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Autore: Loki__Laufeyson    01/08/2013    5 recensioni
(REVISIONE in corso capitoli --- per ora non andrò avanti ma cambierò un po' di cose nei capitoli precedenti che non andranno ad influire molto sulla storia, mi scuso ancora per il ritardo)
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“Oh mio dio!!! Sembra di stare in una sauna qua dentro!” disse con la vista offuscata dal calore che emanava l'acqua bollente.
Non ci volle molto che Loki capì subito a chi appartenesse quella voce squillante e irritante.
“Ma che...!? Clary, esci! SUBITO!” era infuriato come non mai vedendo la ragazza andare verso la finestra per aprirla. Ma la testardaggine di quella non le permise di ascoltarlo.
“Su esci dall'acqua e vestiti” gli disse amichevolmente girandosi verso di lui e facendogli un gesto con la mano che lo intimava ad alzarsi. Ma il dio rimase lì, guardandola irritato senza dirle una parola.
“Dai su! Che aspetti? Op op” si avvicinò a lui battendo le mani.
Non sopportando quel gesto il dio si mosse di scatto, imprigionandole i polsi della ragazza in una stretta di ferro.
“Non osare. Mai più. A fare. Così” la minacciò scandendo ogni singola parola, con un sorriso amaro e gli occhi pieni di rabbia, mentre la tirava a sé con lentezza mentre
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Lo rincorreva da ormai un tempo che sembrava infinito, cercando in tutti i modi di fermarlo, ma si accorse che quello era tutto inutile.
Quindi si fermò e, nello stesso istante, urlò contro il fuggitivo: “Fermo!”

La sua voce rimbombò per tutto il corridoio, potente e austera.
Il diretto interessato si fermò, ma non perché voleva dar retta all'ordine dettatogli.
Oh no.
Si fermò per vedere un ultima volta lo sguardo di Thor che, in quel momento, stava digrignando i denti e i suoi occhi brillavano di tristezza e dolore.

Il dio degli Inganni si voltò verso il suo odiato fratellastro con un sorriso amaro stampato sulle sue labbra fini.
Mosse leggermente le dita e sussurrò delle parole; così facendo dietro di sé apparve un portale.

Thor aprì la bocca per parlare, per spiegargli che stava sbagliando, ma fu anticipato da Loki, che lo guardava con odio e disprezzo: “Nessuno mi può dettare ordini, Thor” detto ciò gli diede le spalle.
Il Dio del Tuono cercò di raggiungerlo allungando una mano, ma prima che potesse afferrargli una spalla, Loki entrò nel portale e subito dopo il suo passaggio quest'ultimo si chiuse, lasciando Thor solo e confuso nel corridoio.



 

Aprì gli occhi di scatto e si guardò attorno, come se si sentisse osservato da qualcuno. Ma l'unica cosa che vedeva erano i mobili che riempivano i muri bianchi della sua dimora midgardiana.

Era l'ennesima volta che Loki faceva lo stesso sogno: quando vide per l'ultima volta Thor, un attimo prima di andarsene da Asgard - non che lo rattristasse aver lasciato Thor ed aver abbandonato Asgard anzi, al contrario, era felice di essere libero -.
Si sedette sul bordo del letto stropicciandosi gli occhi. Emise uno sbadiglio, poi con stanchezza si alzò dal letto per raggiungere l'armadio dove tirò fuori delle vesti nuove.

Emise un altro sbadiglio mentre si incamminò verso il bagno dove aprì l'acqua della vasca e pose ordinatamente i vestiti accanto ad essa.
Intanto andò in cucina a prepararsi del caffè. Da quando aveva assaggiato per la prima volta quella stana brodaglia ormai Loki non ne poteva fare più a meno. Amava quel retrogusto amaro e l'odore che emanava.

Una volta finita la 'colazione' ritornò in bagno, si spogliò ed entrò lentamente nella vasca.
Appoggiando delicatamente la testa sul muro dietro di sé chiuse gli occhi.


