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Autore: hugmeciastin    01/08/2013    0 recensioni
Era incapace di amare.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And in death, you're the one that made me feel most alive.
 


Le strade deserte durante la notte erano le mie preferite. Il lavoro era sempre lo stesso: fingersi morta in mezzo alla strada, aspettare che un umano preoccupato scendesse dalla macchina per venire a soccorrermi, mordergli il collo, nutrirmi e poi cancellargli la memoria.
Sono un vampiro di 145 anni.
E da 145 anni a questa parte, il mio unico obiettivo è quello di fare del male alle persone.
Mi sono resa conto che, con lo scorrere degli anni e del tempo, gli umani non sono cambiati per niente: se vedono una persona quasi morente, stesa in mezzo alla strada, scendono subito dall'auto e si preoccupano di vedere come sta.
Ma la preoccupazione è un sentimento che non conosco.
Così come non conosco neanche il senso di colpa, quella sensazione che ti brucerà per sempre nell'organismo.
E diciamo che 'per sempre' per un vampiro è un gran lasso di tempo.
Mi posizionai come al solito all'uscita della cittadina di Soonwood, un paese di 6000 abitanti... estremamente preoccupati, per i miei gusti.
La strada era vuota, un leggere vento estivo mi faceva svolazzare i capelli: neri, lunghi, mossi, ribelli. Proprio come me.
Mi sdraiai in mezzo alla strada e aspettai l'arrivo di un passante.
 
 
'12/07/2013
Caro diario, 
 
la prima cosa che noto negli occhi delle mie vittime è la paura.
La prima domanda che mi fanno è 'tutto bene?'
L'ultima domanda che mi fanno prima di essere morsi è 'cosa vuoi da me?'
La prima cosa che dicono è 'non farmi del male, ti prego.'
Ed è anche l'ultima.
Un vampiro non si nutre solo perché ha fame, un vampiro si nutre per vendetta, per rabbia, per noia o per la ragione più idiota del mondo: per amore.
Amore, che sentimento inutile. Meno male che il mio cuore neanche batte.
Meno male.'
 
