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Autore: Kiji    02/08/2013    0 recensioni
In questa storia vedremo 3 personaggi principali... Hong Ki che sarà il narratore, Heechul dei Super Junior che sarà l'amante passionale e crudele e la versione dolce dell'amore ovvero il personaggio di Lee Jae Jin ^.^ spero che vi piacerà :D
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le sue mani circondavano il mio corpo, rendendomi schiavo di quel desiderio senza tempo. Sentivo la sua lingua che infuocava la mia carne, le sue ossa premere sul mio corpo fragile e i suoi gemiti sussurrarmi nelle orecchie e, in quel breve attimo, dimenticai me stesso ed il mondo intero. Esistavamo solo noi due, in un universo separato, relegato negli inferi della terra, succubi di quella libido che non aveva fine. Le spinte del suo corpo sul mio, erano una melodia magica, che mi faceva fremere ma anche soffrire.
- Chul, ancora... - La mia voce, sussurrata appena in quella stanza buia e tenebrosa, era macchiata di peccato. Lui non parlava, sentivo solo dei brevi suoni a contraddistingure la sua presenza. Era sempre in quel modo, ormai lo sapevo bene ed avevo smesso di sperare. Sebbene il mio cuore anelasse qualcosa di più, era impossibile che potesse accadere. Quando il mio corpo arrivò alla soglia del piacere, mi abbandonai esausto sul materasso impolverato e mi sentii sporco e sconfitto.
Ero così patetico ai suoi occhi, eppure non riuscivo a fare a meno di quel corpo che mi odiava. Lui si alzò lentamente da me, ancora in silenzio. Sapevo bene cosa sarebbe successo, era sempre il solito rituale. Trovare i vestiti sparsi sul pavimento, indossarli di fretta ed uscire dalla stanza senza dire nulla, sbattendosi la porta alle spalle pesantemente. Io sarei rimasto lì, a tremare e a piangere come ogni volta, era inevitabile.
- Aspetta! - Lo afferrai per un braccio, con il volto sconvolto dalle lacrime e lo fissai per un tempo interminabile. Il suo volto era crudo e freddo, non gli importava nulla di me e dei miei desideri.
- Resta con me, solo per questa notte, rimani qui. Non ti chiederò altro, puoi anche maltrattarmi ma ti prego, non uscire da quella porta. - Avevo lo sguardo basso, non riuscivo ad affrontare quegli occhi accusatori, ma dovevo pur tentare. Quel cerchio infinito in cui mi ero volutamente immerso, dovevo pur cercare di cambiarlo, altrimenti sarei rimasto imprigionato per sempre.
Sentivo le spine che mi avvolgevano la carne, faceva male e sanguinavo, eppure nessuno se ne accorgeva. Heechul, mi guardava in silenzio, ma erano i suoi occhi che parlavano per lui. Era colpa mia se era diventato quell'uomo freddo e spietato, vero? Ero solo io ad averlo fatto soffrire, per questo dovevo fare di tutto per riportarlo indietro dall'oscurità.
- Resta con me! - Sussurrai quella supplica con tutta la forza che mi restava in corpo, ma non fu sufficiente. Lui mi spinse con forza, facendo cadere il mio corpo duro e fragile in un sol colpo.
- Non comportarti da femminuccia Hong Ki, non hai gli attributi per farlo! - Dette quelle parole, di spalle, si alzo con forza dal letto e si incamminò lentamente fino a quando non sparì nel nulla. Il tonfo di quella porta che sbatteva nell'oscurità, era così difficile da sopportare. Odiavo quel buio che mi circondava l'anima, mi faceva paura. Non ricordo quando iniziai a tremare avvolto da quelle coperte. Quando fu la prima volta che successe, tre mesi prima? No forse è sempre accaduto, non riuscivo a distinguerlo nei miei ricordi. Vidi di nuovo me stesso, la nostra amicizia così bella e fraterna, poi quel batticuore inaspettato. Innamorarmi di lui, fu solo un passaggio naturale, come respirare o mangiare, era scritto nel mio destino.
I suoi occhi, che prima mi facevano felice, iniziarono a farmi del male ogni volta che incrociavano i miei. Fu allora che mi confessai, che inizia questa dura lotta, ma anche che pugnalai il mio stesso cuore.
«Sei pazzo? Siamo due uomini.» I suoi occhi che mi disprezzavano, le sue parole che mi ferivano, non le avevo premeditate. Al me stesso che considerava l'amore in modo ingenuo ed idealista, quel tenero sentimento era così dolce, eppure mi sbagliavo. Mi aggrappai a lui, sperando che col tempo imparasse ad amarmi, cercando in tutti i modi di conquistare il suo cuore. Se solo avessi saputo che mi avrebbe odiato, se per caso ne avessi avuto il minimo sentore, non avrei mai commesso quell'errore iniziale.
La prima volta che facemmo l'amore, la ricordo ancora così bene che posso sentirne il dolore con la stessa identica intensità. Lui mi prese d'improvviso, sbattendomi alla parete con tutta la forza che il suo esile corpo riusciva a scatenare. Le sue mani mi strapparono i vestiti bagnati dalla pioggia primaverile e la sua bocca iniziò a torturarmi in un'incredibile danza assassina. Sentivo la sua lingua corrodermi dentro, non stavamo facendo l'amore, non poteva essere definito in quel pudico modo.
Il nostro era puro e semplice istinto animalesco. Non era ciò che mi sarei immaginato, non corrispondeva ai sogni che avevo fatto, ma al solo contatto con il suo corpo, tutto me stesso perse di significato. Il piacere era troppo sconvolgente che non riuscii a fermarmi, ed iniziai a detestarlo per quella macchia che mi stava infliggendo. Era la prima volta per entrambi, la nostra prima esperienza con lo stesso sesso, eppure, lui non mi fece alcuno sconto. Fu selvaggio e rude senza pensare ai miei sentimenti, ma anche in quel modo, non riuscivo a smettere di amarlo. Sebbene sentissi le mie ossa spezzarsi, il solo pensiero che eravano una cosa sola, mi bastava.
