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Autore: Nettlewild    03/08/2013    0 recensioni
"Alla fine il bello dell’amore è proprio il fatto di potersi innamorare di chiunque" [cit.]
Raccolta di song-fic che hanno per tema l'amore :3
La raccolta è scritta a quattro mani, e le song-fic si alternano tra una mia e una della mia amatissima figlia e collega infinity :)
Buona lettura!
[Attenzione! Alcune fanfiction sono su coppie eterosessuali e alcune su coppie omosessuali]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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la federa

–  Pick up off the floor –

 

 

C’era un pub, in via Marchi, dove tutto costava poco.

Era collocato in un quartiere di disastrati e pezzenti in cui i molti alcolizzati erano alla continua ricerca di una birra, per questo il pub vendeva tutto per due soldi. Grazie al basso costo delle bevande, tutti i disperati andavano a comprare al pub, ma capirete anche voi, meglio di me, che un alcolista non si ferma solo al primo bicchiere, a maggior ragione se costa poco: e in via Marchi, con tutti gli alcolisti che c’erano i soldi si facevano, SEMPRE.

Chi aveva aperto il locale, lo sapeva. Lo sapeva bene

 

Elisa non ci passava quasi mai, in via Marchi. A dire il vero, quasi nessuno con un briciolo di buon senso ci voleva mai passare in quel posto: troppo bordello, troppe brutte facce.

Comunque sia, Elisa non ci passava quasi mai: ho detto quasi.

Quel giorno, ci andò apposta.

Lo voleva anche lei un bel fiasco di vino, così quando vide le scritte “Qui alcolici a poco” e “Dopo due birre per la terza paghi la metà” entrò anche lei nello sciagurato pub di donna Maria.

 

Che dire, in quel posto si respirava un’aria tutta da raccomandare; le finestre erano tenute quasi chiuse per non dare troppo spettacolo alla gente in strada, e ovunque tu andassi venivi letteralmente assalito dalla puzza d’alcool; e la gente non era seduta ai tavoli, ci stava buttata sopra, a mo’ di corpo morto; c’era chi se la ridacchiava, chi contava le macchie d’umidità sul soffitto, chi ogni tanto si muoveva per tirare un pugno al vicino o per correre in bagno tappandosi la bocca.

<< Desideri qualcosa? >> le chiese una donna alta e robusta, intesta a pulire un boccale di birra dietro ad un lurido bancone.

<< Si >> rispose Elisa sicura.

<< Vorrei del vermut. Il più forte che hai >>

La donna le fece cenno di avvicinarsi, prima di girarsi verso una vetrina colma di bottiglie. Lei andò, e prese posto al bancone, di fronte a lei

 

<< Di un po’ >> le fece la donna, mentre preparava ad Elisa il suo bicchiere << Che ci fa un fiorellino come te in posto come questo? Non ti ho mai vista da queste parti >>

Elisa ebbe un piccolo sussulto, poi abbassò lo sguardo.

Cosa ci faceva lei lì?

 

<< Andiamo >> continuò la donna, avvicinandosi alla ragazza mentre le porgeva il bicchiere << Non ti mangio mica sai >>

Elisa alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi grigi della signora che la fissavano; le guardò il viso: le labbra carnose, gli occhi spenti ma dallo sguardo duro, la pelle rugosa ed i capelli secchi e tinti di rosso per tentare di coprire gli evidenti segni del tempo.

<< Avevo voglia di bere >> le rispose Elisa secca, quasi con aria di sfida, mentre afferrava il bicchiere di alcool per buttarne giù avidamente un primo sorso.

<< Mh. Voglia di bere. Bella voglia che t’è presa, signorinella >> le rispose l’altra, ridacchiando << Quindi sta mattina non sapevi che fare, ti sei alzata e hai fatto “ma si, io oggi mi vado ad ubriacare” >>

<< Io non ho mai detto di volermi di ubriacare >> replicò Elisa, irritata.

