Il volo per Londra era appena atterrato, non sapevo come ero riuscita a resistere a quelle due ore interminabili di viaggio sospesa nell'aria con la paura costante che sarei potuta cadere nel vuoto come nelle più realistiche montagne russe. L'uniche cose che sapevo era che una donna piuttosto giovane di nome Jay Tomlinson mi avrebbe atteso fuori dall'areoporto con un cartello con scritto 'Jade', che lei sarebbe stata la mia mamma per un anno, che avrei vissuto anche con sua figlia Lottie e che avrei trascorso 365 giorni a Doncaster, una cittadina a tre ore da Londra. 

Munita di valige andai verso l'uscita, ero 'presentabile' pensai guardandomi: i jeans neri e stretti segnavano le mie gambe, una camicia rossa incastrata nei pantaloni, le mie adorate vans nere e uno chignon provvisorio che mi raccoglieva i capelli: ero pronta per la mia nuova vita. Uscì dall'areoporto e mi accolse questa donna mora poco più alta di me con occhi bellissimi, mi abbracciò e mi disse: 

-Benvenuta in Inghilterra. 

Io le sorrisi e capii subito che mi sarei trovata bene con lei; durante il nostro viaggio in macchina parlammo molto, mi raccontò di Doncaster, di sua figlia e di suo figlio (di cui non sapevo nulla) diceva che aveva la mia età, che era alto, bellissimo e tutte le tipiche frasi 'da mamma' su l'unico maschio della famiglia, poi mi chiese il motivo del mio nome: Jade, nonostante fossi italiana. 

-Mia madre è Canadese.

Risposi.

Le tre ore con Jay volarono e io entrai nella tanto descritta casa Tomlinson: non era troppo grande dall'esterno, un vialetto conduceva alla porta e appena entrati l'anticamera ti accoglieva, sulla destra stava una cucina limpida, candida e illuminata, sulla sinistra il salone con due divani rossi, ben arredato e con un lampadari chick che faceva il suo effetto, le scale conducevano al piano di sopra e alle rispettive camere e bagni. 

-Ti mostro camera tua cara, vieni, lascia pure le valige qui. 

Mi risvegliò dalla mia trance la voce dolce di Jay.

La camera era luminosa grazie alla grande finestra affacciata sul giardino, c'era un armadio con uno specchio molto grande, una scrivania con un pc, una cassettiera e un letto molto grande tutti per me, una porta collegava al bagno che aveva i toni del verde. 

-E' perfetta. 

Esordii io con un grande sorriso. 

-Mi fa più che piacere piccola, ti preparo qualcosa per pranzo, sarai affamata.

-Grazie mille, scendo subito. 

Jay lasciò la stanza, appoggiai il mio ipod sulla scrivania: ero in estasi, guardai dalla finestra il giardino: un grosso albero stava su un lato e appesa c'era una tipica altalena di legno, mentre giravo intorno osservando ogni minimo particolare della camera, sentii bussare alla porta, mi girai curiosa e una ragazza bellissima stava sulla porta: bionda con i capelli timidamente fermati dietro le orecchie, occhi grandi azzurro mare, bassina con un sorriso che mi stava illuminando quasi più della luce proveniente dalla finestra. 

-Piacere mi chiamo Lottie, sono la figlia di Jay, tua sorella per un anno, allora ti piace qui?

Risi da quanto quella ragazza facesse tenerezza, mi avvicinai e le porsi la mano in segno di saluto, lei la strinse decisa. 

-Mi chiamo Jade, qui è bellissimo, tua mamma è bellissima e dolcissima come te, non vedo l'ora di vedere qui intorno, la scuola, i ragazzi. 

-Avrai tutto il tempo per farlo, ti aiuteremo io e mio fratello non preoccuparti, ora vado ad aiutare mamma con il pranzo, ti aspettiamo giù. 

Sorrise ancora e io ricambiai dicendo anche un grazie. 

Aspettai ancora un po' prima di scendere, non ero di certo la tipica viziata che si faceva aspettare, ma avevo bisogno di un minuto per assimilare quello che stavo vivendo, quello che stavo provando, per assaporare ogni odore, per rendermi conto di quello che sarebbe potuto succedere da un anno a questa parte.

Mi guardai allo specchio e sciolsi i capelli liberando una folta chioma color grano, tranne che per le punte azzurre, presi un respiro e scesi. 

Stavo per fare l'ultimo gradino quando una voce acuta e melodiosa mi fermò: 

-Mamma ma..oh

Mi girai e davanti a me trovai un ragazzo a dir poco perfetto: alto circa una spanna in più di me, un viso fine, non troppo marcato con un accenno di barba a renderlo più mascolino, le labbra sottili, gli occhi azzurri come il cielo, talmente chiari che quasi trasparenti mi osservavano incuriositi, un ciuffo ribelle era nascosto sotto un cappellino di lana viola, mi sorrise, era perfetto, quasi inviolabile. 

-Jade giusto? 

Mi si avvicinò mentre annuivo un po' imbarazzata e mi abbracciò senza esitazione, sorrisi e lo strinsi, un profumo dolce invase il mio essere, buonissimo, perfetto. 

Sorrise, aveva il sorriso uguale a quello della sorella: capace di illuminare l'intera stanza. 

-Sono Louis, ti farò da guida durante i primi mesi, ti farò conoscere la gente giusta e ti porterò alle migliori feste che in Italia non vedrai mai. 

Mi fece l'occhiolino e io risi. 

-Io mi chiamo Jade, ma questo a quanto vedo lo sai già. 

Adesso toccò lui ridere, non so perché ma sentivo già che ci appartenevamo non come amici, né tanto meno come fidanzati, ma come fratelli, Louis Tomlinson sarebbe stato il fratello perfetto.

 

Spazio dell'autrice: 
Caro te, 
se sei arrivato alla fine di questo incubo ti ringrazio, questa è la mia prima ff, non mi ritengo brava, ma spero di ricevere molte recensioni, non voglio sentirmi dire che è bellissima o cosa, vorrei solo che mi aiutaste a migliorare, scrivere è una mia grande passione, ma non ho mai pubblicato niente per vergogna. 
Sono pronta a mettermi in gioco, a migliorare e potrò farlo grazie a voi. 
Questa è la tipica fan fiction piena di cliché, ma ho bisogno di fare un passo alla volta, la mia prossima ff sarà migliore giuro :) 
fatemi sapere cosa ne pensate, xx.

SEGUITEMI: @louistriptease 
AGGIUNGETEMI: Gilda Manzoni J 
ASKATEMI: larrysnews