Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: endlosenacht    02/08/2013    4 recensioni
Eleanor si lisciò nervosamente la camicetta, lo sguardo rivolto a terra, e per l’ennesima volta lasciò che le mani le cadessero in grembo, sconfitte.
Louis si stava facendo aspettare. Vi era abituata e ormai non ne era più infastidita, ma non riusciva a sopportare la sproporzionata quantità di gente che puntualmente assisteva a quelle sue attese imbarazzanti.

One Shot incentrata su Eleanor Calder e i suoi pensieri (beard!Eleanor)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ancora un po’

 
 

Eleanor si lisciò nervosamente la camicetta, lo sguardo rivolto a terra, e per l’ennesima volta lasciò che le mani le cadessero in grembo, sconfitte.
Louis si stava facendo aspettare. Vi era abituata e ormai non ne era più infastidita, ma non riusciva a sopportare la sproporzionata quantità di gente che puntualmente assisteva a quelle sue attese imbarazzanti.
«Eleanor! Eeeeeeeeeeleanor! Possiamo fare una fotoooo?»
Una ragazza, in prima fila schiacciata alle vetrate dell’albergo, si sbracciava e la chiamava con un largo sorriso stampato in faccia.
Eleanor le sorrise, grata che a qualcuno la sua situazione non sembrasse la cosa più patetica del mondo, e alzò la mano in segno di saluto. Stava per rispondere alle urla affettuose con qualche parola – quali, non lo sapeva neanche lei – quando si bloccò in malo modo e si voltò verso la receptionist.
Non dare confidenza ai fan.
Non riusciva a farsi entrare in testa tutte quelle clausole, quelle costrizioni, quelle pianificazioni. A dirla tutta, a volte dimenticava perfino di essere sotto contratto.
All’inizio era stato più facile, quasi naturale: non aveva dovuto far altro che farsi presentare a Louis – che si era rivelato tremendamente carino e gentile – e chiacchierare con lui. Le era sembrato il sogno di una fan. Nei primi mesi si era illusa che quell’accordo potesse risolversi in una storia vera, perché Louis scherzava sempre con lei, la chiamava, la invitava a uscire. L’avevano preparata agli atteggiamenti da compagnone del ragazzo, ma lui le era sembrato veramente spontaneo. Non aveva neanche notato l’intesa troppo stretta che aveva con Harry: agli occhi ingenui di Eleanor la loro era sembrata solo una relazione tra migliori amici molto affettuosi. E solo di recente si era trovata a chiedersi quanto avesse voluto ingannarsi consapevolmente fin da quei primi mesi.
Tuttavia, proprio quando Eleanor aveva cominciato a sentirsi in colpa per quel lavoro, per lo sfruttare la compagnia di una persona a cui effettivamente teneva, Louis le aveva confessato candidamente che era impegnato senza possibilità di ripensamenti. Non erano servite altre spiegazioni, ma Eleanor aveva sentito la necessità di essere a sua volta completamente sincera: sapeva che Louis per il momento era ancora all’oscuro delle macchinazioni dei manager, sapeva che in quel gioco lei era vista come la tentazione, come l’elemento che doveva riportare Louis – dio, se odiava quell’espressione – sulla retta via. Sapeva tutto, e ora doveva venirne a conoscenza anche lui.
Erano seguite liti inenarrabili con il team, urla e minacce, ma alla fine Louis aveva ceduto. C’era troppo in ballo, gli avevano detto. Eleanor aveva assistito a tutto in silenzio, cercando di scomparire dentro ogni muro su cui si appoggiasse e di farsi il più piccola possibile, impotente, accettando le accuse di egoismo e di fame di denaro che Harry le aveva rivolto furioso. Sapeva che meritava ogni singolo rimprovero e le era anche chiaro che, a quel punto, non aveva più valore il fatto che lei, di Louis, ne era veramente innamorata. Aveva ancora meno importanza in quanto quello era l’unico dettaglio che aveva taciuto nella sua confessione. Per mesi Eleanor si era trovata nella miserabile posizione di dover rammendare il suo cuore malandato, affrontare le occhiate piene di disprezzo di Harry e gli altri ragazzi e far fronte all’ondata di fama magistralmente architettata dal team stampa dei One Direction. Erano stati mesi disperati i quali, oltre ad aver assistito a un catastrofico peggioramento dei suoi voti accademici, aveva visto Eleanor risoluta a lasciare quel lavoro.
«Vattene via! Non meriti Louis! Lui è di Harry!»
La ragazza festante era stata scalzata dalla sua agognata posizione ed era stata sostituita da un gruppo di ragazzine che sembravano avere tutt’altra opinione. Eleanor vide con la coda dell’occhio la sua sostenitrice spuntare saltuariamente dal mare di teste che si accalcavano, regalando sorrisi nella sua direzione che erano come un balsamo. Ma non cancellavano gli insulti, che erano più veloci e più sinceri. Tutta la disponibilità nei suoi confronti, lo sapeva, era basata su una bugia, e non c’era sorriso che glielo facesse dimenticare.
Cercando di distrarsi, Eleanor si alzò dalla poltrona e si avvicinò al banco di accettazione.
«Mi scusi» chiese con un filo di voce alla donna che lavorava dall’altra parte «E’ sicura che Louis Tomlinson abbia lasciato detto di non salire in camera?»
Non risponde al cellulare, aggiunse mentalmente, vergognandosi del tono lamentoso che la sua voce aveva nella sua testa. Non rispondeva più alle chiamate di Eleanor, ormai.
All’inizio del loro rapporto Louis era stato paradossalmente la sua roccia: se la trovava in una stanza con gli occhi lucidi, era lui a dirle che tutto quello non sarebbe durato per sempre. Eleanor gli era grata della sua gentilezza, della sua pazienza, della sua voglia di sorridere in mezzo a un’enorme finzione a colei che più la rendeva tangibile. E gli  era ancora più grata di ciò in pubblico, quando venivano accerchiati, chiamati, fotografati.
Anche lei sorrideva, ma lo faceva perché si era esercitata a quel “sorriso da stampa” per settimane, prima di cominciare con le uscite ufficiali insieme a Louis. Ogni tanto doveva piantarsi davanti allo specchio e ricominciare a fare pratica, per essere sicura di essere convincente. Louis non aveva bisogno di tutte quelle prove. Se era di buon umore, il sorriso esplodeva inarrestabile in qualunque situazione: era una palla infuocata di spontaneità e felicità.
