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Autore: Stephanie86    02/08/2013    2 recensioni
[Puntata 2x16: "The Miller's Daughter"]
Biancaneve ha deciso di uccidere Cora. Questi sono i suoi pensieri prima, durante e poco dopo aver lanciato il sortilegio oscuro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ha ucciso Johanna.

Ha ucciso Eva.

Ha ucciso Johanna facendola precipitare giù dalla torre dell’orologio, davanti ai tuoi occhi. L’ha uccisa anche se aveva già ottenuto quello che voleva. Il dannato pugnale di Tremotino.  

Ha ucciso Eva. Il giorno del tuo compleanno, lei è morta, avvelenata.

Avvelenata.

Le ha uccise. Le ha uccise come aveva ucciso altre persone, in passato.

UCCISE.

Mary Margaret pensava. Rifletteva. Sondava quello che c’era dentro di lei. Quello che era successo. Lo sondava. Rabbiosamente.

Non è Regina quella che deve cambiare. Io devo cambiare.

“Cambiare come?”. La voce di David era preoccupata.

“Ucciderò Cora.”

Ucciderò.

(quel mostro. Quel serpente)

Oh, tesoro, non si pensano neppure certe cose. La voce di sua madre, da molto lontano. Angosciata. Risuonò nella sua mente, frammentandosi. Suonò sbigottita.

Ma lei, invece, voleva pensarci. Ci stava già pensando. Voleva parlarne. L’idea esercitava un’attrazione irresistibile. Creava un equilibrio di logica che non riusciva a negare. Eva e Johanna erano morte. Cora le aveva uccise e non aveva avuto alcuna pietà. Cora meritava di morire. Aveva ucciso due persone innocenti e meritava di morire. Aveva manipolato troppe persone. Anche lei, quand’era solo una bambina.

Stai cercando di convincere te stessa. È orrore, non lo capisci? È terribile.

(sono così fiera di te)

Sua madre, sul letto di morte. Fiera di sua figlia che non aveva accettato di lanciare il sortilegio oscuro per salvare la sua vita, in cambio di un’altra.

Ma adesso era diverso. Adesso era davvero... DIVERSO. Era troppo. Aveva sopportato troppo. Cora aveva oltrepassato il limite.

Ucciderò.

L’idea della vendetta aveva quella spaventosa attrattiva. Quel sinistro scintillio. Quel fascino.

No! Tu non sei così. Non sei così!

Doveva esserlo. Doveva diventarlo. Non aveva scelta. Non poteva sopportare la vista di Cora. Non poteva più.

Non sei così.

Ma devo cambiare. Sono io quella che deve cambiare.

E il pensiero le gelò la carne, le fece venire la pelle d’oca. Il sortilegio oscuro.

Devo farlo.

(una vita per una vita)

Queste cose non vanno pensate. Cora avrà quello che si merita, ma non in questo modo. Non sei così, Biancaneve. Non puoi fare male.

Perché no? Perché era Biancaneve? Henry le avrebbe fatto notare questa cosa. Biancaneve apparteneva alla schiera dei Buoni. Non avrebbe mai fatto del male. Non avrebbe mai pensato a cose tanto tremende.

Devo cambiare. Devo uccidere Cora.

Il pensiero era più forte. Il pensiero batteva come un maglio nella sua testa. Una pulsazione continua, come quella di un cuore.

Cuore.

Il cuore di Cora. Il cuore che Cora non aveva.

Per un attimo, pensò anche a Gold, che moriva lentamente per colpa di quella ferita inflittagli da Uncino.

Una vita per una vita.

Cora non merita di vivere.

Nel suo, di cuore, anche se ancora non lo sapeva, un macchia nera iniziò a germogliare in mezzo al rosso.

Nera come la vendetta, come il desiderio di vendetta che era fiorito nel suo petto. Un papavero nero.

Nel suo animo, nevicava. Grossi fiocchi di neve altrettanto nera.

 

Si muoveva in quel luogo sotterraneo, passando sotto archi di pietra. Nella semioscurità. Cercando.

Cercando quello di cui aveva bisogno.

Si muoveva tra vecchi bauli polverosi, chiedendosi dove fosse. Dove potesse essere nascosto.

Decisa, sicura.

Si guardava intorno.

I suoi occhi si posarono su un baule più grande. Che non sembrava affatto chiuso. Si avvicinò e allungò le mani per aprirlo... E si aprì.

Si aprì rivelando una serie di contenitori. Rivelando il contenitore che racchiudeva un cuore rosso.