<< E allora perché non sei andata in un posto qualunque, se volevi farti solo un bicchiere? Non hai un bar sotto casa, a due passi, una pizzeria al taglio dove scroccare una birra discreta? Invece sei qui: è ovvio che tu ti voglia ubriacare. Non capisco solo perché >>

<< … Che c’è di male? >>

<< Di male? Niente. Per me poi, non c’è proprio niente. Ogni tuo bicchiere fa aumentare i soldi nelle mie tasche >>

<< E allora perché si preoccupa tanto? >>

<< Preoccuparsi? Tesoro, ho smesso di preoccuparmi da un bel pezzo, da quando ho aperto questo locale. Guarda questo posto >> disse, facendole cenno di voltarsi verso la stanza.

<< Quello stravaccato sul primo tavolo è Joe, quarant’anni, americano. Faceva l’ingegnere presso un’importante ditta del suo stato, fino a quando un’altra azienda italiana, concorrente di quella del poveraccio, se lo comprò con l’offerta di uno stipendio che, convertito in dollari, era notevolmente più altro; quattro anni fa, la ditta fallì e lasciò Joe in mutande, solo e squattrinato da fare spavento, perché aveva speso la maggior parte dei suoi soldi per l’affitto di un bell’appartamento in centro. Ora vive in un monolocale non lontano da qui; ogni tanto lo chiamano a spazzare qualche strada, e con i soldi che guadagna paga l’affitto di quella topaia e si compra una birra. Anche lui ha sempre voglia di bere >>

<< Il secondo a sinistra, quello che dorme, si chiama Fabio. Ha trentotto anni ed è un musicista fallito: sognava di sfondare il mondo della musica con il suo sax quando invece non se l’è mai filato nessuno. Nemmeno la sua famiglia l’ha sostenuto: ha tagliato i ponti con lui perché si era permesso prima di sperperare i fondi della gelateria del padre e poi di mandare tutta l’attività in rovina per inseguire il suo vero sogno. Anche a lui piace bere >>

<< Quello che invece vedi andare avanti e indietro dal bagno è Juan, un immigrato colombiano. Sta in Italia da vent’anni e non è mai riuscito a rifarsi una vita da quando la moglie è morta in un incidente stradale, insieme ai due figli, mentre lui era a lavorare in fabbrica, circa sei anni fa. Non ha retto il colpo, poveraccio. Penso che voglia cercare di raggiungere la sua famiglia, e che gli piaccia bere perché è l’unico modo piacevole con cui distruggersi il fegato. E potrei andare avanti così per ore >> fece la donna, fissando la ragazza che le stava di fronte << Potrei parlarti di Mattia, un diciassettenne con i genitori separati che ama il senso di ebbrezza che gli danno la coca e il rhum, o di Giovanni, un quarantacinquenne di umili origini che non ha abbastanza soldi per curare privatamente il tumore che lo sta logorando da un anno, mentre gli ospedali pubblici lo costringono a lunghe liste d’attesa. Qui hanno tutti voglia di bere, tesoro. La vera domanda è sempre perché >>

Elisa deglutì ed abbassò nuovamente lo sguardo, senza dire nulla.

<< Ehilà, Maria! >> gridò un uomo con gli occhiali comparso sulla soglia del locale.

<< Peppe! Sei in ritardo vecchia volpe >> gli rispose la donna con un sorriso sornione.

<< Devi perdonarmi dolcezza, ma avevo un affare di lavoro urgente e non potevo proprio permettermi di rimandarlo oltre … >> fece l’uomo, togliendosi gli occhiali e il cappello per porgerli a Maria.

<< Seee, come no, lavoro, come se non lo sapessi che stavi combinando là con la tua banda bassotti. Andate a  prendere posto và. T’è andata bene che Tonio oggi non sia ancora arrivato >>

L’uomo improvvisò un inchino e si diresse, insieme alla sua comitiva, verso un angolo nel lato destro della stanza, che Elisa non aveva ancora notato: su un piccolo rialzo vi erano un pianoforte ed altri strumenti, come un contrabbasso ed una batteria, che gli uomini appena entrati si apprestavano a suonare.

<< Pero … avete anche una band in un locale come questo? >>

<< Certo che ce l’abbiamo, che ti credi >> la riprese la signora Maria << Agli ubriachi piace: li rilassa, li culla, li accompagna nel loro lento declino. Tutte cose inconsce che non sono facili da capire per chi non le ha mai vissute, zucchero; ma torniamo a te: io non ti ho ancora sentito rispondere >>

<< Ma si può sapere perché ci tiene tanto a sapere i mie problemi?! >> chiese Elisa, innervosita dalla sfacciata insistenza di quella donna.

