Ebbene
sì, ho
scritto una fic su un attore di High School Musical… Non
credevo che sarebbe
mai successo! Tutta colpa di una certa Temperance_Booth che mi ha
corrotta!!!
Beh, a parte questo…
Naturalmente
Lucas Grabeel non mi appartiene (anche perché mi giocherei
l’amicizia di qualcuno) e
i fatti qui descritti sono
completamente frutto della mi fantasia. Elisa non è una
personaggio inventato,
purtroppo ( :P ), esiste realmente… e dichiaro ufficialmente
di avere il suo
consenso per la pubblicazione di questa fic, anche perché me
l’ha commissionata
lei XD
Be
different
Mai, nella sua vita, Elisa
aveva provato un desiderio così forte di fare dietro-front e
lasciar perdere
tutto.
Eppure il nome della compagnia
teatrale sembrava così… così serio.
Shakespeare Drama Agency.
Il pandemonio che regnava
all’interno della sua sede, però, metteva
seriamente in discussione tutte le
aspettative che la povera ragazza si era creata prima del suo arrivo in
quella
nazione completamente sconosciuta. Al centro del grande ingresso, un
uomo dalla
considerevole stazza urlava come un forsennato sferzando
l’aria con uno spesso
fascio di fogli.
- Possibile che vi debba tenere
a bada come un branco di pecore?! –
Gli altri presenti non
sembravano prestargli la benché minima attenzione.
- Vabbè… quante storie… -
- “Quante storie”?! Sono mesi
che lavoravamo, anzi, lavoravo su questo dannato
copione! –
Elisa tirò un profondo sospiro.
Non
devo farmi spaventare. Sono
solo alle prime armi. Devo abituarmi. Coraggio!
Si schiarì la voce e, con un
certo sollievo, vide un paio di teste girarsi verso di lei.
- Scusate. – esordì. – Sono
Elisa Cugnasco, da Varese. – Per quanto potesse sembrare una
presentazione
alquanto priva di elementi interessanti, finalmente
l’uomo-armadio le rivolse
la sua attenzione, seppur in modo molto particolare, mentre qualcun
altro, alle
sue spalle, ripeteva confusamente e con un pizzico di scherno il
cognome della
ragazza, così strano e originale.
- Ah, sì, certo. Beh, era ora!
Mi scusi, ora non ho tempo da dedicarle. Si faccia spiegare tutto da
Lucas. –
Per un attimo Elisa restò
spiazzata. Lucas? Chi era Lucas? Poi
ricordò improvvisamente. Sospirò
nuovamente.
Calmati,
Elisa. Sei qui per
esordire come attrice, ricordi? E, guarda caso che fortuna, sarai la
protagonista femminile di un film che ha tutte le carte in regola per
spopolare
nell’intero continente. E il protagonista maschile, quello
con cui lavorerai
per almeno due mesi, si chiama Lucas. Ricordi? Lucas Grabeel. Farai
parte della
sua stessa compagnia teatrale e contemporaneamente lavorerete insieme
al film.
Ci sei?!
Non ebbe nemmeno il tempo di
fare mente locale, che la sua attenzione fu attirata dal ragazzo che le
si era
avvicinato. Biondo, occhi azzurri, sorriso smagliante: doveva essere
lui.
- Ciao! – la salutò con voce
gioviale, come se fosse stata un’amica di vecchia data che
non vedeva da tempo.
– Scusa per il manicomio, qui è sempre
così, ma ti ci abituerai… Oggi Mr Lesman
dà di matto perché è andato perso
mezzo copione di non so che film… vabbè,
tanto non era un lavoro che mi riguardasse. Ti stavano aspettando
tutti,
figurati se davano conto a lui! –
Il ragazzo interruppe il suo
fiume di parole solo quando si accorse che la sua interlocutrice, o
meglio,
quella che avrebbe dovuto essere la sua interlocutrice, lo fissava
impassibile,
con un sopracciglio alzato e un’espressione di attesa.
– Ah, già, scusa. Lucas
sono io. – Le sue parole furono accompagnate da una fragorosa
risata che ebbe
solo il potere di aumentare il disappunto di Elisa. Al momento, la sua
mente
era occupata da una sola domanda.
E’
con questo qui che devo
lavorare?
Strinse con poco entusiasmo la
mano che Lucas le porse, senza smettere di sorridere. Ma quello non
chiudeva la
bocca neanche nei pochi secondi in cui stava zitto?
