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Autore: impenga    01/08/2013    0 recensioni
"siamo di nuovo qui, come piace a noi, secondo le nostre regole."
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Boys Are Back
Only God can judge them now

“Ero stufo. Stufo di quella gente che mi giudicava senza sapere chi ero e cosa avevo fatto per arrivare fin lì. Sapevano solo dire che meritavo di morire, che mi odiavano, che non avevo alcun rispetto per la vera musica dato che l’avevo inquinata con la mia presenza. Siamo persone, solo perché teniamo un microfono in mano non significa che non faccia male. E questo che dovrebbero capire. Fa male tutto questo. Ha fatto male a me come agli altri. Ogni tanto mi dicevo che forse avrei dovuto smettere ma poi mi bastava guardare le ragazze che urlavano e piangevano quando mi vedevano e capivo che idea stupida mi era venuta. Loro erano tutto per me. La prima cosa che facevo la mattina era accendere il computer mentre facevo colazione e guardare i loro tweets. Molti mi facevano ridere, alcuni erano dolci, cercavo di seguirne il più possibile. Eravamo lì solo grazie a loro. E pensavo che era giusto ringraziarle. Quei milioni di fan erano diventati la mia seconda famiglia. Anche se certe volte mi spaventavano. Sapevano quasi sempre dove eravamo e che stavamo facendo. E per quanto le amassi c’era troppa pressione. Non potevo fare niente di sbagliato, neanche un passo falso, quei comuni sbagli che facevano tutti alla mia età. Non si poteva. Non si poteva perché rischiavamo tutto. Per me era troppo. Quando mi presentai ai provini di x-Factor non immaginavo neanche di passare la prima selezione. Figuriamoci come potevo anche solo pensare di arrivare fino a quel punto. Per gli altri era la stessa cosa. Eravamo stanchi di non poter  vivere come ragazzi della nostra età per quanto tutto fosse magnifico. Ogni cosa che facevamo era controllata dai manager. Eravamo le loro macchine di soldi. Colavamo oro e non volevano perdere il loro guadagno permettendoci di compiere qualche sciocchezza. Siamo andati avanti per 4 anni così. Senza poter essere noi stessi.  Nessuno ci conosceva veramente per i ragazzi che eravamo. Era tutta una maschera. E non ne potevamo più dell’odio immotivato delle persone che ci insultavano pesantemente perché avevamo realizzato il nostro sogno. Così dopo 4 anni la facemmo finita. Avevo 20 anni. Fu una decisione di tutti. Ognuno ebbe la sua parte e ci promettemmo di rimanere in contatto. Ovviamente non fu così. Ognuno di noi prese la propria strada e dopo un po’ smettemmo di sentirci. Dovettero passare 2 anni prima che io potessi uscire di casa senza essere assalito dalle fan che piangevano disperate chiedendoci perché era finita così. Due anni prima che le persone che conoscevo tornassero a chiamarmi semplicemente Harry e non Harry Styles Della Band Che Si  E’ Bruciata. Era finita e lo avevo accettato. Avevo cominciato a lavorare in un negozio di musica perché qualcosa di quel mondo mi mancava. La magia di tenere un microfono in mano e di sentire migliaia di persone che urlano il tuo nome. I giorni in studio a registrare e scrivere nuovi pezzi. Quando ero per strada nessuno mi correva più incontro per un autografo. Nessuno provava più interesse per me.
Ed era strano.”
Alan Carr mi guardò annuendo ,ma sapevo che lui conosceva già tutta la storia e me la stava facendo ripetere a beneficio del pubblico a casa che stava seguendo la trasmissione. Rivivere quelle esperienze era qualcosa di molto forte e complicato per me. Non era stato facile separarmi dalla vita di superstar.
- questa parte della storia la conosciamo già tutti Harry ma dopo cosa è successo?- mi chiese con insistenza l’uomo seduto di fronte a me. Presi un bel respiro e sorrisi.