<< Semplice curiosità, mia cara. Te l’ho detto, sei una faccia nuova, e non sembri, un tipo da sbronza. Mi piacerebbe sapere cosa ti ha spinta a fare questa scelta, ma non ho doppi fini. Lavoro qui da tanti anni e ne ho viste di persone: deluse, sfibrate, distrutte; venendo a contatto con tutta la sofferenza che può esserci in questo mondo ho sempre capito cose che la gente, lì fuori, quella tutta tirata con giacca e cravatta che si vede camminare per strade e per negozi, non potranno mai capire. Solo questo >>

<< Maariaaaaa … ! >> gridò tra un singhiozzo ed un altro uno degli ubriachi ad un tavolo << Preparami un bela caraffa di vodka: tuta me la voglio buttà giù, tuuuuuuuta, quanta >>

<< Arriva subito >> rispose la donna, lasciando Elisa momentaneamente da sola per andare a prendere qualcosa in un’altra stanza.

Elisa, lì per lì, rimase sorpresa dalla semplice e disinteressata curiosità della donna, anche se poco dopo anche lei sei rese conto che, in effetti, c’era ben poco di cui sorprendersi. All’essere umano le chiacchiere sono sempre piaciute, non per farsi i fatti degli altri (o almeno, non solo e non sempre), ma perché solitamente dallo scambio di esperienze si dovrebbe sempre tirar fuori qualche arricchimento. Chissà se anche Elisa, nel raccontare la sua storia a quella donna che ogni giorno ne sentiva così tante, sarebbe riuscita ad ottenere un guadagno. Nel dubbio, perché non parlarne?

Quando la signora Maria riprese il suo posto sul retro del bancone, i musicisti dall’altra parte della stanza, ormai pronti e con gli strumenti accordati, iniziarono a suonare: una musica lenta, rilassante, molto soft, ma che aveva allo stesso tempo dei toni malinconici e triste.

 

There’s a girl, thought she knew

C’era una ragazza, che credeva di sapere

What her life was going to do

Come sarebbe andata la sua vita

Then she goes and falls in love and throws it all away

Poi si innamorò e buttò tutto via

 

<< Mi chiamo Elisa >> disse, con voce ferma.

<< Ho ventisette anni, ed ho sempre avuto una vita felice: la mia famiglia mi ha donato tutto l’amore che poteva darmi, seguendomi e rendendomi una ragazza seria e giudiziosa. Tutte le persone intorno a me (amici, parenti, conoscenti) sono sempre stati pronti a donarmi affetto e a farmi sentire ben voluta e stimata. Nella mia carriera scolastica ho sempre ottenuto risultati eccellenti, date le mie capacità e le mie passioni, che si sposavano con il mio profilo di studi. Cresciuta con stabilità, senza che mai mi mancasse qualcosa di necessario, e neanche qualcosa di superfluo, ho avuto la possibilità di costruirmi delle ambizioni importanti che mi avrebbero portato ad avere una vita da sogno, la mia vita da sogno: studiavo medicina all’università, perché il mio desiderio più grande era stato da sempre quello di lavorare nei reparti di ricerca per la cura del cancro … >>

<< … Ma? >> fece la donna, guardandola interessata.

<< Ma poi, dopo aver sognato per anni la mia vita perfetta … è arrivato lui … >>

La signora Maria fece ad Elisa un intenerito sorriso, prima che questa riuscisse a continuare il racconto.

<< Quando è arrivato, all’inizio, non sapevo bene come prendere la cosa; cioè, all’inizio l’ho accettata, insomma, prima poi arriva, lo sanno tutti … è stato, non lo so, qualcosa di fulminante, come una luce che mi ha abbagliata nel profondo: e poteva anche avere tutti i difetti di questo mondo, ma per me, e solo per me, lui era perfetto >>

<< Studiava, anzi no, studia ancora, nella mia stessa facoltà, e per me la sua esistenza cominciò a diventare un’ossessione: più dello studio, più degli affetti, più degli hobby, più delle ambizioni, più di tutto il resto. C’era lui, lui, lui e lui, nessun altro. Ormai ero partita, c’era ben poco da fare. Ormai mi ero davvero innamorata >>

Mentre parlava di quei bei ricordi, ad Elisa il cuore cominciò a battere un po’ più forte, mentre un piccolo sorriso si fece vivo sul quel viso che, da quando era entrato nel pub, non si era mai mostrato con una simile espressione.