- Elisa, piacere. –
- Vieni, andiamo di là, almeno
mi riposo un poco i timpani. –
Elisa si lasciò scortare da
Lucas solo per il terrore di venire calpestata
dall’uomo-armadio nella foga
della sua orazione. Poco dopo, si ritrovò in una stanza
piuttosto piccola,
arredata solo di un minuscolo tavolino, una sedia, un divano-letto e
una porta
da cui presumibilmente si accedeva a un bagno ancora più
angusto.
- Benvenuta nel mio regno! – la
accolse scherzosamente Lucas. – Non temere, ce
n’è uno pronto anche per te. Noi
star internazionali abbiamo ben alti privilegi… - Fece
quell’ultima
osservazione con tono chiaramente ironico, ma per Elisa fu come se
Lucas avesse
affermato seriamente di considerarsi una star
internazionale.
Incredibile come una semplice antipatia a prima vista potesse essere
coltivata
così in fretta. Lasciò cadere a terra il piccolo
zaino che si era portata
dietro. – Tutto lì il tuo bagaglio? –
- No, ho lasciato tutto
nell’appartamento che ho preso in affitto. –
- Ah, capisco. – Lucas non
sembrava affatto imbarazzato dall’evidente freddezza della
ragazza. – Allora…
Ora che siamo tranquilli, posso farti le presentazioni ufficiali.
– Si atteggiò
in un ridicolo inchino, forse nella vana speranza di apparire
simpatico. –
Lucas Grabeel, ventun anni, ballerino, doppiatore e attore mediamente
affermato
in Europa, America e dintorni, protagonista maschile in “Be
different”, il film
che ci renderà ufficialmente colleghi. – Elisa
storse impercettibilmente la
bocca.
- Elisa Cugnasco, diciannove
anni, attrice alle prime armi e mediamente affermata a teatro, senza
una sola
esperienza di doppiaggio e un disastro completo nel ballo. Spero sia
tutto. –
- Sai… - Lucas sembrò studiarla
attentamente. – Non so se tu sia un’attrice
talmente brava da riuscire
benissimo a fingere di odiarmi, o se tu sia una pessima commediante che
cerca
invano di farmi credere che ti sto simpatico. –
Centro. Ma chi era quello lì!?
Elisa non si era mai lasciata mettere in discussione né
aveva mai dato peso al
giudizio degli altri, cosa che l’aveva aiutata a raggiungere
tutti gli
obiettivi che si era posta davanti fin dalla più tenera
età, ma erano bastati
pochi minuti di conversazione con Lucas per innervosirla.
- Niente di tutto questo.
Concedimi di essere un po’ stanca dopo un viaggio di tre ore.
Non sono di
quelle persone che si costringono a sorridere davanti a tutti, sai? Se
non ne
ho voglia, non sorrido. – Poteva suonare stupida come
spiegazione, ma Lucas
assunse di colpo un’espressione attentissima.
- Fai male. Non si tratta di
costringersi a sorridere, ma di saper mascherare la rabbia in modo che
solo chi
ti vuole bene capisca cosa provi davvero, e che tutti gli altri
continuino a
pensare tranquillamente che tu sia contenta e felice. –
Elisa lo guardò stranizzata per
qualche istante, poi Lucas sfoderò nuovamente un sorrisone a
trentadue denti. –
Beh, ora ti lascio un po’ in pace. Gira un po’,
esci, studia il copione,
insomma, fa’ quello che ti pare… La settimana
prossima si comincia seriamente.
– Detto questo, la salutò allegramente con un
cenno della mano e uscì dalla
stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Elisa rimase per qualche
secondo a
fissare la porta chiusa, prima di lasciarsi cadere sul divano-letto,
chiedendosi
se avrebbe avuto a che fare con un attore mediamente affermato o con un
rebus
irrisolvibile.
Per quanto avesse pregato in
tutte le lingue da lei conosciute, il secondo incontro con Lucas era
avvenuto
soltanto dodici ore dopo, giusto il tempo di sistemarsi
nell’appartamento preso
in affitto e recuperare un po’ di sonno arretrato.
Lui, dal canto suo, non
sembrava affatto dispiaciuto, anzi l’aveva accolta con il suo
solito sorriso
smagliante, provocando in lei non solo disappunto e nervosismo, ma
anche un
vago senso di colpa.
