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Autore: Saya The Last Vampire    02/08/2013    7 recensioni
Ciao a tuttiii, sono "tornata" pubblicando una nuova FF, so che ne ho già una in corso ma garantisco che non influirà con la stesura dell'altro mio racconto.
Comunque in questa mia versione di Shugo Chara Amu e Ikuto (si sono fissata con le Amuto) si troveranno a scuola e saranno rivali, Ikuto sarà un bullo prepotente mentre Amu la povera ragazza che tenterà di far cessare le sue malefatte. Oddio non so se ho reso l'idea, non sono un genio nelle introduzioni comunque che dire? Leggete e spero che vi piaccia, recensite in tanti e fatemi sapere cosa ne pensate, miraccomando ci conto! =)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Kairi Sanjo, Kukai Soma, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo – Una scuola un po’ movimentata



I corridoi della Seyo accademy, un istituto che comprende le scuole dalle medie alle superiori, era affollato, troppo affollato ma nonostante questo nessuno si degnava di aiutare il povero ragazzino che veniva maltrattato da un gruppo di bulli. “Poverino” pensò Amu vedendolo da lontano mentre si faceva largo tra gli studenti indifferenti alla situazione, infondo era una cosa che accadeva spesso e tutti temevano di fare qualcosa per paura di essere picchiati anche loro. Quasi ogni giorno quel dannato bullo dai capelli blu maltrattava una vittima a caso per avere in cambio soldi, favori, compiti e chissà che altro. Non si poteva più andare avanti in quella situazione, bisognava assolutamente fare qualcosa. Ogni volta Amu si faceva carico, anche a costo della propria incolumità, della difesa delle vittime del bullo denominato anche “Gatto dei miei stivali” dalla ragazza sempre più adirata. Quel giorno aveva raggiunto il limite. Era già la quinta volta che interveniva ed erano soltanto a mercoledì. Arrivò sul luogo del misfatto, Ikuto dallo sguardo annoiato stava ancora tentando di estorcere dei soldi al povero Kairi che piagnucolava impaurito dal gruppo. Ormai era un dato di fatto, era la sua vittima preferita.
- Ehi tu, Gatto dei miei stivali, non ti sembra di aver esagerato? – fredda, acida, aggressiva ma soprattutto arrabbiata e con voce profonda intervenne per interrompere le torture che Ikuto e il suo gruppo di idioti continuavano a infliggere sulla sua vittima ormai stremata, tremante e in procinto di piangere per la paura
- Ooh ma guarda chi c’è la paladina della giustizia tutta in rosa, come ti va la vita oggi? – lo sguardo dell’aguzzino mutò in un misto tra divertito e compiaciuto, squadrava la ragazza da capo a piedi sogghignando.
- Andiamo kairi, alzati e va via – disse porgendo la mano al ragazzo, che si trovava in ginocchio disperato, per aiutarlo ad alzarsi
- Ma Amu… -  tentò lui di replicare mentre si alzava in piedi appoggiandosi a lei
- Non importa, me la caverò, tu ora va! – e così per l’ennesima volta lo aveva salvato aiutandolo a scappare. E così per l’ennesima volta lui corse via senza nemmeno ringraziare per la paura di non riuscire a salvarsi da quella situazione. Mentalmente però si dava dell’idiota desiderando con tutto se stesso di diventare forte un giorno e essere lui a salvare la ragazza per una volta. Però, per il momento, poteva solo correre più veloce che poteva, senza voltarsi indietro. Con lui si dileguò anche la folla attorno a loro, lasciando il corridoio deserto.
- Ma che brava, sei arrivata di nuovo a rovinarci la giornata, bene – parlò una ragazza bionda con i capelli raccolti in una coda, gli occhi di un intenso azzurro cielo,molto alta, con un fisico magro e slanciato, la pelle candida, seno prosperoso e fianchi larghi, insomma avrebbe tranquillamente potuto fare la modella senza problemi. Probabilmente era la fidanzata di Ikuto, infondo anche lui, se non fosse per quel suo caratteraccio si potrebbe considerare proprio un bel ragazzo, decisamente alto per la sua età, fisico scolpito e muscoloso, spalle larghe, era bravo sia negli sport che a scuola, capelli blu notte sempre e perennemente spettinati, coerenti con l’espressione assonnata che si ritrova sempre stampata in faccia e profondi occhi color ametista. Questo era Ikuto, il ragazzo che, per un motivo o per un altro, faceva sempre girare la testa a tutta la fauna femminile, fino a quando non venivano a sapere dei suoi modi rudi e della sua strafottenza, a quel punto si giravano tutte dal lato opposto.
La ragazza bionda, Utau o più comunemente “la bastardina di Ikuto”,  si fece avanti arrotolandosi una ad una le maniche della giacca che portava con intenzioni molto chiare ad Amu, infatti non era la prima volta che finivano a fare rissa loro due e qualcuno, che fossero gli amici della ragazza o i bulli del gruppo della bionda, doveva sempre intervenire, a proprio rischio e pericolo, per dividerle con la forza prima che arrivassero i professori. Le due ragazze erano infatti entrambe cintura nera di arti marziali e la loro, ormai, era una sfida continua dove nessuna delle due riusciva mai a sopraffare completamente l’altra da metterla al tappeto.
Amu, che aveva già intuitò come sarebbe andata a finire, si preparò anche lei per l’imminente battaglia, in guardia, attendendo la prima mossa dell’avversaria. Si chiese se un giorno sarebbe mai finita quella storia, avrebbe veramente voluto vivere una vita scolastica serena e tranquilla e magari costruire un rapporto di fiducia reciproca con i propri compagni di scuola che invece in quei momenti provavano solo timore nei suoi confronti. Era come essere messa al pari dei bulli.