Nel frattempo che il dio si godeva il calore che emanava l'acqua, la porta principale fu aperta ed una persona vi entrò, cercando di non farsi sentire dal proprietario della casa. Richiuse lentamente la porta dietro di sé e con passo felpato si avviò verso la camera.
Notando che non c'era nessuno sul letto, l'infiltrato notò che fuoriusciva del calore fuori dalla porta del bagno. Poggiò la mano sulla maniglia e di scatto aprì la porta, che fece sobbalzare il dio degli Inganni.
Oh mio dio!!! Sembra di stare in una sauna qua dentro!” disse con la vista offuscata dal calore che emanava l'acqua bollente.
Non ci volle molto che Loki capì subito a chi appartenesse quella voce squillante e irritante.
“Ma che...!? Clary, esci! SUBITO!” era infuriato come non mai vedendo la ragazza andare verso la finestra per aprirla. Ma la testardaggine di quella non le permise di ascoltarlo.
“Su esci dall'acqua e vestiti” gli disse amichevolmente girandosi verso di lui e facendogli un gesto con la mano che lo intimava ad alzarsi. Ma il dio rimase lì, guardandola irritato senza dirle una parola.
“Dai su! Che aspetti? Op op” si avvicinò a lui battendo le mani.
Non sopportando quel gesto il dio si mosse di scatto, imprigionandole i polsi della ragazza in una stretta di ferro.
Non osare. Mai più. A fare. Così” la minacciò scandendo ogni singola parola, con un sorriso amaro e gli occhi pieni di rabbia, mentre la tirava a sé con lentezza mentre la ragazza si agitò dal dolore. Il dio la lasciò andare per rimettersi subito dopo comodo, con la testa appoggiata al muro e gli occhi serrati.
“Ma chi ti credi di essere!?...un Dio!?” si massaggiò i polsi con una smorfia di dolore.
“In realtà lo sono” gli rispose tranquillamente prima di immergere la testa nell'acqua.
“Oh... Fa lo stesso, comunque ti devi sbrigare” iniziò a parlare non appena vide la testa di Loki risalire in superficie.
“Come mai così tanta fretta?” gli chiese subito dopo essersi tirato indietro i capelli.
“Perché bisogna preparare il pranzo! - allargò le braccia come se fosse la cosa più ovvia del mondo – Ed io non sono una delle tue servette che avevi ad Asgard” concluse prima di uscire dal bagno, per lasciare al dio un po' della sua intimità. O almeno quel poco che gli rimaneva.
Sbuffò seccato, poi si decise ad alzarsi.

Uscì dopo poco dal bagno, per poi avviarsi verso la cucina.

“Finalmente! Pensavo fossi annegato!” lo stuzzicò Clary mentre stava cucinando.
“Ma se ci ho messo 10 minuti” si lamentò.
“Davvero? Mi sembrava molto di più” fece spallucce mentre metteva in forno il cibo.
“Mhmm” rispose distratto mentre odorava il delizioso odore che si era già sparso per tutta la cucina.
“E' pollo” gli spiegò togliendosi i guanti da forno e andando verso il frigorifero.
“Solo?”
“E insalata con pomodori” poggiò le verdure sul tavolo e guardò Loki con gli occhi spalancati, come se si aspettasse che si mise subito a lavoro.
Loki stette per un po' in silenzio, non capendo lo sguardo della ragazza. “Cosa?” si decise a parlare.
“Dai vieni” gli fece cenno di sedersi con un sorriso amichevole e voce serena. Loki accettò l'invito dell'amica. “A lavoro” gli avvicinò le verdure che dovevano essere pulite e porgendogli, allo stesso tempo, il coltello.
Loki si mise a ridere scuotendo la testa ed iniziando a 'lavorare' “Mi sembrava strano che fossi diventata, così di punto e in bianco, gentile”.
“Allora hai pensato molto male...mio caro Loki” si mise a ridere pronunciando quelle parole.

Mentre Clary finiva di preparare il resto del pranzo, Loki, che aveva già finito il suo compito, iniziò ad apparecchiare la tavola per loro due.