<< Feci di tutto per conquistarlo, per raggiungere quella che ormai era la mia unica fonte di gioia: tutto. Subii umiliazioni alla facoltà, imparai a combattere contro il senso di vuoto che la sua assenza causava, fui sempre disponibile e gentile nei suoi riguardi, cercai di parlargli spesso, anzi, cercai sempre di creare delle occasioni in cui le mie parole potessero raggiungere quell’uomo, che nonostante mi fosse tutti i giorni vicino con il fisico, con il cuore era a kilometri e kilometri di distanza da me: ma nonostante tutto, lui niente. Reagiva sempre in modo strano: a volte sembrava che ricambiasse i miei sentimenti, altre volte che non glie ne importasse nulla. Intanto, la mia povera madre cercava di curarmi dalle mie sofferenze, senza successo: mi guardava piangere tutti i giorni per un uomo che, a detta sua, era “senza spina dorsale”, e mi ripeteva in continuazione le stesse filippiche, nel tentativo di farmi uscire fuori da quell’oscurità. Eppure io, troppo cieca, troppo innamorata, troppo stupida, non volevo vedere. Vissi per più di un anno e mezzo nell’attesa di una risposta: più di un anno e mezzo di pianto, di insoddisfazioni, di depressione; un anno e otto mesi circa nei quali avere una vita normale era sembrato diventare impossibile: piano piano, sentiva di star perdendo anche me stessa. Ho sempre amato leggere, ma in quel periodo la lettura non mi attirava più come una volta … troppi pensieri, troppi dubbi. Non riuscivo neanche più ad ascoltarmi mentre leggevo, così anche lo studio divenne per me una lotta quotidiana. Le mie ambizioni cominciarono a precipitare davanti ai miei occhi, come castelli di carte, e più la frustrazione e l’insoddisfazione aumentavano in me più non riuscivo a trovare le forze per rialzarmi e ricominciare a rimettere in piedi i miei sogni. Non volevo vedere le persone a causa della mia tristezza: non mi andava di parlare, o di spiegare, o anche solo di fingere, così la gente cominciò a stufarsi di quella me scorbutica e chiusa in cui mi ero trasformata; tutti mi mollarono: le amiche di sempre, i compagni di studio … smisi anche di sentire buona parte dei miei parenti, nonostante volessi a tutti loro un bene dell’anima.

<< In un anno e otto mesi mi trasformai in una donna nuova, con una personalità riscritta, i sogni distrutti, e sola, completamente sola: senza amici, senza ambizioni, senza passioni. Avevo solo il mio amore per lui, non avevo neanche lui in persona, perché era lui quello che possedeva me. E non lo sapeva; non se ne accorgeva, o meglio, faceva finta di non accorgersene … perché si sa, ci sono quelle cose che non hanno bisogno di essere dette a parole per essere comprese … e l’amore è così … è fatto di sguardi, di palpitazioni, di parole che ti escono dalla bocca senza che tu te ne accorga. A me solo questo rimaneva, nient’altro: neanche il controllo di me mi apparteneva più, visto che il mio umore dipendeva dalle sue azioni … >>

<< Eppure, anche se l’attesa mi sfiniva e mi logorava, aspettai: fino a quando, dopo un anno e otto mesi di ossessione, lui cominciò a ricambiare le mie attenzioni … >>

Fece una pausa la giovane Elisa, cominciando a torturarsi con le dita una ciocca dei lunghi capelli castani.