- Allora, collega… Hai dato una
sbirciatina al copione? –
- Se ho accettato di lavorare
in questo film, è il minimo che possa aver fatto, non credi?
– Lucas sembrò non
cogliere la nota di sarcasmo nella sua voce o, più
probabilmente, finse di non
averla notata.
- Certo, certo, intendevo… ci
hai studiato un po’ su? Hai capito davvero che parte dovrai
interpretare? –
Elisa prese a sventolarsi con
il copione, leggermente irritata. Si trovavano di nuovo nello
“studio” di
Lucas, e il caldo si era fatto insopportabile. Cosa voleva dire quello
lì!?
Stava forse insinuando che lei non fosse all’altezza? Elisa
non si era mai
lasciata mettere i piedi in testa da nessuno, figurarsi se uno
sconosciuto
scricciolo biondo americano come quello…
- Certo che l’ho capito. Tu sei
un semplice gay emarginato dal mondo, mentre io sono la ragazza che
misteriosamente e nonostante tutto si innamora di te e poi
dovrà affrontare un
percorso durante il quale si renderà conto che
sei… cioè, che la persona che
interpreti… è molto meglio di tante altre persone
capitate sul suo cammino. –
Lucas le rispose con un sorriso che Elisa si sforzò di
classificare come “di
scherno”. Ma, stranamente e contro le proprie aspettative,
non ci riuscì.
- Benissimo. Questo è quello che
il pubblico vedrà sullo schermo. Ma non credo che tutto
quello che sentirai
dentro di te, immedesimandoti nel tuo personaggio, si riduca a quanto
hai
detto. –
- Certo che no. Senti, ma per
chi mi hai preso? Io faccio teatro praticamente da quando ero in fasce.
Ci sarà
un motivo per cui sono stata scelta! –
- Appunto. E’ proprio per
questo motivo che sto cercando di trovare un modo per farti capire
come… beh… -
Per la prima volta da quando si erano incontrati, Lucas
sembrò trovare
difficoltà nello scegliere le parole più adatte
da usare. – Insomma, tu in base
a cosa scegli i personaggi da interpretare? –
- Beh, non so… dipende. – Elisa
ci pensò su qualche secondo. – Prima devo capire
la mentalità del personaggio.
Non può essere né il mio opposto né
totalmente uguale a me. Deve avere un po’
di me ed essere diverso sotto altri aspetti… Insomma, devo
studiarmelo un po’.
– Lei stessa si stupì di essere riuscita a
fornirgli tante informazioni in un
colpo solo. Il suo interlocutore la fissò attentamente.
- Davvero devi studiarci? Io lo
sento a pelle. –
- Beh, questa è anche una
questione personale, no? Ognuno ha i suoi criteri. –
- Certo, certo… - Lucas
appariva assorto, il suo sguardo era rivolto verso Elisa, ma sembrava
anche che
non la guardasse davvero… o meglio, che non si limitasse a
guardarla in
superficie, ma che vedesse ben oltre… quasi che scrutasse dentro
di lei.
Suo malgrado, la ragazza si sentì vagamente a disagio.
- Tu, per esempio, in base a
cosa hai scelto questo personaggio? –
- Beh… Anche qui, non appena ho
dato uno sguardo al copione, ho capito che quel personaggio doveva
essere mio.
Non so dirti se lo vedessi simile a me… e per certi versi lo
è sicuramente… o
se vi abbia trovato qualcosa di veramente interessante che mi ha spinto
a
sceglierlo e a farlo mio… So solo che doveva
esserlo. –
- Oh… capisco. – assentì lei,
senza sapere se le sue parole fossero sincere o meno.
- Non so se posso darti
ragione. –
Per la prima volta, a quelle
parole, Elisa levò lo sguardo verso di lui e lo vide veramente. Era seduto sulla piccola sedia
in legno, si era lasciato
scivolare in avanti, appoggiandosi con le spalle a metà
dello schienale. Teneva
le braccia piegate, i gomiti sulle gambe e le dita intrecciate davanti
al viso,
a nascondere parzialmente un sorriso appena accennato. I suoi occhi
azzurri
brillavano di una strana luce, un barlume di candido mistero che
impediva a
Elisa di staccargli lo sguardo di dosso.
Candido.