- Aspetta Utau, questa volta ci penso io – Ikuto interruppe l’imminente combattimento tra le due ragazze. Scostò la bionda che rimase interdetta da quelle parole e si posizionò di fronte alla rosa che anche lei rimase colpita da quell’affermazione tanto quanto la sua avversaria. Cominciarono a muoversi in cerchio, studiandosi, nessuno aveva intenzione di iniziare ad attaccare, fino a quando, dopo diversi minuti, il ragazzo fece la prima mossa tentando di affondare un pugno al volto di Amu, che lo evitò prontamente e contrattaccò con una ginocchiata allo stomaco che andò a segno. Ikuto boccheggiò qualche istante e questo lo mise in svantaggio perché la sua avversaria approfittò della situazione per continuare a colpirlo, fino a che non riuscì a riprendere il controllo sferrandole un calcio alle gambe che non riuscì a evitare cadendo rovinosamente a terra. Lo scontro andò avanti così, in parità per diversi minuti fino a quando non si trovarono entrambi  in piedi, uno di fronte all’altro con il fiatone a fissarsi. Il ragazzo aveva diverse ferite al volto, il naso rotto e delle escoriazioni sulle braccia. Amu invece era ridotta un po’ peggio, aveva un taglio sulla gamba sanguinante, pur non sapendo nemmeno lei come abbia potuto procurarselo, un labbro rotto, diverse ferite al volto, numerose escoriazioni su tutto il corpo e a causa di un colpo preso alle costole faticava molto a respirare. Nonostante ciò si dimostrò forte ai loro occhi, non dimostrando la propria debolezza di quel momento di fronte al nemico. Non aveva alcuna intenzione di arrendersi, per nessuno motivo, infatti, ripartì subito all’attacco caricando un pugno e Ikuto era già pronto per la difesa ma qualcuno arrivò correndo e urlando nella loro direzione interrompendoli. Quando la ragazza intravide una chioma bionda si lasciò sfuggire un sorriso divertito, sapeva perfettamente chi stava arrivando a salvarla da quella situazione come il principe azzurro fa con la principessa quando si trova in pericolo e costui era Tadase. Arrivò di corsa e si frappose tra i due a braccia spalancate  separandoli nel tentativo di proteggere Amu, poco dopo li raggiunse anche un ragazzo castano dagli occhi verdi, afferrandola per le spalle tentando di allontanarla dai due ragazzi.
- FERMI! – urlò Tadase intromettendosi fra loro, guardando con odio e sfida Ikuto
- Va tutto bene Amu? Non ti sei fatta male vero? – chiese invece Kukai con il fiatone, preoccupato per l’incolumità della rosa tenendola sempre per le spalle. La ragazza però gli rivolse uno sguardo tra lo sconsolato e l’incredulo, come poteva fare certe domande quando lei era quasi completamente sporca di sangue? Decise quindi di ignorarlo per non offenderlo, infondo era sinceramente preoccupato per lei e le faceva molta tenerezza questa cosa.
- È arrivato il tuo bel principe azzurro a salvarti Hinamori, sei felice? – commentò sprezzante Ikuto
- Lascia stare Amu, se devi prendertela con qualcuno io sono qui apposta – replicò serio il biondo con aria di sfida, che, però, non venne accolta
- No, grazie, non ci tengo a combattere con una pappamolla come te, alla prossima mia paladina della giustizia – fece l’occhiolino ad Amu per poi voltarsi e andare via con la sua banda mentre la ragazza bionda che sta sempre con lui gli tirava una gomitata allo stomaco infuriata per quel gesto. D’altro canto la rosa voltò lo sguardo di lato, disgustata da quell’atteggiamento nei proprio confronti. Si lasciò cadere pesantemente sulle ginocchia sospirando di sollievo, procurandosi altre fitte di dolore, mentre Kukai tentava di manterla in piedi ma senza successo, anche questa volta si era salvata in estremis era certo, non potevano andare avanti così, prima o poi qualcuno si sarebbe fatto male sul serio.