<< In realtà non ho mai capito il perché di punto in bianco quell’uomo avesse deciso di cambiare registro, ma sinceramente non m’importava. Non riuscivo più a vedere l’importanza logica di certe cose, ero troppo immersa in quella storia per poter ragionare … chissà, magari una buona parte di cervello me la sono giocata del tutto, con questo pensare così logorroico e costante. Fatto sta che avrei dovuto preoccuparmi, avrei dovuto, e ora pago le conseguenze della mia imprudenza … >>

 

But her man can’t decide

Ma il suo uomo non era sicuro

If he made the right choice in life

Di aver fatto la scelta giusta

So sche comes home one day to find he’s gone away

Così un giorno lei tornò a casa e scoprì che era andato via

 

Alla signora Maria sfuggì un sorriso di compassione: afferrò la mano di Elisa che era poggiata sul bancone e la strinse. Sorpresa da quel gesto, la ragazza alzò gli occhi.

<< Cosa è successo dopo? >>

<< … Iniziammo a frequentarci subito >> sospirò.

<< Prendemmo ad uscire tutte le sere e a messaggiare in continuazione, e lui fu dannatamente dolce in ogni cosa che fece. Passati i cinque mesi di frequentazione assidua (che furono un po’ come un fidanzamento) lui si trasferì nella mia casa, che era più vicina rispetto alla sua alla facoltà. Tuttavia, nonostante tutto andasse bene, non ripresi gli studi. Lui mi passava dei soldi e non voleva che mi laureassi: diceva che non dovevo sciuparmi con tutto quello studio, che lui tanto era figlio di un cardiologo famoso e che una volta ottenuta la laurea avrebbe cominciato subito a lavorare nella sua clinica e mi avrebbe mantenuta. E io ero così felice … anche se non lo vedevo molto … >>

<< Le mie giornate trascorrevano con la cura della casa: pulivo, sistemavo, cucinavo e quando mi annoiavo guardavo la tv o uscivo a fare quattro passi. Ci incontravamo solo la sera perché lui stava dalla mattina fino a quasi l’ora di cena alla facoltà. “Per studio” , mi diceva … avrei dovuto capire prima com’è che stavano le cose … non che non lo sospettassi … ma che importanza aveva? Quando stavo con lui ero la donna più felice del mondo: avevo ottenuto quello che volevo e mi stava bene. Infondo, occhio non vede cuore non duole, no? Finché un giorno, tornai a casa, con le buste della spesa in mano, e vidi … che lui non c’era più … >>

Le prime lacrime solcarono il viso della giovane, che prese a singhiozzare disperatamente.

<< Non c’era più nulla, capisce?!? Era tutto sparito, tutto, tutto!! Aveva fatto i bagagli e se ne era andato via, senza lasciarmi una lettera, un biglietto, un messaggio nella segreteria, niente!! Ero così disperata, così persa, che senza neanche pensarci aprii il frigorifero e gettai la torta che avevo fatto per lui contro un muro. Era la millefoglie, a lui piaceva tanto … dopotutto, quel giorno facevamo cinque anni di fidanzamento … >>

Non riusciva a raccontare oltre la sua storia, Elisa, con il volto rigato dalle lacrime, gli occhi gonfi e la voce spezzata. Ma non ce ne era neanche più bisogno.

La signora Maria si sporse oltre il bancone e la strinse in un abbraccio. Le accarezzò i capelli, senza dirle niente. Vivendo continuamente nel dolore, aveva imparato che, a volte, il silenzio sapeva essere più chiaro di fiumi interi di parole.

La strinse, e la lasciò piangere quanto volesse: la lasciò piangere sulla sua vita che vedeva distrutta, sul suo futuro che vedeva rovinato e su quella sofferenza che teneva dentro di sé.

Ogni goccia che usciva dagli occhi della giovane portava al suo interno quella sofferenza mescolata ad una dose di rabbia, che la rendeva amara, acida, logorante.

Solo quando la giovane diede segno di cominciare a calmarsi la donna si staccò da lei. Le porse un fazzoletto per asciugarsi il viso arrossato.

<< Mia cara signorina >> mormorò guardandola << Non piangere: perché, anche se hai un motivo per piangere, ne hai altri mille per essere felice >>

La musica, intanto, continuava ad andare. Leggera, scivolava sotto le parole, come se le accompagnasse.

Elisa guardava negli occhi di donna Maria, senza comprendere.