 
Rimasi stesa in terra per minuti interminabili, quando a un certo punto, sentii le ruote di una macchina sgommare sull'asfalto.
Mi immobilizzai del tutto, chiudendo gli occhi. La luce dei fari era vicina, riuscivo a sentirla. Sentii il rumore della macchina spegnersi, insieme ai fari.
'Ehi, stai bene?' gridò una voce maschile. Sembrava un ragazzo dalla voce ancora non del tutto sviluppata.
Diamo inizio alla commedia.
'Dove sono? Oddio, cosa mi è successo?' Dissi iniziando a piagnucolare.
Ero un'attrice nata.
Il ragazzo si avvicinò sempre di più.
'Va tutto bene, ora ti porto a casa.' Cosa?
'No, no, sto bene.' Dissi velocemente, mettendomi a sedere e poi cercando di alzarmi.
Aprii gli occhi e vidi le mani del ragazzo tese verso di me. Erano bellissime. Delicate, quasi appositamente fatte per essere sfiorate. Le afferrai prontamente senza indugiare e mi feci tirare su. Mi ritrovai faccia a faccia con quel ragazzo.
E ve lo giuro, in quel momento mi sembrò di sentire il mio cuore, immobile da 145 anni, battere.
Aveva due occhi color nocciola che mi fissavano intensamente, pieni di preoccupazione. Le sue labbra erano carnose, morbide. Il suo naso perfettamente proporzionato al suo viso.
I suoi capelli erano sul biondo chiaro, quasi cenere. Aveva due sopracciglia folte, spesse.
Mi teneva con le mani e i suoi muscoli risaltavano tutta quella bellezza. Le sue braccia erano sicure, e piene di tatuaggi. 
'Che c'è?' La sua voce mi fece uscire dal mio stato di trance.
'Oh, niente, niente...' Sospirai.
'Allora vieni, sali in macchina. Ti porto a casa, sei un po' pallida.' Sono un vampiro, tu che dici? 'Non avere paura di me.'
Doveva essere lui ad avere paura di me... A proposito della mia natura a due zanne, perché non avevo voglia di mordergli il collo? Perché in quel momento non bramavo più il suo sangue? Quella voglia incontrollabile di succhiargli via anche l'anima era forse sparita, risucchiata da tanta bellezza?
Salii in macchina con lui e partimmo.
Cosa diamine stavo facendo? Ludmilla in ogni caso ne sarebbe stata felice.
Ludmilla era la mia sorella maggiore. Vampira, anche lei.
Lei era buona. Non faceva del male a nessuno, non era come me. Uccideva animali e si nutriva del loro sangue, ma non faceva mai del male a nessuno. Lei un tempo era stata innamorata, ma il vampirismo e la sua nuova natura l'avevano portata ad abbandonare l'amore. Ma non a dimenticarsene. Lottava ogni giorno contro se stessa, contro quello che era diventata. E ogni giorno soffriva, sapendo di non poter mai più tornare come prima.
Noi due eravamo le vampire più temute a Mystic Falls, 140 anni fa. 5 anni dopo la trasformazione, nel 1869, quella cittadina era piena di anime che imploravano i vampiri di non ucciderle. Che divertimento.
Ma dopo, un certo John, fece intrappolare tutti i vampiri in una chiesa e diede fuoco a tutto quanto. La nostra famiglia, i nostri amici, tutti. Perdemmo tutti. Io, mia sorella e alcuni vampiri originali riuscimmo a scappare grazie a un ragazzo che...
Fermi un attimo.
Girai la testa verso il ragazzo al mio fianco, che scriveva qualcosa sul suo iPhone mentre guidava sguaiatamente quella Range Rover nera.
Era identico al ragazzo che mi aveva salvato all'epoca.
E se fosse lui? E se fosse un vampiro come me? E se lui sapesse? E se il nostro incontro non fosse stato casuale? E se...
I miei pensieri furono bruscamente interrotti dalla voce del ragazzo al mio fianco che imprecava contro un automobilista.
'Pezzo di merda, guarda dove cazzo vai!' Urlò, aprendo il cruscotto e prendendo una sigaretta. Prese un accendino e la accese, aspirando il fumo.
Lo ammetto, era sexy.
'Allora... Come ti chiami dolcezza?' Chiese poi, voltandosi verso di me.
'M-mi chiamo... Rayne.' Stentai un po' a finire la frase. Forse mi avrebbe riconosciuta.
'Oh, che nel nome. Io sono Justin, piacere.' Disse sorridendomi.
Cercai di andare fino infondo a questa storia.
'Allora... Justin,' feci una pausa. 'Quanti anni hai?' Chiesi.
'19, tu? Sembri più piccola di me.' Osservò. Oh, sono molto più vecchia di te.
'In realtà ne ho 19 anche io.' Ribattei decisa.
'Diamine, te ne avrei dati 16!' Affermò sorridendomi di nuovo.
Dio, quel sorriso sarebbe stato in grado di riportare in vita un umano dal regno dei morti.
'Siamo arrivati.' Annunciò. 
Alzai lo sguardo e vidi un giardino splendido: una fontana era piantata in mezzo a una piazzetta, c'erano cespugli ritagliati in varie forme, e una villetta sorgeva davanti ai miei occhi.
Scese dalla macchina e feci la stessa cosa anche io. Ci addentrammo verso il giardino e percorremmo un viale pieno di petali di fiori e sassolini.
Era forse un giardiniere?
Arrivammo dentro casa e aprii la porta, facendomi entrare per prima.
Mi condusse verso la cucina e mi fece sedere su una sedia di legno. Quella casa era enorme. Un lampadario di cristallo aleggiava nell'aria e faceva una leggera luce offuscata su tutto il piano cucina.
'Vuoi qualcosa da mangiare? Qualcosa da bere? Medicine?' Mi chiese.
'Vorrei un bicchiere d'acqua con un po' di zucchero, credo che sia stato un calo di zuccheri.' Mentii.
 