 

“Davvero buono” si espresse lui mentre si gustava il delizioso pollo preparatogli dalla sua amica che, sedutagli accanto, anche lei si stava gustando il pranzo.
“Eh già. Anche tu non sei stato male...questi pomodori sono davvero deliziosi” concluse ironicamente, mentre si mise in bocca il suddetto ortaggio.
“Ma che simpatica sei Clary, sul serio” ribatté Loki ironicamente, con un accenno di sorriso sulle labbra.

Alla fine del pasto Clary fece per iniziare a mettere a posto ma Loki la fermò con un gesto della mano “Lascia...ci penso io” disse sorridendole.
“Grazie” Clary era compiaciuta di quel suo amorevole gesto, insomma erano rari i momenti in cui Loki era gentile.
“E' il minimo”

Clary lo osservò per tutto il tempo, con occhi lucidi e pieni d'amore, come se fosse il suo piccolo e dolce Loki – se non si contava l'età -.
“Caffè?” lo fece distrarre dai suoi pensieri porgendole una tazza già pronta con un po' di latte e un pizzico di panna, come piace a lei.
“Oh..ehm...sì...grazie” il suo tono era distratto e i suoi occhi leggermente spalancati, che esprimevano stupore e gentilezza.
Non appena Clary prese la tazzina, Loki le accennò un sorriso e si sedette accanto a lei.
“Oh! Prima che me ne dimentichi” Clary si girò di scatto dietro di lei tirando fuori dalla sua borsa un libro che poi poggiò sul tavolo “Avevo trovato in cantina questo vecchissimo libro, e ho pensato...che ti sarebbe interessato”
Loki lo prese osservandolo attentamente. Non vi era nessun titolo nella copertina, era tutto ricoperto di cuoio marrone con rifiniture d'oro.
“Interessante...che cos'è?”
“E' un libro di magia”
“Interessante” affermò, realmente stupito.
“Ti piace?” era allarmata, pensava che non gli sarebbe piaciuto dato che Loki aveva moltissimi libri riguardanti la magia riposti nella libreria, che occupava quasi tutto il salotto.
“Ma certo! Mi conosci bene” Loki non smise di fissare il libro.

Sollevata da quella risposta si mise a ridere.
Sentendola ridere Loki posò il suo sguardo su quello di Clary. Gli era sempre piaciuto quando lei rideva, lo faceva sentire in qualche modo 'felice'.

Clary notando che Loki la osservava smise di ridere e arrossì, chinando il capo e iniziando a fissare il tavolo.
Passarono pochi secondi e con un gesto della mano Loki invitò Clary ad avvicinarsi a lui per sfogliare insieme il libro. Lei accettò l'invito e si sedette ancora più vicina a lui.
Dopo essersi messi comodi iniziarono coll'aprire il libro.

Mentre sfogliavano le vecchie pagine piene di polvere vi erano delle magie che impressionarono tutti e due, sopratutto Loki dato che alcune di esse non le aveva mai viste.

Passarono varie ore, tutte usate per sfogliare il libro, che sembrava non finire mai.

Ad un tratto una delle magie trovatasi a pagina 394, incuriosì Clary che chiese al dio con un gesto della mano di non voltare la pagina. Loki cercò di intravedere che cosa aveva catturato così tanto l'attenzione della ragazza “Cosa hai trovato?” guardò con attenzione le parole della pagina, ma non vi trovò alcun segno.
“Niente - alzò lo sguardo verso quello di Loki, mentre cambiava pagina - nulla di interessante, mi era difficile capire alcune rune”
Loki capì subito che era una menzogna, come si poteva dire una bugia a lui che degli inganni era il Re? Ma non insisté e tornò a guardare il libro.
Clary si imbarazzò al silenzio di tomba che persisteva da troppo tempo tra lei e Loki. Guardò l'orologio e notando che ore erano si alzò dalla sedia e prese la borsa.
“Dove vai?” Loki notò lo scatto improvviso della ragazza, ma non si alzò.
“Devo andare”
“Ma...sono solo le tre” accennò un leggero sorriso.
“Esatto” disse mettendosi la borsa a tracolla mentre il dio la guardava con un’implicita domanda nello sguardo. “Non guardarmi così – gli disse notando il suo sguardo – tu non sei il mio unico amico, Loki. Io non sono come te: asociale” sorrise ironicamente.

