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Autore: Nike93    12/02/2008    2 recensioni
Elisa e Lucas (Grabeel, nda) si ritrovano a lavorare insieme a un film: lui è un attore già affermato, lei muove i primi passi nel mondo del cinema... All'inizio i rapporti non sono facili, ma bastano poche parole perchè Elisa cominci a vedere Lucas sotto una luce diversa.....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene sì, ho scritto una fic su un attore di High School Musical… Non credevo che sarebbe mai successo! Tutta colpa di una certa Temperance_Booth che mi ha corrotta!!! Beh, a parte questo…
Naturalmente Lucas Grabeel non mi appartiene (anche perché mi giocherei l’amicizia di qualcuno) e i fatti qui descritti sono completamente frutto della mi fantasia. Elisa non è una personaggio inventato, purtroppo ( :P ), esiste realmente… e dichiaro ufficialmente di avere il suo consenso per la pubblicazione di questa fic, anche perché me l’ha commissionata lei XD

Be different


Mai, nella sua vita, Elisa aveva provato un desiderio così forte di fare dietro-front e lasciar perdere tutto.
Eppure il nome della compagnia teatrale sembrava così… così serio.
Shakespeare Drama Agency.
Il pandemonio che regnava all’interno della sua sede, però, metteva seriamente in discussione tutte le aspettative che la povera ragazza si era creata prima del suo arrivo in quella nazione completamente sconosciuta. Al centro del grande ingresso, un uomo dalla considerevole stazza urlava come un forsennato sferzando l’aria con uno spesso fascio di fogli.
- Possibile che vi debba tenere a bada come un branco di pecore?! –
Gli altri presenti non sembravano prestargli la benché minima attenzione.
- Vabbè… quante storie… -
- “Quante storie”?! Sono mesi che lavoravamo, anzi, lavoravo su questo dannato copione! –
Elisa tirò un profondo sospiro.

Non devo farmi spaventare. Sono solo alle prime armi. Devo abituarmi. Coraggio!
Si schiarì la voce e, con un certo sollievo, vide un paio di teste girarsi verso di lei.
- Scusate. – esordì. – Sono Elisa Cugnasco, da Varese. – Per quanto potesse sembrare una presentazione alquanto priva di elementi interessanti, finalmente l’uomo-armadio le rivolse la sua attenzione, seppur in modo molto particolare, mentre qualcun altro, alle sue spalle, ripeteva confusamente e con un pizzico di scherno il cognome della ragazza, così strano e originale.
- Ah, sì, certo. Beh, era ora! Mi scusi, ora non ho tempo da dedicarle. Si faccia spiegare tutto da Lucas. –
Per un attimo Elisa restò spiazzata. Lucas? Chi era Lucas? Poi ricordò improvvisamente. Sospirò nuovamente.

Calmati, Elisa. Sei qui per esordire come attrice, ricordi? E, guarda caso che fortuna, sarai la protagonista femminile di un film che ha tutte le carte in regola per spopolare nell’intero continente. E il protagonista maschile, quello con cui lavorerai per almeno due mesi, si chiama Lucas. Ricordi? Lucas Grabeel. Farai parte della sua stessa compagnia teatrale e contemporaneamente lavorerete insieme al film. Ci sei?!
Non ebbe nemmeno il tempo di fare mente locale, che la sua attenzione fu attirata dal ragazzo che le si era avvicinato. Biondo, occhi azzurri, sorriso smagliante: doveva essere lui.
- Ciao! – la salutò con voce gioviale, come se fosse stata un’amica di vecchia data che non vedeva da tempo. – Scusa per il manicomio, qui è sempre così, ma ti ci abituerai… Oggi Mr Lesman dà di matto perché è andato perso mezzo copione di non so che film… vabbè, tanto non era un lavoro che mi riguardasse. Ti stavano aspettando tutti, figurati se davano conto a lui! –
Il ragazzo interruppe il suo fiume di parole solo quando si accorse che la sua interlocutrice, o meglio, quella che avrebbe dovuto essere la sua interlocutrice, lo fissava impassibile, con un sopracciglio alzato e un’espressione di attesa. – Ah, già, scusa. Lucas sono io. – Le sue parole furono accompagnate da una fragorosa risata che ebbe solo il potere di aumentare il disappunto di Elisa. Al momento, la sua mente era occupata da una sola domanda.