 
'Ma com'è possibile, Damon?'
'Non lo so, Stefan. Justin Bieber è morto nel 1870, un anziano cacciatore di vampiri l'ha impalato.'
'Chi diamine è quello...'
 
 
'Come mai eri lì, in mezzo alla strada?' Mi chiese.
Mi bloccai. Inventa una scusa, presto Rayne, usa quel cervello.
'Ahm... In realtà, non lo so. Sì insomma, ero con i miei amici, stavano bevendo e forse abbiamo esagerato un po'..' Mentii di nuovo.
'Oh, capisco. È successo anche a me un paio di volte. Non che io sia un ubriacone indipendente, insomma guardami... Non sono tenero?' Disse tirando fuori il labbro inferiore. Quella domanda mi fece ridere, e così iniziammo a farlo insieme.
Parlammo ancora di varie cose, fino a quando arrivò la domanda che temevo più di un morso di un lupo letale per i vampiri.
'Insomma Rayne, sei fidanzata?' Mi chiese dopo un po'.
'Uhm... No.' Dissi abbassando lo sguardo.
'No? Hai mai avuto un ragazzo?' Chiese curioso.
'In realtà... No.' Risposi in imbarazzo.
Odiavo quella domanda. Ero un vampiro, come facevo ad avere un fidanzato?
Ero incapace di amare.
'E quindi non hai neanche mai baciato nessuno...' Disse Justin, traendo le giuste conclusioni. Annuii.
'Eppure sei così bella.' Continuò lui.
Arrossii e abbassai lo sguardo pregando che lui non mi vedesse.
Con l'indice mi alzò il viso, facendo sì che i miei occhi si incontrassero con i suoi.
'Sai, mi piace essere il primo a fare qualcosa. O almeno mi piacerebbe. Mi piacerebbe essere il primo della classe. Mi piacerebbe essere il primo a fare canestro durante una partita. Mi piacerebbe arrivare primo in classifica con la mia squadra. Mi piacerebbe essere il primo ministro accanto al presidente degli Stati Uniti. E in questo momento mi piacerebbe anche essere il primo a sfiorare le tue labbra.' Disse, guardandomi intensamente negli occhi.
Mi sentii strana, diversa. In quel momento, era come se fossi tornata umana. Era come se il mio cuore battesse e anche forte. Era come se provassi delle emozioni anche io.
Justin mi guardò le labbra e dopo di nuovo gli occhi. Cosa mi stava succedendo? Ero immobile davanti a lui. Avrei potuto ucciderlo. Mi prese il viso con tutte e due le mani e si avvicinò a me. Sempre di più. Che dovevo fare? Le nostre labbra si scontrarono vertiginosamente, e iniziarono a muoversi in sincronia.
In quel momento mi dimenticai tutto.
Dimenticai di essere un vampiro.
Dimenticai la mia vera natura.
Dimenticai il fatto che avrei potuto strappargli il cuore.
Dimenticai tutto.
Eravamo solo io è lui.
Un vampiro e un angelo.
Le nostre lingue iniziarono a danzare e a lottare contemporaneamente. Le nostre emozioni ci avrebbero uccisi.
O almeno avrebbero ucciso me, una novella nel provare tutto questo.
Le mie mani si spostarono dietro la sua testa, e intensificai il bacio tirando le punte dei suoi capelli e facendolo gemere.
'Dio mio Rayne, ti voglio, ora.' Gemette senza controllo.
Le sue dita sfioravano la mia pelle, che bruciava dall'eccitazione.
Iniziò a baciarmi il collo, mordendolo e succhiando un punto preciso.
A mio rischio e pericolo, feci la stessa cosa anche io.
Lo sovrastai, facendoci stendere sul letto. I nostri petti si sfioravano, riuscivo a sentire il suo cuore.
Ma lui, non riusciva a sentire il mio.
Iniziai a baciargli dalla mascella fino al collo, e mi sorpresi di me stessa: non lo morsi. Era come se fossi tornata la vecchia ragazzina umana, che andava a letto con tutti i ragazzi, e non si innamorava mai. La ragazza che ero prima di diventare un vampiro. Con l'esatta differenza, che forse sì: sapevo amare.
Ci mettemmo a sedere, continuando a volerci l'uno con l'altro.
Prese i lembi della mia maglia e me la sfilò, lasciandomi in reggiseno davanti a lui. Fece la stessa cosa, dandomi un'ampia vista dei suoi addominali scolpiti. Iniziai a sfiorarli e a baciarli, ad accarezzarli e a bramarli.
Ci staccammo, ponendo fine a quel bacio (o quel che era), e appoggiai la mia fronte alla sua. Le mie labbra tremavano, così come le sue.
Mi sentivo così felice, amata e... viva.
 