«Mi piaci, El. Sei una a posto» le aveva detto, ed era bastato. Louis rideva con i suoi amici e li aiutava se erano in difficoltà: per lui non c’era niente di più ovvio e naturale, e miracolosamente considerava anche lei un’amica meritevole di affetto. Non poteva capire, però, cosa si nascondesse dietro le lacrime di Eleanor. I sensi di colpa, la voglia di smettere, il senso di oppressione che provava nei confronti di quella firma che aveva apposto senza riflettere, l’attesa spasmodica per la fine del contratto e allo stesso tempo il terrore che ne derivava, l’amore non corrisposto che ormai sbatteva le ali disilluso; tutto le si affollava nella mente e certe volte era semplicemente troppo. Non bastavano le chiacchierate lunghe ore con Louis riguardo quello che stavano facendo e la sua legittimità e non bastavano le assicurazioni di perdono.
Louis, entro i suoi limiti, la sosteneva. Ma era strattonato prepotentemente da due poli opposti ed Eleanor sapeva chi avrebbe sempre scelto. Nel momento in cui due crisi si fossero sovrapposte, Louis sarebbe sempre accorso dal ragazzo che sarebbe dovuto essere al posto di Eleanor. Tutti, lei compresa, avrebbero voluto vedere quell’immagine finalmente realizzarsi. Eleanor avrebbe potuto così scappare, nascondersi per sempre, e lasciare Louis a vivere felice.
«Sì, signorina. Ha detto…» le rispose la donna con tono professionale, vagamente annoiato, sbirciando un post-it incollato allo schermo del computer che le stava di fronte «…che arriverà “all’ora convenuta”» terminò citando.
Eleanor si era solo immaginata quello sguardo di commiserazione e di giudizio? Si era immaginata tutti quelli che aveva ricevuto? Anche quelli di Louis?
E’ la ragazza di una popstar che non la considera. La lascia aspettare ore e ore da sola. Povera illusa, la tradirà sicuramente ogni notte.
Oppure, peggio:
Viene pagata per stare con una popstar, ha viaggi e vestiti gratis. Perché mette su quell’aria da cane bastonato? Con quale diritto?
Louis alla fine aveva rinunciato. Eleanor ricordava il giorno, perfino il minuto. Si era stancato della finzione e quindi di lei, di quella parte di lei che lo costringeva a mentire ogni giorno. Il suo team diceva che recitava male; lei sapeva che il dolore era diventato troppo anche per lui.
Eleanor faceva di tutto per rendere la situazione più sopportabile, scompariva per settimane rifugiandosi da Alana e Max, accogliendo le sessioni d’esame come manne dal cielo per la naturalezza e normalità che portavano con sé; ma quando veniva convocata, doveva andare. Aveva firmato. Louis capiva tutto questo, ma era semplicemente troppo esausto per far finta che non gli pesasse, per addossarsi ancora i dispiaceri e i sensi di colpa della gente. Specie in pubblico. Ormai, nella loro finta relazione, ognuno doveva fare per sé. In barba alle direttive o alla poca sincronia che chiaramente traspariva. I pochi momenti spontanei, sempre nascosti agli obbiettivi, erano conservati da Eleanor come preziose reliquie. Quei pochi attimi valevano tutte le tediose ore imbarazzanti del mondo.
«El!»
Louis apparve in cima alle scale, sciatto ma di buonumore. Eleanor pensò che somigliava a quando lo seguiva a The X Factor, con quei vestiti sportivi assemblati a caso e il cappellino calcato in testa. Guardò i suoi pantaloni zebrati, i suoi tacchi, e notò con mesta rassegnazione quanto per l’ennesima volta fossero irrimediabilmente distanti.
«Scusa per l’attesa piccola» le disse abbracciandola «Il bimbo ha fatto una scenata.»
«Sta bene ora?» chiese subito lei, allarmata. Detestava quando Harry esplodeva, perché sapeva che se accadeva era perché era veramente arrivato al limite e non resisteva più. Occorrevano giorni perché si riprendesse e tornasse a sorridere, anche con il suo ragazzo. Per fortuna, in quell’ultimo periodo aveva scoperto il golf. Louis diceva che meravigliosamente lo rilassava, e così la convivenza risultava più facile per tutti e tre. Eleanor si sforzava di dimostrare ad Harry che non c’era cattiveria in quello che faceva, che non c’era mai stata, e il ragazzo era troppo buono per dubitare di lei. Tuttavia, non riusciva ad essere naturale con lei, non era in grado di trascorrere interi pomeriggi in sua compagnia. Non si erano mai trovati da soli nella stessa stanza.
Louis salutò, rapido, la folla che si era scatenata alle loro spalle tenendo sempre un braccio intorno alla vita di Eleanor, guidandola poi verso l’interno dell’albergo. La ragazza sentiva il cuore battere forte: non si era mai abituata al tocco di Louis e forse era per quello che riuscivano ancora a ingannare una parte dei fan. Ogni abbraccio, ogni stretta di mano era da lei percepita come immeritata, eppure proprio per questo li amava ancora di più: avevano il gusto di qualcosa di proibito.
«Meglio l’uscita secondaria» canticchiò. Poi, con voce più sommessa, aggiunse «Si è calmato. Però stasera andiamo a dormire da Liam e Zayn. » Non c’era un filo di rabbia nella sua voce.
«E tu, come stai?» chiese lei, lanciando al ragazzo un’occhiata furtiva, alla timida ricerca di qualche indisposizione sul suo viso.
«Oh, starò meglio prima o poi» lo disse con un candore, con una fiducia così disarmante e priva di rimprovero che Eleanor dovette distogliere lo sguardo e guardare i quadri appesi al corridoio sfilare intorno a loro.
«El, guardami.»
Eleanor si voltò con la ferma decisione di rivolgere a Louis uno sguardo altrettanto fiducioso, ma capì subito che non ce l’avrebbe fatta.
«Ehi, ehi… starai meglio anche tu, El.» le disse sorridendole dolcemente.
Oggi, sembrava, era un giorno buono. Ed Eleanor, nonostante sapesse che quella frase supponeva una loro separazione, fu sicura di essersi innamorata ancora un po’ di Louis in quel preciso momento.
«Ancora un po’» mormorò Louis prendendole lentamente la mano, come studiando un fenomeno raro. Eleanor strinse a sua volta la presa.
«Solo un altro po’» ripeté lui, mentre una guardia apriva la porta e i due uscivano all’aria aperta e rumorosa, fendendo la folla.