<< Guarda ancora una volta questo posto, dolcezza, e poi guarda te stessa: capirai che non gli appartieni. Io gli appartengo. Posa il tuo sguardo su di me, fissami negli occhi, fissa questo posto: questa è la mia vita. Butto ore dietro questo bancone di legno mentre tutta la sofferenza del mondo mi passa davanti, senza però mai sfiorarmi. In questo locale, la parte in cui stai fa la differenza: se sei dal lato dei clienti, sei un povero diavolo a cui non importa né della sua esistenza né di sé stesso, sei un involucro vuoto che ha perso il controllo della sua persona e che si mette in balia del destino; se invece stai dalla parte migliore, quella qua dietro, assieme ai bicchieri di vetro e le bibite colorate, allora sei Dio: osservi la vita degli altri con la possibilità di utilizzare la loro sofferenza per arricchire il tuo bagaglio di nozioni e il tuo portafogli: hai più vantaggi. Riesci a diventare protagonista di cose che non potresti mai comprendere senza averle vissute o sopportate. Ma non credere che non sia frustrante, questa vita qua >>

Maria fissava la stanza.

<< Se c’è una cosa che può farti a brandelli, quella è l’impotenza: prova ad immaginare come deve essere assistere ogni giorno al lento declino di una enormità di persone senza poter intervenire o poterle aiutare. Pensa a come deve essere accompagnarle nella condanna: questi che vedi non sono più uomini ormai, di loro non è rimasto più quasi niente. Non sono più persone in grado ragionare, somigliano più a delle larve, piccole, sole e spaventate dal domani, non si può discutere con loro. Io ci ho provato, a dispensare consigli a questa gente, ma a che cosa è servito? A niente. Sono ancora tutti qui, dal primo all’ultimo, ogni giorno, a scolarsi la loro vita bicchiere dopo bicchiere. Ma tu non sei come loro signorì, non ancora: ecco perché ti chiedo ti ascoltarmi prima di fare stupidaggini >>

 

Put your heart back in your pocket

Rimetti il tuo cuore in tasca

Pick your love up off the floor

Raccogli il tuo amore da terra

Well your mama says to stop it

Okay tua madre ti dice di smetterla

But girl, let me tell you more

Ma lascia che ti dica una cosa ancora

If he’s 95 or 22

Che lui abbia 95 o 22 anni

A boy’s gonna do what he’s gonna do

Un uomo fa quello che fa

He says he don’t love you anymore

Lui dice di non amarti più

So pick up off the floor

Allora alzati da terra

 

<< Non piangere, ragazza: sei ancora giovane e hai tutto un mondo là fuori che ti aspetta. Vagli incontro, a braccia aperte. Non fare ancora l’errore di porre quest’uomo al centro della tua vita, perché negli anni a venire incontrerai trant’altra gente! Un numero di persone talmente tanto grande che quelle che hai incontrato fin’ora ti sembreranno un insieme insignificante. In questi anni sei tu che non hai voluto vivere. Pensi che il mondo sia tutto qui? Fidati, non fa così schifo. È per questo che devi trovare la forza di rialzarti: guardati, sei giovane, bella, intelligente, cosa ti manca? Impara a scoprire i tuoi punti di forza e cerca di capire come conquistare tutto quello che incontrerai, perché potrai, fidati di me >>

<< Io, che lavoro qui giorno e notte, conosco quali sono i veri problemi, e ti giuro che anche se il tuo ti sembra la fine del mondo, fidati, non lo è. Non devi buttarti giù così alla prima botta, andiamo! Dov’è la tua spina dorsale? Dov’è la tua forza? Non ti dimenticare che noi siamo donne dolcezza, siamo fatte per sopportare! Non abbatterti: a questo si arriva solo quando non c’è una via d’uscita >>

 

Walks around an empty town

Passeggia per una città vuota

Sees his face coming around

Vedi apparire il suo volto

Every corner takes on a similiar stay

Ogni angolo ricorda qualcosa

 

Elisa scattò: si alzò in piedi con un movimento così forte da far quasi cadere il bicchiere di Vermut dal bancone.