Che stupido! Continuò così per tante volte, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, non riuscimmo più a fermarci. Ancora adesso, immobile in questo letto disfatto, non riesco a ricordare la mia vita prima di questo incubo d'amore. Mi alzai ancora dolorante. Quella casa che condividevamo per le nostre notti di passioni, era troppo sporca e la causa di tutto, ero io stesso. Viverci era impossibile! Con lo sguardo spento, entrai nella doccia e lavai via tutte le cellule impure che riuscivo a vedere con gli occhi sgranati dalla polvere.
Ma per quanto sfregassi, fino a vedere la pelle bianca diventare rossa, non riuscivo ad eliminarle del tutto. Il sapore amaro del peccato, impregnava totalmente il mio corpo ormai. Piansi lentamente, ero così abituato a quelle lacrime che ormai scendevano incontrollate senza che la mia volontà riuscisse a dominarle. Dovevo porre fine a quella pazzia, ma era impossibile riuscirci! L'acqua fredda scendeva incontrastata nel mio corpo, ne sentivo la dolce fragranza. Una volta calmato, mi asciugai e mi vestii di corsa, era tempo di tornare alla realtà, alla vita di tutti i giorni.
Uscii senza pensarci da quell'appartamento di periferia, la luna era ancora alta nel cielo, ma nessuna stella adornava quel tappeto nero che mi sovrastava. Camminare nella fresca aria della sera, era come un'elisir proibito, mi faceva stare bene. Circondato da quella pesante sciarpa di lana grigia, mi sentivo al sicuro da ogni male. Passo dopo passo, il sorriso che avevo perso, tornò a sconfinare nel mio viso, un'altra notte era passata ed io ero ancora vivo. Tornando nel dormitorio, mi fermai in una piccola vetrina del centro, il riflesso del mio volto mi fece tremare ancora una volta.
Vedendo quel sorriso, mi sentii atterrito, odiavo quell'espressione che non rappresentava me stesso, ma non potevo cambiarlo. Entrando in quella casa dalle luci spente, mi sentii svuotato e stanco, mi trascinavo a fatica in quel corridoio pieno di foto della mia vita passata, del me stesso che ormai era scomparso. Ero davvero io quel ragazzo che sprizzava gioia da tutti i pori? Non mi riconoscevo più. Sentii un rumore nella notte, una piccola luce diffondersi e colpirmi il viso.
- Hyung, sei tu! Mi sono spaventato. - Jae Jin si stropicciò gli occhi ancora pieni di sonno e si avvicinò a me.
- Dov'eri? Sembri stanco. - Non avevo la forza di rispondere ed in fin dei conti, non era qualcosa che potevo raccontare, non a lui!
- Stai tranquillo, sto bene. Ne parliamo domani. - Continuai a camminare, senza badare alle sue parole di protesta, al suo sguardo preoccupato per quell'amico che lo evitava. Lanciarmi sul letto senza forza, chiudere gli occhi ed abbandonarmi ad un sonno privo di sogni, fu davvero una cosa semplice. Mi svegliai alle prime luci dell'alba, dormivo sempre poche ore, era sempre stato in quel modo.
Un tiepido odore di caffè si diffuse nell'ambiente, non ero il solo a guardare quel cielo del mattino. Aprii la porta senza far rumore, non volevo svegliare i miei compagni. Camminavo a passi leggeri, fino a quella grande cucina colorata dalla luce del sole. Di spalle, riconobbi quell'amico di vecchia data, i suoi capelli castani brillavano e la sua maglietta bianca, rifletteva un'aura di positività. Si voltò a guardarmi con un grande sorriso pieno di un dolce calore.
- Buongiorno Hyung. - Arrossii brevemente, non meritavo la sua gentilezza. Risposi con un cenno del capo e mi sedetti sulla mia solita sedia vicino alla finestra aperta a metà. Jae Jin prese due tazze di quella calda bevanda e le posò nel bianco tavolo appena pulito. Lo ringraziai senza pensarci e iniziai a bere a brevi sorsi.
- Hyung, io... - La sua voce era un pò flebile, quasi tremante. Mi fermai a guardarlo, aveva gli occhi lucidi e la pelle spenta.
- Ti prego, smettila di soffrire! Ogni giorno, resto a guardarti mentre ti fai del male ma non posso fare nulla per fermarti. Non sono io la persona che può darti il sorriso, vero? - Non capii le sue parole. Il loro significato, era celato alle mie orecchie! Vedevo solo quel caro amico, preoccupato della mia salute e non riuscivo a scorgere altro. Gli sorrisi, con la massina intensità che la mia mente riusciva ad ottenere e avvicinai la mia fredda mano al suo viso asciugandogli quella piccola lacrima salata.
- Stai tranquillo! Io sto bene. - Jae Jin, lentamente, si avvicinò a me. Le sue braccia circondarono improvvisamente il mio collo e le sue labbra, calde e profumate, si posarono con forza sulle mie. Non riuscii a pensare a nulla, la mia mente era completamente inondata dallo stupore. Mentre vedevo il suo viso allontanarsi dal mio, ma restare fisso a guardarmi, sentii l'odore opprimente del vapore colorato del caffè.
- Permettimi di curare le ferite del tuo cuore! - Sentii quelle parole, cercando di donargli una forma concreta. Mi immersi in quell'abbraccio che non aveva fine, forse cercando la tenerezza che stavo disperatamente cercando. 
  
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