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Autore: soholdontome    31/07/2013    0 recensioni
[…] Cantavamo, cantavamo tutte le volte. Tutti credevano che i nostri lunghi pomeriggi insieme a casa mia nascondessero qualcosa... ma in realtà la mia soffitta era solo un rifugio. Era il luogo in cui Ashton mi baciava la fronte, si sedeva al mio fianco e mi sorrideva. Si prendeva cura di me, era la mia medicina.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ashton arrivò in perfetto orario, venne a baciarmi la fronte e si sedette a terra tra i cuscini e le coperte accanto a me. Mi sorrise sfoderando le sue adorabili fossette e mi chiese: «Come va oggi?», dolcissimo come sempre.
«Bene, e a te?»
«Ero un po' triste stamattina, ma ora che sono con te sto già meglio»
«Sei sicuro, Ash?»
«Certo! Allora, cantiamo anche oggi?»
«Sì, per favore»
Eravamo amici, quel genere di amici che si vede più che altro per stare insieme, non per fare qualcosa. A volte uscivamo ma di solito cantavamo, cantavamo tutte le volte in realtà. Tutti credevano che i nostri lunghi pomeriggi insieme a casa mia nascondessero qualcosa... ma in realtà la mia soffitta era solo un rifugio. Era il luogo in cui lui mi baciava la fronte, si sedeva al mio fianco e mi sorrideva. Si prendeva cura di me, era la mia medicina.


Stavo camminando per strada con le cuffie nelle orecchie e le mani nelle tasche del giubbotto come al solito, tenevo sotto il braccio un libro appena acquistato e mi dirigevo al parco per sedermi sotto un albero a leggere, sempre lo stesso: quello a destra a cinquanta passi dopo l'entrata, poco lontano dai bambini che alle quattro e mezza correvano e giocavano a pallone urlando e ridendo.
Quel giorno ero di buon umore, chiusa nelle mie mura di timidezza avevo sorriso a dei ragazzi per strada che stavano sorridendo a me mentre gli passavo davanti. Era una cosa che non facevo mai, sorridere agli sconosciuti. I miei sorrisi erano... preziosi? Non ero il genere di ragazza allegra e spensierata e amichevole e aperta... Ero tutt'altro. Ero riservata, chiusa, timida e infinitamente insicura, incapace di guardare qualcosa o qualcuno senza iniziare a riflettere. Mi avevano sempre definita un'attenta osservatrice del mondo proprio per questo motivo.
Mi accomodai sul prato non appena arrivata al solito luogo e, abbassando il volume della musica fino a ridurlo a un esile sussurro, iniziai a leggere: “Da quanto sono seduta sul pontile? Ore? Minuti? Difficile dirlo. Ho lo sguardo fisso su di me, imprigionata nell'acqua, il mio corpo in attesa che qualcuno si svegli e lo trovi. È ancora buio.” * quando qualcuno mi spedì una palla dritta sulla spalla.
«Ehi!» urlai.
«Perdonami, non volevo colpirti, scusami» disse una voce. Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo alto, dai capelli castano chiaro che si toglieva i Ray-Ban dal naso per guardarmi meglio.
«Davvero, scusami, ti sei fatta male?» continuò avvicinandosi.
«No, sto bene»
«Sei sicura?» si inginocchiò accanto a me e mi posò una mano sulla spalla.
«S-sì, certo. Sta tranquillo, non mi sono fatta nulla»
«Allora? Si può sapere quanto ci metti per recuperare un pallone?» disse un ragazzo. Capelli scuri, occhi marroni, sorriso tenero. L'avevo già visto?
«Ho colpito questa ragazza» disse l'altro.
«Uhm, mi spiace. Ma.. ci conosciamo? Il tuo viso mi è familiare» rispose il moro rivolgendosi poi a me.
«No, assolutamente» mi affrettai a dire sentendo che le mie guance andavano già in fiamme.
«Questa è la ragazza di prima, Cal, quella a cui sorridevamo per strada» disse un tipo biondo avvicinandosi con un altro dai capelli biondo platino ai loro due amici.
«Scusami, potresti sorridere? Così vediamo se sei tu» disse il più chiaro.
Abbassai la testa rossa di vergogna ma non riuscii a trattenere un sorriso.
«Eh sì, credo proprio che sia tu. Sei ancora più carina vista da vicino» disse quello che mi aveva colpito sorridendo a sua volta. «Piacere, io sono Ashton»
«E noi siamo Calum, Luke e Michael» esordì il moro indicando se stesso e i suoi compagni.
«Io sono Lacey» dissi timidamente.
«Bene, Lacey. Ti va di andare a prendere un cappuccino con noi?» chiese Ashton.