E’ con questo qui che devo lavorare?
Strinse con poco entusiasmo la mano che Lucas le porse, senza smettere di sorridere. Ma quello non chiudeva la bocca neanche nei pochi secondi in cui stava zitto?
- Elisa, piacere. –
- Vieni, andiamo di là, almeno mi riposo un poco i timpani. –
Elisa si lasciò scortare da Lucas solo per il terrore di venire calpestata dall’uomo-armadio nella foga della sua orazione. Poco dopo, si ritrovò in una stanza piuttosto piccola, arredata solo di un minuscolo tavolino, una sedia, un divano-letto e una porta da cui presumibilmente si accedeva a un bagno ancora più angusto.
- Benvenuta nel mio regno! – la accolse scherzosamente Lucas. – Non temere, ce n’è uno pronto anche per te. Noi star internazionali abbiamo ben alti privilegi… - Fece quell’ultima osservazione con tono chiaramente ironico, ma per Elisa fu come se Lucas avesse affermato seriamente di considerarsi una star internazionale. Incredibile come una semplice antipatia a prima vista potesse essere coltivata così in fretta. Lasciò cadere a terra il piccolo zaino che si era portata dietro. – Tutto lì il tuo bagaglio? –
- No, ho lasciato tutto nell’appartamento che ho preso in affitto. –
- Ah, capisco. – Lucas non sembrava affatto imbarazzato dall’evidente freddezza della ragazza. – Allora… Ora che siamo tranquilli, posso farti le presentazioni ufficiali. – Si atteggiò in un ridicolo inchino, forse nella vana speranza di apparire simpatico. – Lucas Grabeel, ventun anni, ballerino, doppiatore e attore mediamente affermato in Europa, America e dintorni, protagonista maschile in “Be different”, il film che ci renderà ufficialmente colleghi. – Elisa storse impercettibilmente la bocca.
- Elisa Cugnasco, diciannove anni, attrice alle prime armi e mediamente affermata a teatro, senza una sola esperienza di doppiaggio e un disastro completo nel ballo. Spero sia tutto. –
- Sai… - Lucas sembrò studiarla attentamente. – Non so se tu sia un’attrice talmente brava da riuscire benissimo a fingere di odiarmi, o se tu sia una pessima commediante che cerca invano di farmi credere che ti sto simpatico. –
Centro. Ma chi era quello lì!? Elisa non si era mai lasciata mettere in discussione né aveva mai dato peso al giudizio degli altri, cosa che l’aveva aiutata a raggiungere tutti gli obiettivi che si era posta davanti fin dalla più tenera età, ma erano bastati pochi minuti di conversazione con Lucas per innervosirla.
- Niente di tutto questo. Concedimi di essere un po’ stanca dopo un viaggio di tre ore. Non sono di quelle persone che si costringono a sorridere davanti a tutti, sai? Se non ne ho voglia, non sorrido. – Poteva suonare stupida come spiegazione, ma Lucas assunse di colpo un’espressione attentissima.
- Fai male. Non si tratta di costringersi a sorridere, ma di saper mascherare la rabbia in modo che solo chi ti vuole bene capisca cosa provi davvero, e che tutti gli altri continuino a pensare tranquillamente che tu sia contenta e felice. –
Elisa lo guardò stranizzata per qualche istante, poi Lucas sfoderò nuovamente un sorrisone a trentadue denti. – Beh, ora ti lascio un po’ in pace. Gira un po’, esci, studia il copione, insomma, fa’ quello che ti pare… La settimana prossima si comincia seriamente. – Detto questo, la salutò allegramente con un cenno della mano e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Elisa rimase per qualche secondo a fissare la porta chiusa, prima di lasciarsi cadere sul divano-letto, chiedendosi se avrebbe avuto a che fare con un attore mediamente affermato o con un rebus irrisolvibile.

 
Per quanto avesse pregato in tutte le lingue da lei conosciute, il secondo incontro con Lucas era avvenuto soltanto dodici ore dopo, giusto il tempo di sistemarsi nell’appartamento preso in affitto e recuperare un po’ di sonno arretrato.