<< E come faccio?!? Come posso lasciarmi tutto alle spalle?!? Quell’uomo mi ha avuto, ha posseduto ogni parte di me e della mia vita, come faccio a riavere tutto indietro?!! La verità è che lui la mia felicità l’ha messa dentro quella valigia, quel giorno, e se l’è portata via con sé! Non c’è modo di dimenticarlo … ogni cosa mi ricorda i nostri bei momenti … ogni giorno, ogni numero, ogni stanza di un qualunque edificio … è stato … troppo fondamentale per me … io gli avevo dedicato tutto, gli avevo donato tutto … e lui se ne è semplicemente approfittato … >>

<< Lei ci crede se le dico che, se mi guardo allo specchio, non mi sembro neanche più io? … >>

<< Oh, andiamo! >> sbottò la donna << Adesso esageri! Capisco la delusione, capisco la sofferenza, però dai! Tesoro, tu sei tu. Sei sempre tu. Nessuno può toglierti te stessa, per quanto il tempo e le persone ti possano cambiare. È la tua sofferenza che ti appanna la vista, che ti fa credere di non riuscire a reagire >>

 

Love is lost, love can burn

L’amore è perduto, l’amore può scottare

But your love will return

Ma il tuo amore tornerà

But if you’re dragging it down you won’t know it’s

Ma se ti stai trascinando giù non saprai che è lì

 

<< Tu sei come una nave nella burrasca: il tuo cuore è come le onde, impetuoso, scatenato e senza controllo, mentre il tuo cervello è il capitano al timone. La salvezza della nave dipende dal suo lavoro, così come la tua dipende da come lavorerai qui >> disse donna Maria, indicandosi la testa << e non qui >> continuò, indicando il suo squallido pub.

<< Avanti, ragiona! Gli studi, riprendili: hai cervello, e se avrai anche volontà riuscirai a rimetterti sui binari giusti. Con le amiche, scusati: sono donne anche loro, capiranno e ti offriranno compassione e perdono; l’uomo ogni tanto ha bisogno anche di questo, sai? Riavvicinati alla tua famiglia: diamine, è una questione di comprensione! Nessuno a questo mondo non sbaglia mai, zucchero. Per quanto riguarda le tue passioni, riuscirai a riprenderle quando ti libererai da questo peso. E, soprattutto, non smettere di credere all’amore, perché è qualcosa di così imprevedibile che potrebbe colpirti ancora tra dieci anni come potrebbe farlo domani: e se non ti libererai prima di allora di questa visione grigia e sofferente sarai troppo accecata per vederlo. Tanto arriva, arriva per tutte. Guarda me: non sono mai stata un fiorellino, né una miss finezza, eppure qualche povero diavolo che mi si prendesse l’ho trovato anche io! >>

Elisa ridacchiò, mentre si asciugava nuovamente il viso.

<< Guarda questo posto ancora una volta: ci sono problemi molto più gravi del tuo; non cadere nell’errore di mescolarti a questa gente. Fatti un favore, e fallo anche a me: esci. Corri per le strade e sorridi alle persone. Alzati. Rimedia ai tuoi errori e trova la forza di ripartire da capo. Vivi. Ricordati come si sta ad essere felici, e ricordalo anche agli altri se ti và: perché ti assicuro, ne hanno tutti bisogno >>

Elisa guardò quella donna negli occhi e per la prima volta si concentrò davvero sul suo sguardo: gli occhi grigi, profondi, la rassicurarono, come il suo sorriso, che le curvava la pelle del viso in delle rughette adorabili. Poi guardò di nuovo quel locale: le facce dei clienti che vi si trovavano trasudavano sofferenza e disperazione, rendendo l’aspetto del pub decadente, ancora più squallido di quanto non fosse già di suo. E, come un fulmine a ciel sereno, qualcosa la colpì.

Era paura? Forse. L’idea di ridursi in quello stato le faceva sicuramente accapponare la pelle.

Era sicurezza? Forse. La chiacchierata con donna Maria l’aveva fatta sentire coccolata e compresa, come non si sentiva da anni.

Era … la ragione? Sicuramente. Ora si che aveva le idee più chiare.

Era ingiusto che lei, che aveva la possibilità di essere felice mandasse tutto all’aria per delle stupidaggini simili: lei, a cui questo gran dono era stato fatto doveva sfruttarlo, anche per chi ne era sprovvisto. Lei che lo possedeva doveva diffonderlo: chi altri avrebbe potuto, altrimenti?

Non era finita: era solo appena cominciata.