Era passato praticamente un anno dal primo incontro con Ashton, da allora avevamo iniziato a vederci tutte le settimane, prima per un cappuccino poi un film e così via. La verità era che da qualche mese mi ero resa conto di avere una pericolosa cotta per lui e adesso ogni tocco, ogni carezza, ogni sorriso mi faceva sciogliere.
«Oggi ti va qualcosa di diverso?» chiese.
«Tipo?»
«She sits up high surrounded by the sun... *» iniziò a cantare e io lo seguii con la chitarra, era la mia canzone preferita ma non l'avevamo mai fatta insieme. Continuando a suonare, smise di cantare e iniziò invece a parlare.
«Devo confessarti una cosa» disse a ritmo di musica. «Ricordi quando ci siamo conosciuti? Siamo usciti per qualche mese anche con gli altri ragazzi prima di arrivare a tutto questo. Ma ora cosa abbiamo, Lacey?»
«Che intendi?»
«Cosa c'è tra noi? È affetto, amicizia o amore? Tu cosa provi per me? Io so cosa provo per te»
«E cosa provi?»
«Sei come una sorella, sei la mia migliore amica, ma sei anche la ragazza di cui sono innamorato»
Smettemmo di suonare e mi fermai a guardarlo, lasciai la chitarra sui cuscini dietro di me e
lo fissai. «Che diamine stai dicendo?»
«Credi davvero che avrei passato tutto questo tempo con qualcuno se non avessi avuto sentimenti profondi? Più sto con te e più voglio restare qui in questa soffitta a guardarti immergerti nelle canzoni che cantiamo insieme, voglio andare al cinema il venerdì sera a mangiare popcorn seduti sugli ultimi posti a guardare film di cui non sappiamo niente, voglio andare in spiaggia a camminare a riva,
voglio andare al parco e perdere lo sguardo nel cielo mentre giochi con i miei capelli, voglio andare al centro commerciale e finalmente convincerti a provare qualche vestito per me così che io possa regalartelo, voglio portarti ai concerti e stare incollato a te per impedire che ti facciano male, voglio regalarti un libro che tu possa leggere mentre gioco a calcio con i miei amici e magari insegnarti anche a giocare. Voglio che tu sia mia esattamente come lo sei nei miei sogni, perché quando sono sveglio mi sembra tutto così vuoto e inutile se non posso stringerti tra le braccia e baciarti quando ne ho bisogno.»
«Come puoi volere... me? Con le mie insicurezze, come puoi innamorarti di me? Io sono la persona sbagliata. Io sono sbagliata e basta, non vedi?»
«Non è vero! Tu sei diversa dagli altri, sei anche meglio.»
«Sono strana»
Si mise seduto sui talloni di fronte a me e mi prese per mano guardandomi negli occhi e sapendo che io non avevo paura di sostenere i suoi occhi ma li abbassai ugualmente.
«Sei
speciale»
«La verità è che vorrei tanto poter essere come gli altri, non sarei così introversa e debole, non cadrei di continuo, non mi sentirei come se avessi un peso sulle spalle tutto il tempo. Perché così non vado bene, non vado bene a me e non vedo come potrei andare bene a te»
«Tu sei tutto quello di cui ho bisogno per essere felice, mi sembra di smettere di respirare ogni volta che mi dici che c'è qualcosa che non va, quando stai male, ti chiudi in camera e non ti fai vedere da nessuno, quando copri gli specchi e ascolti i Bring Me The Horizon a volume talmente alto da farti sentire fin fuori casa anche con porte e finestre chiuse.
Possiamo essere forti insieme, capisci? Io ci sono per te, ci sono sempre, e quel peso posso portarlo io.»
«Tu mi fai bene, Ashton. Quando stiamo insieme mi sento leggera, mi sento... bene, maledettamente bene.»
«Non vedi che ci completiamo, che abbiamo bisogno l'una dell'altra? Ti prego, lascia che io provi ad aggiustare le cose, lascia che ti faccia sentire protetta e importante come meriti. Lascia che ti ami...»
Alzai lo sguardo di poco giusto per vedere che espressione avesse, ed era serio come l'avevo visto poche volte in un anno. Non riuscii a parlare quindi sospirai ed annuii, e lui sorrise, annullando i centimetri tra di noi per baciarmi. Fu allora che capii che Ashton era stato ciò che avevo osservato più attentamente in questo tempo e a sua volta lui aveva osservato me fino a capirmi, a vedermi perfetta e a volermi per salvarmi e permettermi di vivere a pieno.
«Ti amo» sussurrò a fior di labbra.
«Ti amo»

Mi
avevano sempre definita un'attenta osservatrice del mondo, e adesso, grazie ad Ashton, questo mondo potevo cominciare a viverlo.





* After, Jessica Warman, Capitolo 2.

* Hold On Till May, Pierce The Veil. Anche il titolo è tratto da questa canzone, vi consiglio di ascoltare la versione acustica fatta da Vic Fuentes (cantante dei PTV) e Jenna McDougall (dei Tonight Alive) perché è davvero fantastica.

  
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