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Autore: Flux    01/08/2013    3 recensioni
Immergersi nella Guerra vuol dire rimanere impregnati nella sua viscosità; vuol dire che piano piano ti amalgamerai con lei, che ti alimenterai di lei. Diventerete un tutt'uno, e tu non sarai più la stessa. Non ci sarà più un Ordine.
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Evan Rosier, Mangiamorte, Voldemort
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Questa fanfiction si è classificata seconda al Contest Al contrario! Indetto da Rosmary. Se v’interessa tra le recensioni c’è quell’opera d’arte di giudizio dell’organizzatrice, che non ringrazierò mai abbastanza ♥






Pozze d’oscurità



Non è la prima volta che il sangue t’inzuppa le vesti.
Hai imparato a riconoscerne l’odore, a odiare la sua viscosità fastidiosa, il suo colore che sembra urlare anche nella notte più buia.
Eppure... eppure questa volta lo accogli con gioia, quello scivolare lento e rosso.
È una contentezza bieca, te ne rendi conto, ma non t’importa.

La scomparsa di Dearbon Caradoc...

Un’altra maledizione lascia la bacchetta. Il corpo riverso a terra sussulta, la pozza di sangue si allarga. Stringi le labbra piantandoci i denti, cercando di non esplodere, di non urlare al mondo la tua sofferenza. Lasci piuttosto che questa scorra nelle tue vene, diventando rabbia ardente. Stringi di più la bacchetta, ora puntata a terra. Ed è l’argenteria di cristallo di quella casa troppo perfetta a esplodere. Non tu. No, tu sei troppo calata nei tuoi propositi di vendetta, per perdere la concentrazione.

Non siamo in possesso di fonti certe, ma si sospetta...

L’altro Mangiamorte prova a liberarsi dall’incantesimo che lo immobilizza. Sorridi, non puoi farne a meno. Piccole ferite si vanno ad aggiungere alle altre, là dove corde invisibili stringono il corpo di quel bastardo. 
Strano come le cose possano capovolgersi tutto a un tratto. Dispensatori di atrocità che ora si trovano a subirla. Ah, ma sei sicura che loro saprebbero fare di meglio, al posto tuo. Tu sei – forse ancora – dalla parte dei buoni, dalla parte di chi agisce secondo giustizia. La tua.
Rivolgi al Mangiamorte immobilizzato un breve sorriso che promette morte; poi indirizzi la tua attenzione all’altro.

... probabilmente a opera di...

Mangiamorte.
La parola ti rimbomba dentro, t’invade le membra; forse le avvelena. 
«Crucio». 
Urla. Terribili. Giuste. Te ne alimenti. Poi nemmeno quelle, solo sangue che scivola dalle ferite aperte e si diffonde sul parquet.
Abbassi la bacchetta dopo nemmeno un minuto, il petto che si alza e si abbassa più velocemente del normale. Così facile... dovrebbe non esserlo? Ma dopotutto anche raggirare quel sempliciotto del Ministero era stato altrettanto naturale... la giusta dose di concentrazione, la volontà di farlo... “Imperio”. Un formicolio caldo, potere liquido che scorre dal cervello fino alle dita per poi lasciare la punta della bacchetta. E un individuo al tuo comando, per i tuoi scopi. Folle anche solo pensare che quell’impiegatuccio da quattro soldi potesse avere la forza di ribellarsi... 
Ritorni con i piedi per terra. Ma la mente vaga ancora.

I parenti, scossi, sospettano il peggio...

... è certo che in tempi come questi...

... speranza...

... le ricerche continuano, ma...