Come poteva il mistero
essere candido? Era una contraddizione.
Eppure era così, Elisa lo
sentiva… a pelle.
La stanzetta si riempì della
fragorosa e cristallina risata di Lucas, riportando Elisa con i piedi
per
terra.
- Sai, a volte mi sento un po’
come… lo psicologo di me stesso. Paradossale, vero?, quando
uno psicologo
dovrebbe essere una persona che ti studia obiettivamente, osserva
dall’esterno,
non è in alcun modo influenzato dal giudizio degli altri.
Eppure io sento di
essere così. Io mi studio obiettivamente, esco dal mio corpo
e mi osservo
dall’esterno, non mi lascio mai influenzare. A
quest’ora, se dessi peso al
giudizio degli altri, sarei gay al 100%, molto probabilmente fallito.
–
- Ma… ma se sei conosciuto in America
ed Europa…! –
- Certo, sì… E’ vero. Ma è
stato il cinema a darmi il successo… non io a dare successo
al cinema. –
Abbassò le mani che teneva ancora intrecciate e
fissò intensamente la sua
interlocutrice. – C’è una bella
differenza. – Elisa scoprì con sorpresa di non
sapere assolutamente come rispondere.
- Oh… beh… Immagino che sia un
problema che tormenta molti altri… -
- Non ne sarei così sicuro. –
Neanche lei era sicura.
Ma non per la stessa ragione.
Effettivamente, ora le riusciva difficile ricordarsi cosa avesse mai
potuto
dire perché Lucas la fissasse in quel modo.
- Sai, Elisa… troppo spesso la
gente tende ad etichettarti con parole che non ti descrivono affatto, o
che
descrivono il tuo esatto opposto. Ma a un certo punto
quell’etichetta comincia
a far parte di te. La assorbi, e non puoi più farne a meno.
E quando cerchi di
liberartene, ti accorgi che non puoi… semplicemente
perché hai imparato a
conviverci. – Lucas socchiuse leggermente gli occhi. Che
fosse un gesto di
stanchezza, o di tentata complicità, Elisa non lo sapeva.
- Non capisco perché mi dici
queste cose… Ci conosciamo da appena un giorno. –
- Però mi sembrava che ti fossi
fatta idee piuttosto precise su di me. – Il tono di Lucas non
era antipatico.
No, affatto. Questa volta, Elisa non dovette faticare
granché per
convincersene.
- Senti, sono arrivata dopo ore
di viaggio in una compagnia teatrale dove nessuno sembra accorgersi
della mia
presenza, anche se arrivo dall’altra parte
dell’Europa, poi spunti tu, che sei
così… insomma, sei… - La ragazza si
bloccò, non trovando una parola adatta per
descriverlo, o forse, sperando di non trovarla. Lucas
accennò un sorriso
divertito.
- Sono…? –
- Oh, insomma, non posso
giudicarti né fare confronti con nessuno, visto che sei
l’unico ad avermi dato…
un’accoglienza decente. –
- No, veramente. Come sono? –
Elisa lo fissò per qualche istante, spiazzata.
Com’era?
Le sembrava di partecipare a
uno di quegli stupidi giochi in cui bisogna dire la prima parola che ci
passa
per la testa in relazione a un certo argomento, per poi sentirci dire
quali
sono i caratteri essenziali della nostra personalità. Solo
che quel gioco non
serviva a rivelarle chi fosse lei.
- Sei… diverso, ecco. –
La risposta fu una fragorosa
–ma non strafottente- risata.
- Davvero? Anche tu sei
diversa. Perché mi dai la stessa identica etichetta che mi
appioppano tutti, ma
le dai totalmente un altro significato. –
- Come puoi dirlo, scusa? –
- Lo dico, lo dico. Ci sono
state talmente tante persone a dirmi che sono
“diverso”, che ho imparato a
cogliere le sfumature di questa parola. – Lucas socchiuse
nuovamente gli occhi
e si sporse di qualche centimetro dalla sedia, puntando i suoi occhi
azzurri in
quelli della ragazza.
Azzurri
come il più pulito dei
cieli…
- E quella che tu le dai è
completamente… diversa. –
Una settimana dopo era iniziato
il lavoro, quello vero.
L’adattamento non era stato un
problema: nel film recitavano ben pochi attori, oltre a Lucas ed Elisa.