“Io non sono asociale...è solo che non sopporto la presenza delle persone....” precisò il dio passandosi una mano tra i capelli.
“Allora mio caro Loki, questo posto non fa per te. Invece che stare in città, io ti consiglierei di andare ad abitare...in montagna, magari è più adatta a te. Fidati” si diresse alla porta con ancora lo sguardo di Loki puntato addosso, mentre quest'ultimo si alzava.

Aprì la porta senza indugi e, prima che il dio potesse parlare, la richiuse dietro di se per poi scendere le scale ed uscire dal palazzo.


 


Per pochi attimi Loki stette a guardare la porta, poi il suo sguardo si posò sul libro e pensò a poco fa.
Si sedette di nuovo e riprese a sfogliare il libro, fino a ritornare a pagina 394. Si mise a cercare.

Passarono alcuni minuti quando alla fine trovò l'incantesimo che aveva attirato l'attenzione di Clary - almeno pensò che era quello, insomma conosceva fin troppo bene Clary - . Era un' incantesimo non da sottovalutare, molto complesso e richiedeva molta attenzione. L'incantesimo – da come c'era scritto – veniva evocato con l'energia positiva e per metà tangibile che catalizzava alcuni ricordi felici del mago evocatore e generalmente veniva usata per proteggersi da creature oscure. Se evocato correttamente prendevano forma di un animale, se no si presentavano sotto forma di nebbiolina argentea.
A quel punto capì e si ricordò di tutte quelle volte in cui Clary lo costringeva ad uscire dal suo appartamento per andare nel parco, e quando incontrava un gatto randagio lo voleva per forza prendere in braccio e coccolarlo.

Di scatto gli venne un lampo di genio e decise di dirigersi verso la porta ma prima di aprirla, prese il cappotto. Era un colore nero di pelle e aveva due piccole tasche ai lati, dentro una di esse c'era il suo portafoglio.
Messosi l'elegante cappotto e aver preso anche le chiavi di casa aprì la porta e uscì, senza pensarci due volte.
Dopo aver sceso le scale ed essere uscito dall'edificio, si guardò intorno: un mucchio di gente che correva di qua e di là, come se fossero una mandria imbizzarrita. Non ci badò e si mise in cammino, finché non si soffermò davanti ad un negozio.
Sapendo che era quello giusto entrò dentro e diede un'occhiata intorno. Si soffermò d'avanti ad una gabbia, e vi guardò l'interno.

“Vi posso aiutare, signore?” gli chiese una signora andando verso di lui.
“Si... volevo sapere quanto veniva” rispose – tutto aveva un prezzo in quel pianeta, ma lì non vedeva l'etichetta - indicando la gabbia d'avanti a lui.
“Oh...questi non hanno prezzo - Gli spiegò mentre il dio guardava la creatura, con una domanda nello sguardo – sono animali che vengono dal canile e li hanno portati qui almeno noi possiamo dargli una mano a far trovare casa a questi cuccioli. Non molte persone vanno al canile al giorno d'oggi...e quindi...”
“Ho capito” gli rispose il dio, poco interessato al discorso.
“Allora...gli interesserebbe prenderne uno?”
“Si” si decise a rispondere dopo un po' di tempo.
“Bene allora mi segua - Gli disse conducendolo alla cassa e porgendogli dei fogli - ecco deve firmare qui, qui e qui. In pratica è un figlio dove abbiamo la conferma che l'animale è, da ora, di sua proprietà ” gli spiegò mostrandogli dei punti esatti dove doveva firmare.
“Ok” la voce era flebile come quasi un sussurro, mentre firmava le carte.

