“È come la prima volta che ci siamo incontrati, vero, maestro?”
Il vento leggero muoveva in maniera impercettibile i capelli ricci di Salaì.
Leonardo ripensò a quel bambino seduto all’ombra del tiglio, alla sua espressione concentrata, alla delicatezza con cui disegnava.
Anche allora erano soli, e Leonardo si era fermato ad osservarlo incuriosito.
Anche allora la sua terra era crudele nei suoi confronti, ma nonostante tutto sembrasse uguale al momento in cui Leonardo notò quello che sarebbe diventato il suo più caro allievo, adesso era cambiato tutto.
Adesso lui non era più solo contro tutti quegli sguardi accusatori, adesso erano lui e Salaì contro il mondo.
“Comunque, se avessi saputo che eri un bischero, non avrei mai accettato di venire con te.”
“Eppure non mi sembri infelice della tua decisione.”
“Non ho mai detto che avrei preferito saperlo prima, maestro.”
“Non muoverti così tanto, non riesco a disegnare.”
Seguì un lungo silenzio, in cui Leonardo si concentrò sulla sua opera.
“… Maestro, le cose non cambieranno, dico bene?”
“Probabilmente non saremo vivi per vedere il cambiamento, se mai si presenterà.”
“E perché ne parli in maniera così tranquilla? È orrendo.”
“Perché vedi, Iacomo, ho capito che siamo comunque destinati tutti a bruciare. Se non altro, a me è stato concesso il permesso di disegnare tale meraviglia.”
Leonardo gli sorrise, lasciando Salaì sbalordito.
Effettivamente, sotto quella nuova luce, quella situazione non gli sembrava così terribile.



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Sarebbe stato meglio se non fossi tornata a scrivere, scusate- ciao