- Va tutto bene Amu? Kairi è corso a chiamarci! – chiese preoccupato Tadase dopo aver osservato le ferite e le escoriazioni sul corpo della ragazza
- Sisi, tranquillo, solo qualche graffio – strinse i pugni per trattenersi dall’urlare per la rabbia. Chissà cosa sarebbe successo se non fossero arrivati a salvarla, infondo era sola contro cinque persone. Doveva finirla di cacciarsi sempre nei guai o qualche giorno sarebbe finita male, ma cosa potrebbe mai fare vedendo un ragazzo o una ragazza indifesa essere aggredita dal gruppo di bulli?
- Faremo finta di crederti, ora però andiamo in infermeria a disinfettare quei tagli – così dicendo Tadase le porse la mano per aiutarla a rialzarsi, lei però si rimise in piedi ignorando l’aiuto del biondino, incominciando a camminare in direzione dell’infermeria, aveva assolutamente bisogno di vedersi allo specchio per sapere in che stato era ridotta.
- Perché in infermeria? Amu ma sei ferita?! Dove? Oddio perché non me lo hai detto?! – cominciò ad urlare agitato sparando domande a raffica e senza senso Kukai in preda al panico
- Ehi amico! – lo chiamò la ragazza sconsolata
- Si? – rispose alla chiamata il ragazzo confuso
- Sei un idiota! Con affetto ovviamente – precisò la rosa ridendo per poi superarlo e lasciarlo nei propri dubbi
- Ma perché che ho fatto?! – 
 

Al termine delle lezioni Amu tirò un sospiro di sollievo, finalmente avrebbe potuto andare a casa a riposarsi dopo quella lunga giornata. Arrivati in infermeria non trovarono nessuno, così Tadase le medicò alla bell’è meglio i tagli e le escoriazioni su tutto il corpo, nonostante l’imbarazzo della ragazza stessa, consigliandole poi di uscire prima per andare a casa a riposarsi, lei si rifiutò categoricamente, non sarebbe stato di certo un gruppo di bulli a tenerla lontano dai suoi impegni, infondo lei si era cacciata in quel guaio e lei doveva subirne le conseguenze, seppur molto dolorose. Così dopo altre tre ore di scuola che furono un susseguirsi di domande da parte dei compagni, chiedendole spiegazioni per le bende, irritata pensò “possibile che ancora non abbiano capito che è anche colpa loro, che non fanno nulla, se almeno una volta al mese mi ferisco in un combattimento?” di fatto rispose con un semplice “non è nulla”. Così non appena la campanella suonò raccattò la propria roba alla svelta e, per ultima così da non essere travolta dalla folla, usci dall’aula zoppicando con una piccola smorfia di dolore dipinta sul volto. Trovò Rima fuori dall’aula ad aspettarla, una piccola ragazza dai lineamenti del viso angelici, i lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle in boccoli si parò davanti a lei, con un leggero rossore sulle guance diafane, lo sguardo rivolto ai piedi mentre si torturava le mani nervosamente