Rosso e pulsante.

Lo estrasse e lo posò sopra il baule. Sollevò il coperchio.

Il cuore di Cora. Eccolo lì.

Per un attimo, ebbe voglia di prenderlo in mano. Di prenderlo e di fare ciò che Regina aveva fatto con il cuore di Johanna. Stringere. Forte. E poi rilasciare. Stringere e rilasciare. Stringere e rilasciare.

Biancaneve, che stai facendo qui? Stai contemplando qualcosa che non va contemplato. Stai contemplando una strada che non devi percorrere!

Non sapeva più se la voce era di David o di sua madre. O di Johanna. Forse erano le loro voci mescolate in un unico tumulto.

Tu non sei così.

Per un attimo, tornò bruscamente in sé e chiuse il coperchio con un colpo secco.

Non è giusto. Non così. Non può succedere così, lo capisci? Cora merita di essere punita, ma non è questo il modo. Fermati, ti prego.

Il suo cuore iniziò a battere più forte.

Fermati, ti...

(ed Eva? E Johanna? Hai visto cos’ha fatto a Johanna, vero? Hai visto come l’ha scaraventata giù dalla torre. Nessuna pietà. Nessuna. Solo quel dannatissimo sorriso. Quell’odioso sorriso. Ed Eva? È morta il giorno del tuo compleanno. Avrebbe dovuto essere un giorno felice e lei l’ha distrutto. L’ha reso il più brutto della tua esistenza! Avresti dovuto farlo allora! Avresti dovuto ucciderla allora e salvare tua madre, che era innocente, che era buona! Avresti dovuto ripulire il mondo da una simile malvagità già quand’eri una ragazzina. Ti sei tirata indietro perché hai avuto paura. Adesso lascia perdere la paura. Fallo! Impediscile di fare ancora del male!

UCCIDI. CORA.)

Rialzò il coperchio. Mise a tacere le voci e rialzò il coperchio. Poi estrasse la candela, che era nera da una parte e bianca dall’altra. L’accese.

Si chinò leggermente in avanti. Sentì odore di cera. E di fumo. Si chinò verso la sezione nera della candela.

Si chinò verso la morte.

(nera com’è nera la neve che cade senza sosta. Ora la nevicata non è più solo una nevicata... Ora la nevicata è una tormenta. È una tormenta nera)

Un nome solo uscì dalle sue labbra, dopo un brevissimo e ultimo momento di esitazione.

Cora.

Ancora una volta, sulla fiamma. A voce bassa. Poco più di un sussurro.

Cora.

E il sussurro riecheggiò. Nella sua testa. Persino tra le pareti di quel luogo.

(una vita per una vita)

CoraCoraCoraCoraCoraCora.

Spettrale. Gelido. Gelido come la tomba. Gelido come la neve.

(nera, neve nera, una tempesta di neve)

 

Si ritrovò davanti a Regina. Senza alcun preavviso. Con la scatola che conteneva il cuore maledetto stretta tra le mani.

Il nome di Cora che ancora riecheggiava nella testa. La fiamma della candela stampata nella retina.

(Eva stampata nella retina, Johanna che cade dalla torre stampata nella retina, imprimi bene queste immagini dentro di te)

- Non hai alcun diritto di essere qui. Non hai alcun diritto di avere... quello! – La mano guantata di Regina indicò il contenitore.

(con calma, parla con calma, fai un passo alla volta, non deve capire)

- Volevo portartelo. – rispose. E si sorprese, notando quanto la sua voce fosse ferma. Anche il suo sguardo era fermo. Fisso su Regina.

- Cosa?

- Non può amarti, lo sai. Non ha un cuore. Ecco perché non hai mai avuto la sensazione che ti amasse. Non ha un cuore. Ma io ce l’ho.

Oh, sì. Si sorprendeva a parlare con scioltezza. E a sorridere, anche. Abile nel snocciolare una serie di frasi ad effetto, verità che avevano un potere. Non aveva preparato il discorso in anticipo. Eppure quelle parole erano lì. Erano lì...

(sotto la neve. Sotto la neve nera, in mezzo alla tormenta)

- Tu faresti questo per me?

- Pensaci: cosa accadrebbe se Cora avesse un cuore? Se l’avesse dentro di lei?

(morirà. Non appena il cuore sarà nel suo petto, lei morirà. Non so quanto ci vorrà, poco forse. Ma morirà. Morirà e qualcun altro vivrà... Morirà perché lei non aveva nessun diritto di uccidere Johanna, nessun diritto di uccidere mia madre. Capito, Regina? Lei. Non. Aveva. Nessun. Diritto!)