Ma,
anche se non fosse stato così, la ragazza dubitava che
avrebbe avuto il tempo
di stringere con gli altri un rapporto più o meno
confidenziale.
Era talmente presa dal lavoro,
talmente immersa nel ritmo frenetico che questo imponeva, talmente
occupata a
cercare di capire a fondo quello strano ragazzo con cui le era toccato
lavorare, da non avere il tempo di dedicare neanche un pensiero a tutto
il
resto.
Non poteva certo dire di
nutrire una smisurata ammirazione per Lucas, ma non poteva neanche
nascondere
quanto lui l’affascinasse. Elisa non avrebbe saputo spiegare
in che senso fosse
attratta da lui. Il passaggio dall’odio profondo alla
curiosità era stato così
rapido da lasciarla basita. Ora, cominciava a chiedersi come avesse
fatto a
trovarlo così antipatico dopo averci scambiato appena un
paio di parole.
Certo, di parole, Lucas ne
spendeva anche troppe. Era straordinario il contrasto tra il suo modo
di
essere, così chiacchierone e socievole, e la sconfinata
timidezza e ritrosia
del personaggio che interpretava.
Eppure era così convincente.
Così convinto di quello che faceva.
Così vero.
Sembrava un paradosso, nel
mondo dello spettacolo, quel mondo in cui nessuno poteva mai dire di
conoscere
veramente una persona, in cui la competizione e, spesso, la
falsità impedivano
sempre la nascita di rapporti sinceri. Lucas era, o almeno sembrava,
così…
… diverso.
Avevano cominciato a parlare,
durante le pause tra una ripresa e l’altra. A parlare come
amici.
Elisa stentava ancora a
crederlo. Nonostante si fosse spesso sentita ripetere quanto era matura
per la
propria età, parlare con Lucas la metteva quasi in
soggezione. Improvvisamente
si sentiva come una bambina e spesso temeva di dire le cose sbagliate.
Tuttavia, qualsiasi cosa
dicesse, Lucas era sempre lì ad ascoltarla, con un interesse
che Elisa aveva
riscontrato poche volte nei suoi interlocutori. Eppure era sicura di
non poter
essere soggetto nemmeno di un decimo dell’interesse che lei
provava per Lucas.
Era diverso da lei, prima di
essere diverso dal mondo.
Per esempio, amava ballare.
- Non ci credo! – aveva
esclamato Lucas nel bel mezzo della loro conversazione. – No,
mi stai prendendo
in giro. –
Elisa si era stretta nelle
spalle e aveva seguitato a guardare fuori dalla finestra, spostando lo
sguardo
da una stella all’altra. Sempre più spesso,
finivano con il parlare fino a
tarda notte.
- Non vedo perché non dovresti
crederci. – gli aveva risposto. – Non a tutte le
ragazze piace ballare, sai? –
- E perché no? E’ così bello!
–
- Sarà, ma io lo detesto. –
- No, davvero. Secondo me non
hai mai provato veramente. – Elisa non aveva potuto fare a
meno di scoppiare a
ridere.
- Sembra quasi che stiamo
parlando di droga, più che di danza! – Lucas aveva
sogghignato.
- Quella non l’ho mai provata,
ma non si sa mai. Però voglio sapere perché dici
di odiare il ballo. –
- E via, non accanirti così! –
- No, dài… Davvero non ti
piace? –
- Certo che non mi piace. Ho
provato giusto un paio di volte, e mi basteranno per
l’eternità. Sono un
disastro totale, mi scoordino come niente, non so tenere il tempo e ho
l’incredibile abilità di pestarmi i piedi da sola.
Ti sembrano sufficienti,
come ragioni per detestare la danza? – Lucas aveva scosso la
testa con aria
canzonatoria. Una di quelle espressioni che, solitamente, ad Elisa
davano
fastidio.
Ma non su quel volto.
- E in due volte che ci hai
provato, hai avuto il tempo di renderti conto di tutti questi tuoi
difetti? –
- Due volte bastano e avanzano,
credimi. –
- Forse non hai scelto la musica
giusta. Fa un sacco, sai? – Detto questo, Lucas si era alzato
in piedi e aveva
preso Elisa per una mano, tirando su anche lei.
- No, no, fermo, che fai?
Guarda che sono un caso disperato! –
- Voglio proprio vedere! –
Elisa l’aveva guardato malissimo, ma non aveva cercato di
liberarsi dalla sua
stretta.
