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Autore: apollo41    30/07/2013    0 recensioni
Una one-shot di circa 2.500 parole. Non ho idea di come riassumere la trama perchè davvero non credo ce ne sia molta. Giusto Stiles in versione Iron Man che per colpa di uno scienziato pazzo fa un paio di salti mortali mentre dei lupi robot cercano di papparselo. Oh, e Derek nei panni di Captain America che è OOC da far schifo suppongo.
Avevo già detto che non c'è trama in questa one-shot?
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Non posso credere che la prima cosa vera e propria che scrivo in questo fandom è una crossover più o meno senza senso con il fandom di The Avengers but: WHO CARES!
Diciamo che non è neppure colpa mia! Infondo l’ho fatto perché ho partecipato alla Universes Exchange in questo gruppo di facebook e i due fandom che dovevo mixare sono stati scelti dal caso. Quindi chi sono io per discutere il destino? (Di che diavolo sto parlando?! La caffeina mi fa male la sera…)
Okay, ciancio alle bande e bando alle ciance! Vi lascio alla lettura.
Please, non linciatemi. Baci, Elisa.

 

Errori di Valutazione

 

Stiles ancora si chiedeva cosa gli fosse passato per la testa quando aveva accettato di ospitare il resto degli Avengers alla nuova Stilinski Tower. Okay, un cosa era rischiare la pelle per salvare il culo a tutti durante l'invasione dell'esercito di Jackson –non che ne fosse stato entusiasta ovviamente, ma, beh, era anche il suo pianeta e certo non voleva un’invasione aliena capitanata da uno psicotico con problemi con la figura paterna-; un'altra era dover sopportare il resto della gang ogni singolo giorno in cui non era impegnato altrove con gli affari di famiglia.

L'unico vero rifugio che gli era rimasto era il suo laboratorio e pure quello veniva invaso la maggior parte delle volte da uno degli altri Avengers. Finché si trattava di Boyd o Scott la situazione era accettabile -il primo era la compagnia ideale per delle buone conversazioni scientifiche e il secondo era un'ottima distrazione quando aveva bisogno di alleggerire la giornata, a meno che non parlasse in continuazione di Allison, la tipa dello SHIELD che cercava di rimorchiare-; i problemi arrivavano quando a varcare la soglia era Derek, con la sua solita espressione contrariata, il suo tono scontroso e la totale mancanza di rispetto o comprensione nei confronti delle sue invenzioni.

Stiles aveva sperato che i rapporti tra lui e Capitan ghiacciolo potessero migliorare dopo aver lottato fianco a fianco, invece l'opinione di Derek nei suoi confronti non era cambiata affatto e Stiles non era certo il tipo di persona che ignora le offese nei suoi confronti - e questa realtà era tutto meno che una novità.

Tutto sommato le cose sarebbero potute andare pure peggio, considerando la presenza di ben due agenti dello SHIELD che ficcanasavano in modo fin troppo ovvio nel suo laboratorio - Scott poteva anche non essere così brillante in fatto di scienza, ma sapeva memorizzare dati se si impegnava; ed Erica, beh, andiamo, parliamo della Vedova Nera, quella donna avrebbe potuto ucciderlo con l’uso del solo sguardo mentre lui se ne sta ben riparato dentro l’armatura!

Per non parlare di Isaac che, ovviamente, da brava divinità nordica che conosceva ben poco della cultura terrestre, se ne stava sempre a curiosare e fare domande a tutti o a cercare di convincere Derek ad allenarsi insieme, cosa che aveva comportato il crollo di un paio di muri in quelle 9 settimane di convivenza –cavoli, davvero Stiles sopportava l’invasione di casa propria da così tanti giorni?! Stare chiuso nel laboratorio gli faceva proprio perdere la cognizione del tempo!

Il lato positivo di tutta quella situazione era la rapidità di risposta in caso di emergenza, come in quel caso, quando Deaton aveva contattato Erica perchè organizzasse una riunione. Stiles non capiva perchè il meeting dovesse tenersi proprio nel suo laboratorio, ma con l'ennesimo profondo sospiro aveva accettato la situazione e lasciato il resto della banda entrare e occupare il suo piccolo paradiso –ignorando ovviamente Isaac che curiosava ovunque con lo sguardo, pronto probabilmente a riempire Stiles di domande non appena avessero risolto la situazione di emergenza del momento.

