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Autore: nannie    03/08/2013    1 recensioni
Ogni mattina dalle sei e trenta, o meglio mezza, Niall si ritrovava ad osservare quella ragazza da lontano.
Se ne stava lí a fumare e ad osservare i treni fino alle otto, ormai tutti i giorni tranne la domenica da ormai un mese.
Non arrivava e non se ne andava mai su uno di essi, guardava, si alzava e se ne andava com'era venuta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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You found me.







Erano le sette meno venti di mattina, o preferibilmente le sei e quaranta, alla stazione di Homles Chapel.
Bia aveva una sigaretta tra le labbra, gli occhi stanchi in attesa e il cellulare in mano. 
Osservò i primi treni arrivare e partire, le poche persone che affollavano la stazione correre frenetiche, si sentí  fuori luogo. Lei in mezzo a quel marasma era ferma immobile, fumava la sua sigareta e stringeva con la mano destra il cellulare. 
Sembrava un'isola immobile e pacifica all'interno di un mare un poco mosso.
Se solo qualcuno si fosse fermato ad osservare quell'isola avrebbe notato che dentro c'era una guerra in corso.
Ma non si muoveva, stava lí, occhi verdi stanchi, telefono nella mano e una Wiston Blue tra le labbra.
Quasi fosse persa nella sua bolla d'insicurezza.


Niall si passó una mano tra i capelli biondicci e osservó la ragazza seduta di sulla panca di fronte ai binari della stazione, mentre, con una calma placida, sistemava le ultime riviste nell'edicola della stazione di Homles Chapel dove lavorava. 
Ogni mattina dalle sei e trenta, o meglio mezza, Niall si ritrovava ad osservare quella ragazza da lontano.
Se ne stava lí a fumare e ad osservare i treni fino alle otto, ormai tutti i giorni tranne la domenica da ormai un mese.
Non arrivava e non se ne andava mai su uno di essi, guardava,  si alzava e se ne andava com'era venuta.
"Secondo te cosa fa?" Chiese lui ad Des, padre del suo migliore amico e proprietario dell'edicola, dando via a quel gioco che ogni mattina avevano preso a fare.
"Aspetta un corriere con un carico di droga, in realtá lei si chiama El Fuego ed una pusher." Rispose l'uomo poggiandogli una mano sulla su spalla.
"Sai che questa é una delle peggiori Des?"
"Figliolo, finché non ti deciderai ad andare lá e chiedergli che cosa fa é il massimo che puoi avere."
E Niall si trovó ad osservarlo pensando tra se e se se non fosse giunta l'ora di farlo.
Placó i suoi istinti di curiositá e lanciandogli un'ultima occhiata e tornó a lavorare.
Tornó a lavorare con la voglia di sapere chi fosse la sconosciuta che fumava e guardava i treni, gli occhi verdi  e stanchi e i capelli castani lunghi sciolti fino al seno.


"Tieni" un bicchiere di caffé entro nel suo campo visivo accompagnato da una mano candida.
Bia Dovergood fu colta al contempo da stupore curiositá e fastidio.        
Seguí il braccio a cui apparteneva la mano fino a scontrarsi con un paio d'occhi azzurro mare.
Quasi non se ne accorse ma ci si tuffó dentro e prese a fissarli.
Il ragazzo difronte a lei porse appena in avanti il bicchiere incitandola a prenderlo. Rimase in silenzio
"Conosco il detto 'non accettare carammelle dagli sconosciuti' ma teccnicamente questo é un caffé e non carammelle e poi giuro che non é avvelenato."
Con un gesto impercettibilmente titubante leiprese il bicchiere e annusó.
Le piaceva l'odore del caffé.
"Perché?" La sua voce era vellutata e morbida e a Niall Horan sembró quasi una melodia.
Scosse la testa e sorridendo rispose alla ragazza che ancora non aveva bevuto il caffé ma aveva ripreso a
guardare di fronte a se. 
"Hai l'aria stanca, niente é meglio di un caffé quando si é stanchi."  
La risposta sembró convincerla tanto che prese a sorseggiare la bevanda.
"..Ah non ci ho messo lo zucchero non sapendo come ti piace l'ho preso amaro." Lui quasi in imbarazzo farfuglió quelle parole mentre si sedeva accanto a lei sulla panca.
Ma Bia continuó a bere, silenziosa e un po persa, e Niall si sentì quasi stupido ma rimase seduto lí fin quando lei, senza proferire parole, si alzò, lo guardò appena e se ne andò così com’era venuta.
Erano le otto ormai.

