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Autore: BeyonBday    02/08/2013    1 recensioni
Un bambino: senza le forze nemmeno di parlare...
la frase di un' uomo lo aiuta a liberarsi.
(Baby Hidan e Kakuzu)
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hidan, Kakuzu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Perché?
Perché sono qui?
Catene al collo, stracci per vestiti…
Fin da quando ne ho memoria questo è quello che ho.
Fin da quando cammino, passare di proprietà in proprietà da una persona all’altra è la mia vita.
La  mia casa sono catapecchie e caverne segrete.
Ormai ho sette anni… e tutto mi scivola addosso come se nulla fosse.
Le botte.
Gli insulti.
Le urla degli altri bambini.
I loro sguardi: quelli supplicanti dei più piccoli e quelli rabbiosi dei più grandi.
A parte che appena uno compie dieci anni o viene venduto o ucciso… mi mancano solo due anni…non vedo l’ora che arrivi quel giorno.
*§*§*§*
Oggi è arrivato un nuovo “giocattolo” però… questo è diverso.
È un adulto.
Alto, pelle scura, coperto di cicatrici sulla schiena, capelli lunghi castani scuro…ma non riesco a vederli gli occhi coperti dalla frangia.
Lo fanno sedere vicino a me, lo guardo, ma non mi muovo… me ne rimango mezzo sdraiato appoggiato al muro, non mi hanno dato da mangiare oggi e quindi mi sento debole.
Lo sento che mi osserva, lo sguardo duro e serio, eppure non mi incute terrore.
Le mie labbra sono secche, come la mia gola…vorrei parlare, ma ci rinuncio.
-Se hai paura addirittura di parlare, non meriti nemmeno di vivere.-
Se ne era accorto?
I miei occhi corrono verso di lui, sono sbigottito, ma non credo che il mio volto abbia ancora certe capacità.
Il tempo passa veloce, ormai sono già cinque giorni che lui è qui.
Non li ho nemmeno parlato e lui non ha più proferito parole dopo quella volta.
I miei attuali padroni sembrano nervosi, entrano nella grotta trafelati, uccidendo i tre bambini rimasti da contrabbandare… a quanto pare, non servono più.
-Che ne facciamo dell’albino?-
-Ci penso io.-  uno di loro mi si avvicina e libera l’estremità della catena che mi tiene attaccato la muro.
-Dove andiamo?- chiedo.
Tutti si voltano verso di me, sorpresi di sentire la mia voce…anche il nuovo arrivato si stupisce.
-A fare un giro.- mi sorride mellifluo.
Mi guardo in torno e vedo che l’uscita è a pochi metri da me…
Vita…
Di là si può provare a vivere?
Ci posso andare?
Volgo il mio sguardo al mio compagno di seduta, e, come se avesse capito la mia muta domanda, mi fa cenno di sì con la testa.
Corro.
Non mi interessa di nulla.
Le urla non mi danno più fastidio.
Le botte nemmeno.
La catena al mio collo è lunga, raggiungibile da chiunque, e infatti  mi strattonano, facendomi cadere atterra.
Mi rialzo, a fatica, ma mi riatterrano.
Allungo una mano contro il cielo…
Voglio correre…
-VOGLIO VIVERE!!!- non so perché  lo urlo, ma le lacrime mi appannano le iridi, rendendomi la fuga ancora più difficoltosa.
Mi sento schiacciare.
Morirò, ne sono certo.
Non sono stato graziato, e nemmeno scelto.
È questo il mio fato?
Una lama si avvicina pericolosamente alla mia carne, ma il dolore non arriva mai e questo perché Lui mi ha salvato.
Mi strappa con forza la catena dal collo, lasciandomi solo il collare di ferro, e per la prima volta, vedo i suoi occhi: verdi su campo rosso, niente pupilla…o almeno troppo piccola per vederla.
I miei capelli candidi mi coprono, per metà, la visuale, ma lo vedo ugualmente:  eretto in tutta la sua grandezza,  muscoloso e minaccioso.
In un battito di ciglia quel posto è deserto; le pareti  grondano di sangue, i cadaveri maciullati, carbonizzati e squartati.
-Vattene.-
Si è rivolto a me ?
Mi guarda severo,  le cicatrici che partono dalla bocca fino a poco prima delle orecchie, son sono distesa, ma bensì rilassate, forse si è addirittura tolto un peso uccidendo tutti.
Cammino verso i cadaveri, e frugo nelle tasche di ognuno in cerca di un qualcosa che mi appartiene ancor prima di quelli stracci , ma nulla, non la trovo…
Amareggiato mi avvio verso l’uscita, sempre seguito dagli occhi verdi dell’uomo.
Mi volto verso di lui e mi inchino, come per ringraziarlo, uscendo inseguito dalla grotta.
La mia forse non è fortuna… che mio Dio mi ha protetto veramente, mandandomi un suo angelo distruttore?
 