Nota:
Buonasera!
Torno a pubblicare dopo quasi un anno di inattività. Leggendo questa storia forse capirete perché è passato tanto tempo: non sono capace di scrivere. 
Tuttavia, in questo ultimo periodo ho prestato molta attenzione a quell'universo che è 1D related ma non riguarda strettamente i ragazzi, quindi la felice famigliorla Teasdale-Atkins, gli amichetti di Styles, siblings vari e, ovviamente, Eleanor. E' stata proprio lei a ispirarmi per scrivere: ho rivangato Youtube in lungo e in largo e in molti video (tra l'altro di qualità pessima), l'ho vista a disagio con le fan, tesa. Qui le opinioni si dividono (puro fastidio o "disagio da contratto"?), ma io ho voluto scrivere dando per sicuro per un secondo la possibilità del Larry e della sua conseguente funzione di beard di Louis. Non intendo fare propaganda alle Larry Shippers e non voglio diffamare Eleanor (anzi, beard o non beard io la trovo adorabile): questa OS è frutto di fantasia e non ha niente a che vedere con la realtà. Semplicemente, la situazione di beard!Eleanor è molto più affascinante e ispira molte più riflessioni di girlfriend!Eleanor, artisticamente parlando. 
Spero di essere riuscita a catturare qualcosa dello stato d'animo di El in questo contesto, vi prego di farmi sapere. Potete anche scrivermi che ho avuto un'idea demente e che non devo riprovarci mai più. 
Buona lettura, 
Vick

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: endlosenacht