“Bene, è tutto” disse la commessa non appena Loki aveva fatto l'ultima firma “Ora è suo...e se vuole seguirmi...”
Il dio la segui e si ritrovò di nuovo d'avanti all'animale, così peloso e così piccolo come quasi un batuffolo nero, con due occhi verdi che si intravedevano subito, e una macchiolina rosa che era il naso.
“Vorrebbe una gabbia, per portarlo?”
“No, grazie” rispose distratto mentre ammirava la creatura. La commessa quindi tirò fuori quel piccolo batuffolo dalla gabbia e con gentilezza lo ripose tra le braccia del dio, che lo avvolse tra le sue braccia con gentilezza come se non volesse fargli del male. Quando se lo ritrovò in braccio sembrò più piccolo di come lo aveva visto pochi istanti prima. “Buona giornata” accennò un leggero sorriso alla signora, per poi dirigersi verso la porta e uscire dal negozio, diretto verso casa.


 

Chiuse la porta dietro di sé, andò nel salotto dove ripose la creatura sopra un morbido cuscino sul divano. Si tolse il cappotto e dopo averlo rimesso apposto si diresse verso il frigo. Tirò fuori del latte e un pentolino per riscaldarlo, in seguito perse una piccola scodella e vi versò il latte tiepido.



 

Iniziò a pensare quando era solo un fanciullo e aveva un gatto. Un Persiano. Lo aveva chiamato Selje. Il nome lo aveva ispirato il fatto che lo aveva trovato proprio sotto un salice in mezzo al bosco, probabilmente era stato abbandonato o si era perso.
Aveva trascorso molto tempo con quel piccoletto, finché non diventò grande.
Sia nei momenti belli che in quelli brutti, solo Selje sapeva strappargli un sorriso. Almeno una parte della sua infanzia era stata felice o almeno fino a quando non scomparve.
Era successo in Primavera, o anche detta la 'Stagione degli amori'. Evidentemente se n'era andato per trovarsi una compagna.
Stranamente Loki non ci era rimasto poi tanto male. Era comunque selvatico, Selje, e sapeva che non poteva impedirgli la sua natura da animale addomesticandolo.

Nessuno aveva mai saputo del suo piccolo segreto. Solo sua madre lo sapeva.



 

Si diresse verso l'animale con la ciotola in mano e la ripose vicino a lui...o lei. L'animale annusò per un paio di minuti la ciotola con il suo nasino umido, finché emise un piccolo starnuto che lo fece sorridere, ma il gatto non ne voleva sapere di mangiare, così voltò il suo musino dall'altra parte.
Il dio si chiese cosa non andava, secondo la data sulla scatola, il latte non era scaduto ed era scaldato al punto giusto. Non voleva che il piccolo rimanesse senza aver mangiato almeno un po'.
Decise di mettere un dito dentro la ciotola e compiere movimenti circolari, poi tolse il dito e lo mise lentamente davanti al musino dell'animale che, dopo averlo annusato, sporse la sua lingua fine e ruvida, leccandogli il dito.
Con calma avvicinò la ciotola con l'altra mano libera. finché non riuscì a convincerlo a bere dalla ciotola.

Mentre il cucciolo beveva il dio rimase lì ad osservare.

Si fece sera molto presto e dopo che il dio si era gustato gli avanzi rimasti del pollo si diresse verso la sua stanza da letto per prendere una piccola coperta che avrebbe poi riposto sul divano, dove sarebbe dovuto dormire il gatto.



 

Si mise le vesti da notte e dopo essersi appostato perbene nel letto, non ci volle molto che il dio si addormentò.



 



 

Era l'una e mezza quando il dio si alzò scocciato dal letto per andare dal piccolo che stava miagolando di continuo. Ma quando lo vide sulla soglia della porta smise subito di miagolare.

“Sei proprio un diavoletto” gli sussurrò avvicinandosi a lui, prendendolo in collo e iniziando ad accarezzargli il piccolo mento. Gesto che il gatto apprezzò molto ed iniziò a fare le fusa.