Stiles ascoltò ben poco di quel che disse Deaton, infondo poteva entrare negli archivi dello SHIELD in pochi minuti e prendersi tutte le informazioni che gli servivano prima di entrare in azione. Una cosa comunque l’aveva capita: ad attaccare stavolta erano delle specie di lupi meccanici, creati da qualche scienziato pazzo che ne aveva poi perso il controllo ed era stato ucciso dalla sua stressa creatura. Tipico! Era per questo che Stiles su tutti i suoi esperimenti metteva dispositivi di autodistruzione indipendenti dalla programmazione delle macchine stesse, controllabili solo da JARVIS dopo un suo ordine vocale predefinito.

Derek stava già ciarlando a proposito di una strategia d’attacco o qualcosa del genere, ma Stiles era occupato altrimenti: aveva già recuperato i dati che gli servivano, localizzato il laboratorio dell’idiota –nascosto in una vecchia miniera, ma che fantasia!- e tracciato una rotta di volo con cui raggiungere il luogo. Avrebbe pensato una volta arrivato lì a come comportarsi! Infondo agire d’istinto era sempre stata una tattica vincente, quindi…

Finse di aver prestato attenzione a Derek –mentire gli era facile come bere un bicchier d’acqua da una vita ormai- e diede anche a lui le informazioni che aveva raccolto. Avrebbe avuto tutto il tempo di cui aveva bisogno per partire per conto suo mentre gli altri andavano a recuperare le loro divise e raggiungevano il tetto dell’edificio per imbarcarsi nel jet.

Avrebbe dovuto tornare indietro quando la voce di Derek aveva iniziato a perforargli un timpano attraverso la trasmittente, invece si era limitato ad ordinare a JARVIS di escludere l’audio e aveva continuato per la sua strada. Ciò che non si aspettava era che il pazzoide avesse previsto un eventuale attacco di tecnologia esterna –i geni, folli o meno, considerano sempre queste cose: Stiles stesso dopo l’ultimo attacco aveva predisposto per la torre di ogni genere di protezione che gli fosse potuta venire in mente. Quindi non si spiegava come avesse potuto non considerare la possibilità che ci fosse qualcosa di simile intorno al quartier generale dello scienziato pazzo di turno! Forse erano le ultime 32 ore senza sonno che gli appannavano il cervello – quanto tempo era passato da quando aveva bevuto l’ultimo caffè?

Il primo segnale di pericolo sarebbe dovuto essere quel lieve disturbo che aveva intravisto mentre si avvicinava, ma Stiles l’aveva ignorato, sottovalutando la situazione; le cose si misero molto peggio quando l’entrata della cava fu in vista. Prima che se ne potesse rendere conto, aveva iniziato a perdere il controllo dell’armatura, come se i comandi per le varie azioni fossero stati scambiati in modo casuale, e la schermata di fronte ai suoi occhi cambiò in una serie di immagini che si sovrapponevano al paesaggio esterno.

Lo schianto contro il lato della montagna dove si trovava la miniera –dovuto un po’ alla perdita di controllo e un po’ alla mancanza di una visuale decente con il computer di bordo impazzito- fu una bella botta, ma fortunatamente almeno la funzione basilare di protezione dell’armatura lo salvò dal fratturarsi le ossa di mezzo corpo. Tradotto: era stato fortunato che il metallo aveva attutito l’impatto.

Il problema ora era principalmente uno: come avrebbe comunicato agli altri che l’armatura era fuori gioco se anche la trasmittente era controllata da JARVIS tramite l’armatura? Era isolato da JARVIS e pure dagli altri… Fantastico. Doveva disattivare il disturbatore di segnali o qualsiasi altra cosa il pazzo avesse usato.

Si alzò con calma e si guardò in giro. L’entrata del laboratorio era vicina, forse avrebbe potuto raggiungere la struttura nascosta senza dover ricorrere alle armi presenti nell’armatura -si allenava nella corpo a corpo anche per questo motivo infondo, no?!

