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Autore: Axel1503    04/08/2013    1 recensioni
...qualcosa la rendeva nervosa. Provai a chiederle cosa la turbasse, ma non mi rispondeva. Ogni giorno provavo a strappargli una risposta o anche solo un sorriso, ma l’unica cosa che vedevo era una lacrima scendere sul suo volto e il suo sguardo cupo, privo di vita. Finalmente riuscii a farla parlare: “ho paura” disse “ lui è vivo, mi osserva, si muove, vuole me solo per se”
Genere: Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le regalai un orso per il suo compleanno. Lo adorava, diceva che era bellissimo, adorava toccare il suo morbido pelo. Lo stringeva spesso a se, non lo perdeva d’occhio mai, neanche per un secondo. A tavola lo faceva sedere al suo fianco, quando usciva lo portava con se, quando andava a dormire lo metteva sotto le coperte con lei. Gli enormi e vuoti occhi marroni dell’orso la sorvegliavano giorno e notte.
Ma vidi che presto qualcosa mutò, qualcosa la rendeva nervosa. Provai a chiederle cosa la turbasse, ma non mi rispondeva. Ogni giorno provavo a strappargli una risposta o anche solo un sorriso, ma l’unica cosa che vedevo era una lacrima scendere sul suo volto e il suo sguardo cupo, privo di vita. Finalmente riuscii a farla parlare: “ho paura” disse “ lui è vivo, mi osserva, si muove, vuole me solo per se”
Andai nella camera da letto, dove giaceva sul letto, mi avvicinai e iniziai a fissarlo. Un rumore proveniente dall’orso mi fece sobbalzare indietro. Improvvisamente il suo volto mutò, intravidi il teschio dell’orso, al posto del sorriso si è rilevata una fila di denti affilati. Aveva rabbia in se.., e fame. Uscii di corsa dalla camera, la presi per il braccio, ma nono si muoveva, non riuscivo a muoverla.
“Dobbiamo andare” le gridai, lei alzò lo sguardo, vidi i suoi occhi cambiare di colore, erano diventati viola. In preda alla paura scesi le scale ma qualcosa mi prese la gamba e mi fece cadere. Svenni.
Mi risveglia e la vidi seduta sulla poltrona con in braccio la bambola. Non c’era altra spiegazione, ormai lei era diventata di sua proprietà. L’orso le si avvicinò all’orecchie e gli sussurrò qualcosa.
Si alzò, si diresse verso di me. Sapevo che per me era giunta l’ora.
La cosa che mi turbava di più in quei secondi che precedevano la mia morte non era la sorte cui andavo incontro, ma era quella aver perso la mia ragione di vita.
Dopo poco, la ragazza si sedette nuovamente sulla poltrona, mentre stringeva forte a se l’orso. Quell’orso che l’aveva cambiata.
  
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