Una volta tranquillizzato il gatto, il dio poté riporlo nel divano e tornare in camera.
Ma prima che potesse anche solo chiudere gli occhi risentì il gatto miagolare. Con uno sbuffo Loki si rialzò, ritornò in salotto, con gli occhi assonnati ma anche ricolmi di rabbia e irritazione.
Arrivato davanti al gatto gli venne in mente di incenerirlo vivo, ma quando i suoi occhi si scontrarono con quelli verdi e lucenti del piccolo gatto si tranquillizzò. Era incredibile di come quel piccolo gli sembrava la sua copia di quando era ancora fanciullo: sempre in cerca di attenzione pur di non rimanere solo.

“Ho capito” sbuffò e lo prese in braccio , per poi portarselo con se in camera - dopotutto era solo questo che voleva: non rimanere solo - .
Poggiò delicatamente il piccolo gatto nel cuscino accanto il suo e dopo essersi sdraiato ritornò a dormire dandogli le spalle.



 


 


 

Si sentì tirare i capelli, irritato da quel gesto si girò di scatto, ma non appena fatto ciò il piccolo gatto smise di morderlo e si appoggiò al collo del dio facendo le fusa.
Anche se infuriato non fece nulla, sperò solo che dopo quel gesto il piccolo gatto l'avrebbe piantata e si sarebbe deciso, una volta per tutte, a dormire.

Una volta che il gatto si fosse addormentato, Loki non riuscì a chiudere occhio nonostante il gatto non gli desse più disturbo.
Aveva per la testa un mucchio di pensieri.
Pensava ad Argard; a Frigga che, sicuramente, era l'unica che veramente preoccupata della sua scomparsa; ad Odino che probabilmente stava pensando a cosa stesse combinando, ora che era libero; a Thor che - poteva anche scommetterci - stava festeggiando dopo l'ennesima battaglia vinta.

Era da molto tempo che non pensava a loro. Alla famiglia che non aveva fatto altro che ingannarlo. Che poi, ironicamente, era stato nominato lui come 'Dio degli Inganni'.
Gli venne quasi da sorridere se i suoi pensieri non fossero tornati a quando aveva scoperto di essere uno Jotun.
Un mostro, da cui i genitori tenevano in guardia i propri figli la notte.


 

I pensieri continuavano a scorrere nella sua mente.
Gli ci volle un po', ma in fine, riuscì ad addormentarsi.



 



 

Era solo, in un immenso corridoio con le pareti bianche.
Ad un tratto vide lontano da lui una figura sfocata. Si avvicinò abbastanza da vedere il mantello di Thor squarciato. Lo spostò.

Vide il suo fratellastro ricoperto di sangue e tagli per tutto il suo enorme petto.

Spaventatosi di come era ridotto il dio si allontanò di scatto e si guardò intorno per vedere se vi era anima viva.

Non c'era nessuno.

Riportò il suo sguardo sul corpo di Thor, con un sorriso amaro sulle labbra.
Anche se non non seppe chi era stato a ridurlo in quel modo, era felice che finalmente si era sbarazzato di lui.
E sapeva che questa volta nessuno poteva salvarlo. Ma era comunque irritato, per il semplice fatto che non ha avuto lui l'onore di ucciderlo.

Distratto come era dai suoi pensieri sentì all'improvviso dei passi e di scatto alzò lo sguardo e vide una figura avvicinarsi verso di lui: era sua madre ricolma di lacrime.
E, nel vederla, smise di sorridere.

Cos'hai fatto, Loki?” si chinò verso il corpo di Thor, con voce tremolante.
“I-io non ho fatto niente” rispose balbettando sconvolto dalle parole della madre.

Come poteva anche solo pensare che era stata lui? Insomma si sa che lui abbia cercato in tutti i modi di ucciderlo - e ogni volta avesse fallito -, ma Madre non gli avrebbe mai parlato in quel modo.

Si guardò le mai. Erano ricoperte di sangue.
Era il sangue di Thor.
E notò che teneva stretto in una mano un pugnale imbrattato di sangue.

Scioccato gettò per terra il pugnale e fece per avvicinarsi alla madre, cercando di fargli capire che non era stato lui.
Anche se le sue mani ed il pugnale dimostravano il contrario.

