CAPITOLO 1: UN POMERIGGIO D’INVERNO

La vide, o almeno, vide una ragazza avvolta da un morbido cappottino con il collo di pelliccia.
Scarpe, guanti e cappellino erano da boutique, ma gli sembrò di vedere sulla spalla una borsettina famigliare…
Nana, Hachiko e Misato l’avevano comprata identica…
Corse in mezzo alla gente, ma la ragazza entrò in un negozio. Ne rimase fuori, ma spiò all’interno dalla vetrina: era davvero lei?
La ragazza si rivolse al commesso, continuando a dargli le spalle, il quale dopo aver ascoltato la sua richiesta le consegnò un pacco incartato. Poi, mentre era alla cassa, il suo dubbio venne fugato: era lei… quel profilo era inconfondibile…Hachiko.
Spaventato Nobu corse via: maledizione, perché aveva quella sensazione? Credeva di averla dimenticata, eppure al solo vederla il suo cuore ricominciava a soffrire.
Si fermò: era una sua impressione o era triste?
Si girò e ritornò verso il negozio

“arrivederci e grazie!” prese il pacco e uscì dal negozio.
“non dovresti portare pesi nella tua condizione, non credi? Takumi forse non può permettersi un corriere che porti tutto a casa?”
Alzò lo sguardo, a bocca aperta: quella voce era inconfondibile…
“Nobu!” bisbigliò
Il ragazzo le sorrise e prese il pacco dalle sue mani
“te lo porto io”
Come mai quella cortesia? Dopo tutto quello che era successo le sembrava fuori luogo… non che le dispiacesse, ma aveva la netta sensazione che fosse solo una facciata
“Non abito lontano da qua…”
S’incamminarono in silenzio, e dopo neanche un centinaio di metri arrivarono ai piedi di una lussuosa palazzina
“è qui che abiti?”
“si… Grazie Nobu ora… ora se me lo dai lo consegno al portinaio, ci penserà lui a portarlo su… ti ringrazio e… salutami tutti! Vi penso spesso sai?”
Sparì all’interno dell’edificio.
Takumi aveva messo dei sorveglianti, e non sarebbe venuto fuori nulla di buono se avessero visto Nobu…

Il ragazzo sospirò, si mise le mani in tasca e dopo aver fissato per qualche secondo il portone si allontanò.
Com’era malinconica e silenziosa… sì, d’altra parte anche lui si era comportato come se niente fosse… e doveva essere così…
“ti va di andare a bere un te?”
Si girò all’improvviso: era di nuovo dietro di lui. Aveva il fiatone e il viso preoccupato, i capelli erano un po’ scompigliati e il cappellino era scomparso dalla sua testa
“non dovresti correre… Nana. Dove andiamo?” la voce non gli uscì così allegra come prima. Si avviarono nuovamente in silenzio, l’uno di fianco all’altra.
“prendiamo la metropolitana, non conosco nessun posto in questa zona… io non esco quasi mai” “non è prudente prendere la metropolitana nelle tue condizioni, né tanto meno camminare tanto. Prendiamo un taxi, è meglio”
Le sembrò che continuasse a marcare il fatto che fosse incinta. Probabilmente non lo faceva apposta, ma si chiese cosa aveva sperato chiedendogli di andare a prendere un te: forse che lui le avesse parlato della sua delusione? Oppure di potergli chiedere scusa? Ma per arrivare dove? Sospirò e annuì.


Fine primo capitolo. Commentate, mi raccomando! ^_-