Lui riusciva ancora a percepire il delicato tocco delle mani di Aomine, la dolcezza dei suoi baci e il calore dei suoi abbracci. Ricordava quella sera come se fosse stata quella precedente, come se fosse un sogno che si ripete ogni notte. Eppure lui sapeva che non era così. Sapeva che era la realtà e che il suo amato Aomine non sarebbe mai più tornato da lui.
L'oscurità e la disperazione lo avvolsero in un'abbraccio che, a differenza di quello di Aomine, era freddo e gelido. Così prese la maglia che l'altro aveva lasciato lì l'ultima sera, ne inspirò a fondo il profumo e se la strinse al petto cercando il calore ormai perso e lasciandosi andare a un pianto disperato e silenzioso che il giorno dopo si sarebbe, forzatamente, trasformato in un falso sorriso atto solo ad ingannare gli altri e sé stesso, fino a che non sarebbe stato di nuovo assalito dalla malinconia. E così via in un infinito incubo circolare. Ormai la sua luce se n'era andata..