 
'E se lui fosse...'
'No, Damon. Non può essere.'
 
 
 
Continuammo a baciarci per tutta la notte, guardandoci negli occhi e implorando ognuno il tocco dell'altro.
Eravamo stesi sul divano, la mia testa era appoggiata sul suo petto e la mia mano intrecciata con la sua.
Ma dopo tutto, la mia domanda aveva bisogno di una risposta, anche se avrei rovinato il momento.
'Justin... Posso chiederti una cosa?' Tentai, sapendo già di stare sbagliando.
'Dimmi tutto.' Rispose, prendendo un altro sorso di vodka dal suo bicchiere sul tavolino davanti al divano.
'...Secondo te i vampiri esistono?' Azzardai una domanda più vaga.
'Cosa? I vampiri?' Iniziò a ridere. 'Ma cosa dici? Sei pazza? I vampiri non esistono Rayne!' Si alzò, continuando a ridere.
Cosa era appena successo?
Forse avevo frainteso tutto... Ma la somiglianza era davvero troppa.
'Senti, io devo dirti una cosa.' Dissi seria, alzandomi e raggiungendolo.
'Io sono un vampiro.' Dissi.
Improvvisamente la finestra del salotto si frantumò.
'Che sta succedendo?' Urlai in preda al panico. Mi girai verso Justin e lo vidi tremare, prima che un vampiro gli spezzasse il collo.
Urlai, per poi rimanere a bocca aperta e buttarmi in terra, prendendo Justin per il viso.
'Cosa diamine credevi di fare? Volevi forse farci scoprire?' Urlò uno dei vampiri.
Erano due originali: i famosi Damon e Stefan Salvatore, vampirizzati nel 1864 da Katherina Petrova, alias il peggior incubo di ogni vampiro.
'Non c'era bisogno di ucciderlo! Non vi aveva fatto niente!' Urlai con le lacrime agli occhi.
Avevo le lacrime agli occhi.
Le lacrime agli occhi.
Le lacrime?
'Stai tranquilla, è vivo. Ha l'anello, non vedi? Qualche ora e tornerà in vita.' Disse Damon, guardando e osservando la libreria di Justin.
'Ma non hai notato la strabiliante somiglianza a Justin Bieber, il vampiro che ci salvò tempo fa dall'incendio?' Mi chiese Stefan, fumante.
'Si che l'ho notata e stavo cercando di capire come diamine potesse essere vero prima che Damon gli spezzasse il collo!' Strillai.
'Le nostre teorie erano giuste, Stef.' Ridacchiò Damon.
'Quali teorie?' Chiesi tirando su col naso e abbassando lo sguardo verso Justin. Era così bello.
'Lui è il doppelganger di Justin Bieber, vampiro della generazione Drew, legato con la Petrova.' Disse Stefan, guardandomi negli occhi.
'Come...' Non riuscii a finire la frase. 'Come può essere?' Finì Damon. 'Beh, nella generazione dei Drew, nel loro grande libro, la famiglia si ferma appunto al vampiro Justin Bieber, ma nell'ultima pagina, scritto con il sangue, c'è una scritta: 'Non finisce qui.' Quasi da film di paura, no?' L'umorismo di Damon, sempre presente.
'Quindi ora tu dovresti consegnare il signorino a Katherine, lei lo ucciderà e spezzerà così questa maledetta maledizione della luce.' Spiegò Stefan. 'Libererà tutti i vampiri da questa schiavitù e potremmo camminare al sole senza problemi.'
'Esatto. La mia pelle non è più liscia come prima, neanche la Nivea riesce a ravvivarla. Il sole mi distrugge ogni giorno...' Disse Damon, fingendo di piangere. Il suo sarcasmo era come un dito in culo.
'No, non lo farò mai.' Dissi seria. Non potevo lasciarlo morire. Non dopo che aveva fatto uscire fuori la mia parte umana. Non dopo che aveva risvegliato un sentimento che avevo messo da parte per un secolo e mezzo: l'amore.
'Oh dai andiamo, non mancherà a nessuno questo stronzetto.' Disse Damon.
'Fratello, per favore.' Lo bloccò Stefan. Poi si rivolse di nuovo a me.
'Rayne, non c'è niente che tu possa fare. Morirà per forza.' Disse, poggiando una mano sulla mia spalla.
Mi alzai di scatto, guardandoli male.
'No.' Ribattei sicura di me.
Era l'unico, l'unico che nella morte era riuscito a farmi sentire così viva.
Non potevo lasciarlo morire. L'avrei protetto a costo di morire.