I resoconti di Informazione Magica ti perseguitano, così come le perle di saggezza del vecchio pazzo. Il più grande mago di tutti i tempi un corno! Dove diavolo è lui, eh? Cosa fa per sconfiggere Voldemort e la sua schiera di cagnolini assetati di distruzione? Gioca al risparmio delle energie per il gran botto finale, mentre la gente muore?
La rabbia t’invade, e a pagarne è il corpo ai tuoi piedi, ora prono. Sulla schiena si apre un’altra ferita. E poi un’altra. Un colpo di bacchetta e l’omero destro è andato.
Ti fermi. 
Pare sia andato anche lui, assieme al suo braccio. Prendi una boccata d’aria. L’odore che prima odiavi ti riempie, e lo lasci fare.
Una calma spettrale t’invade. 
Ti chiedi se la Morte sia altrettanto calma, quando viene a chiamarci. Probabilmente sì. Porta a termine il compito per cui esiste, semplicemente. Ridacchi in maniera innaturale, distorta. Sicuramente la Morte è più professionale di te... lo sguardo vaga per la stanza mezza distrutta. Sul pavimento pressoché pulito risalta una pozza lucida. 
Ti muovi lentamente verso il Mangiamorte rimasto, che ora ha gli occhi fissi sul tuo volto. Non si dimena più, sembra aver compreso. Cosa, esattamente, non lo sai. Forse non è stupido come sembra. Anzi, non lo è di sicuro, o non sarebbe mai riuscito a uccidere... Stringi di nuovo le labbra, questa volta senza usare i denti. Una volta di fronte a lui mormori il controincantesimo per ridargli la possibilità di parlare. Lui sputa a terra. Non dice nulla, eppure i suoi occhi sembrano trapassarti da parte a parte. C’è accusa, odio. Volontà di non arrendersi.
«Ah, non preoccuparti» sorridi. «Non ci sarà bisogno di sprecare un’altra vita» affermi in un tono che promette il contrario.
«Risparmiami i tuoi stupidi siparietti, ragazzina» lo sprezzo esce come bile dalla sua bocca, eppure non ti tocca. Forse perché è reciproco. Alzi le spalle. «Beh, va bene. Sia mai che non ti venga concesso un ultimo desiderio». State un momento a guardarvi, Mangiamorte e... Dorcas. Solo Dorcas. Giocherelli con la tasca sinistra della giacca e ne tiri fuori una boccetta di cristallo, con ancora il tappo a celarne il contenuto. «Sai» riveli, «sarei venuta a cercarvi prima, se non fossi stata così occupata a creare questa Pozione». Osservi il liquido con finta attenzione. «Ingredienti difficili da reperire...» mormori mentre immagini dei vicoli di Notturn Alley ombreggiano la tua mente, «e una fermentazione molto lunga, da dover seguire passo a passo».
Ti avvicini di più, mentre lui osserva la boccetta, ancora in silenzio.
«Oh, ma devo dire che ne è valsa la pena». Con un movimento della bacchetta gli immobilizzi la testa, costringendolo poi a deglutire il liquido trasparente e brillante. Lui si ribella, moltiplicando le ferite già presenti, cercando invano di sputare il contenuto. Ti allontani di qualche passo mentre inveisce tra i colpi di tosse. Poi alza il viso, gli occhi folli e determinati. «Stupida, sciocca ragazzina sentimentale». Stringi la fiala vuota. Le sue parole riempiono la stanza: «Credi che questo ci fermerà? Che fermerà Lui?» Piega il petto in avanti, incurante del dolore. «Hai deciso d’intraprendere un gioco senza conoscerne le regole, ragazzina. Magari avrai eliminato due pezzi dalla scacchiera... ma quando incontrerai il Re, che farai? Quando il Signore Oscuro ti troverà – perché ti troverà, puoi starne certa – che farai? Che farai quando troverà te e i tuoi schifosi amichetti ratti che corrono nell’ombra? Chi raccoglierà i pezzi di quella pedina spezzata che-»
Lo zittisci con uno schiaffo. Il rumore ti rimbomba amplificato nelle orecchie.
Spalanchi gli occhi, allontanandoti.
Lo hai toccato.
Non era previsto, non avresti dovuto. Avevi appositamente mantenuto le distanze, servendoti solo della bacchetta...
Lo sguardo fisso a terra, non ti accorgi della sua espressione a metà tra stupore e crudele soddisfazione. Riuscire a piegare le persone in qualsiasi momento è prerogativa di un Mangiamorte, dopotutto.
Ti chiedi se sia stata una buona idea lasciarlo parlare. Forse avresti dovuto annullare l’incantesimo solo alla fine, forse... scrolli la testa con calma, un sorriso calcolatore a delinearti le labbra.
Studi le ferite che gli segnano il corpo con sguardo critico. Ancora un po’ e rischia di lasciarci le penne pure lui. Agisci con scioltezza, il piano ben delineato in mente. Ignori il suo blaterare a proposito della grandezza di Voldemort, ignori i suoi insulti velenosi e sottili, ignori scacchiere e pedine. Lo fai stare il più fermo possibile. Ti serve vivo.

Lo osservi uscire nel buio della notte che inizia a scendere.
Poi te ne vai anche tu, lasciandoti alle spalle il sangue e la morte, e portandone una parte con te.