Perché, Loki? Perché?” pianse ancora più di prima.
“Ti giuro che --”
“Lo hai fatto per il trono, giusto?” lo interruppe distogliendo lo sguardo dal corpo senza vita di Thor per posarlo su quello di Loki. Era nel punto di rilasciare una lacrima, non capendo il comportamento della madre. “Vattene Loki” continuò con voce flebile.

Loki corrugò la fronte non capendo cosa avesse detto “Cosa? Ma madre --” fece per spiegare, ma non poté continuare dato che la madre lo interruppe nuovamente con voce più alta di prima.
“Ho detto; VATTENE”

Loki si alzò non credendo alle parole appena sentite.
Subito dopo la figura della donna e quella di Thor scomparirono, lasciando il posto ad un'altra persona: Clary.

Loki..” pronunciò questa con voce spezzata dalle lacrime.
“Clary...che ci fai qui?” chiese cercando di avvicinarsi alla ragazza.
“...sei un mostro” affermò lei, guardandolo con disprezzo e paura.
“Clary...perché...cosa dici?” non capiva. Perché gli parlava in quel modo? Non l'aveva mai chiamato in quel modo, quindi perché?
Quella non potava essere Clary, non era possibile.



 


Era già mattina quando sentì qualcosa di ruvido leccargli la guancia.
Aprì lentamente gli occhio e la prima cosa che vide era il musino nero del piccolo gatto davanti a sé, seduto beato sopra il suo petto, guardandolo ancora e facendogli un piccolo miagolio, come se volesse qualcosa da lui.
Il dio lo guardò con una domanda nello sguardo. Lo prese in collo per mettersi a sedere sul bordo del letto ed appoggiare il gatto sopra le sue ginocchia.

Gli grattò il mento, poi con un veloce gesto il gatto si mise a giocare con la sua mano. Il dio non si disturbò, anzi era felice di vedere in piena forma quel piccoletto.

Il gatto prese con le zampine anteriore le dita, e con le posteriori si mise a scalciare il resto della mano che aveva sopra di lui. Si mise anche a mordere le punte delle dita.

Ad un tratto Loki si mise a guardare l'orologio e notò che erano le dieci spaccate.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivata Clary e a cosa avrebbe detto se lo avrebbe visto in quello stato, insomma ne valeva della sua reputazione. Così posò per terra il piccolo che non si mosse.
Rimase lì, a guardarlo.
Il dio per un'istante lo fissò e dopo prese delle vesti lì vicino, fece per andare in bagno a darsi un lavata e vestirsi.

Il cucciolo ad ogni movimento del dio lo seguiva sempre.
Notando che il cucciolo lo seguiva andò nel salotto per prendere il latte riscaldato e, notando che il piccolo batuffolo era dietro di lui, posò la ciotola a terra.

Intanto che il gatto si nutriva Loki si sedette sul divano in salotto poi prese il telecomando che era posto nel tavolino di vetro lì davanti e accese la TV. E aspettò.

Passò un po' di tempo prima che il dio si stancò e decise di sdraiarsi, appena fatto quel movimento notò che il piccolo batuffolo di pelo era davanti a lui che miagolava.
Sbuffò e lo prese in collo e iniziare ad accarezzarlo, il gatto per un po' si mosse, poi si posizionò per bene sopra il petto del dio, per poi addormentarsi.
Il dio si tranquillizzò. Spense la TV e chiuse gli occhi.

 


 

“Dai sveglia, bella addormentata” sentì Clary urlargli contro, facendolo sobbalzare.
“Ci sarà mai una volta in cui vieni a casa mia senza farmi prendere dei colpi?” chiese il dio sedendosi stancamente sul divano e stropicciandosi gli occhi.
“Mhmm...no, dai su alzati” gli fece cenno con le mani, mentre rideva.
“Non per essere sgarbato ma non ho voglia di mangiare” la guardò con sguardo stanco e con voce calma, nonostante il brusco risveglio.
“Oh ma non ce né bisogno”
“Perché? L'hai già preparato?” chiese stupito dalle parole di Clary.
“No. Ho già mangiato...e mi offende sapere che tu mi ritieni così gentile” disse mentre si allontanava da Loki per andare a curiosare nella libreria.
“No certo che no...che ore sono?”
“Le due e un quarto, bella addormentata” lo stuzzicò mentre sfogliava il libro che aveva appena preso in mano.
“Sei arrivata ora?” domandò mentre si alzava in piedi guardandosi intorno per vedere dove era andata a finire la piccola peste.
“Sì...ti sei perso?” gli chiese avvicinarsi a lui notando il suo comportamento.
“No...no...aspetta qui” gli disse andando a cercare preoccupato il gatto.