- Ciao Rima, va meglio oggi? – le disse sorridendo dolcemente Amu mentre cercava di non appoggiare il peso sulla gamba infortunata
- E..ecco io… volevo ringraziarti per avermi salvata l’altro giorno – balbettò inizialmente e poi finì la frase urlando la piccola ragazzina, finendo per diventare ancora più rossa in volto.
- Non preoccuparti, mi basta che tu mi faccia un sorriso e andrà tutto bene – le disse teneramente Amu. Rima quindi fece un largo sorriso, con le lacrime agli occhi per la commozione prima di scappare via. “Che tenera” pensò Amu uscendo dalla scuola.


Le scale, quelle dannate barriere architettoniche, quelle furono il suo più grande problema, ci mise circa dieci minuti a superare tutte le rampe e, quando finalmente uscì dal portone della scuola, fu felice di essere venuta in bici quel giorno. Si diresse verso il parcheggio cercando con lo sguardo il suo mezzo di trasporto, inutilmente.
- Che strano, ero convinta che fosse qui – disse tra sé e sé continuando a cercare confusa, le fu chiaro che non l’avrebbe mai trovata quando, al posto della bicicletta trovò un biglietto a terra scritto a mano, lo raccolse per leggerlo nonostante sapesse già cosa avrebbe trovato scritto 

Per Amu Hinamori
Indovina? Abbiamo noi la tua bici, se la rivuoi, presentati domani alle 18.30 al parco abbandonato, da sola. Per il momento vai a casa a piedi, sempre che tu ci riesca.

 

Firmato
Ikuto Tsukiyomi

Il biglietto era scritto con una calligrafia elegante, ben curata, in corsivo e la firma fu fatta con ancora più attenzione, come se il modo in cui scriverlo cambiasse il senso di tutto il messaggio minatorio. Cosi Amu infuriata accartocciò il bigliettino e lo infilò malamente nella tasca della gonna, urlando e sbraitando contro Ikuto, nonostante sapesse che non avrebbe potuto sentirla in alcun modo, minacciandolo di morte certa, nonostante le sue condizioni fisiche. Sconsolata si calmò e cominciò il lungo cammino verso casa, zoppicando, ci avrebbe impiegato almeno due ore ad arrivare, nonostante abitasse a non più di trenta minuti di strada. Giurò a se stessa di fargli pagare per quell’affronto, era veramente affezionata a quella bici, le aveva anche dato un nome “Rika” e se quell’essere avesse anche osato farle un solo graffio lei non avrebbe più risposte delle proprio azioni.



































Ciaooooooooo =D allora devo dire che sono un po' nervosa per questa FF non sono sicura di averla scritta bene, i personaggi mi sembrano un po' banali e la trama in generale forse non è quel granchè, che ne dite? vi è piaciuta almeno un pochino? *occhi da cucciola* fatemi sapere con delle recensioni! anche delle critiche costruttive vi prego =D
comunque ho messo rating arancione perchè non so esattamente cosa accadrà di preciso, vale a dire che un'idea abbastanza vaga, la storia prenderà forma mano a mano che la scriverò, quindi potrebbero esserci delle scene leggermente spinte ma non esageratamente, sia chiaro, e potrebbero anche esserci delle coppie improbabili. insomma so di avere già un altra storia da completare però non sono riuscita a trattenermi e mentre cerco l'ispirazione per "the city of lost souls" mi diletto a scrivere cavolate come queste =P
beh fatevi sentire presto e ditemi il vostro parere
kiss
saya <3

  
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