'Se non vuoi consegnarlo a Katherine, consegnalo a tua sorella.' Stuzzicò Damon.
'Cosa scusa?' Chiesi intontita. Che c'entrava mia sorella? Lei era buona.
'Damon, ti prego, non farlo...' Cercò di fermarlo Stefan.
'Tua sorella è alleata con Katherine.' Terminò Damon, ridendo.
Non riuscivo a crederci. Mia sorella.
Era mia sorella. Si era alleata con il nemico. Come aveva potuto?
'Lui deve venire con me adesso.' Una voce seria ordinò dietro di me. Le mie gambe iniziarono a tremare.
Mi girai e incontrai il mio incubo peggiore: Katherine, Katerina Petrova.
Non so con quale coraggio, ma riuscii a risponderle a tono.
'No! Non gli farete del male!'
In pochi secondi Katherine mi prese per la gola e mi sbatté contro il
muro.
'Tu non mi dici quello che devo o non devo fare ragazzina.' Disse, sorridendo. Avrei voluto staccarle quel sorriso sfottente a morsi.
'Lui è il doppelganger, deve essere ucciso così da liberare tutti i vampiri da questa schiavitù.' Disse seria. 'Ho bisogno della pozione del sole, così da poter completare il sacrificio.' Disse, sbattendomi più forte al muro e stringendo ancora di più le mani intorno al mio collo.
'Non ci sarà nessun sacrificio, se non il tuo.' Una voce tuonò dietro noi.
Improvvisamente, un paletto venne conficcato nel cuore di Katherine.
Si accasciò a terra, per poi mummificarsi del tutto.
E mi ritrovai davanti gli occhi lucidi di mia sorella.
'Non volevo. Non le avrei mai dato la pozione. Serve a far tornare un vampiro... umano. Umano come questo ragazzo. Ho mentito a Katherine, perchè se avesse spezzato la maledizione, tutti gli umani sarebbero stati in pericolo. E io non sono cattiva. Non volevo che nessuno si facesse del male. Neanche Rick.' Spiegò mia sorella.
Rick era l'umano di cui era perdutamente innamorata.
La abbracciai. Sapevo che non mi avrebbe mai tradita.
'Quindi adesso riuscirai a tornare umana.. Realizzerai il tuo sogno, Ludmilla!' Le dissi sorridendo.
Il suo viso si indurì.
'In realtà per far sì che la pozione funzioni, un vampiro deve morire.' Disse, amaramente.
'Cosa?' Chiesi, spalancando la bocca.
'Senti, quest'umano è speciale. Ed è quello giusto per te. È riuscito a farti sentire viva nella morte. E per questo io mi farò da parte.' Che significava?
'Emily, la strega millenaria, ha fatto un incantesimo, così da non incolpare nessuno, così da non fare del male a nessuno.' Le lacrime iniziarono ad annebbiarmi la vista.
Non poteva lasciarmi sola.
'No, non piangere. Va tutto bene. Morirò. Morirò per te. Per voi.' E detto questo, chiuse gli occhi e si accasciò al suolo.
'No! Ti prego, no!' Urlai. Una strana luce filtrò dalla finestra, illuminando il petto di mia sorella.
Il suo cuore volò fuori, liberandosi in aria. Iniziò a strizzarsi, facendo fuoriuscire un liquido rossastro.
La pozione del sole.
Poi, uno scoppio, e in quella casa rimanemmo solo io, la pozione e Justin.
Justin...
Fece un verso strano e poi aprì di scatto gli occhi.
'Cosa diamine è successo?' Disse, quasi urlando. Era sconvolto. 'Tu.. Loro.. Vampiri..' Sospirò, guardandomi confuso.
'No, non esistono i vampiri. Io non sono un vampiro.' Presi la pozione e aprii il tappo. Dovevo mettere fine a tutto questo.
'No, ferma.' Mi bloccò Justin.
'Cosa c'è?' Chiesi.
'Non farlo. Io so cosa sei. Sei un vampiro.' Affermò serio Justin. '...E voglio esserlo anche io, per vivere con te per sempre. Eternamente.' Mi sussurrò, guardandomi negli occhi e accarezzandomi la guancia.
'Justin... No.' Dissi, prima di ingerire il liquido. Non volevo questo per lui. Meritava di vivere la sua vita normalmente, senza problemi.
A primo impatto, mi sentii come sempre.
Dopo, la testa iniziò a girare, le forze mi abbandonarono totalmente. Mi accasciai al suolo, chiudendo gli occhi e sentendomi incredibilmente stanca.