Lui, dal canto suo, non sembrava affatto dispiaciuto, anzi l’aveva accolta con il suo solito sorriso smagliante, provocando in lei non solo disappunto e nervosismo, ma anche un vago senso di colpa.
- Allora, collega… Hai dato una sbirciatina al copione? –
- Se ho accettato di lavorare in questo film, è il minimo che possa aver fatto, non credi? – Lucas sembrò non cogliere la nota di sarcasmo nella sua voce o, più probabilmente, finse di non averla notata.
- Certo, certo, intendevo… ci hai studiato un po’ su? Hai capito davvero che parte dovrai interpretare? –
Elisa prese a sventolarsi con il copione, leggermente irritata. Si trovavano di nuovo nello “studio” di Lucas, e il caldo si era fatto insopportabile. Cosa voleva dire quello lì!? Stava forse insinuando che lei non fosse all’altezza? Elisa non si era mai lasciata mettere i piedi in testa da nessuno, figurarsi se uno sconosciuto scricciolo biondo americano come quello…
- Certo che l’ho capito. Tu sei un semplice gay emarginato dal mondo, mentre io sono la ragazza che misteriosamente e nonostante tutto si innamora di te e poi dovrà affrontare un percorso durante il quale si renderà conto che sei… cioè, che la persona che interpreti… è molto meglio di tante altre persone capitate sul suo cammino. – Lucas le rispose con un sorriso che Elisa si sforzò di classificare come “di scherno”. Ma, stranamente e contro le proprie aspettative, non ci riuscì.
- Benissimo. Questo è quello che il pubblico vedrà sullo schermo. Ma non credo che tutto quello che sentirai dentro di te, immedesimandoti nel tuo personaggio, si riduca a quanto hai detto. –
- Certo che no. Senti, ma per chi mi hai preso? Io faccio teatro praticamente da quando ero in fasce. Ci sarà un motivo per cui sono stata scelta! –
- Appunto. E’ proprio per questo motivo che sto cercando di trovare un modo per farti capire come… beh… - Per la prima volta da quando si erano incontrati, Lucas sembrò trovare difficoltà nello scegliere le parole più adatte da usare. – Insomma, tu in base a cosa scegli i personaggi da interpretare? –
- Beh, non so… dipende. – Elisa ci pensò su qualche secondo. – Prima devo capire la mentalità del personaggio. Non può essere né il mio opposto né totalmente uguale a me. Deve avere un po’ di me ed essere diverso sotto altri aspetti… Insomma, devo studiarmelo un po’. – Lei stessa si stupì di essere riuscita a fornirgli tante informazioni in un colpo solo. Il suo interlocutore la fissò attentamente.
- Davvero devi studiarci? Io lo sento a pelle. –
- Beh, questa è anche una questione personale, no? Ognuno ha i suoi criteri. –
- Certo, certo… - Lucas appariva assorto, il suo sguardo era rivolto verso Elisa, ma sembrava anche che non la guardasse davvero… o meglio, che non si limitasse a guardarla in superficie, ma che vedesse ben oltre… quasi che scrutasse dentro di lei. Suo malgrado, la ragazza si sentì vagamente a disagio.
- Tu, per esempio, in base a cosa hai scelto questo personaggio? –
- Beh… Anche qui, non appena ho dato uno sguardo al copione, ho capito che quel personaggio doveva essere mio. Non so dirti se lo vedessi simile a me… e per certi versi lo è sicuramente… o se vi abbia trovato qualcosa di veramente interessante che mi ha spinto a sceglierlo e a farlo mio… So solo che doveva esserlo. –
- Oh… capisco. – assentì lei, senza sapere se le sue parole fossero sincere o meno.
- Non so se posso darti ragione. –
Per la prima volta, a quelle parole, Elisa levò lo sguardo verso di lui e lo vide veramente. Era seduto sulla piccola sedia in legno, si era lasciato scivolare in avanti, appoggiandosi con le spalle a metà dello schienale. Teneva le braccia piegate, i gomiti sulle gambe e le dita intrecciate davanti al viso, a nascondere parzialmente un sorriso appena accennato. I suoi occhi azzurri brillavano di una strana luce, un barlume di candido mistero che impediva a Elisa di staccargli lo sguardo di dosso.