- Te lo puoi scordare. Non
muoverò un solo passo. E poi, che vuoi fare? Accendere lo
stereo alle due di
notte? D’accordo che noi star possiamo prenderci queste e
altre libertà, ma… -
- Ma a noi la musica non serve.
– l’aveva interrotta lui. Poi l’aveva
avvicinata lentamente a sé, passandole un
braccio dietro la schiena e cercando la sua mano, per poi intrecciare
insieme
le dita.
Elisa non le aveva mai sentite
così intorpidite…
Lucas aveva avvicinato il viso
al suo e aveva sorriso appena.
Lei… lei era semplicemente
ipnotizzata.
- La musica non deve essere per
forza quella che esce da un cd o dalla radio. – aveva
proseguito lui,
abbassando la voce e rafforzando la presa sulla mano di Elisa.
– Devi essere tu
a sceglierla… può essere qualsiasi cosa. Il
fruscio dell’erba… il rumore della
pioggia… - Le sue labbra si erano avvicinate
all’orecchio di lei. - …il tuo
respiro. –
Elisa aveva chiuso gli occhi,
sentendo un brivido correrle lungo la schiena, e si era appoggiata al
suo
petto.
Lucas aveva mosso il primo
passo.
Elisa aveva sentito il suo
cuore battere più veloce. E aveva trovato la sua musica.
E così era riuscito persino a
farle amare il ballo…
Le settimane che seguirono
furono un inferno.
O un paradiso…?
Inferno, perché quell’antica
antipatia, sfumata in leggera attrazione, si era presto trasformata in
amore.
Elisa l’aveva sentito a quel
primo passo di danza, a quel primo battito ravvicinato.
Il respiro di Lucas che le
solleticava il collo, il suo braccio intorno alla vita, il suo sorriso
indecifrabile…
Eppure, Elisa non aveva mai
vissuto un inferno migliore.
Fossero stati tutti così…
Lucas le sfuggiva. Parlava
sempre con lei, le dava consigli, la supportava nel lavoro, ma le
sfuggiva.
O forse era solo una sua
impressione… Lui era sempre lì, sorridente e
gentile, ma si nascondeva dietro
quella sua inarrestabile parlantina che, invece che farla sentire
più vicina a
lui, sembrava renderlo sempre più irraggiungibile, che
quello fosse o meno il
suo scopo.
Più lui sembrava volersi
avvicinare, più Elisa lo vedeva lontano.
Senza dubbio, questo faceva
parte del suo essere diverso.
Questi pensieri continuavano a
frullarle in testa anche durante la première di
“Be different”. Le settimane di
duro lavoro e il successo dietro l’angolo non bastavano a
distoglierla da
quello che ormai era il suo chiodo fisso.
Elisa non si era mai sentita
propriamente a suo agio nelle occasioni importanti, meno che mai a
quell’ultima, ma supponeva che presto o tardi avrebbe dovuto
farvi l’abitudine.
Guardò distrattamente il film,
come se non la riguardasse minimamente. Solo l’assalto di
giornalisti e
fotografi all’uscita del cinema riuscì a
riportarla fra i vivi.
A dire il vero, i giornalisti
erano molto più interessati a Lucas che a lei, e questo no
poté che essere un
sollievo. Uno di loro gli piazzò repentinamente un microfono
davanti al viso.
- Questo film annuncia un
successo internazionale. Come si sente? –
Elisa alzò gli occhi al cielo.
Era nervosa già per conto suo, e quelle domande idiote non
sarebbero certo
servite a farla calmare. Ma Lucas, come al suo solito, non
lasciò trasparire
alcun fastidio.
- Come mi sentivo all’uscita
del mio primo film, e come penso che continuerò a sentirmi a
ogni altro. –
- Di solito, film di questo
genere sono galeotti di nuove unioni e nuovi amori tra gli
interpreti… Al
momento non se ne parla, ma lei cosa risponderebbe se le chiedessero se
tra lei
e la signorina Cugnasco sia nato un sentimento del genere? –
Improvvisamente, Elisa si sentì
bollente. Doveva essere arrossita fino alla radice dei capelli. Per un
attimo,
ebbe la tentazione di mandare al diavolo il giornalista. Nemmeno
incontrare gli
occhi azzurri di Lucas servì a calmarla.
