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Autore: redeagle86    11/02/2008    0 recensioni
In una Tokio in stile Al Capone, una KxH tinta di sangue, omicidi, dove la speranza di una redenzione sembra lontanissima. A chi l'ha già letta, consiglio di rifarlo, perchè l'ho modificata!!!
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Takao Kinomiya, Yuri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Cap

Cap. VIII°

Eccesso di adrenalina

 

Kei guidava rispettando i limiti di velocità, nonostante la faccia sconvolta di Hilary lo spingesse a cercare al più presto un albergo. Non erano feriti, ma lei era spaventatissima.

Il ragazzo era lieto di quella notte buia che gli dava l’opportunità di fuggire senza intoppi e, quando apparve l’insegna amica di un albergo, si fermò di colpo.

La aiutò a scendere, per evitare che si tagliasse con i vetri. Ordinò la solita suite, sebbene fosse meno elegante e lussuoso degli alberghi che frequentava di solito.

-Hilary, resta qui, d’accordo?- le disse con fermezza, prendendola per le spalle. –Io vado a cercare qualcuno che ripari l’auto.

La brunetta annuì meccanicamente e Kei, seppur con preoccupazione, lasciò la camera.

Hilary era terrorizzata, ma viva. Doveva attaccarsi a quello, senza riflettere su ciò che era accaduto. Erano sopravvissuti ad una sparatoria! Erano quasi dei supereroi.

Niente poteva fermarli.

Alzò lo sguardo e incontrò il mobile bar.

 

Kei trovò una stazione di servizio ancora aperta che gli sistemò i lunotti esplosi. Poi chiese che fosse verniciata di blu. Come diavolo aveva fatto Ivanov a raggiungerli? Mito non era lontana da Tokio, forse si erano avvicinati troppo alla base…ma avevano avuto proprio una sfortuna nera. Di tante città, proprio lì doveva dirigersi quel pazzo. E la sua povera Jaguar ne pagava le conseguenze.

Per non parlare di Hilary. Forse aveva sbagliato a coinvolgerla in quel piano, ma senza di lui sarebbe morta in modo orribile.

Rientrando in camera, pensò di scusarsi con lei e di cercare un posto sicuro dove nasconderla. Sì, sarebbe andato avanti da solo.

La stanza era avvolta dall’oscurità e i suoi riflessi erano all’erta, come sempre. Ma, malgrado questo, non fu pronto a reagire alle braccia che lo strinsero al collo e alle labbra che premettero sulle sue in un bacio appassionato.

 

La ragazza aprì gli occhi e si ritrovò a fissare il soffitto azzurro cielo della sua stanza. Si sentiva intontita, come se avesse avuto la testa imbottita di ovatta.

Barcollando, tentò di alzarsi, accorgendosi di indossare ancora i vestiti della sera prima. Ma cos’era successo?

Ricordava la sparatoria, la fuga…E poi? Poi aveva iniziato a bere, aspettando il ritorno di Kei. E gli era praticamente saltata addosso! Eppure aveva ancora i vestiti e lui non era nella stanza. Cos’era accaduto allora? Perché non riusciva a rammentarlo?

Appoggiandosi al muro, uscì a tentoni dalla camera.

Avvampò nel vederlo seduto al tavolo, intento a fare colazione e a leggere il giornale. Chissà cosa pensava di lei… Si trascinò a testa bassa fino a lui, evitando accuratamente di guadarlo negli occhi.

-Buongiorno- la salutò.

-Ciao.

Il silenzio calò nella stanza. Un silenzio rotto solo dal rumore delle posate e delle pagine girate. Hilary avrebbe voluto sprofondare: non si era mai sentita così in imbarazzo come in quel momento.

-Stai bene?- le domandò, appoggiando il giornale e osservandola. Non c’era derisione o altro nel suo sguardo. Era il solito Kei con cui viveva da un mese ormai.

-Kei…io…

-Non preoccuparti per ieri sera- la interruppe, distogliendo lo sguardo. –La tua è stata una normale reazione causata dall’adrenalina in circolo. Ho visto persone molto più mature, fare cose molto più stupide nella stessa situazione, credimi.

-Ti sono saltata addosso come una pazza.

-Non penso male di te per questo: ti ho chiusa in camera ed è finita lì.

Sembrava tranquillo, come se non fosse successo niente. La ragazza si calmò leggermente e trovò il coraggio per rialzare la testa e sorridergli.

-Grazie.

-E di cosa?- chiese stupito.

-Bhe…avresti potuto approfittare della situazione…invece non l’hai fatto…

-Ho molto rispetto per te, Hilary. Sono io ad aver sbagliato: non dovevo obbligarti a questa vita.

-Siamo vivi. Cos’altro c’è che conta?

-Hai rischiato di morire- proseguì lui.

-Non con te. Non puoi fermare Spyro da solo. E questa è l’ultima volta che ne parliamo.

Le labbra dell’Angelo si incurvarono in un raro sorriso: che determinazione in quella ragazzina pelle e ossa. Una determinazione che sentiva simile alla sua, sebbene spinta in una diversa direzione.

E, anche se sarebbe morto piuttosto che ammetterlo, una strana sensazione si era impadronita di lui da quando lei lo aveva baciato.

  
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