Candido.
Come poteva il mistero essere candido? Era una contraddizione.
Eppure era così, Elisa lo sentiva… a pelle.
La stanzetta si riempì della fragorosa e cristallina risata di Lucas, riportando Elisa con i piedi per terra.
- Sai, a volte mi sento un po’ come… lo psicologo di me stesso. Paradossale, vero?, quando uno psicologo dovrebbe essere una persona che ti studia obiettivamente, osserva dall’esterno, non è in alcun modo influenzato dal giudizio degli altri. Eppure io sento di essere così. Io mi studio obiettivamente, esco dal mio corpo e mi osservo dall’esterno, non mi lascio mai influenzare. A quest’ora, se dessi peso al giudizio degli altri, sarei gay al 100%, molto probabilmente fallito. –
- Ma… ma se sei conosciuto in America ed Europa…! –
- Certo, sì… E’ vero. Ma è stato il cinema a darmi il successo… non io a dare successo al cinema. – Abbassò le mani che teneva ancora intrecciate e fissò intensamente la sua interlocutrice. – C’è una bella differenza. – Elisa scoprì con sorpresa di non sapere assolutamente come rispondere.
- Oh… beh… Immagino che sia un problema che tormenta molti altri… -
- Non ne sarei così sicuro. –
Neanche lei era sicura.
Ma non per la stessa ragione. Effettivamente, ora le riusciva difficile ricordarsi cosa avesse mai potuto dire perché Lucas la fissasse in quel modo.
- Sai, Elisa… troppo spesso la gente tende ad etichettarti con parole che non ti descrivono affatto, o che descrivono il tuo esatto opposto. Ma a un certo punto quell’etichetta comincia a far parte di te. La assorbi, e non puoi più farne a meno. E quando cerchi di liberartene, ti accorgi che non puoi… semplicemente perché hai imparato a conviverci. – Lucas socchiuse leggermente gli occhi. Che fosse un gesto di stanchezza, o di tentata complicità, Elisa non lo sapeva.
- Non capisco perché mi dici queste cose… Ci conosciamo da appena un giorno. –
- Però mi sembrava che ti fossi fatta idee piuttosto precise su di me. – Il tono di Lucas non era antipatico. No, affatto. Questa volta, Elisa non dovette faticare granché per convincersene.
- Senti, sono arrivata dopo ore di viaggio in una compagnia teatrale dove nessuno sembra accorgersi della mia presenza, anche se arrivo dall’altra parte dell’Europa, poi spunti tu, che sei così… insomma, sei… - La ragazza si bloccò, non trovando una parola adatta per descriverlo, o forse, sperando di non trovarla. Lucas accennò un sorriso divertito.
- Sono…? –
- Oh, insomma, non posso giudicarti né fare confronti con nessuno, visto che sei l’unico ad avermi dato… un’accoglienza decente. –
- No, veramente. Come sono? – Elisa lo fissò per qualche istante, spiazzata.
Com’era?
Le sembrava di partecipare a uno di quegli stupidi giochi in cui bisogna dire la prima parola che ci passa per la testa in relazione a un certo argomento, per poi sentirci dire quali sono i caratteri essenziali della nostra personalità. Solo che quel gioco non serviva a rivelarle chi fosse lei.
- Sei… diverso, ecco. –
La risposta fu una fragorosa –ma non strafottente- risata.
- Davvero? Anche tu sei diversa. Perché mi dai la stessa identica etichetta che mi appioppano tutti, ma le dai totalmente un altro significato. –
- Come puoi dirlo, scusa? –
- Lo dico, lo dico. Ci sono state talmente tante persone a dirmi che sono “diverso”, che ho imparato a cogliere le sfumature di questa parola. – Lucas socchiuse nuovamente gli occhi e si sporse di qualche centimetro dalla sedia, puntando i suoi occhi azzurri in quelli della ragazza.

Azzurri come il più pulito dei cieli…
- E quella che tu le dai è completamente… diversa. –

 
Una settimana dopo era iniziato il lavoro, quello vero.
