Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: watch me burn    01/08/2013    2 recensioni
Chi è June Curtis? June è una ragazza confusa, spaventata, che sta scoprendo il mondo e sta scoprendo, sulla sua pelle, che la vita, quando ci si mette, sa essere veramente bastarda.
Sean, invece, è fighter, un pugile. Ed è semplicemente il ragazzo più straordinario che lei abbia mai conosciuto. E' colui che la capisce meglio di tutti, colui che con un sorriso spegne tutti i suoi incubi.
Vi presento June, vi presento me.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 1 - VI PRESENTO: ME.


Non sono mai stata brava a rapportarmi con le persone. Ho sempre avuto paura, di tutto. Di quello che pensavano, di quello che dicevano, di come mi guardavano eccetera, anche se, quando me lo chiedevano, rispondevo sempre che a me non interessava il giudizio della gente. Non era così, una volta. La verità era che ne avevo paura, fin troppa forse, di quel dannato giudizio. Perché è questo che fa l’essere umano, giudica, ma non vuole essere giudicato. Bizzarra come cosa. Da piccola, durante gli anni delle medie, ero davvero timida. Parlavo con i  miei compagni e quelle altre quattro persone che credevo mi volessero bene e basta. Infatti, a causa di questa mia timidezza e del fatto che avevo paura della gente, paura di rispondere alle cattiverie che dicevano, venni presa di mira. Insomma, come si direbbe adesso in modo schietto e, perché no, volgare, mi prendevano per il culo. Ricordo che dovevo prendere l’autobus, il numero 44, per arrivare davanti scuola e per ritornare a casa. Verso la metà della seconda media iniziai a non volerci più salire su quell’autobus perché sapevo che qualcuno avrebbe detto qualcosa, fatto qualche commento. Così iniziai sempre più spesso a chiedere alla mia migliore amica di portarmi a casa e sua madre, sempre gentilissima, accettava tutte le volte. Non dico che lo facesse sempre volentieri, però almeno accettava. Ero ritenuta una sfigata perché portavo l’apparecchio fisso, mia nonna mi costringeva a portare sempre la coda da cavallo, non avevo abiti nuovi e alla moda anzi, usavo le vecchie maglie dei miei fratelli. Non avevo uno stile, diciamo. Ero grigia.
Non ho mai avuto un padre o meglio, ce l’ho avuto fino all’età di dieci anni, poi un giorno toccava a lui tenermi per il weekend e, durante una litigata con mia madre, prima di uscire dalla porta di casa nostra mi disse «ci vediamo tra due settimane.» ed uscì. Tutto normale se non fosse che io ho creduto a quelle parole ed ho aspettato che lui venisse a prendermi per più di un mese. Passavo le mie giornate a guardare fuori dalla finestra, con lo sguardo fisso sul portone di casa, nella speranza di vedere la sua auto grigia parcheggiarsi di fronte il nostro cancello. Ma questo non accadde mai. La mancanza di mio padre fu un ottimo argomento con il quale i miei coetanei si divertivano a stuzzicarmi. Odio l’ignoranza. E ciò che odio di più sono gli ignoranti. Per carità, ci sono persone ignoranti che, però, rimpiangono questo loro stato ed aprono le braccia alle cose nuove, mentre c’è un altro tipo di ignoranti: quelli ignoranti nell’anima, che pensano di sapere tutto, di essere i più bravi, i più intelligenti e (particolare che amo particolarmente adesso) pensano di essere i più furbi. Ecco, io ero circondata da gente del genere, che mi prendeva in giro perché si inventava storie sul motivo per il quale non vedessero mai mio padre e poi me le venivano a sparare in faccia ben consapevoli del fatto che io non avrei reagito perché avevo paura. Ma nonostante queste persone sono riuscita a vivermi la mia infanzia e, a parte qualche ricordo negativo, è stata rosa e fiori e la ricordo sempre con un grande sorriso. Sono sempre stata una bambina allegra e senza pensieri (Hakuna Matata, se mi capite) ed ho avuto due amiche importantissime per la mia infanzia, una di queste si chiama Sara ed è da tempo immemorabile la mia migliore amica.