Ovviamente, si sbagliava: quei maledetti affari informi con gli occhi rossi –davvero non sapeva come Deaton o chiunque altro avesse potuto definirli lupi- lo attaccarono non appena si immerse nell’oscurità del tunnel e distruggerli era tutto meno che fattibile senza qualcosa che li facesse saltare in aria come si doveva. Fece un tentativo di sparare una qualsiasi delle sue armi, ma invece di un proiettile che usciva dal suo braccio sinistro, il propulsore della gamba destra diede una scarica di energia che gli fece fare un salto mortale a mezz’aria che si concluse con una caduta di pancia pochi metri oltre la prima creatura e ai piedi di altre due che l’avevano raggiunta.

Okay, aveva decisamente bisogno di aiuto, meditò rialzandosi a fatica e cercando di tenere a distanza per come poteva i tre automi che cercavano di staccargli parti di armatura dal corpo. Diede un pugno più forte che poté su quello che pensava essere il muso della bestia meccanica alla sua sinistra, ma riuscì solo a farlo accartocciare; se solo il suo maledetto sistema non fosse stato totalmente impazzito, avrebbe saputo dov’erano le schede di controllo all’interno di quegli affari! Invece, sovrapposta all’immagine esterna, Stiles vedeva solo i piani di volo per il ritorno alla torre –e grazie al cielo che non era partito il pilota automatico! L’ultima cosa che voleva era dare l’idea che stesse battendo in ritirata di fronte a quei cosi!

Quando il rumore del jet si udì in distanza, Stiles tirò un sospiro di sollievo: arrivava la cavalleria! Pochi istanti dopo, Isaac, tutto agghindato con la tenuta da guerra e il martello alla mano, atterrò all’entrata della miniera con un tonfo; una delle creature, percependo il  nuovo arrivato, si allontanò in quella direzione, mentre la seconda, quella ancora col muso intatto, emise una specie di ululato, come un richiamo.

Perfetto, altri mostri robotici in arrivo.

Stiles non avrebbe mai pensato di poter odiare una cosa che occupava una buona fetta della sua vita prima della situazione Afghanistan, ma certo non pensava di arrivare a provare un pizzico di ripugnanza per la tecnologia super-avanzata e gli automi. Anche se forse era più corretto dire che odiava il modo in cui il professore pazzo lo avesse fregato alla grande con un trucchetto così semplice come un disturbatore di segnali! Insomma, Stiles era un genio, non avrebbe dovuto commettere un simile errore di valutazione… Derek si sarebbe sicuramente fatto quattro risate a sue spese. Dopo avergli fatto una ramanzina delle sue ovviamente.

Ecco, a proposito di Capitan Ghiacciolo: il suo scudo gli passò accanto e colpì il collo della creatura metallica; il Vibranio dello scudo - molto più resistente di qualsiasi metallo lo scienziato avesse usato per costruire quei lupi - le mozzò di netto la testa, che rotò ai piedi di Stiles. La creatura, pur senza capo, continuò a muoversi, ma palesemente alla cieca. Beh, era un miglioramento, anche se gli artigli di quell’affare potevano ancora fare danni.

L’altro lupo emise un ringhio metallico e partì a tutta velocità per attaccare Derek, il quale era occupato a recuperare al volo lo scudo; senza pensare –maledetto cervello, a che serviva se in momenti come quello non collaborava?!- Stiles alzò il braccio sinistro ancora una volta, pronto a sparare per l’ennesima volta, ma il comando, come la volta precedente, comportò un impulso di energia al propulsore del piede destro. Fortunatamente riuscì a portare la cosa a suo favore: dopo una mezza capriola in aria atterrò la creatura schiantandosi sopra di essa.

Almeno questa volta era atterrato di schiena, pensò Stiles. Derek gli si avvicinò e lo fissò con un’espressione piuttosto contrariata, che diceva ovviamente che appena avrebbero risolto quella situazione gli avrebbe fatto un’ennesima predica sull’ascoltare gli ordini e il lavoro di gruppo e bla bla bla. Stiles odiava quei discorsi.

