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Autore: wilderthanthewind    31/07/2013    1 recensioni
La (mia) storia dietro il dipinto di Alfred Sisley, "Regate a Molesey".
"E tutti i giorni, alle quattro in punto, mi dirigevo in cucina, cercavo il pacco di biscotti, ammiravo il giardino e sognavo ad occhi aperti."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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REGATE A MOLESEY


Scoccarono le quattro del pomeriggio. Mi diressi in cucina e aprii le varie antine, una dopo l’altra, fin quando non trovai il pacco di biscotti, non un pacco qualunque, il pacco. Mi accomodai su uno degli sgabelli situati proprio di fronte alla porta che dava sul giardino ed osservai la natura fiorire. Mi chiesi cosa ne sarebbe stato di me: a chi avrei pensato la mattina, appena sveglia; chi avrebbe accarezzato i miei fianchi; per chi sarei stata importante. Già organizzavo discorsi da recitare davanti allo specchio, per quella persona per cui sarei diventata un motivo per sorridere. Volevo che mi dicesse che ero carina, così che avrei potuto fidarmi; volevo che mi abbracciasse, così che mi sarei sentita sicura tra le sue braccia. Volevo dirgli che insieme saremmo potuti andare alla galleria di Oslo; a vedere i monumenti di Firenze; a cavalcare nel deserto del Sahara; a visitare il Giappone; a leggere il nostro libro preferito su una gondola; a prepararci la cioccolata calda in una giornata di pioggia, giocando con la panna montata; a vedere le regate a Molesey. Sì, le regate a Molesey. Quanto avrei voluto andarci, con lui. E tutti i giorni, alle quattro in punto, mi dirigevo in cucina, cercavo il pacco di biscotti, ammiravo il giardino e sognavo ad occhi aperti. Non ricordo mi sia mai capitato di rompere quest’abitudine, almeno fino al giorno in cui, alle quattro in punto, suonò il campanello. Preparai un sorriso smagliante ed aprii la porta: ecco una delle tante bambine che cerca di vendere confezioni di biscotti per mettere da parte qualche soldino o per compiere la missione degli scout, non ho mai ben capito.No piccola, quello che stai cercando di vendermi non è il pacco di biscotti, pensai, e la invitai gentilmente a provare da qualcun altro, così la accompagnai fino al cancelletto.

Mi voltai, e notai un ragazzo che cercava di trasportare un mucchio di tele, alcune dipinte, altre incomplete, altre ancora perfettamente pulite, e una valigetta che probabilmente conteneva i suoi colori. Gli cadde uno dei suoi dipinti, così corsi ad aiutarlo. Sembravano interessanti, e sicuramente ne sarebbe stato dispiaciuto se si fossero rovinati. Raccolsi la tela e la osservai: raffigurava un porto, su cui dominava uno splendido cielo azzurro con grandi nuvole bianche e fitte fitte. «Ti ringrazio», disse timidamente il ragazzo, cercando di afferrare anche quel dipinto. «Non ti preoccupare, lo mantengo io. Anzi, dammi anche questi due. Dove li porti di bello?», feci io, osservando le sue braccia. «Oh, quale bello… semplicemente intendo appoggiarli in cantina, a casa, in fondo alla strada». «Non ti ho mai visto in giro, come mai?». Questa volta, il sorriso non me l’ero di certo preparato. «Effettivamente abito qui da poco, e con me ho portato solo una borsa». «E quella deliziosa valigetta», dissi indicandola. «Sì, non potrei muovermi senza di essa. Contiene il mio mondo». «Bene, ti aiuto a portare questi splendidi dipinti in cantina? Sempre se non sono di disturbo». «Ma certo. Ah, quasi dimenticavo: il mio nome è Alfred». «Piacere, Clara».

Giunti nella cantina, posizionammo le diverse tele, e ci sedemmo per terra, uno accanto all’altro, a guardare accigliati il pulviscolo danzare nell’aria in una zona illuminata dal sole pomeridiano. «E così… questo è il tuo covo?», esordii. «Diciamo di sì», rispose, poggiando una mano sulla nuca. «I paesaggi inglesi mi hanno sempre affascinato, ecco perché mi sono trasferito qui». Gli occhi mi brillavano. Forse era lui, il ragazzo nei cui occhi avrei imparato a leggere, superando la sua timidezza di cui mi stavo pian piano innamorando, ad ogni parola, ad ogni sguardo, ad ogni respiro. Forse era lui, la persona a cui avrei proposto di andare in qualunque parte del mondo, o semplicemente nella nostra casa, a respirare il nostro amore. Forse era lui, il suo dolce sorriso, le mani sempre sporche di pittura, il cuore pieno di passione. «Oh, anch’io ho un debole per i paesaggi inglesi. Forse… forse potremmo andare a vedere le regate a Molesey, un giorno, se ti va», azzardai. «E, se ti va, potremmo anche andare alla galleria di Oslo; a vedere i monumenti di Firenze; a cavalcare nel deserto del Sahara; a visitare il Giappone; a leggere il nostro libro preferito su una gondola; a prepararci la cioccolata calda in una giornata di pioggia, giocando con la panna montata», replicò subito, illuminandosi in volto.

  
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