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Autore: Marti Lestrange    01/08/2013    4 recensioni
Flashfic sul primo incontro tra Magnus e Chairman Meow.
NO SPOILER su TMI o TID.
Dal testo:
{All’improvviso, un miagolio distolse la sua attenzione da se stesso. Magnus si guardò intorno e quel suono risuonò nelle sue orecchie come un rumore di trombe infernali, nel bel mezzo della notte silente.}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Flashfic scritta in occasione dell'iniziativa "Multifandom Challenge" indetta dal gruppo Facebook "Fanfiction Challenges".

 
 
Fandom: Shadowhunters.
Prompt: gatto.
Rating: verde.
Titolo: “Benvenuto a casa, Chairman Meow”.
Personaggi: Magnus Bane.
Note: ho pensato di descrivere il primo, folgorante incontro di Magnus con Chairman Meow, ovviamente a Paris, dove sappiamo Magnus ha vissuto [per chi ha letto “La Principessa”, ultimo libro de “The Infernal Devices”, anche se la storia NON CONTIENE SPOILER, quindi state tranquilli ^^].
 
 
 


~Benvenuto a casa, Chairman Meow

 
Vagare per le strade della grande città era diventato un passatempo come un altro, ormai. Magnus fece vagare lo sguardo sui palazzi addormentati, sulla cattedrale di Notre Dame che si protendeva verso un cielo nero dal centro della Senna, il fiume scuro che scorreva placido poco distante, le sue acque putride cariche di ricordi e rifiuti dimenticati. Tutto taceva, soltanto pochi suoni rompevano l’aria monocorde che lo circondava: la voce grossa di un paio di barboni accampati sul fiume, che si riscaldavano con un fuoco improvvisato, e le grida di alcuni animali da bettola, i peggiori sgherri che Saint Germain potesse offrire al mondo, raccolti fuori da un infimo locale da quattro soldi, un boccale in mano e gli occhi vitrei. Magnus storse il naso e deviò per i Jardins du Luxembourg. Adorava i giardini. Lì riusciva a respirare un’aria diversa, lontana dagli odori spiacevoli degli stretti vicoli del centro storico e dalla mondanità fatalmente esposta dei grands boulevards. Non c’era nessuno, a quell’ora, a parte una sprovveduta coppietta che sedeva su una panchina accanto all’alto cancello in ferro. Non si accorsero nemmeno di lui.
Magnus buttò le mani in tasca e procedette lungo il viale alberato, ordinato e profumato di fiori. Le sue notti a Parigi trascorrevano lente, in una altrettanto lenta agonia, come un incubo senza fine. A volte non riusciva nemmeno a respirare, e uscire diventava l’unica soluzione al suo male di vivere. Era abituato a stare da solo, la solitudine era una condizione intrinseca del suo animo, e l’aveva accettata da tempo, ormai. Il futuro costituiva ancora un’incognita, un buco nero senza fine di giorni e mesi e anni. Di secoli. Il presente era però pesante come un fardello, un’incudine posizionata sulla sua testa, che lo opprimeva e lo angosciava, un mantello sulle spalle zuppo di angosce e paure e domande senza risposta, che lo trascinavano solo più giù nell’abisso.
All’improvviso, un miagolio distolse la sua attenzione da se stesso. Magnus si guardò intorno e quel suono risuonò nelle sue orecchie come un rumore di trombe infernali, nel bel mezzo della notte silente. I suoi occhi riuscivano a scrutare nelle tenebre. Un gattino bianco se ne stava eretto ai piedi di un grosso albero, e lo guardava. Lo guardava davvero, fissamente, e aveva gli occhi azzurri come il cielo. Risplendevano nell’ombra e riflettevano la luna.
Magnus gli si avvicinò, senza sapere bene perché, ma si sentiva attirare da quel gatto come se possedesse un qualche strano potere mistico.
- Ciao, palla di pelo – lo salutò chinandosi a grattargli le orecchie.
Il gatto miagolò in risposta, fissandolo ancora più intensamente.
Magnus non seppe spiegarsi quale forza lo avesse posseduto in quel momento, perché si ritrovò a camminare verso casa con il gatto misterioso stretto tra le braccia. Salì pigramente i gradini e si ritrovò nel suo attico con vista sulla città. Poggiò il suo nuovo amico sul divano di stoffa rosso e lo osservò attentamente, le mani sui fianchi. Sorrise sornione.
- Benvenuto a casa, Chairman Meow.

   
 
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