Con l’aiuto del resto del gruppo risolvere la situazione critica fu piuttosto semplice: Derek si occupava di tagliare teste, Scott lanciava frecce esplosive contro le creature decapitate e Isaac schiacciava un po’ quel che gli capitava a tiro col suo magico martello. Stiles, Erica e Boyd –per l’occasione non trasformato- si occuparono di raggiungere i pannelli di controllo e cercare di disattivare le creature, perché sì: il professore era così pazzo che ne aveva creato un piccolo esercito, nascosto in sale sotterranee scavate quando la miniera era in uso. Stiles ancora non capiva da dove gli arrivasse l’idea di conquistare il mondo visto che era solo un uomo di scienza –per quanto visionario-, ma in quel momento non gli importava molto. Se dietro il professore c’era un qualche tipo di organizzazione o mandante, se ne sarebbe occupato Deaton o chi per lui allo SHIELD.

 Ci volle circa un’ora per riuscire a riportare la situazione alla normalità e non appena Stiles riuscì a disattivare il sistema del professore poté di nuovo controllare pienamente le funzionalità della sua amata armatura. Chi l’avrebbe detto che Stiles dipendesse così tanto da essa durante una battaglia… La cosa un po’ lo rendeva inquieto.

Lasciarono gli agenti dello SHIELD a fare tutti i controlli che ritenevano necessari, mentre gli Avengers tornavano alla Stilinski Tower. Stiles, ovviamente, era stato costretto da Derek a tornare con gli altri nel jet –per sicurezza, aveva detto di preciso-, ma per fortuna non iniziò la sua predica in presenza degli altri. No, aspettò che Stiles si rifugiasse di nuovo nel suo laboratorio prima di raggiungerlo.

Stiles sospirò. “Okay, okay, prima che tu dica qualsiasi cosa: ho commesso un errore di valutazione, mi sono reso ridicolo, mi dispiace, la prossima volta ascolterò le tue direttive, eccetera eccetera. Conosco il discorso, è lo stesso di ogni volta!”

Derek lo fissò con sguardo duro, prima di sospirare e sedersi sullo sgabello dall’altro lato del tavolo, quello che occupava Boyd quando discutevano di scienza. Derek non si era mai preso la briga di sedersi le volte precedenti in cui lo aveva raggiunto per rimproverarlo del suo comportamento incosciente. Si limitava a  fissarlo dall’alto in basso come se fosse un soldato che non sapeva eseguire gli ordini e lo denigrava come avevano fatto in tanti nella sua vita per ciò che era. Come se ormai gli importasse davvero qualcosa…

No, questa volta, oltre quella patina di rigore, c’era qualcosa che Stiles non sapeva riconoscere. Forse esasperazione, forse timore… Non capiva…

“Al contrario di quanto pensi, Stiles, i miei rimproveri non sono quelli di un capitano ad un soldato. Noi non siamo un’unità dell’esercito, siamo un gruppo di supereroi uniti dallo stesso obiettivo. Io non sono il tuo capitano, né tanto meno il capitano della squadra. Siamo tutti alla pari qui, ognuno di noi ha qualcosa o qualcuno da difendere e per quanto ci sia difficile ammetterlo, ognuno di noi ritiene una priorità far tornare gli altri membri del gruppo sani e salvi alla fine di ogni missione qui alla torre.”

Stiles era sbalordito. Derek non aveva mai fatto discorsi così lunghi, neppure quando si trattava di strategie per qualche missione. Il capitano era una persona di poche parole, molto diretta e distaccata. Ora invece… Sembrava parlare per la prima volta a cuore aperto. E lo stava facendo con Stiles, tra tutti; Stiles, che era ovviamente tra gli altri quello per cui Derek provava meno simpatia.

Che avesse fatto ancora una volta un errore di valutazione? Che fosse in realtà lui ad essere sempre stato ostile e chiuso nei confronti di Derek e non il contrario?

“Siamo quasi una famiglia Stiles, l’unico che sembra non averlo capito sei tu. Io propongo solo strategie che possano far tornare la mia famiglia a casa.” Concluse quindi prima di alzarsi e andarsene.

Senza sapere il perché, Stiles sentì un piacevole tepore scaldargli il cuore; era una bella sensazione sentirsi parte di qualcosa e, infondo, poteva aggiungere qualcos’altro tra i lati positivi di fornire una base agli Avengers: non era più solo.

   
 
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