Il primo luogo in cui andò ad indagare fu la cucina, e notando che non era lì, andò in camera,trovandolo sopra il letto.
Rimase per pochi istanti lì a guardandolo chiedendosi di come avesse fatto a salire nel letto essendo così alto per un salto da parte di un gatto di quelle misure.
Poi notò che le coperte erano lacerate.
Si passò una mano tra i capelli, cercando di non perdere la calma, per poi incrociare le braccia al petto.

Fece un sorriso mentre notò che il gatto lo vide avvicinarsi verso di se. Lo prese in collo, e accarezzandogli il mento lo portò in salotto dove c'era la sua amica, ancora lì ad aspettarlo.

Le si avvicinò con passo lento ma spedito, sapendo che se andasse più veloce il piccolo avrebbe avuto paura e di conseguenza sarebbe sceso dalle sue braccia per poi farsi male.
“Che cose?” corrugò la fronte, curiosa notando che c'era qualcosa che si muoveva tra le sue braccia.
Loki gli fece un leggero sorriso porgendogli il gatto “E' per te”

Clary aprì la bocca dallo stupore e allungò le mani per prenderlo, “Davvero!?...che carino!” prese il gatto fra le sue braccia “Grazie” concluse avvicinandosi al dio per abbracciarlo e dandogli un delicato bacio sulla sua fredda guancia.
Il dio non si oppose a quell'abbraccio. Al contrario. Lo ricambiò con gioia anche se era un po' sorpreso del bacio che gli aveva dato pochi secondi fa. Ma non ci pensò a lungo perché si voleva godere quel caloroso abbraccio.


 

Tutti e due si goderono di quel momento, dopo tutto, come potevano visto che erano rari i momenti in cui si abbracciavano?
Lei, anche se con timore di fare del male alla piccola creatura, strinse forte Loki a sé. Come se nel farlo dipendesse la sua vita, come se fosse la sua unica protezione dal male.

Loki si godé anche lui quell'abbraccio, come se Clary fosse l'unica persona di cui si potesse fidare.
Per malinteso la gamba di Loki finì nell'interno coscia di Clary che, improvvisamente arrossì ma non passò tanto tempo, che Loki si staccò subito da Clary, anche lui imbarazzatosi del gesto compiuto per errore.
“Scusa non...volevo” chinò la testa, dispiaciuto.

Clary anche se era imbarazzata non le dispiacque molto “Tranquillo” lo consolò, poggiando il gatto sul divano per poi prendere delicatamente la testa di Loki in modo che potesse vederlo negli occhi. “Non mi hai mica uccisa...dai vieni qui” aprì le braccia invitarlo ad abbracciarla di nuovo.
Loki acconsentì alla richiesta facendo un lieve sorriso e si riavvicinò a lei e fece per abbracciarla delicatamente, come se fosse una bambola di porcellana: fragile.
Ritornò a godersi il caloroso abbraccio appoggiando la guancia sulla testolina di Clary, che si appoggiò al suo petto e sorrise come se fosse il suo amato.

“Sai ho pensato che se tu mi hai regalato una cosa...perché non posso farlo anche io?” disse con un sorrisetto ironico, interrompendo il silenzio che si era creato fra di loro.
“Bhe diciamo che questa non me l'aspettavo proprio - rispose ridendo, non staccandosi ancora dalle braccia di Loki, che rise a sua volta – soprattutto da te. Non mi aspettavo un gesto così...così...premuroso”
“Si vede che non mi conosci poi così tanto” 
“Oh credimi, ti conosco fin troppo”
“Io non credo” rispose canzonatorio.

 

  
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