Il ragazzo la guardò con quella
che sembrava un’espressione di educata meraviglia.
- Secondo te cosa dovremmo
rispondere, collega? –
La ragazza non poté trattenersi
dal lanciargli uno sguardo feroce. Possibile che fosse sempre
così serafico?
- Io direi gli risponderei la
verità. – disse tra i denti. Lucas
annuì.
- Giusto. – Si voltò verso il
giornalista. – Sul set di questo film non è nato
nessun sentimento. –
Elisa si ritrovò a mordersi il
labbro inferiore con tanta foga da farsi male. Era talmente occupata a
maledirlo mentalmente da non essersi accorta che la mano di Lucas era
scivolata
sulla sua schiena. Si sentì attirare bruscamente e, due
secondi dopo, si
ritrovò stretta tra le braccia di Lucas, mentre lui la
baciava in un modo da
non potersi definire altro che appassionato.
Si rese conto di quanto era
successo solo quando le loro labbra si staccarono. Poteva
già sentire lo scatto
dei flash puntati su di loro, che tuttavia non era nulla rispetto alla
luce che
per la prima volta vide negli occhi di Lucas. Sbatté
ripetutamente le palpebre
e lo guardò a bocca aperta, passando dalla
tonalità ciclamino a quella da
lenzuolo fresco di bucato.
- C-cosa…? –
Per tutta risposta, Lucas le
rivolse un sorriso smagliante, che poi dedicò anche al
giornalista, impalato e
ammutolito di fronte a loro.
- Il sentimento è nato molto
prima, solo che non era propriamente
“amore”… Chiamiamola cordiale antipatia.
Ma sul set non è nato nessun sentimento, si è
solo… trasformato, ecco. – Il
giornalista si riprese in fretta, cosa che invece non successe ad Elisa.
Non sentì neanche l’ultimo
scambio di battute, si risvegliò dal suo torpore solo quando
Lucas la afferrò
per una mano e la trascinò lontana dalla folla che
cominciava a soffocarli.
Solo quando si trovarono a
debita distanza si fermò e le si piazzò davanti,
con il suo solito sorriso
sfacciato ma allo stesso tempo dolcissimo. Ma Elisa non gli diede il
tempo di
dire nulla.
- Tu sei completamente matto!
Ma che ti salta in mente?! Già quelli amano ricamare su
storie inesistenti, se
poi tu gliele dai così…! –
- Ma lo sai che a me non piace
mentire. So benissimo che mi adoravi già prima di cominciare
a lavorare con me…
- aggiunse sarcastico. Elisa sbuffò, soffiandosi via dal
vico una ciocca di
capelli.
- Cretino… -
- Allora ho sbagliato. Devo
pensare che l’odio profondo che nutrivi nei miei confronti
non si sia mai
trasformato in un altro sentimento? – Questa volta, la
ragazza non riuscì a non
sorridere.
- Sì, forse hai sbagliato. Sto
cominciando a pensare di essermi innamorata di te fin dal nostro primo
incontro. Solo che questa passione travolgente mi ha colpito con tanta
violenza
da sconvolgermi e non farmi capire più niente. –
continuò con tono
melodrammatico. I due si fissarono in silenzio per qualche istante, poi
scoppiarono a ridere simultaneamente.
Lucas le cinse la vita con le
braccia.
- Da parte mia, non ho idea di
cosa sia successo. Sei piombata nella mia vita così
all’improvviso, mi hai
sconvolto a tal punto che non so più neanche quando io
mi sono
innamorato di te. – Sorrise appena, prima di accostare le
labbra a quelle di
lei. – Ma in fin dei conti, non è che abbia molta
importanza, no? –
- No, forse no… - sussurrò
Elisa, stringendosi a lui. – Però, continuo a non
capire perché tu non abbia
aspettato un momento più… adatto. –
- A dire il vero, avrei
preferito che facessero a te quella domanda. Morivo dalla
curiosità di sapere
cosa avresti risposto. –
- Avrei risposto che è vero,
spesso questi film fanno da galeotti… Allora vuol dire che
non siamo poi così
diversi come credevamo, anzi… siamo banali. –
- Sai, non me n’ero mai accorto… -
mormorò Lucas,
prima di posare un bacio leggero sulle labbra di Elisa. Socchiuse gli
occhi,
scostandole i capelli dal viso. – Ma è
così bello essere banali, a volte…! -