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Autore: Paddy_Potter    04/08/2013    3 recensioni
Regulus Balck.
Un nome, una condanna.
Ma, questa volta, succederà qualcosa che cambierà il destino di molte vite, a partire da quelle di due fratelli. Questa volta, un uomo aprirà gli occhi e riuscirà a districarsi nella rete di inganni e parole vuote che l'Oscuro Signore si è costruito attorno.
Questa volta, la più bella delle fenici risorgerà dalle sue ceneri, accompagnata da un cane nero.
Vi ho incuriosito con queste drammatiche parole?
Se sì, non vi resta che leggere...
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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I saw the death in my best friend's eyes



 

 



 

Scendo le scale al buio, per non svegliare nessuno.

L'alba è appena sorta grigia su Londra, illuminando tenue la serie di tetti e comignoli che si staglia fuori dalla finestra di camera mia.

Arrivo nella sala d'ingresso, spingo piano la porta ed esco, respirando una boccata della gelida aria di novembre.

Mi entra dentro, mi brucia i polmoni peggio del Whisky Incendiario, ma non mi fermo, mi limito ad arrotolare meglio la pesante sciarpa attorno al mio volto, avviandomi silenziosamente sul

lastricato imbiancato dal ghiaccio, verso un posto dove smaterializzarmi senza essere visto.

Devo andare a Villa Malfoy, in fretta.

Il Marchio brucia.

Ci vuole al suo cospetto.

Lui chiama e noi accorriamo.

Lui chiama e Regulus Arcturus Black accorre.

 

 

*

 

 

"Regulus, hai visto mio fratello Rabastan?"

"No, mi spiace, sono appena arrivato."

"Ah, non importa, grazie comunque." sospira Rodolphus Lestrange prima di avviarsi lungo uno dei tanti corridoi polverosi di cui è dotata questa casa.

È incredibile quanto assomigli alla mia: stessi soffitti alti e adorni di riccioli di legno dorato, stessi quadri austeri appesi alle pareti ricoperte dalla stessa carta da parati scura, stesse scale in

legno scricchiolanti e stessi maledetti tappeti. O, almeno, quegli ammassi di polvere e Slazar solo sa cos'altro che io so essere tappeti. Forse, però, guardando meglio quello sopra al quale

sto camminando, è arrivato il momento di ricredermi...

Ma c'è una stanza, a Casa Black, che la distingue da tutte le altre, una stanza che la maggior parte degli abitanti di quella casa vorrebbe veder sparire: la camera di Sirius.

Lì dentro, stendardi, sciarpe e drappi rosso-oro pendono dal soffitto e dai muri, dove sono accuratamente attaccate, grazie all'Incantesimo di Adesione Permanente, foto di lui con i suoi

compagni di scuola, di motociclette babbane e di ragazze in bikini. Anche il copriletto e le tende del baldacchino sono state ricolorate con i colori di Grifondoro.

Sirius è sempre riuscito a rendersi insopportabile, ma devo ammettere che ha classe...

Se n'è andato da più di tre anni, lasciando la stanza nel suo consueto e totale disordine, lasciando quella casa per sempre e lasciandoci me.

Vorrei poterlo incolpare per questo, vorrei poter dire che ha sbagliato e che è stato uno stupido a lasciarmi lì, ma non posso. Non posso perchè io avrei fatto la stessa cosa. Non mi sarei

portato dietro un fratello che odio e che ricambia lo stesso sentimento nei miei confronti, una persona che ormai non conosco più, troppo lontana e diversa dal ragazzino che ricordo.

"Regulus, di quà." mi sento chiamare mentre riemergo dai miei pensieri.

Mi volto e vedo Narcissa che mi guarda e mi indica con una mano un corridoio la cui fine si perde nel buio, nonostante le torce appese alle pareti. Ritorno a guardarla: indossa un lungo

vestito di velluto verde e argento, con qualche pizzo chiaro lungo la scollatura e una collana di perle blu notte ad adornarle l'esile collo. I lisci capelli biondi le ricadono sulle spalle, solo le

prime ciocche raccolte dietro la testa, e le incorniciano il volto pallido e gli occhi chiari.

"Sì, scusa. Ero sovrappensiero." le sorrido.

Lei ricambia. "Capisco." mi dice avviandosi.

No, non è vero. Non capisce, non può capire, non può nemmeno immaginare quello che provo.

La seguo lo stesso.

"Allora, come si sta a Casa Malfoy?" le chiedo, giusto per rompere il ghiaccio.

Si è sposata da poco ed è venuta ad abitare in questa villa con Lucius, suo marito.

"Oh, niente male. Lucius è un'ottima compagnia, ma..." esita. "...ammetto che mi manca molto casa mia." sussurra alla fine.

Sono sempre andato d'accordo con Narcissa, io e lei abbiamo sempre avuto un rapporto speciale e, ogni tanto, sentiamo entrambi il bisogno di confidarci con qualcuno. Ora tocca a me

fare da spalla.