L’adattamento non era stato un problema: nel film recitavano ben pochi attori, oltre a Lucas ed Elisa. Ma, anche se non fosse stato così, la ragazza dubitava che avrebbe avuto il tempo di stringere con gli altri un rapporto più o meno confidenziale.
Era talmente presa dal lavoro, talmente immersa nel ritmo frenetico che questo imponeva, talmente occupata a cercare di capire a fondo quello strano ragazzo con cui le era toccato lavorare, da non avere il tempo di dedicare neanche un pensiero a tutto il resto.
Non poteva certo dire di nutrire una smisurata ammirazione per Lucas, ma non poteva neanche nascondere quanto lui l’affascinasse. Elisa non avrebbe saputo spiegare in che senso fosse attratta da lui. Il passaggio dall’odio profondo alla curiosità era stato così rapido da lasciarla basita. Ora, cominciava a chiedersi come avesse fatto a trovarlo così antipatico dopo averci scambiato appena un paio di parole.
Certo, di parole, Lucas ne spendeva anche troppe. Era straordinario il contrasto tra il suo modo di essere, così chiacchierone e socievole, e la sconfinata timidezza e ritrosia del personaggio che interpretava.
Eppure era così convincente. Così convinto di quello che faceva.
Così vero.
Sembrava un paradosso, nel mondo dello spettacolo, quel mondo in cui nessuno poteva mai dire di conoscere veramente una persona, in cui la competizione e, spesso, la falsità impedivano sempre la nascita di rapporti sinceri. Lucas era, o almeno sembrava, così…
diverso.
Avevano cominciato a parlare, durante le pause tra una ripresa e l’altra. A parlare come amici.
Elisa stentava ancora a crederlo. Nonostante si fosse spesso sentita ripetere quanto era matura per la propria età, parlare con Lucas la metteva quasi in soggezione. Improvvisamente si sentiva come una bambina e spesso temeva di dire le cose sbagliate.
Tuttavia, qualsiasi cosa dicesse, Lucas era sempre lì ad ascoltarla, con un interesse che Elisa aveva riscontrato poche volte nei suoi interlocutori. Eppure era sicura di non poter essere soggetto nemmeno di un decimo dell’interesse che lei provava per Lucas.
Era diverso da lei, prima di essere diverso dal mondo.
Per esempio, amava ballare.

 
- Non ci credo! – aveva esclamato Lucas nel bel mezzo della loro conversazione. – No, mi stai prendendo in giro. –
Elisa si era stretta nelle spalle e aveva seguitato a guardare fuori dalla finestra, spostando lo sguardo da una stella all’altra. Sempre più spesso, finivano con il parlare fino a tarda notte.
- Non vedo perché non dovresti crederci. – gli aveva risposto. – Non a tutte le ragazze piace ballare, sai? –
- E perché no? E’ così bello! –
- Sarà, ma io lo detesto. –
- No, davvero. Secondo me non hai mai provato veramente. – Elisa non aveva potuto fare a meno di scoppiare a ridere.
- Sembra quasi che stiamo parlando di droga, più che di danza! – Lucas aveva sogghignato.
- Quella non l’ho mai provata, ma non si sa mai. Però voglio sapere perché dici di odiare il ballo. –
- E via, non accanirti così! –
- No, dài… Davvero non ti piace? –
- Certo che non mi piace. Ho provato giusto un paio di volte, e mi basteranno per l’eternità. Sono un disastro totale, mi scoordino come niente, non so tenere il tempo e ho l’incredibile abilità di pestarmi i piedi da sola. Ti sembrano sufficienti, come ragioni per detestare la danza? – Lucas aveva scosso la testa con aria canzonatoria. Una di quelle espressioni che, solitamente, ad Elisa davano fastidio.
Ma non su quel volto.
- E in due volte che ci hai provato, hai avuto il tempo di renderti conto di tutti questi tuoi difetti? –
- Due volte bastano e avanzano, credimi. –
- Forse non hai scelto la musica giusta. Fa un sacco, sai? – Detto questo, Lucas si era alzato in piedi e aveva preso Elisa per una mano, tirando su anche lei.
