CAPITOLO
1
Era da poco
passata la mezzanotte. La brezza fresca di quella sera estiva agitava i neri
capelli dell’uomo arrivato da lontano. Il parco cittadino era completamente
deserto a quell’ora. Trascinava il suo trolley a testa basta come se la luce
fievole dei lampioni accecasse i suoi occhi ormai lucidi; un velo di barba e la
camicia sgualcita rendeva il suo aspetto ancora più malinconico. Non aveva
bisogno di guardare la strada, conosceva a memoria quei posti. Giunto dinanzi
alla fontana si prese qualche istante per pensare, immobile. La sua mente
ricordava con dolore e i suoi occhi immaginavano macchie rosse ad imbrattare il
bordo in marmo bianchissimo. A terra un mazzo di gigli bianchi catturò la sua
attenzione, sapeva chi li aveva lasciati. Lei adorava i gigli, ma di sicuro
amava di più le rose. Ne materializzò una nella mano destra e la adagiò
nella fontana, che a quell’ora tarda non era in funzione, ma era pur sempre
piena d’acqua.
“Vedo che
sei ancora capace di fare trucchi di magia.”
Quella voce
la conosceva bene, così arrogante e beffeggiatrice. Non amava quando i suoi
pensieri venivano bruscamente interrotti, ancor di più odiava essere preso in giro.
“Haruka” si voltò, la fissava disturbato per poi posare lo sguardo su Michiru al suo fianco. “Sapevo che eravate qui, avevo
avvertito la vostra presenza, speravo solo di essere ignorato” risposta secca,
decisa. Lasciatemi soffrire in pace.
“A quanto pare non vedevi l’ora di salutarci.”
Aveva parlato l’altra, soave e aristocratica all’apparenza, ma capace di tirar
fuori più spine di un cactus. “Vogliamo solo parlare come ai vecchi tempi, è
tanto che non ci si vede.”
L’ultima
volta che aveva parlato con loro, soprattutto con Haruka, non si poteva dire di
certo che era stata una conversazione amichevole. Più che altro era stato un
continuo e concordato urlarsi addosso.
Lui le
guardava quasi divertito, erano troppo orgogliose per rompere quel tacito accordo
di non avere più alcun rapporto, quindi c’era sotto qualcosa. Avevano bisogno
di lui, lo leggeva nei loro occhi. “Non so cosa vogliate da me? E di qualsiasi cosa si tratti non è affar mio.”
Lo disse con superbia, le oltrepassò e prese la sua strada “Addio!”
Non poteva
andarsene così “QUALCUNO
ROMPERÀ LA BARRIERA!” Michiru aveva urlato. Era una questione troppo importante
perché lui ne fosse all’oscuro.
“Nessuno può
infrangerla” disse lui osservando il cielo; ogni tanto soprattutto la notte
quando il cielo era limpido si intravedevano dei riflessi rosa: la barriera.
“Accadrà,
presto. L’ho visto nel mio specchio, e lui non fallisce mai” e non era l’unica
cosa che aveva visto. Era lampante la nota di preoccupazione che veniva fuori
ad ogni parola che pronunciava. “Anche le ragazze hanno avvertito … beh, Rei,
lei ha interrogato il fuoco sacro. Ci sarà un evento importante.” Indicò il
mazzo di gigli e sorrise. “Sono state
qui prima di te, sono tutte in pensiero.”
Mamoru si
fece serio, mi mancherà la barriera, ormai era l’unica cosa che gli era
rimasto di Lei, l’ultimo gesto di estrema protezione che aveva riservato
per l’intera umanità.
“Domani ci
incontriamo tutte al santuario, per stabilire una strategia di difesa, e tu ci
sarai!” Haruka non l’aveva chiesto, ma ordinato.
Quell’atteggiamento
da super donna lo infastidiva “Non contate su di me, se mi attaccano saprò come
difendermi, ma che sia chiaro: non lavoro più per le guerriere Sailor.”
“Non dire
così, sai che Lei avrebbe disapprovato.” Michiru
lanciò un’occhiata di rimprovero ad Haruka, Mamoru non
doveva assolutamente essere allontanato “Usagi …” disse quel nome quasi bisbigliando,
nessuno lo pronunciava più, come se non ci fosse bocca degna di nominarla, o
forse perché faceva troppo male. “Ci ha chiesto di essere uniti, perché da soli siamo
forti, ma insieme saremo invincibili … ricordi la lettera?”
La lettera …
come poteva dimenticare. Ma era comunque deciso a non collaborare “Buonanotte!”
Questa volta prese la sua strada e senza voltarsi sparì nella notte.
**********
“Lo sapevo
che sarebbe stato inutile!” borbottò la bionda accomodandosi con poca
femminilità sulla panchina in legno alle sue spalle.
“Haruka …” Michiru la fissava con rammarico, possibile che non si
rendeva conto che Mamoru era andato via a causa sua?
“Che c’è?”
“Se il mio
specchio mi ha mostrato Mamoru, vuol dire che è un
pezzo importante e non ti permetterò di boicottarmi ancora!” il suo specchio
era infallibile, non era chiaro quale fosse il ruolo di Mamoru
in quella vicenda, ma rispettava il suo valore ed era certa che avrebbero avuto
bisogno del suo aiuto. “Voglio parlare di nuovo con lui, e quando accadrà tu
non ci sarai.”
“Fa come ti
pare.” Ad Haruka ormai importava ben poco di Mamoru.