Sto per risponderle con qualche parola gentile, quando una porta si apre in fondo al lungo corridoio, permettendomi di vedere l'interno della stanza.

Sento il sangue gelarsi nelle mie vene e il cuore rallentare di colpo alla vista di ciò che ho davanti. Mi manca il fiato e comincio a non sentire più le gambe. Riesco a intravvedere che anche

mia cugina si è bloccata come me, evidentemente altrettanto sconvolta.

C'è un ragazzo semisvenuto, tremante, con parecchi tagli e graffi sanguinanti sul corpo e sul viso che si trova sollevato a mezz'aria, probabilmente a causa di un incantesimo lanciato dal

Signore Oscuro in persona che lo sta guardando maligno.

Il problema è che quel ragazzo non è altri che Rabastan Lestrange.

"Oh, Regulus e Narcissa, gli ultimi Black che mancavano all'appello. Prego, entrate." ci invita Lord Voldemort con voce suadente, invitandoci a prendere posto su due sedie rimaste vuote.

Solo ora che ho momentaneamente assorbito lo chock, noto che Rabastan è sospeso sopra una lunga tavolata di legno scuro, circondata da molte sedie occupate da altri Mangiamorte

che fissano impietriti la scena. Le ultime braci di un fuoco nel camino all'altra estremità della stanza emanano una luce troppo tenue per illuminarla, così sono state create delle sfere

luminose verdi che danzano verso il soffitto, rendendo l'atmosfera spettrale.

Nagini si accomoda tra le sue spire dall'altra parte della sala, mentre io e Narcissa avanziamo fino ai nostri posi: lei vicino a Lucius, io vicino a Rodolphus.

Lo squadro velocemente: è perfettamente immobile, sembra quasi che non respiri, la schiena ritta e lo sguardo carico di terrore puntato su suo fratello.

"Molto bene." inizia l'Oscuro Signore, chiudendo la porta. "Ora che ci siamo tutti, è giunto il momento di comunicarvi lo scopo di questa riunione."

C'è un momento di pausa, durante il quale Lord Voldemort muove qualche passo e raggiunge Nagini a capotavola.

"Il nostro caro amico Rabastan, quest'oggi, ha commesso un atto a dir poco riprovevole. Durante uno scontro avvenuto tra alcuni Mangiamorte e degli Auror, più precisamente alle tre di

questa notte all'incrocio tra Notturn e Diagon Alley, si è permesso di disarmare uno di loro, di metterlo con le spalle al muro, senza alcuna possibilità di fuga o di ricevere aiuto, e di

rinunciare" aumenta l'enfasi sulla parola " a terminarlo, senza porre dunque fine alla sua miserbile vita."

Un mormorio di stupore e dei versi di disgusto da parte di Bellatrix si leva dalla tavolata, mentre un sorriso macabro prende forma sul volto dell'Oscuro Signore.

Non ho neanche il tempo di pensare, di provare ad immaginare perchè Rabastan abbia compiuto un atto così compassionevole, che credevo di essere il solo in grado di compiere, che

Lord Voldemort mi fornisce la risposta.

"Allora, Rabastan, puoi dirci perchè non hai ucciso Sirius Black?"

Mi si blocca di nuovo il respiro. Il cuore decelera per la seconda volta in una manciata di minuti troppo misera, comincia a girarmi la testa e prendo a sudare freddo.

Perchè è per me che l'ha fatto, non ha ucciso Sirius perchè sa quante notti ho passato in bianco pensando a lui e alle litigate che facevamo nei corridoi. Ha la mia stessa età ed eravamo in

dormitorio insieme; lui è stata l'unico ad offrirmi un po' di sostegno quando ne avevo bisogno e sa che non ho dimenticato mio fratello.

Per questo non l'ha ucciso.

Per questo ora verrà ucciso lui.

Ed è solo colpa mia.

Fortunatamente, il contegno tipico dei Black che mio padre si è impegnato tanto a trasmettermi viene in mio soccorso e riesco a mantenere uno sguardo impenetrabile, anche se mi costa

davvero molto.

Guardo l'Oscuro Signore e mi accorgo che ha gli occhi puntati su di me. Gli restituisco uno sguardo di ghiaccio e poi torno a guardare il corpo di Rabastan: è rivolto verso il soffitto, ma ha

la testa reclinata all'indietro e riesco a cogliere uno sguardo che conferma quello che avevo già capito.

Sto per dire qualcosa, mi sto inventando qualcosa per provare a scusarlo senza riuscire a staccare lo sguardo dai suoi occhi, quando quelle due parole risuonano nella stanza, seguite dal

lampo verde.

E non posso fare altro che restare a guardare la vita scivolare via lentamente dagli occhi del mio migliore amico, guardando la luce spegnersi in essi, impotente.

Poi, c'è solo il tonfo del corpo senza vita di Rabastan che si schianta sul tavolo di legno sotto i nostri occhi e il sussulto di Rodolphus alla mia destra.

E il silenzio.

Dunque, è così.