«Cosa c’è, Nagini?»
Sibili freddi si propagano nella stanza, mentre il peso del serpente fa scricchiolare le assi del pavimento.
Il viso serpentesco di Colui Che Non È Più Uomo rimane impassibile. Attento, ascolta quella lingua dalle inflessioni familiari. I sibili finiscono, il serpente tace acciambellandosi vicino ai piedi del suo padrone. Una parola – ora pronunciata nel linguaggio umano, anche se altrettanto fredda e acuta – e la porta dello studio si apre lentamente, rivelando la figura di un uomo, che subito s’inchina. «Mio Signore».
Il Signore Oscuro si muove con lentezza. Passi silenziosi si sommano, dando vita a due semplici parole: «Alzati, Evan».
L’uomo si alza, rivelando le fattezze di un ragazzo. I capelli di un biondo scuro, quasi sporco, gli circondano il viso indifferente; eppure il suo Signore riesce a scorgervi una traccia d’inquietudine, dietro l’assoluta fedeltà e devozione. 
«Così efficiente...» sussurra quasi a se stesso. «Dimmi, Evan, cosa ti preoccupa? Hai portato a termine il tuo compito...» il tono del mago è come un Glacius scagliato sottopelle.
Il ragazzo si schiarisce la voce. «Ho ritrovato Selwyn, Signore, sì». Un secondo di esitazione, «ma ho la sensazione che sia stato più lui a trovare me, a venire da me, cioè. E poi non siamo riusciti a farlo smettere...». Il mago assottiglia gli occhi. «Continua»
«Mio Signore, io... se posso permettermi, non credo che-».
Un lampo di rabbia si propaga negli occhi rossi; subitamente domato. Si tratta del fedele, capace e utile Evan... un tocco della bacchetta e sei nella sua mente, nei suoi ricordi.

«Portamelo qui».

«Tu...» il volto è deformato, la pazzia sembra infestarne i tratti, «tu non vincerai mai, Voldemort». Il nome esce come un insulto, i tremori squassano il corpo stillante sangue dalle tante ferite.
«Mio signore» cerca di sovrastarlo Evan, «mio Signore, non è in sé, non-»
«Lo vedo». Un sibilo irritato e traboccante d’odio per quella pedina perduta. Uno dei suoi migliori Mangiamorte con la mente spaccata e delirante e con lo stomaco pieno di una Pozione che presto lo distruggerà dall’interno. Oh, chiunque sia l’artefice di quello scempio pagherà...
Troppo tempo e troppi tentativi falliti dopo, ottiene la sua risposta.

Una ragazzina.

Una risata amara e intrisa di sadismo risuona tra le pareti, assieme al ricordo della voce perplessa di Evan: “Non è possibile, era nel mio anno; non sarebbe mai stata capace di organizzare tutto questo...”

Una ragazzina di cui si dovrà occupare personalmente, a quanto sembra.






Dunque. Il Contest per cui è stata scritta questa fanfiction prevedeva di rappresentare il lato contrario del carattere di un personaggio, quindi nel caso di Dorcas (appartenente all’Ordine della Fenice e quindi classificata come personaggio positivo e buono) ne ho messo in luce l'aspetto violento e oscuro.
Qualche puntualizzazione sull’età dei personaggi (perché non è che Flux se ne frega, è che spesso fa casino involontariamente – e volontariamente). Dorcas è una ragazzina, proprio come scritto. Mi piaceva l’idea di qualcuno di giovane che riuscisse a mettere i pali tra le ruote a Voldemort fino ad arrivare a scomodarlo. Evan (Rosier, il Mangiamorte citato da Moody come uno degli ultimi ad arrendersi – quello che si è portato via un pezzo dello stesso Malocchio prima di lasciarci le penne) è coetaneo di Dorcas. Praticamente li ho immaginati come di qualche anno più giovani dei Malandrini. Vado un po’ contro l’idea comune, lo so ^^.
Che altro dire? Il giornale Informazione Magica è ovviamente inventato di sana pianta, nella mia testa è dove ai tempi di guerra si potevano trovare informazioni su attacchi e morti varie senza passare per il filtro della Gazzetta del Profeta.

Chiunque lascerà anche solo due parole su quello che ha pensato leggendo verrà sommerso da una valanga di biscottini ♥ :) Chi non ha mai desiderato essere sepolto vivo da una valanga di biscottini? ;)



   
 
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