cosa che occupava una buona
fetta
della sua vita prima della situazione Afghanistan, ma certo non pensava
di
arrivare a provare un pizzico di ripugnanza per la tecnologia
super-avanzata e
gli automi. Anche se forse era più corretto dire che odiava
il modo in cui il
professore pazzo lo avesse fregato alla grande con un trucchetto
così semplice
come un disturbatore di segnali! Insomma, Stiles era un genio, non
avrebbe dovuto
commettere un simile errore di valutazione… Derek si sarebbe
sicuramente fatto
quattro risate a sue spese. Dopo avergli fatto una ramanzina delle sue
ovviamente.
Ecco,
a proposito di Capitan Ghiacciolo: il suo scudo gli passò
accanto e colpì il
collo della creatura metallica; il Vibranio dello scudo - molto
più resistente
di qualsiasi metallo lo scienziato avesse usato per costruire quei lupi
- le
mozzò di netto la testa, che rotò ai piedi di
Stiles. La creatura, pur senza capo,
continuò a muoversi, ma palesemente alla cieca. Beh, era un
miglioramento,
anche se gli artigli di quell’affare potevano ancora fare
danni.
L’altro
lupo emise un ringhio metallico e partì a tutta
velocità per attaccare Derek,
il quale era occupato a recuperare al volo lo scudo; senza pensare
–maledetto
cervello, a che serviva se in momenti come quello non collaborava?!-
Stiles
alzò il braccio sinistro ancora una volta, pronto a sparare
per l’ennesima
volta, ma il comando, come la volta precedente, comportò un
impulso di energia
al propulsore del piede destro. Fortunatamente riuscì a
portare la cosa a suo
favore: dopo una mezza capriola in aria atterrò la creatura
schiantandosi sopra
di essa.
Almeno
questa volta era atterrato di schiena, pensò Stiles. Derek
gli si avvicinò e lo
fissò con un’espressione piuttosto contrariata,
che diceva ovviamente che
appena avrebbero risolto quella situazione gli avrebbe fatto
un’ennesima
predica sull’ascoltare gli ordini e il lavoro di gruppo e bla
bla bla. Stiles
odiava quei discorsi.
Con
l’aiuto del resto del gruppo risolvere la situazione critica
fu piuttosto
semplice: Derek si occupava di tagliare teste, Scott lanciava frecce
esplosive
contro le creature decapitate e Isaac schiacciava un po’ quel
che gli capitava
a tiro col suo magico martello. Stiles, Erica e Boyd –per
l’occasione non
trasformato- si occuparono di raggiungere i pannelli di controllo e
cercare di
disattivare le creature, perché sì: il professore
era così pazzo che ne aveva
creato un piccolo esercito, nascosto in sale sotterranee scavate quando
la
miniera era in uso. Stiles ancora non capiva da dove gli arrivasse
l’idea di
conquistare il mondo visto che era solo un uomo di scienza
–per quanto
visionario-, ma in quel momento non gli importava molto. Se dietro il
professore c’era un qualche tipo di organizzazione o
mandante, se ne sarebbe
occupato Deaton o chi per lui allo SHIELD.
Ci volle circa
un’ora per riuscire a riportare
la situazione alla normalità e non appena Stiles
riuscì a disattivare il
sistema del professore poté di nuovo controllare pienamente
le funzionalità
della sua amata armatura. Chi l’avrebbe detto che Stiles
dipendesse così tanto
da essa durante una battaglia… La cosa un po’ lo
rendeva inquieto.
Lasciarono
gli agenti dello SHIELD a fare tutti i controlli che ritenevano
necessari,
mentre gli Avengers tornavano alla Stilinski Tower. Stiles, ovviamente,
era
stato costretto da Derek a tornare con gli altri nel jet –per
sicurezza, aveva
detto di preciso-, ma per fortuna non iniziò la sua predica
in presenza degli
altri. No, aspettò che Stiles si rifugiasse di nuovo nel suo
laboratorio prima
di raggiungerlo.
Stiles
sospirò. “Okay, okay, prima che tu dica qualsiasi
cosa: ho commesso un errore
di valutazione, mi sono reso ridicolo, mi dispiace, la prossima volta
ascolterò
le tue direttive, eccetera eccetera. Conosco il discorso, è
lo stesso di ogni
volta!”
Derek
lo fissò con sguardo duro, prima di sospirare e sedersi
sullo sgabello
dall’altro lato del tavolo, quello che occupava Boyd quando
discutevano di
scienza. Derek non si era mai preso la briga di sedersi le volte
precedenti in
cui lo aveva raggiunto per rimproverarlo del suo comportamento
incosciente. Si
limitava a fissarlo
dall’alto in basso
come se fosse un soldato che non sapeva eseguire gli ordini e lo
denigrava come
avevano fatto in tanti nella sua vita per ciò che era. Come
se ormai gli
importasse davvero qualcosa…
No,
questa volta, oltre quella patina di rigore, c’era qualcosa
che Stiles non
sapeva riconoscere. Forse esasperazione, forse timore… Non
capiva…
“Al
contrario di quanto pensi, Stiles, i miei rimproveri non sono quelli di
un
capitano ad un soldato. Noi non siamo un’unità
dell’esercito, siamo un gruppo
di supereroi uniti dallo stesso obiettivo. Io non sono il tuo capitano,
né
tanto meno il capitano della squadra. Siamo tutti alla pari qui, ognuno
di noi
ha qualcosa o qualcuno da difendere e per quanto ci sia difficile
ammetterlo,
ognuno di noi ritiene una priorità far tornare gli altri
membri del gruppo sani
e salvi alla fine di ogni missione qui alla torre.”
Stiles
era sbalordito. Derek non aveva mai fatto discorsi così
lunghi, neppure quando
si trattava di strategie per qualche missione. Il capitano era una
persona di
poche parole, molto diretta e distaccata. Ora invece…
Sembrava parlare per la
prima volta a cuore aperto. E lo stava facendo con Stiles, tra tutti;
Stiles,
che era ovviamente tra gli altri quello per cui Derek provava meno
simpatia.
Che
avesse fatto ancora una volta un errore di valutazione? Che fosse in
realtà lui
ad essere sempre stato ostile e chiuso nei confronti di Derek e non il
contrario?
“Siamo
quasi una famiglia Stiles, l’unico che sembra non averlo
capito sei tu. Io
propongo solo strategie che possano far tornare la mia famiglia a
casa.”
Concluse quindi prima di alzarsi e andarsene.
Senza
sapere il perché, Stiles sentì un piacevole
tepore scaldargli il cuore; era una
bella sensazione sentirsi parte di qualcosa e, infondo, poteva
aggiungere
qualcos’altro tra i lati positivi di fornire una base agli
Avengers: non era
più solo.