§*§*§*§
14 anni dopo…
-Hidan? Lui è Kakuzu del villaggio della cascata… sarà il tuo compagno da ora in poi.-
Sono seduto su una roccia, intento ad affilare la mia falce, quando mi impongo di girarmi…almeno per vedere da chi sarò affiancato.
Sono nuovo dell’organizzazione e spero, vivamente, che il mio collega abbia più esperienza di me…almeno sul campo.
-Piacere…io sono Hidan.- salto giù dalla roccia, tendo però gli occhi attaccati al suolo per evitare di inciampare e fare figure di merda gratuite, porgendogli la mano.
Quando sento il calore potente che mi avvolge l’arto, il mio naso percepisce un’ aroma di muschio e terra, misto a sangue.
Conosco questo odore…
Alzo gli occhi che si scontrano con quelli verdi e duri dell’uomo che un tempo mi salvò la vita; il suo volto è coperto da una specie di burka, mentre i capelli sono nascosti da un cappuccio/cuffietta.
Ma sono sicuro che è lui, certo come il sole e il mio Dio.
Pain ci lascia soli, tornando da dove era venuto…il suo compito lo aveva svolto.
-Sei cresciuto ragazzo. Quanti anni hai ora?- mi squadra dall’alto in basso, ma non con cattiveria…per lo più sembra volermi studiare.
-21. E così sarai tu il mio compagno né?-
-A quanto pare… oh, giusto… prima di dimenticarmene.-
Infila un braccio nella manica opposta, tirandone fuori un rosario con il simbolo del mio amato Jashin.
-Do- dove lo hai preso?- chiedo sbalordito, prendendoglielo dalle mani e mettendomelo al collo.
-Quel giorno lo cercavi no? E io l’ho trovato. Ho pensato di venderlo un paio di volte… ma non ne avrei ricavato nulla.-
Nel sentire quelle parole mi sento il sangue ribollire nelle vene.
-BRUTTO MISCREDENTE! NON SI VENDONO LE COSE APPERTENENTI ALLA CULTURA DEL SOMMO JASHIN!-
Lui mi guarda… quasi divertito, non dice nulla e inizia ad incamminarsi per la nostra prima missione insieme.
-Noto che ora parli molto di più…- mi fa notare, mentre cammino al suo fianco.
Sono ancora incazzato con lui.
-Non vivo più in una prigione di silenzio. Preparati… perché d’ora in poi la mia voce ti uscirà dalle orecchie.-
E questa è una promessa.
Grazie Jashin…
Grazie per avermi scelto.
E di avermi  fatto rincontrare il mio protettore.
 
 
 
Psicopatic Time:
Ok.. è uscita dal nulla lo ammetto.
È una one-short su un possibile incontro tra Hidan  baby e Kakuzu… che vi devo dì, non sono normale.
Vi ringrazio per averla letta e perdonate se ci sono errori.
 
Saluti BB

  
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