“Buongiorno,tieni.”
“Grazie.”
Disse Bia afferrando con calma il bicchiere di caffè amaro.
Lo sguardo limpido e azzurro del ragazzo era meravigliato. “Hai parlato..”
In tutta risposta però ricevette solo uno sguardo di sbieco e un “Non mi ha mangiato la lingua il gatto.”
Poi di nuovo silenzio.
Era il secondo giorno che si sedeva accanto a lei e quel silenzio non lo infastidiva, non lo sentiva nemmeno  pesante e opprimente, solo carico di parole non dette e ancora troppo acerbe per essere pronunciate.

Nell’arco di quella settimana, ogni mattina, Niall lasciava il lavoro per un’ora e mezza, con il consenso rassegnato e divertito di Des, e si sedeva su quella panchina con lei.
Bia aveva smesso di sentirsi infastidita dalla presenza di quel ragazzo quasi da subito, se ne stava lì, e oltre a portarle il caffè o un muffin, guardava i treni con lei.
Negli ultimi giorni aveva preso a riempire i loro silenzi con qualche parola.
Parlava del suo lavoro, del suo capo, che a quello che aveva capito era anche il padre del suo migliore amico Harry, e parlava anche di lui.
Diceva che era un ragazzo simpatico e alla mano, un tipo forte insomma, e che un giorno glielo avrebbe presentato, a quell’affermazione lei aveva alzato un sopraciglio scaturendogli così un attacco di risa.
Non la turbò la cosa, anzì, sorrise anche lei, per la prima volta in una settimana lo fece senza esitazioni di spontanea volontà.

“Bia.” Disse semplicemente il decimo giorno alle otto in punto, mentre come consuetudine si alzava e se ne andava.
Niall Horan, così aveva imparato si chiamasse, le urlò dietro mentre lei camminava. “Cosa?”
Si fermò e voltandosi rispose. “Bia, mi chiamo Bia.”

A Niall piaceva la sua voce, anche se l’aveva sentita pochissime volte, ma non lo considerava un problema era fiducioso.
Quella fiducia fu ripagata tre giorni dopo aver scoperto il suo nome.

Bia quella mattina sentiva che doveva parlare, le parole le premevano sulla bocca per uscire, e lei voleva lasciarle andare.
Non si sentiva più un’isola deserta, più che altro un arcipelago, accanto a lei c’era un’altra isola popolata ma pur sempre isola. Ed era Niall, con quei suoi sorrisi svegli e i caffè caldi, i mauffin al cioccolato e la parlantina dolce. Aveva ormai capito che lui era curioso, curioso del perché fosse ferma lì, ma non pressava, non disturbava, le faceva semplicemente compagnia.
Bia non si sentiva più sola.

“Domani mi porti il thé? Ma al limone..”
“Va bene.”
“Lo bevo solo al limone.”

Niall sorrise. “Sai oggi pomeriggio…”
“Sai perché sono qui tutte le mattine?”

Quella domanda, posta retoricamente interrompendolo, fece voltare Niall verso di lei, che guardava i treni, con una faccia al quanto allibita. Era da quando l’aveva notata che se lo domandava, ma non aveva mai provato a chiederglielo.
 Ed ora lei era lì, pronta a parlare, sapeva tutto di lui ma lui nulla di lei.
“Un giorno mi sono guardata e mi accorta di avere la tipica bellezza degli oggetti calpestati, agli angoli delle strade. Mi sono accorta di essere di essere diventata un cliché di tutto ciò che vuole essere fuori da ogni cliché. Che la mia vita scorreva ma io ero ferma, sai Niall, ogni mattina vengo qua in attesa di qualcosa, o in attesa che la voglia di scappare sia davvero così tanta da farmi salire su un treno, ma non succede mai. Si dice che ognuno ha quel che dà, quindi vuol dire che io cerco qualcosa senza sapere cos’è, ma so che c’è Niall, che c’è ed è lì da qualche parte. Ed andrò a prendermela prima o poi. Giuro che ci andrò un giorno, salirò su un treno e andrò, o quella cosa scenderà da quel treno e io la riconoscerò..”
Niall ascoltò tutto in silenzio, con calma, assaporò ogni parola come se fosse un cibo nuovo e prelibato.
Guardò le sue labbra a cuore muoversi e gli sembrò quasi di vedere le parole fuori uscire dense e danzargli davanti agli occhi.
“Ho sempre trovato gli oggetti dimenticati e agli angoli delle strade con un certo fascino. Non si devono mai sottovalutare, a volte sono dei veri e propri tesori.”