- No, no, fermo, che fai? Guarda che sono un caso disperato! –
- Voglio proprio vedere! – Elisa l’aveva guardato malissimo, ma non aveva cercato di liberarsi dalla sua stretta.
- Te lo puoi scordare. Non muoverò un solo passo. E poi, che vuoi fare? Accendere lo stereo alle due di notte? D’accordo che noi star possiamo prenderci queste e altre libertà, ma… -
- Ma a noi la musica non serve. – l’aveva interrotta lui. Poi l’aveva avvicinata lentamente a sé, passandole un braccio dietro la schiena e cercando la sua mano, per poi intrecciare insieme le dita.
Elisa non le aveva mai sentite così intorpidite…
Lucas aveva avvicinato il viso al suo e aveva sorriso appena.
Lei… lei era semplicemente ipnotizzata.
- La musica non deve essere per forza quella che esce da un cd o dalla radio. – aveva proseguito lui, abbassando la voce e rafforzando la presa sulla mano di Elisa. – Devi essere tu a sceglierla… può essere qualsiasi cosa. Il fruscio dell’erba… il rumore della pioggia… - Le sue labbra si erano avvicinate all’orecchio di lei. - …il tuo respiro. –
Elisa aveva chiuso gli occhi, sentendo un brivido correrle lungo la schiena, e si era appoggiata al suo petto.
Lucas aveva mosso il primo passo.
Elisa aveva sentito il suo cuore battere più veloce. E aveva trovato la sua musica.

 
E così era riuscito persino a farle amare il ballo…
Le settimane che seguirono furono un inferno.
O un paradiso…?
Inferno, perché quell’antica antipatia, sfumata in leggera attrazione, si era presto trasformata in amore.
Elisa l’aveva sentito a quel primo passo di danza, a quel primo battito ravvicinato.
Il respiro di Lucas che le solleticava il collo, il suo braccio intorno alla vita, il suo sorriso indecifrabile…
Eppure, Elisa non aveva mai vissuto un inferno migliore.
Fossero stati tutti così…
Lucas le sfuggiva. Parlava sempre con lei, le dava consigli, la supportava nel lavoro, ma le sfuggiva.
O forse era solo una sua impressione… Lui era sempre lì, sorridente e gentile, ma si nascondeva dietro quella sua inarrestabile parlantina che, invece che farla sentire più vicina a lui, sembrava renderlo sempre più irraggiungibile, che quello fosse o meno il suo scopo.
Più lui sembrava volersi avvicinare, più Elisa lo vedeva lontano.
Senza dubbio, questo faceva parte del suo essere diverso.
Questi pensieri continuavano a frullarle in testa anche durante la première di “Be different”. Le settimane di duro lavoro e il successo dietro l’angolo non bastavano a distoglierla da quello che ormai era il suo chiodo fisso.
Elisa non si era mai sentita propriamente a suo agio nelle occasioni importanti, meno che mai a quell’ultima, ma supponeva che presto o tardi avrebbe dovuto farvi l’abitudine.
Guardò distrattamente il film, come se non la riguardasse minimamente. Solo l’assalto di giornalisti e fotografi all’uscita del cinema riuscì a riportarla fra i vivi.
A dire il vero, i giornalisti erano molto più interessati a Lucas che a lei, e questo no poté che essere un sollievo. Uno di loro gli piazzò repentinamente un microfono davanti al viso.
- Questo film annuncia un successo internazionale. Come si sente? –
Elisa alzò gli occhi al cielo. Era nervosa già per conto suo, e quelle domande idiote non sarebbero certo servite a farla calmare. Ma Lucas, come al suo solito, non lasciò trasparire alcun fastidio.
- Come mi sentivo all’uscita del mio primo film, e come penso che continuerò a sentirmi a ogni altro. –
- Di solito, film di questo genere sono galeotti di nuove unioni e nuovi amori tra gli interpreti… Al momento non se ne parla, ma lei cosa risponderebbe se le chiedessero se tra lei e la signorina Cugnasco sia nato un sentimento del genere? –
Improvvisamente, Elisa si sentì bollente. Doveva essere arrossita fino alla radice dei capelli. Per un attimo, ebbe la tentazione di mandare al diavolo il giornalista. Nemmeno incontrare gli occhi azzurri di Lucas servì a calmarla.