 

Put your heart back in your pocket

Rimetti il tuo cuore in tasca

Pick your love up off the floor

Raccogli il tuo amore da terra

Well your mama says to stop it

Okay tua madre ti dice di smetterla

But girl, let me tell you more

Ma lascia che ti dica una cosa ancora

If he’s 95 or 22

Che lui abbia 95 o 22 anni

A boy’s gonna do what he’s gonna do

Un uomo fa quello che fa

He says he don’t love you anymore

Lui dice di non amarti più

So pick up off the floor

Allora alzati da terra

 

Elisa si alzò dal suo posto. Si voltò verso donna Maria, e con un sorriso nuovo sul viso depositò sul suo bancone cinquanta euro di carta. Poi, senza dire altro, si precipitò all’uscita del locale.

La donna guardò la banconota sbigottita

<< Ehi! Ma … aspetta!! Il vermut veniva solo due euro!! >>

<< Si figuri! >> esclamò Elisa, sempre sorridendo << Un buon consiglio vale molto più di uno stupido bicchiere >>

Ora anche sul viso della donna comparve un ampio sorriso.

<< Allora addio >> le disse, mentre la guardava per l’ultima volta.

<< Si, addio. E grazie >> rispose la giovane, poi uscì.

 

Appena Elisa se ne fu andata dal locale, il capo della band smise di suonare. Si alzò, attraversò la stanza, e raggiunse Maria.

<< Allora, Maria >> le disse, buttando giù il bicchiere di vermut che era ancora sul tavolo << Come ti senti? >>

<< Bene >> gli rispose la donna, con tono aspro << Almeno eviterà di fare la vita che ho fatto io, che sono costretta a combattere con gentaglia come te, in questa sudicia  bettola, mentre quel porco di Tonio sta in giro a spassarsela con i soldi che IO faccio entrare qua dentro … quanto mi pento di averlo sposato … >>

<< Beh >> ghignò l’uomo, in tono maligno << Dopotutto, hai ottenuto quello che volevi, no? >>

<< … Si … >> rispose Maria, sospirando << … proprio quello che volevo … >>

 

<< MAAAAAARIIAAA! Dammi un'altra biiiiirra!! >>

 

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Raccogli il tuo amore da terra

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Ma lascia che ti dica una cosa ancora

If he’s 95 or 22

Che lui abbia 95 o 22 anni

A boy’s gonna do what he’s gonna do

Un uomo fa quello che fa

He says he don’t love you anymore

Lui dice di non amarti più

So pick up off the floor

Allora alzati da terra

 

 

 

 

 

 

 

Note autrice:

Salve e grazie tante a chiunque abbia deciso di dedicare il suo tempo a questo nostro progettino :3 dopo la one-shot di infity, segue la mia :)
Come ha già anticipato la mia collega, il progetto sarà a breve termine, quindi non c’è da preoccuparsi che vada troppo per le lunghe [meglio non esagerare].

Ci farebbe piacere che ci faceste sapere cosa ne pensate di questi raccontini, qualunque sia la vostra opinione sarà sempre ben accetta :)
Per chi volesse saperlo, la canzone in questione è “Pick up off the floor” di Mika [non giudicatemi, adoro quella sua voce da donnicciola xD]; ho pensato di alternare il testo della canzone con la traduzione in italiano [in blu] perché volevo che chiunque fosse in grado di seguirla, di lasciarla scorrere con il testo :)
Siccome la brava infinity ha tutti i capitoli restanti pronti [che professionalità, eh? ;3] purtroppo sono io a rallentare la chiusura [T^T], ma siccome sono in vacanza e conto di avere tempo da dedicare alla scrittura, penso di riuscire a preparare il nuovo pezzo a breve :)

[Un ultima cosa: se ci fosse una frase mancante, vi prego di segnalarmelo, perché ad un certo punto l'editor html ha fatto uan cosa strana e mi ha piazzato una frase da un'altra parte .. ho ricontrollato dove dovesse stare e c'era, ma non vorrei che ci fosse qualche pezzo mancante nel testo, nel caso scusate tanto per l'errore ... e vi rigngrazio se mi farete questo favore :)]


Tante grazie ancora per essere arrivati fin qui, vi mando un bacione!
Alla prossima!

- Nettlewild -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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