“Hai i calzini spaiati.” Dice tranquillamente Bia indicando con il mento i pidi di Niall.
Effettivamente indossa un calzino blu e uno bianco. Lui sorride grattandosi la nuca, lo fa sempre quando è nervoso, e questo Bia lo ha imparato nelle loro mattine insieme.
“Sta mattina non trovavo l’altro blu, allora volevo quelli bianchi ma non trovavo l’altro bianco, erano entrambi soli, blu e bianco, allora li ho uniti almeno sono soli insieme.”
“Come noi?”
“Già come noi.”


“Ho qualcosa nell’occhio cazzo.”
“Sei sempre così delicato?”
“Ma mi da fastidio. Cazzo un’altra volta.”
“Girati.”
Dice lei sbuffando, e lui lo fa.
Si gira e con gli occhi spalancati lascia che lei gli soffi dentro.
Ed è strano perché dopo aver soffiato lei rimane a fissarlo, non si era mai accorta di quanto blu fosse i suoi occhi blu. E non c’è più nulla a dargli fastidio ma continua ad essere girato.

“Forse era meglio un caffè sta mattina, ho sonno.” Dice Bia mentre posa il bricco di cartone del thè finito per terra.
Niall si sente colto in fallo, come se quel suo sbaglio possa aver rovinato tutto ciò che in un mese è stato costruito, perché lui lo sa, quella cosa che hanno loro aleggia su una nuvola ed è un castello di carte ch eal minimo soffio può crollare. E ha paura di quel soffio, di qualunque spiffero.
“Vado a prenderlo.”
Ma lei gli afferra il polso e lo rimette seduto. “no, rimani qui.”
La sua mano rimane poggiata sulla sua gamba e lei cullata dal silenzio e dai rumori della stazione si lascia scivolare sulla sua spalla.
Niall lo sente, quello sarà un giorno speciale, ha quasi voglia di dirglielo, di preannunciarglielo.
Dopo quindici minuti Niall però ha paura che lei si sia addormentata, ma come se sentisse la sua paura lo chiama.
“Niall..”
“Mh..?”
“Sono due mesi che la mattina sei qua con me, io ti ho detto che aspetto qualcosa però un mese fa quella cosa è arrivata.
–mentre lei parla accoccolata sulla sua spalla lui sente le mani sudare e le ginocchia fremere, ha paura. È sempre stato un tipo timoroso.- Non vengo più per aspettare, ma perché so che ci sei tu che mi aspetti, Niall, vengo per te. Non sei sceso da un treno e nemmeno eri a una fermata distante, semplicemente eri qui. Mi hai trovato tu, l’ho capito sai? Che non sono io che ho trovato finalmente quella cosa, ma quella cosa, o meglio te, ha trovato me.”
Alza appena il viso verso il collo del ragazzo, che teso come una corda di violino si guarda le scarpe.
Si volta e la guarda negli occhi, gli sembra di essere entrato in uno di quei prati dei libri fantasy, dove tutto è verde e rigoglioso.
È assurdo, la sente così vicino che potrebbe dire di averla dentro, anzi la ha sicuramente dentro.
Avrebbe detto che quella ragazza che tutte le mattine stava sulla panchina a fumare avesse qualcosa di rotto dentro, poi però ha semplicemente scoperto un diamante lucente e dalla scorza dura, che gli risulta irreale quasi scivolare verso le sue labbra e chiudere gli occhi quasi per stringersela dentro ancora di più.
E Bia non si sposta, perché sente che è giusto, che quella cosa che aspettava era Niall e i suoi caffè, che non deve più aspettare e nemmeno pensare di fuggire, che è stata trovata su una panchina della stazione di Homles Chapel.
Quello è sicuramente un giorno speciale per Niall, perché lei ha parlato più del solito, le sue labbra sono morbide e frizzanti. E soprattutto non è fuggita.
Niall l’ha trovata e si sente come un pirata che trova un forziere pieno di galeoni.








______

Okay, questa one shot mi è venuta in mente di getto.
Ero sul treno, tre ore di viaggio da sola per viareggio da roma, e ascoltato 'you found me' dei the fray alle cuffie.
mi sono un pò immedesimata in Bia e nelle note del telefono ho scritto questo mezzo scempio, ed ora a distanza di due mesi lo pubblico perché non è giusto che marcisca nel telefono e nel pc. 
spero vi piaccia, davvero apprezzerei infinitivamente un parere o anche una critica. 

besos, nannie.
   
 
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