Per una frazione di secondo, qualcosa che era sepolto...

(sepolto sotto la neve più nera)

...qualcosa che era sepolto riemerse. Cercò di ribellarsi. Di dirle che era sbagliato. Che la stava ingannando. Che era crudele.

(non farlo, non sei così)

Fu un attimo. Ma non vi furono cambiamenti di sorta sul suo viso.

(sepolto sotto la neve più nera... Anche Regina ha avuto una parte nella morte di Johanna. Oh, non l’ha uccisa lei, no... Ma ricordo il suo sorriso compiaciuto davanti alla mia sofferenza e alla sua morte...)

- Mi ha detto che l’ha rimosso per proteggere se stessa... – stava dicendo Regina.

- Non ha funzionato...

Mentre era occupata a parlare, vedeva l’espressione di Regina. Vedeva cosa le passava negli occhi. Vedeva sul suo viso cosa le passava per la testa. E capì di averla quasi convinta. Una parola dopo l’altra, l’aveva quasi convinta.

Era come se stesse spingendo Regina. Erano spinte mentali.

(Più forte. SPINGI. PIU’. FORTE.)

- Non può amare. Quindi non può amarti.

- Ha sempre voluto il meglio per me. Questo è amore.

(no, ha sempre voluto quello che era meglio per LEI! Ha sempre voluto che tu, Regina, fossi come lei. Ti ha manipolata. Oh, quanto sei stupida. Come fai a non capire?)

- Immagina il vero amore. Avresti una madre. Potresti costruire una famiglia della quale Henry potrebbe fare parte.

Pensò a se stessa. E a sua figlia. Ad Emma. A quanto l’amasse. Non fu difficile cacciar fuori queste parole, perché pensò al suo amore verso sua figlia. Verso l’uomo che aveva sposato.

(impostora)

Qualcosa che si smuoveva. Sotto. In profondità. Stava riemergendo.

(sotto la neve nera)

- La scelta è tua.

Una scelta. Come quella che lei aveva dovuto compiere in cima alla torre per salvare Johanna. Che poi non era una scelta. Qualsiasi scelta avesse fatto, Johanna sarebbe morta comunque. Nessuna scelta. Solo... l’illusione di una scelta.

Una vita per una vita.

Tese il contenitore verso Regina.

 

(oh, cos’hai fatto? Ero così fiera di te)

Trasalì. Mary Margaret uscì all’aria aperta e trasalì. Il sole sembrò troppo luminoso e quasi l’accecò. Improvvisamente, aveva freddo. Freddo dentro e fuori. Improvvisamente, aveva l’impressione che mille occhi la stessero scrutando. Che mille occhi l’accusassero.

(oh, cos’hai fatto? Ero così fiera di te)

Ed era come se sua madre fosse lì, a parlarle in un orecchio.

Era come se tutto apparisse sotto una luce diversa. Era come se...

(la neve si è sciolta)

...come se là sotto, per un po’, ci fosse stato qualcun altro. Qualcun altro che ora si era ritirato.

Mary Margaret vacillò. Le sue ginocchia cedettero e lei sedette. Sedette, prendendosi la testa fra le mani.

Uccidere Cora.

Uccidere Cora, passando attraverso Regina. Usando Regina. Ingannando Regina.

- Cos’ho fatto? Come ho potuto?

Il dolore, Biancaneve. Spesso il dolore è la fonte che permette al male di alimentarsi e di sopravvivere. Il male si è alimentato del tuo dolore e del tuo rancore. Li ha raddoppiati. Li ha moltiplicati. Dovevi scacciar via ciò che bussava alla porta del cuore e della mente. Ed ora il risultato è semplice: tenebra totale. Rimorso e tenebra. Ed è troppo tardi.

- Questa non sono io.

Rimase lì seduta per un bel pezzo.

Fino a quando David non la trovò.

 

Nel suo cuore, la macchia nera si era allargata. Pulsava, in mezzo al rosso.

***

ANGOLO AUTRICE:

Il titolo della storia corrisponde ad un verso di una canzone dei Pink Floyd, "The Final Cut".

Il dialogo tra Mary Margaret e Regina, che viene qui riportato, potrebbe non corrispondere completamente a quello originale, poiché io ho visto la puntata solo lin lingua inglese e ho poi tradotto personalmente le battute.  

   
 
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