- Sai quello che è successo è piuttosto strano. Ero nel negozio e stavo ascoltando il nostro primo album ricordando i concerti registrando il tutto esaurito quando una ragazza che avrà potuto avere 22 anni è entrata nel negozio. Appena mi ha visto ha cominciato ad urlare. Dio, è stato uno shock.  E non smetteva. Così alla fine le ho tappato la bocca con una mano e l’ho guardata negli occhi. Stava piangendo. Le sue lacrime mi bagnavano la mano. Così l’ho tolta. E lei si era zittita e mi guardava con gli occhi spalancati. Poi mi ha chiesto un autografo e di fare una foto insieme. Io non ero più abituato, non mi succedeva più. Poi lei mi ha chiesto scusa per l’urlo e tutto il resto ma – mi ha detto – era talmente incredibile e bello avermi davanti agli occhi che non era riuscita a trattenersi. Mi raccontò che quando ci eravamo sciolti lei era stata male ma aveva capito le nostre ragioni. Capiva che eravamo dei semplici ragazzi con troppe responsabilità. Non trovava giusto non avere libertà. Poi mi chiese come mi sentivo lontano dalla musica. E’ strano come a volte ad un estraneo raccontiamo cose che non diremmo neanche a nostra madre. Davanti a quel viso seppi dire solo la verità. Che mi mancava , mi mancavano gli altri dopo tanto che non ci sentivamo, mi mancavano le mie directioners, mi mancava la folla, mi mancava lo studio di registrazione, le arene, le cerimonie di premiazione , il Madison Square Garden, la sensazione di quando sei consapevole di provocare pianti e urla cantando, di quando ti rendi conto che ci sono milioni di persone fuori che sono lì solo per te. E mentre gli raccontavo tutto mi resi conto che nella mia vita avrei potuto fare solo quello. Non ero mai stato bravo in niente che non fosse cantare. Lei mi ascoltò in silenzio. Quando finii di parlare mi sentii come svuotato di un grande peso. Stemmo in silenzio. Poi disse: - Harry non lo dico per me o per altri milioni di fan. Lo dico per voi. Si vede che non ce la fai più a condurre una vita semplice. Siete animali da palcoscenico, è il vostro elemento. Hai la mano fatta apposta per tenere un microfono e una voce fatta apposta per cantare. E sei fai qualche telefonata ti accorgerai che non sei l’unico a cui manca.3 anni sono abbastanza. - detto questo uscì lasciandomi da solo. Mi sentivo molto come Simba nel Re Leone quando  il babbuino scemo gli diceva che non doveva dimenticarsi chi era. Mi appoggiai al bancone e tirai fuori il telefono. Per quanto ne sapevo i ragazzi potevano aver cambiato i numeri di telefono. Non stai decidendo niente Harry mi ripetevo. Sono solo delle telefonate. Il primo che chiamai fu Louis. Era una vita che non ci sentivamo. Gli chiesi di vederci tutti insieme con gli altri uno di quei giorni per qualcosa del tipo una serata tutti insieme. Poi chiamai Niall, Liam e Zayn. Decidemmo di vederci quel sabato sera al bungalow del mio patrigno. Quando ebbi finito entrai in una specie di stato di ansia. Insomma erano 3 anni che non li vedevo. Zayn poteva essersi fatto il ciuffo azzurro puffo intanto! A quel pensiero mi misi a ridere perché era possibile ed era possibile anche che Niall si fosse fatto crescere i baffi. Sabato uscii presto da lavoro , andai a comprare delle birre e poi mi misi in macchina e guidai cercando di calmarmi. E più ci pensavo, più mi sembrava incredibile che un’unica ragazza fosse riuscita  a farmi fare qualcosa che non avrei mai avuto il coraggio di fare. Quando arrivai ,mi misi comodo sul divano ad aspettarli. Non passò molto tempo prima che il campanello suonasse. Scattai in piedi,  passai per l’ennesima volta la mano nei ricci per calmarmi e aprii la porta. Era Zayn. Appena mi vide , mi abbracciò stritolandomi senza neanche darmi il tempo di salutarlo. Quando si staccò , lo osservai per bene. Non era cambiato di una virgola negli ultimi 4 anni e ne rimasi sollevato.- Mi interruppi un secondo per riprendere fiato.
