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Autore: Cara_Sconosciuta    09/02/2008    5 recensioni
Sharpay Evans aprì la porta di casa propria, avvolta nella sua camicia da notte con i bordi di pelliccia rosata, il viso struccato e un’espressione decisamente stanca. “Che ci fai qui?” Chiese, acida, alla ragazza che stava in piedi sulla porta, gli abiti e i capelli totalmente zuppi della pioggia che cadeva a catinelle da più di tre giorni.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io non so cosa abbia di speciale il telefilm “Private Practice” per ispirarmi così, ma sta di fatto che, tutti i sabati sera, dopo averne guardato un episodio, scrivo qualcosa…e di solito è qualcosa che mi viene molto, molto bene

Io non so cosa abbia di speciale il telefilm “Private Practice” per ispirarmi così, ma sta di fatto che, tutti i sabati sera, dopo averne guardato un episodio, scrivo qualcosa…e di solito è qualcosa che mi viene molto, molto bene. Spero che anche questa volta sia così!

A questo punto mi verrebbe da ringraziare tutto il cast di Private Practice (in particolare la meravigliosa Kate Walsh) e anche tutte le meravigliose ragazze che pubblicano in questa sezione e che commentano o anche soltanto leggono i miei racconti.

Perché, come dice Hamingway, “Ho una vita interessante, ma devo scrivere, perché se non scrivo in una certa misura, non riesco a godermi il resto della mia vita” e, se c’è gente che dimostra di amare i tuoi lavori, scrivere è mille volte più bello!

Temperance

 

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Sharpay Evans aprì la porta di casa propria, avvolta nella sua camicia da notte con i bordi di pelliccia rosata, il viso struccato e un’espressione decisamente stanca.

“Che ci fai qui?” Chiese, acida, alla ragazza che stava in piedi sulla porta, gli abiti e i capelli totalmente zuppi della pioggia che cadeva a catinelle da più di tre giorni. “Avanti, entra…”

Ho chiamato Ryan… non mi risponde…”

“Siediti, Kelsi.”

La ragazza eseguì, mentre le lacrime iniziavano a sgorgare copiose dai suoi occhi verdi, unendosi alle gocce di pioggia che ancora le rigavano il viso, colando dai capelli e dalla tesa del cappello.

Che cosa è successo?” Domandò ancora Sharpay, freddamente, avvicinandosi. “Vuoi che chiami mio fratello?”

La mora scosse la testa, togliendosi gli occhiali e posandoli sul tavolo.

Sharpay… è successo tutto così… tutto quella notte… io non lo sapevo, non lo volevo…cioè, sì, lo volevo, ma non così, non così! L’ho chiamato… non mi risponde, Sharpay, perché non mi risponde?”

“Avrà il cellulare spento.”

Perché aveva aperto quella porta? Lei non era buona, non era gentile, non era Ryan, dannazione!

E allora perché era lì con la ragazza di cui suo fratello era innamorato da una vita in lacrime sul tavolo della cucina?

Perché Ryan aveva il maledetto vizio di mettere il telefono in modalità silenzioso già alle nove di sera, ecco perché!

E ora quella scema non voleva nemmeno dirle perché stava trasformando la sua cucina in un nuovo lago. Come se gli Stati Uniti non ne fossero già stati pieni.

“Non doveva andare così… no… no…” Continuava a piangere Kelsi, la testa appoggiata sulle mani, mentre Sharpay la guardava, cercando in ogni modo di essere seccata.

Ma che cosa, Nielsen, per l’amore del cielo! Cosa non doveva andare così?” Sbottò, resistendo all’impulso di correre al piano di sopra e tirare il suo gemello giù dal letto per un orecchio.

“Sono incinta!” Esplose l’altra, scattando in piedi. “Per quella maledettissima notte del ballo. In una notte ho rovinato la sua vita e la mia ma a te do fastidio, giusto? Scusa, non ci ho pensato, magari dormire un’ora i meno ti rovinerà la pelle, ti trasformerà nel cane di cui porti il nome. Scusami, Sharpay, scusami tanto se non penso alla tua vita perfetta mentre la mia va a rotoli!”

“La vita… sua di chi?” Domandò Sharpay, interdetta, non sapendo come reagire a quello sfogo improvviso.

“Di tuo fratello!”

“Di mio… ma quando…come…”

“Un mese fa. Al ballo. Avevamo bevuto, non mi ricordo niente… niente di niente…se non che mi sono svegliata con lui, il giorno dopo. Sono… scappata… lui non sa niente… non volevo che sapesse…. Siamo amici, se glielo avessi detto, lui… Sharpay, io amo davvero tuo fratello… non volevo che tra noi andasse così… io…”

“Va tutto bene, piccola, tutto bene.”

Non era la voce di Sharpay quella che aveva appena pronunciato quelle parole di conforto.

Un paio di braccia forti la strinsero alle spalle, delle labbra delicate si posarono sui suoi capelli e Kelsi si abbandonò contro il corpo di Ryan, mentre Sharpay scivolava fuori dalla stanza senza farsi sentire.

“Non rispondevi….” Sussurrò la ragazza, chiudendo gli occhi in quel calore così familiare e così desiderato.

“Non sentivo il telefono, Kels.”

“Però hai sentito quello che ho detto a tua sorella….

“Vieni.” Ryan condusse la ragazza verso il divano, dove si sedette, lasciando che Kelsi si accoccolasse contro il suo fianco. Piano, con delicatezza, prese ad accarezzarle i capelli bagnati, posandole di quando in quando un bacio sulla sommità della sua testa.

“È vero?” Chiese, quando i battiti del cuore della ragazza furono tornati prossimi alla normalità.

Kelsi non ebbe bisogno di chiedere che cosa era vero. Era venuta per parlare con lui e lo avrebbe fatto….

“Sì…” Ma non in quel momento. “Mi serve aiuto, Ryan… da sola non ce la faccio.

“Sono qui.” Fu l’unica risposta che ricevette.

Una promessa sigillata dall’ennesimo bacio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un po’ strana, eh? Beh, che ne pensate?

   
 
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