Andava d’accordo solo con pochissime persone e lui non era di certo una di
quelle. Che andasse al diavolo! Aveva dovuto assestargli un bel gancio
destro quando ne aveva avuto l’occasione un anno prima.
Mamoru aveva afferrato rabbiosamente Haruka per il collo della
camicia “Mi stai dicendo che Usagi piangendo ti ha
detto di temere per la sua vita?”
“Pensavo
fosse solo uno stupido incubo.”Si sentiva già abbastanza in colpa senza le sue
considerazioni. “E poi se non sbaglio anche a te sembrava strana!”
“Si, ma
quella a cui detto che stava per morire sei tu!” la fissava con odio, se avesse
saputo, forse sarebbe morta lo stesso, ma le sarebbe stato almeno vicino nel
giorno più triste della sua vita. Le avrebbe detto Ti amo e l’avrebbe stretta
forte a lui aspettando l’ultima battaglia.
“Quindi
vorresti condannarmi per aver sottovalutato gli incubi di Usagi?”
Haruka guardava in basso, troppo codarda per incontrare lo sguardo di un uomo
che aveva perso l’amore della sua vita.
Possibile
che non riusciva a comprendere il suo dolore? I suoi occhi bruciavano di
lacrime “Per me non esisti più.” Lasciò finalmente la presa e poi si rivolse
alle altre ragazze che avevano assistito sgomenti alla scena. “Per me non
esistono più le guerriere Sailor!”
**********
Entrato in
casa la prima cosa che fece fu attivare il generatore di corrente e quello
dell’acqua. Dopo quasi un anno si ritrovava seduto sul suo letto, finalmente
un posto comodo dove riposare. Sul comodino c’era ancora la cornice,
capovolta, come l’aveva lasciata prima di partire. La sfiorò ma non ebbe forza
di girarla, che senso aveva, tanto ogni volta che chiudeva gli occhi Lei
era lì. Com’era stata ingiusta la vita con lui, da sempre solo, fin da bambino.
E quando finalmente sembrava che avesse trovato la felicità ecco che gli veniva
strappata via con violenza. Quel giorno di un anno prima era così vivido nella
sua mente che se si concentrava bene riusciva quasi a percepirene
gli odori e i suoni, ricordava tutto, purtroppo.
“Usa? … Usagi?” Non l’aveva mai vista così pensierosa. Fissava
quell’enorme coppa gelato perdendosi in chissà quale pensiero profondo e
filosofico. Triste e malinconica aveva gli occhi un po’ lucidi.
Mamoru non era molto preoccupato, molto probabilmente si trattava
dell’ennesimo fallimento scolastico, non poteva andare avanti così, doveva
prendersi le sue responsabilità, l’esame finale si avvicinava. Qualunque fosse
il suo problema doveva tirarla su di morale, non poteva proprio vederla in
quello stato nel giorno del suo compleanno. “Non sei curiosa di sapere il
regalo che ti ho fatto?”
“Sì”
aveva risposto lei prestando poco interesse.
“E
allora?”
“Allora
cosa?”
“Non me
lo chiedi?” perché non lo stava sfinendo per sapere di che si trattasse?
“Mamo-chan?” si era alzata ed era andata verso di lui.
“Dimmi …”
Usagi stringeva i pugni, era tesa e tremante, sul punto di
esplodere da un momento all’altro. Fece un sospiro e si rilassò. Gli sorrise “Ti
amo” e gli diede un bacio sulla guancia. “Ci vediamo questa sera alla mia festa,
ma non dire alle altre che lo so, vogliono farmi una sorpresa!” Fece una
linguaccia e andò via correndo.
Purtroppo
non riuscì mai ad andare alla sua festa. Non vide mai i palloncini colorati, i
coriandoli e la torta al cioccolato che Mokoto aveva
preparato con tanto amore. Non spense le
candeline esprimendo un desiderio e non seppe mai il regalo che Mamoru le aveva fatto.
Morì nel
giorno del suo diciottesimo compleanno.
Era come se
lei in qualche modo sapesse cosa stava per accadere. La sua preoccupazione era così
chiara, ma nessuno le aveva prestato attenzione, né lui e né Haruka, mentre
praticamente lei urlava aiuto. Forse se
avessero saputo in tempo della minaccia le cose sarebbero andate in modo
diverso, forse adesso lei sarebbe ancora con lui, magari nascosta in qualche
bunker sotterraneo. E lui l’avrebbe imprigionata per impedirle di affrontare il
nemico, e Lei lo avrebbe odiato per il resto della sua vita per aver condannato
l’intera umanità. Ma cosa importava, sarebbe stata ancora … viva.
Era inutile
e poco salutare pensare a come sarebbe stato se … era stanco ed aveva bisogno
di riposare.
Continua
…
Salve
Sono Nottinsonni ed è la prima volta che pubblico una storia nel
fandom Sailor Moon con questo appellativo. Questa storia
è nella mia testa da almeno un anno e finalmente ho deciso di scriverla. Dal
primo capitolo si intuisce che è successo qualcosa ad Usagi
e ci sono un po’ di problemi nel gruppo Sailor … ma non vi anticipo niente, già
dal secondo capitolo si capiranno molte più cose.
Una cosa
ve la svelo: cosa significa Acna? Bene, Acna non è altro che il nome con il quale il popolo Maya chiamava
la Dea Luna (io sono appassionata di storia e cultura maya).
Spero
di avervi incuriosito, ed ogni commento per sapere cosa ne pensate della storia
o per muovere delle critiche, sarà ben accetto.
Grazie
di tutto
Nottinsonni