- Niall, Louis e Liam arrivarono quasi contemporaneamente dopo una decina di minuti e allora , ricominciando a parlarci,mi accorsi che alla fine non era cambiato niente tra noi. Certo, eravamo più anziani, diciamo e Zayn e Louis avevano circa una ventina di tatuaggi in più, ma l’affetto che provavamo l’uno per l’altro non era cambiato. Eravamo, e siamo, legati in un modo indissolubile avendo condiviso tutto. E quando dico tutto, intendo veramente tutto.-
L’ultima frase portò delle risate da parte del pubblico e di Alan mentre i 4 ragazzi accanto a me sorrisero. Sì, perché oggettivamente avevamo condiviso ogni aspetto di quella pazza vita che conducevamo.
-Insomma, ci eravamo persi 3 anni l’uno della vita dell’altro e c’erano talmente tante cose da raccontare…e anche cose personali che ora non dirò. Innaffiammo la rimpatriata con almeno 4 birre a testa. Quindi , Alan, ti lascio immaginare come eravamo conciati quando Niall, all’improvviso, si alzò e corse fuori per poi rientrare esattamente 43 secondi dopo con una chitarra classica in mano urlando di voler ritornare ai vecchi tempi anche se solo per poco. Eravamo euforici, sia per l’effetto delle birre sia per l’idea avuta. Non so in che modo questo diavolo irlandese – mi interruppi dando una pacca sulla spalla a Niall- si ricordò le note di “Little Things”, ma successe. E poi fu come avere di nuovo 19 anni. Le nostre voci insieme, l’armonia che creavano esattamente come tre anni prima, le sensazioni provate in quell’incredibile tour de force. Un fiume di ricordi attraversò i miei pensieri e mi resi conto che il mio posto era con questi quattro pazzi. Non avrei mai potuto intraprendere una carriera come solista, cosa che avevo pensato molte volte. Non sarei mai più entrato in una sala di registrazione, ne avrei calcato di nuovo il pavimento di stadi e arene senza di loro.-
- Quando concludemmo l’ultima nota nella stanza scese il silenzio. Fu attorno al fuoco dello stesso bungalow di 7 anni prima che decidemmo. Decidemmo di tornare. Decidemmo di essere pronti per esserci di nuovo. Decidemmo di ricominciare secondo le nostre regole e secondo i nostri desideri. Ci incontrammo con i dirigenti della SONY  due settimane dopo i quali rimasero sbalorditi dalla nostra richiesta ma che decisero di accordarci un contratto. Di nuovo noi. Cominciammo a scrivere, a provare accordi e a cercare un sound adatto a noi, un nuovo sound, qualcosa che non si fosse mai sentito.. Sinceramente non credevamo che avremmo avuto lo stesso successo di prima, ma non è stato così. E improvvisamente c’erano di nuovo la musica, le ragazze che urlavano, i milioni di follower su twitter, i fans, le associazioni benefiche, i servizi fotografici, . Tutto di nuovo e non potevamo essere più felici. Siamo di nuovo qui e siamo più forti di prima. Il risultato di quest’anno di lavoro, Alan , lo tieni nelle tue mani e non potremmo esserne più felici. –
Conclusi il mio discorso passandomi una mano tra i ricci. Alan Carr stringeva tra le dita il nostro album di ritorno, qualcosa su cui avevamo lavorato a lungo ma di cui eravamo pienamente soddisfatti. C’era un po’ di ognuno di noi in quelle 14 canzoni, e dopo quattro anni di vuoto, io mi sentivo completo.
- Bene – disse Alan – “Back To Us”, il nuovo album di questa favolosa band esce il 23 luglio, cosa che non mi sembra così casuale ragazzi. A nome del mondo della musica ringrazio questa meravigliosa ragazza che ha fatto tornare il sale in zucca al nostro Harry.-
-Sì – aggiunsi – grazie Kimberly.-
- Allora, ragazzi è ufficiale? – chiese Alan – i One Direction sono tornati?-
Ci guardammo, sorridendo come se non stessimo aspettando altro che quella domanda. E per me era così.
-Sì Alan – confermò Liam – siamo tornati.-
  
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