Finite le scuole medie ed uscita da queste con il mio bel voto, giunse il momento di decidere quale scuola superiore avrei frequentato. Sapevo che la maggioranza dei ragazzi che avevano passato con me gli anni delle medie sarebbero andati alle superiori della città più vicina, a soli venti minuti di strada dal nostro paesello. Così io decisi di andare più lontano, a quaranta minuti di macchina dal borgo nel quale vivevo. Mia madre mi chiese più volte il motivo della mia scelta ed un giorno, prendendo il coraggio a due mani le dissi: «perché voglio ricominciare.» Sì, all’epoca avevo anche paura di parlare, di esprimere i miei pensieri, ma si può dire che l’ho superata alla grande, ormai.
Iniziate le scuole superiori mi scontrai con una realtà che non era più la mia. Non si trattava più della vita di un paese di poco più di un centinaio di abitanti, si trattava di una città con numeri ben più consistenti. Le ragazze che avevo in classe parlavano di trucchi, indossavano begli abiti e si curavano le unghie andando a farsi la manicure, io ero sempre la stessa bambina impaurita con gli abiti dei fratelli più grandi. Il mio primo anno alle superiori fu di studio, non solo delle nuove materie che mi si presentavano, ma della gente, delle abitudini, del dialetto un po’ differente dal mio, della moda. Iniziai ad affacciarmi anche io a quest’ultimo campo. Credo che prima o poi tutte le ragazze ci debbano fare i conti. Così iniziò anche a piacermi. Iniziai finalmente a scegliere io le cose da comprarmi e non più mia madre. Iniziai a tenere i capelli sciolti e, dal secondo anno, iniziai anche a truccarmi. L’Eye-liner ormai è diventato il mio migliore amico alla mattina.
Tutto andava bene, non a gonfie vele però la mia vita procedeva senza grandi drammi fino a quando, in seconda, non venni bocciata. Quell’estate io e mia madre parlammo molto, avevo messo su qualche chilo da alcuni mesi a quella parte e, interrogando bene me stessa, mi accorsi di essere infelice. Per mia madre fu un duro colpo, quello. Mi vedeva sempre sorridente ed allegra e quando glielo chiedevano lei rispondeva sempre che io ero felice, ma non sapeva che io avevo un mostro che mi rodeva dentro, mi strappava l’anima e mi consumava il cuore. Lei non lo sapeva e, a dirla tutta, non lo sapevo nemmeno io. Così frequentai di nuovo la seconda, nella medesima scuola. E da lì la mia vita ripartii. Conobbi due ragazze stupende, meravigliose che rendevano migliore anche a me. Con loro due e mia madre riuscii a superare ciò che mi tormentava: mio padre. Senza accorgermene, per anni, ho covato dentro di me tanta rabbia, delusione, tristezza e, in quantità spropositata, senso di colpa. Avevo iniziato a pensare, contro la mia volontà, che tutto era successo a causa mia. Perché non ero, probabilmente, la bambina che lui voleva, perché non ero brava in matematica, perché non ero sportiva, perché non volevo praticare la pallavolo come lui mi “spronava” a fare. Perché non ero quello che lui voleva. E questi pensieri mi mangiavano dentro e mi hanno divorato l’anima per tanti anni. Quando finalmente, nell’estate tra la seconda e la terza superiore, mi sono resa conto di aver ormai superato quei timori, decisi di farmi un tatuaggio. Mi tatuai due farfalle che volano a simboleggiare la mia libertà da quelle paure, la mia nuova rinascita, la mia nuova me.
Come detto avevo iniziato a mettere su qualche chilo, troppi chili. Così, all’inizio della terza, decisi di andare in palestra, a fare arti marziali miste. E, Dio, quella è stata la decisione più azzeccata di tutte. Da quel giorno la mia vita è cambiata totalmente, soprattutto perché ho conosciuto lui


___________________________________________________
Spazio autrice:

Come forse avete capito questa è una storia autobiografica. Spero che qualche anima buona abbia voglia di recensirla e darmi qualche consiglio.. Grazie a te, anima buona, che recensirai. Perché so che prima o poi farò pena a qualcuno *^*
grazie a tutti, a presto <3

E_Y
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: watch me burn