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Autore: rescuemeobrien    01/08/2013    4 recensioni
Non so se sia la prima ScottxLydia (chiaritemi le idee se sia Scodia o Lyott o altro) che ci sia! Lo spero perché mi sono impegnata tanto, spero che siate interessanti e che mi lasciaste una recensione.
Se non siete arrivati alla 3x09 non leggetela contiene spoiler.
Questa oneshot la dedico alla mia socia Giulia/Volrach che mi ha suggerito la canzone e beh lei lo sa, siamo del team Scodella ormai
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Blake, Lydia Martin, Scott McCall
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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What she is? She's everything I need that I never knew I wanted.




I wanted to see something that's different,
something you said would change in me.
Wanted to be, anything different,
everything you would change in me.

(Different - Acceptance 
http://www.youtube.com/watch?v=INBOgzEnvuE&hd=1 )
 

 


*Lydia*
Ed eccolo
lì che scruta con lo sguardo ogni persona in quella stanza per trovare un sospettato ed ascolta i loro cuori per cercare un ritmo differente, un battito accelerato o mancato.
Mi avvicino lentamente a lui cercando di non disturbarlo, ma lui si accorge di me.
“Pensavo stessi andando a casa” esordisce tranquillamente scrutandomi negli occhi.
Automaticamente faccio un respiro profondo.
“Non posso. – rispondo lentamente cercando di prendere più fiato possibile – Non so perché sono io quella che continua a trovare corpi. Ma forse, se smetto di provare a combattere questa cosa, potrei trovarli prima che succeda. Forse con più tempo a disposizione, qualcuno come te, riuscirebbe a fare qualcosa” il mio tono è strozzato, il nodo che ho in gola sembra quasi stia per soffocarmi e deglutisco a fatica.
Scott mi alza la testa appoggiando un dito sotto il mio mento per incrociare il mio sguardo che io avevo prontamente puntato sul pavimento per evitare i suoi occhi scuri ed avere un ulteriore crollo emotivo, come se quello che è già in corso non è abbastanza.
“Tu dammi un po’ di tempo, – noto immediatamente il tono di supplica nella sua voce e i suoi occhi trasmettono timore e coraggio nello stesso tempo mentre sono incollati ai miei – ed io farò qualcosa. Giuro su Dio. Lo farò” conclude affievolendo la voce come se anche quella stia abbandonando il suo corpo.
Lascia cadere la mano che era sotto il mio mento ed io mi appresto a stringergliela perché è lui la mia ancora di salvezza e perché io lo amo.
L’interruzione di quel piccolo contatto avviene quando Allison varca la porta e Scott si appresta a lasciarmi andare la mano.
I loro sguardi fanno male, mi fanno sentire vuota, senza un briciolo di speranza che Scott mi noti.
Come potrebbe mai notare la ragazza frivola che è Lydia Martin, quando può avere Allison Argent? Non c’è paragone.
La ragazza che negli ultimi due anni girovaga come una pazza o la ragazza sicura di sé con arco e frecce? Voi chi scegliereste? Perché anche io, nei panni di Scott, sceglierei Allison.

La vibrazione del mio telefono mi fa riprendere il contatto con la realtà e prontamente lo estraggo dalla tasca, leggendo il nome dell’emittente.
Aiden.
“Ho bisogno di vederti subito”.
Alzo lo sguardo ed incrocio i miei occhi coi suoi, lui mi fa un breve cenno con la testa.
“Questione di vita o di morte”.
È questo che detta il secondo messaggio che mi è arrivato dal gemello.
Sbuffo evidentemente sfinita da tutte le emozioni che mi stanno trapassando cervello, anima e corpo.
“Sarà meglio per te” sussurro scocciata verso di lui, ma è sicuramente un lamento più verso me stessa.
 


*Aiden*
Guardo mio fratello assorto nella musica e completamente meravigliato dalla figura di Danny, il suo ragazzo, o uscente.
Gli ho ordinato di non vederlo più, ma si vede che è innamorato, ed io voglio la sua felicità, ma so che Danny prima o poi scoprirà qualcosa e se Deucalion lo saprà, vorrai sicuramente ucciderlo e forse per mio fratello è meglio guardarlo a distanza che vederlo morto per mano – magari – mia.
Io lo voglio solo proteggere.

Cerco il cellulare nelle tasche dei pantaloni e in quelle del giubbetto.
Kali mi ha detto di tenerlo sotto controllo in caso fosse successo qualcosa avrebbe chiamato.
Ma non lo trovo.
“Che succede?” chiede Ethan con sguardo preoccupato e voce che non tradisce il suo sguardo.
“Non trovo il telefono, devo averlo perso” rispondo confuso – non sono mai stato uno distratto o uno che perde le cose – mentre continuo a cercare quel dannato cellulare.