Io ho rinunciato ad una adolescenza felice, ad essere me stesso, ad avere un fratello...Ho fatto tutti questi sacrifici e molti altri per arrivare a servire un uomo che di umano ha ormai ben poco, animato da ideali di morte e razzismo, capace di uccidere uno tra i suoi più devoti servitori solo perchè ha dimostrato compassione, nonostante sia rigorosamente Purosangue.

Questo è tutto quello che ho realizzato in diciotto anni di vita.

Arrivare a sottomettermi ad un mostro che uccide per divertimento. Perchè è divertimento puro quello che gli è disegnato in faccia su quel sorriso.

Ha ucciso Babbani e Mezzosangue con lo stesso sorriso in faccia, sbandierando che erano feccia che doveva essere eliminata, ma ora non c'è più questa scusa. I Lestrange sono una delle

famiglie Purosangue più antiche d'Inghilterra, ma non ha esitato ad uccidere uno di loro.

È capace di uccidere chiunque, Babbani, Mezzosangue e Purosangue.

Ciò dimostra soltanto che mio fratello aveva ragione, che non esiste nessuna differenza tra questi tre gruppi, come non c'è alcuna differenza nel sorriso che lui fa quando uccide uno di loro,

indipendentemente dal sangue.

Sono stato uno stupido, così accecato dal voler rendere fieri i miei genitori, dal voler riportare onore alla mia famiglia e sono caduto in pieno nella trappola, mi sono fatto marchiare come

una bestia da macello, ho compiuto scelte che un sedicenne non poteva neanche lontanamente comprendere.

Capisco solo ora la grandezza dello sbaglio che ho fatto e vedo il mondo precipitarmi addosso. Sirius aveva provato ad avvertirmi, me l'aveva detto migliaia di volte che era una pazzia,

che non dovevo farlo, che dovevo scappare finche ero in tempo.

Ma io non gli ho dato retta, l'ho ignorato nonostante in fondo avessi paura anche io di quella scelta e ora tutte le sue parole mi rimbombano nella testa, più vere che mai, e mi assordano.

Vorrei solo svenire e non pensare più, perchè se penso che ho buttato via anni della mia vita in questo modo, non posso non odiare i miei genitori che me l'hanno permesso e che anzi mi

hanno incoraggiato a farlo, ma non posso neanche non odiare me stesso, per non aver ascoltato le parole dell'unica persona di quella famiglia marcia che abbia mai tenuto veramente a me.

Ma ora non posso più tornare indietro.

A Voldemort le dimissioni si danno solo con la morte e non sono nemmeno sicuro che con la Magia Nera non riuscirebbe a venirmi a prendere nell'aldilà.

Sirius ha sempre avuto ragione, su tutto.

E per accorgermene ho dovuto assistere all'omicidio di Rabastan, per questo, per tutta la mia insensata stupidità, ora mi merito di essere qui a fissare il corpo morto dell'unico vero amico

che io abbia mai avuto.

Ma è troppo tardi.

Non ho più niente.

Non ho più Rabastan e nemmeno Narcissa può fare qualcosa per consolarmi.

Non ho più dei genitori perchè, ora che ho capito che enorme cazzata sia quella del sange puro, non voglio ritornare a casa, altrimenti sono sicuro che li punirei per avermela messa in testa

e non ho intenzione di uccidere più nessuno.

Non ho più un fratello, perchè Sirius se n'è giustamente andato quando ha capito che ero irrecuperabile.

Non ho più niente.

Ma non ho scelta. Devo andare da lui. È l'unico di cui mi posso ancora fidare a cui come minimo devo chiedere scusa.

Così mi alzo, insieme a tutti gli altri, le gambe ancora tremanti, e sfioro volontariamente la mano di Rodolphus che trovo gelata ed inerme, mentre anche lui barcolla verso l'uscita.

Mi defilo velocemente, fino ai cancelli neri di Villa Malfoy e mi smaterializzo.

La destinazione la conosco bene. Ho passato parecchie ore dall'altra parte della strada, nascosto tra gli alberi, a guardarlo, ad assicurarmi che ritornasse a casa vivo dopo le incursioni con

gli Auror.

Non so se mi perdonerà, ma è la mia ultima speranza.

Io gli voglio ancora bene, perchè mi rendo conto che non posso odiare mio fratello e che in realtà non l'ho mai fatto, nonostante tutte le volte che l'ho detto.

Spero tanto che lui provi lo stesso per me.

O che almeno non mi uccida appena mi vede.

 

 

 

 

 

 

Angoluccio dell'autrice...

 

Beh, ecco cosa succede a deprimersi di domenica sera...

Non so come sia venuta fuori, ma sono veramente stanca di ff dove Regulus affoga in compagnia di qualche Inferuccio, senza nulla togliere a quelle meravigliose che ho appena finito di leggere e che mi hanno fatto venire le lacrime agli occhi.

In questa storia, che vi avviso non sarà troppo lunga, voglio capovolgere la versione dei fatti di zia Jo, quindi preparatevi!!

Spero vi sia piaciuto il capitolo,

a presto.

Anna

  
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