 
Aprii di scatto gli occhi, cercando di abituarmi alla luce e di mettere a fuoco gli oggetti davanti a me. Mi ritrovai in una camera, quella di Justin.
E lui era li, seduto sul letto accanto a me.
'Ehi, ciao piccola.' Disse, dandomi un bacio sulla guancia.
'Ciao.' Risposi, sorridendogli.
'Come ti senti?'
'Sto... Bene.' Mi misi a sedere.
'Vuoi qualcosa?' Era preoccupato.
'Stai tranquillo, sto bene. Va tutto bene, non voglio niente.' Conclusi sicura. Guardai fuori dalla finestra e notai che era mattina: i raggi del sole filtravano in quella stanza, il cinguettio degli uccelli era notevolmente allegro.
'Perche hai bevuto la pozione?' Chiese, facendomi distrarre. Il suo volto era chiaramente deluso.
'Perché ho sempre voluto tornare umana, essere normale.' Feci una pausa. 'E poi perché volevo avere una vita normale... con te.' Ammisi, arrossendo.
Lui sorrise e avvicinandosi al mio viso, mi sussurrò sulle labbra: 'Non vivremo eternamente, ma almeno vivremo insieme. Fino alla morte.'
 
 
 
'E ora che Katherine è morta, che facciamo, fratello?' Chiese Damon.
'Che ne dici di una visitina a Mystic Falls? Sono anni che non torniamo a casa.' Rispose Stefan.
'Sì, Stef. Torniamo a casa.'
'E Rayne? Ora è umana.'
'La proteggeremo, te lo prometto.'

 

 
Questa storia fa schifo, volevo solo scrivere, scrivere e scrivere ancora.
Mia nonna sta male, e io devo sfogarmi in qualche modo, giusto?
  
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