*Lydia*
Mi ritrovo in un’aula vuota e – come ovvio – quando si è soli si percepisce ogni minimo rumore, posso anche sentire i battiti accelerati del mio cuore.
Voglio parlare con Aiden, ma vorrei anche stare accanto a Scott per osservarlo per più tempo possibile e cercare di dimostrargli che posso essere utile anche per trovare persone ancora vive, non solo morte.
La solita musica inquietante che precede un sacrificio – che mi ha fatto sentire Stiles – pompa nelle mie orecchie ed io mi guardo intorno confusa.
Sono senza forze, vorrei scappare ma il mio istinto mi suggerisce di stare lì, ferma sui miei piedi.
Un rumore repentino si alza sopra la musica e mi volto automaticamente.
Il volto di Mrs. Blake mi appare chiaro a pochi centimetri dal mio.
“La riconosci, vero?” mi chiede lei – riferendosi alla musica – con un sorrisetto compiaciuto sul volto.
Non riesco a percepire quello che succede che lei prontamente mi tira uno schiaffo con una forza sovraumana e mi accascio svenuta a terra, priva di sensi e senza avere idea del perché la mia professoressa di Inglese mi abbia fatto una cosa del genere.



*Scott*
Esco di corsa dalla porta principale della scuola, dietro di me c’è Stiles, il mio migliore amico.
Ho il fiatone, sudo freddo e sono praticamente in ansia per quella ragazza coi capelli color biondo fragola, gli occhi verdi e le labbra carnose.
“Lydia?” sento urlare Stiles dietro di me, mentre appoggia le mani sulle ginocchia e riprende fiato anche lui come sto facendo io.
“Lydia!” provo a fare anche io eco alla sua voce, ma nulla, non c’è nessun rumore.
Inizio a scrutare gli edifici intorno a me, ma niente, non c’è niente di anomalo.
“Vedi qualcosa?” mi chiede Stiles visibilmente preoccupato anche lui.
Nego con la testa impercettibilmente.
“Non risponde ai messaggi” aggiunge subito dopo mentre col cellulare manda l’ennesimo messaggio a Lydia.
“Cosa facciamo?” domanda Stiles ansioso ed io spero che non gli venga uno dei suoi attacchi di panico, perché adesso come adesso, non riuscirei a gestire anche quello.
“Scott?” mi chiama senza successo il mio amico che cerca di scuotermi mentre io sono seduto a terra e con sguardo vigile focalizzo ogni particolare cercando un indizio su dove lei possa essere. 



*Lydia*
Inizio a riprendere i sensi, la testa mi pulsa, sento gli occhi e la gola che bruciano, le lacrime iniziano a percorrere inesorabilmente il mio volto.
Mi tocco la testa e sento un liquido sulla fronte, lo guardo ed è sangue.
Riprendo pian piano consapevolezza del mio corpo e di quello che mi sta attorno.
Sono seduta su una sedia, mentre davanti a me accucciata, Mrs. Blake mi lega insieme i piedi col nastro adesivo.
“Che sta facendo?” domando anche se so che è una domanda inopportuna da fare, visto che so benissimo cosa sta facendo, ma nella mia domanda c’è un sottointeso perché.
La professoressa alza lo sguardo incontrando il mio e sul suo viso è dipinto un sorrisetto malizioso.
“Sono sorpresa, faccio ciò che è necessario. – dice quasi bisbigliando e accarezzandomi la caviglia per far aderire meglio il nastro adesivo ma senza distogliere gli occhi dai miei – Nessuno di voi sembra averlo ancora capito. Li chiamate sacrifici, ma non capite il vero significato della parola. - si ferma per respirare profondamente e per dare enfasi alla frase – Deriva dalla parola ‘Sacrificium’, un’offerta ad una divinità, un rito sacro. È un male necessario” dice come se si stesse giustificando per quello che sta facendo o forse che ha già fatto.
“Si fermi” la supplico singhiozzando sia per la paura sia per la fitta costante di dolore alla testa.
“Oh, vorrei poterlo fare. - risponde in tono colpevole –Ma non conosci gli Alpha come li conosco io” aggiunge sussurrando ed allargando il suo impercettibile sorriso facendo comparire una smorfia sul suo volto.
“La prego, si fermi” supplico ancora frustrata da tutta quella situazione.
Mrs. Blake si alza dopo aver legato i miei piedi in una morsa e si posiziona dietro di me accarezzandomi dolcemente i capelli.
“Ma tu, Lydia, non sei una vittima sacrificale, sei solo una ragazza che sa troppe cose – respira nervosamente e quella pausa inesorabile mi fa soltanto del male – In realtà, sei una ragazza che sapeva troppe cose” conclude in tono spregevole mentre mi serra il collo con una piccola corda ed inizia a tirare, togliendomi il respiro.
Fortunatamente le mie mani sono libere e le infilo tra il mio collo e la cordicella, per darmi spazio per respirare e per evitare che mi strozzi.
“Lydia, non farlo” mi urla contro Mrs. Blake palesemente sorpresa del fatto che io mi stia ribellando.
E l’unica cosa che in quel momento mi viene in mente di fare è urlare a squarciagola, un grido pieno di rabbia, frustrazione e paura, un grido che molto probabilmente avrebbero sentito tutti quelli che dovevano e potevano sentirlo.