Il ragazzo la guardò con quella che sembrava un’espressione di educata meraviglia.
- Secondo te cosa dovremmo rispondere, collega? –
La ragazza non poté trattenersi dal lanciargli uno sguardo feroce. Possibile che fosse sempre così serafico?
- Io direi gli risponderei la verità. – disse tra i denti. Lucas annuì.
- Giusto. – Si voltò verso il giornalista. – Sul set di questo film non è nato nessun sentimento. –
Elisa si ritrovò a mordersi il labbro inferiore con tanta foga da farsi male. Era talmente occupata a maledirlo mentalmente da non essersi accorta che la mano di Lucas era scivolata sulla sua schiena. Si sentì attirare bruscamente e, due secondi dopo, si ritrovò stretta tra le braccia di Lucas, mentre lui la baciava in un modo da non potersi definire altro che appassionato.
Si rese conto di quanto era successo solo quando le loro labbra si staccarono. Poteva già sentire lo scatto dei flash puntati su di loro, che tuttavia non era nulla rispetto alla luce che per la prima volta vide negli occhi di Lucas. Sbatté ripetutamente le palpebre e lo guardò a bocca aperta, passando dalla tonalità ciclamino a quella da lenzuolo fresco di bucato.
- C-cosa…? –
Per tutta risposta, Lucas le rivolse un sorriso smagliante, che poi dedicò anche al giornalista, impalato e ammutolito di fronte a loro.
- Il sentimento è nato molto prima, solo che non era propriamente “amore”… Chiamiamola cordiale antipatia. Ma sul set non è nato nessun sentimento, si è solo… trasformato, ecco. – Il giornalista si riprese in fretta, cosa che invece non successe ad Elisa.
Non sentì neanche l’ultimo scambio di battute, si risvegliò dal suo torpore solo quando Lucas la afferrò per una mano e la trascinò lontana dalla folla che cominciava a soffocarli.
Solo quando si trovarono a debita distanza si fermò e le si piazzò davanti, con il suo solito sorriso sfacciato ma allo stesso tempo dolcissimo. Ma Elisa non gli diede il tempo di dire nulla.
- Tu sei completamente matto! Ma che ti salta in mente?! Già quelli amano ricamare su storie inesistenti, se poi tu gliele dai così…! –
- Ma lo sai che a me non piace mentire. So benissimo che mi adoravi già prima di cominciare a lavorare con me… - aggiunse sarcastico. Elisa sbuffò, soffiandosi via dal vico una ciocca di capelli.
- Cretino… -
- Allora ho sbagliato. Devo pensare che l’odio profondo che nutrivi nei miei confronti non si sia mai trasformato in un altro sentimento? – Questa volta, la ragazza non riuscì a non sorridere.
- Sì, forse hai sbagliato. Sto cominciando a pensare di essermi innamorata di te fin dal nostro primo incontro. Solo che questa passione travolgente mi ha colpito con tanta violenza da sconvolgermi e non farmi capire più niente. – continuò con tono melodrammatico. I due si fissarono in silenzio per qualche istante, poi scoppiarono a ridere simultaneamente.
Lucas le cinse la vita con le braccia.
- Da parte mia, non ho idea di cosa sia successo. Sei piombata nella mia vita così all’improvviso, mi hai sconvolto a tal punto che non so più neanche quando io mi sono innamorato di te. – Sorrise appena, prima di accostare le labbra a quelle di lei. – Ma in fin dei conti, non è che abbia molta importanza, no? –
- No, forse no… - sussurrò Elisa, stringendosi a lui. – Però, continuo a non capire perché tu non abbia aspettato un momento più… adatto. –
- A dire il vero, avrei preferito che facessero a te quella domanda. Morivo dalla curiosità di sapere cosa avresti risposto. –
- Avrei risposto che è vero, spesso questi film fanno da galeotti… Allora vuol dire che non siamo poi così diversi come credevamo, anzi… siamo banali. –
 
- Sai, non me n’ero mai accorto… - mormorò Lucas, prima di posare un bacio leggero sulle labbra di Elisa. Socchiuse gli occhi, scostandole i capelli dal viso. – Ma è così bello essere banali, a volte…! -

  
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