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Autore: Harriet    12/02/2008    7 recensioni
Chissà se, tra scherzi e soprannomi, si nasconde qualcos'altro?
Ipotesi giocosa su una coppia che potrebbe essere divertente.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Derek Morgan, Penelope Garcia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima storia su questo serial. La storia è una piccola fantasia da fangirl su una coppia non canon. Ma che sarebbe tanto graziosa... XD
Gli amici bevitori e le amiche pettegole sono roba mia, e non so quanto possano essere pertinenti con i personaggi in questione, ma... spero di sì!XD
Buona lettura e grazie.




I - My girl

- Ehi, dì un po’, ma tra serial killer e pazzoidi, hai tempo per una donna?-
La chiassosa compagnia di vecchi amici ama indagare sulla vita sentimentale di ognuno, nelle pause tra un alcolico e l’altro. E lui non ha intenzione di deludere i vecchi amici. Anche grazie alla complicità dei suddetti alcolici.
- Certo. Quelle non mancano mai!-
- Qualche collega carina?-
- Oh, puoi scommetterci!-
- Una collega in particolare?-
- Ehi, adesso vogliamo i particolari!-
- Ma è una cosa ufficiale?-
- Non così ufficiale, ma, ehi, lo sanno tutti che è la mia donna!-
Fischi ammirati e commenti non proponibili.
Il mondo è un po’ annebbiato dall’alcol e dall’allegria, e lui non sa esattamente cosa cavolo stia dicendo. Tutto ciò che sa è che gli hanno chiesto se ha una donna, nella squadra, e lui in effetti ha una donna, e probabilmente non è quello che intendono loro, ma adesso, mentre non connette bene e non distingue la realtà e gli scherzi, gli sembra molto appropriato pensare a lei.
- E dai, dicci qualcosa di più!-
- Beh.- Dubbioso. Cosa stava dicendo? Gli hanno chiesto di lei. Sì, giusto. – Ci sentiamo per telefono.- Perché lei sta lì al suo computer, pronta a scoprire l’impossibile, quando ne hanno bisogno. E...
E, ehi, un momento! Dove sta andando la sua mente?
L’ultima resistenza della sobrietà ha la meglio, e l’illustre profiler Derek Morgan posa il bicchiere, facendo cenno che si arrende.
- Credo sia arrivato il momento che qualcuno mi riaccompagni a casa!- esclama, ridendo. Sperando che il discorso delirante che ha fatto poco prima vada perduto nella memoria della compagnia.
Perché è andato a pensare a lei, poi.
Bizzarro.
Meglio non pensarci.
Un esperto di ossessioni non dovrebbe analizzare se stesso.
No, davvero. Meglio dormirci su.



*



II - The man on the phone

Erano tutti abituati al suo scherzare sul proprio fascino, sulla sua insostenibile avvenenza. La trovavano una cosa carina, o almeno così le sembrava di percepire. Quindi continuava a farlo. Lei si divertiva. E poi faceva parte delle sue particolarità, quella di cercare di riempire il mondo di cose carine e divertenti. Davvero, ne sentiva il bisogno: con il lavoro che faceva, quotidianamente aveva la riprova che doveva impegnarsi molto, se voleva controbilanciare il nero del mondo con i suoi colori.
Tra i suoi scherzi ricorrenti c’era naturalmente anche quello relativo ai suoi innumerevoli corteggiatori. A sentire lei, tutto il Dipartimento per cui lavorava era praticamente ai suoi piedi. (Cosa che, in un certo senso, era abbastanza vera: forse non era così evidente, ma il suo lavoro prezioso era indispensabile ai suoi colleghi.)
E poi – le amiche l’avevano notato subito – aveva cominciato a parlare con una certa insistenza di un uomo bello e simpatico che non faceva altro che telefonarle. Era uno scherzo decisamente ricorrente. C’era questo tipo, diceva lei, che le riservava complimenti spropositati. Ma non aveva mai voluto approfondire la faccenda.
E ogni tanto, tra una risata e l’altra, guardava il proprio telefono personale con aria malinconica.
Le amiche non sapevano che in quei momenti si domandava come sarebbe stato ricevere una sua telefonata, senza morti, ricerche, indagini o sindromi a infestare la loro esistenza.
Così, solo per...
...per?
Per cosa?

Così, solo per scambiare due parole. O per scoprire se qualcuno di quei soprannomi carini era almeno un po’ vero.
Oh, sei davvero una romantica senza speranza!
Tanto, alla fine, si accontentava di scherzi e soprannomi.
E di sognare un po’.





(Vieni a trovarmi al Worlds Hotel?)
   
 
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