*Scott*
Sono ancora inginocchiato per terra deluso e frustrato perché non so che fine abbia fatto la ragazza che amo, quando l’urlo più acuto che io avessi mai potuto sentire, mi trapana le orecchie e mi fa accasciare sul pavimento.
Il grido è talmente potente che l’avrà sentito ogni licantropo in zona e so che è così, lo percepisco nell’ambiente.
Appena quel suono acuto finisce io so che quella voce è di Lydia e dopo aver gridato il suo nome, mi affretto a correre nella direzione da dove il suono era provenuto.



*Lydia*
“Incredibile” commenta Mrs. Blake riposizionandosi davanti a me, mentre io cerco di riprendere fiato.
“Non hai la minima idea di cosa sei, vero? – chiede retoricamente lei, perché io le ho confessato stamattina che non so cosa sono – La donna piangente. Una Banshee, proprio di fronte a me” mi confida sorridendo appena.
“Sei proprio come me, Lydia. Proprio come un fiore innocente, sotto il quale si nasconde un serpente – dice mentre mi accarezza il volto ed io cerco di spostarmi per non entrare in contatto con lei mentre sul mio volto si dipinge un’espressione inorridita dal fatto che ci abbia paragonate – È un peccato, però e ormai è troppo tardi” sussurra in tono sommesso mentre si appresta a legarmi entrambe le mani ai braccioli della sedia sempre col nastro adesivo.
“No, la prego!” supplico per l’ennesima volta sfinita dal pianto, esasperata dalla lacrime e da quella situazione, vorrei soltanto lasciarmi andare ma il briciolo di lucidità riguardo alla mia sopravvivenza non mi fa perdere la speranza.
“Ultimo – bisbiglia mentre sento la lama di un coltello farmi pressione sul collo all’incirca vicino a dove la corda mi lascerà dei segni – Filosofo” dice e sembra che esulti, che finalmente il suo piano sacrificale sia arrivato al capolinea.
L’ultima cosa che vedo e che sento, è il padre di Stiles, lo sceriffo Stilinski che minaccia Mrs. Blake imponendole con tono deciso di lasciar cadere il coltello.
Poi le mie palpebre cedono e il peso che sento nella testa fa in modo che mi abbandoni al vortice di sensazioni e svenga.

Mi risveglio su una superficie morbida, la testa mi pesa e ci vuole un po’ prima che i miei occhi smettano di vedere offuscato e si riabituino alla luce.
Riconosco le pareti bianche della mia stanza, la mia scrivania e il mio boudoir.
Come sono finita qui? Forse ho solo fatto un brutto sogno.
Cerco di mettermi seduta nel letto ma faccio molta fatica e la testa oltre ad essere pesante inizia a pulsare.
Istintivamente mi guardo i polsi e noto dei segni rossi, fin troppo esaltati dalla mia pelle bianco candido.
Allungo una mano e prendo lo specchietto che tengo sempre a portata di mano sul comodino e mi controllo il collo e lì i segni sono tremendamente evidenti.
Provo a sfiorare il segno della corda con la mano e brucia tremendamente.
Lancio lo specchietto ai piedi del letto ed inizio a piangere.
“Ahia” esordisce una voce famigliare ai piedi del mio letto e vedo Scott alzarsi mentre si gratta la testa.
“Cercavi di uccidermi?” chiede in tono sarcastico, ma quando nota il rosso dei miei occhi e tutti i segni sul mio corpo, il suo viso si incupisce e così si avvicina cautamente, fino a sedersi sul letto di fianco a me.
“Oddio Lydia, mi dispiace, è colpa mia” farfuglia in tono sconnesso e disperato, poi mi accoglie fra le sue braccia e mi stringe in un lungo abbraccio.
“Non è colpa tua” sussurro al suo orecchio mentre con tutte le mie forze cerco di tenermi stretta la mia ancora, che è lui, perché ho paura che mi lasci.
“Sì che lo è, ha preso il padre di Stiles ed io non ho potuto fare niente, oggi ci vediamo per definire un piano d’azione a meno che Jennifer non si penta” mi spiega Scott con tono amareggiato nella prima fase e cambia tono nella seconda e percepisco della speranza.
Il nome di Jennifer mi fa trasalire, ma la rabbia che mi cresce dentro per aver toccato il padre di una persona a me cara mi fa venire solo voglia di vederla morta e sepolta.
“Scott, una cosa positiva c’è – dico mentre sciolgo l’abbraccio e lui stringe entrambe le mie mani nelle sue e mi guarda con aria interrogativa – Non mi sono alzata da questo letto per andare chissà dove e trovare il corpo del padre di Stiles, vuol dire che è ancora vivo” sussurro felice della mia affermazione perché so che è vera.
Scott mi sorride leggermente e tenendo una mia mano intrecciata alla sua, l’altra la fa scivolare sotto il mio mento per alzarmi il viso alla sua altezza e far incontrare le nostre labbra in un casto bacio che si trasforma subito in qualcosa di più profondo e gutturale.
Il profumo di terriccio e sangue che indossa Scott mi perfora le narici e si va mescolando col mio alla vaniglia a causa del mio balsamo.
Poco dopo Scott si stacca da me ed entrambi non possiamo far a meno di sorriderci mentre so che lui può sentire il mio cuore battere all’impazzata. 

   
 
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