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Autore: redeagle86    13/02/2008    1 recensioni
Si fanno strani incontri lungo la strada per Giardin Fiorito…come la sorella di un grande Campione del passato…un allenatore introverso e solitario…uno strano mistero da risolvere. Mescoliamo tutto e… scopriamo come va a finire!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. II°

La vera Dyana

 

Dyana attendeva davanti al monitor che qualcuno le rispondesse. Voleva dire a suo padre che stava bene e che non si era persa come suo solito. Improvvisamente comparve un grosso muso arancio che spaventò Pachirisu.

-Chipa!- esclamò, nascondendosi dietro i capelli della rossa.

-Ehi, calmati…è solo Charizard- lo tranquillizzò, convincendolo ad uscire. –Ciao, non c'è papà?

Il drago scosse la testa.

-Va bene…digli che ho chiamato, d'accordo? Torno presto. Ciao, Charizard.

La giovane interruppe la telefonata e si voltò, incontrando Paul, che salutò cordiale.

-Buongiorno. Hai visto che giornata di sole?

-Meglio. Arriveremo prima a Giardin Fiorito.

-Scusate, non ho potuto fare a meno di ascoltare- intervenne Joey. –Siete diretti a Giardin Fiorito?

-Sì.

-Allora fate attenzione quando passate per Erbania…sembra ci sia qualcosa che fa impazzire i pokemon.

-Che cosa?!

-Alcuni allenatori che venivano da là mi hanno riferito di strani comportamenti da parte dei pokemon. Non si cosa ci sia esattamente, ma tenete gli occhi aperti.

-Grazie, infermiera Joey. Ce ne ricorderemo.

Così i due ripresero il cammino, malgrado entrambi fossero rimasti un po' turbati dalle affermazioni di Joey: che cosa accadeva ad Erbania?

-Dobbiamo andarci per forza, vero?- chiese Dyana.

-Non ci sono altre strade. Ti conviene mettere il tuo Pachirisu nella sua sfera.

-Lui non la sopporta, per questo viaggia sempre sulla mia spalla.

-Devi impartire una disciplina a quei pokemon!- sbottò Paul. –Non puoi controllarli se permetti loro di fare ciò che vogliono.

-Pachirisu detesta stare nella pokeball e io non lo farò star male obbligandolo a entrarvi.

-Fai come vuoi. Io ti ho avvertito.

-Quando vorrò il tuo consiglio te lo chiederò- ribatté.

Lo scoiattolo al centro della disputa li guardò perplesso: era raro che Dyana perdesse le staffe. Poche volte l'aveva vista arrabbiata e solitamente non durava mai a lungo.

Invece stavolta sembrava davvero furiosa.

Erbania era ormai in vista: le sue case colorate spuntavano come macchie nel paesaggio. Pachirisu cominciò a muoversi sulle spalle della ragazza, nervosamente.

-Ehi, cosa ti prende?

Ma la creatura non le rispose, mandando piccole scintille dalle guance.

-Pachirisu, cosa c'è?- Il tono di lei iniziava a farsi preoccupato ed anche il suo compagno di viaggio si fermò, volgendosi. –Calmati, piccolo.

Il pokemon scese con un salto e rimase in mezzo alla strada, ritto sulle zampe posteriori, le orecchie tese e il naso per aria.

-Vieni, su…- tentò di convincerlo Dyana. Mosse alcuni passi nella sua direzione, ma Pachirisu rizzò il pelo e aumentò le scosse. –Piccolo…cosa c'è.

Si avvicinò ancora e partì un attacco elettrico che la sfiorò soltanto, lasciandola spaventata e incredula. Lo scoiattolo la guardò un'ultima volta, poi corse verso il bosco, sordo ai richiami.

-Pachirisu! Dove vai? Pachirisu!!- gridò la rossa, intenzionata a seguirlo.

-Vuoi forse ferirti?- la bloccò Paul, afferrandola per un braccio. –Se ne è andato.

-NO! Non è vero! Gli è successo qualcosa!- ribatté l'altra, liberandosi. –Lui non l'avrebbe mai fatto!

-Sei solo una sciocca.

-Probabilmente sì, però io non lo abbandono- concluse. –Addio.

Il ragazzo restò a guardarla finché non sparì alla sua vista, poi si incamminò.

 

-Giardin Fiorito è a un giorno da qui- disse l'infermiera Joey. –Vuoi che dia un'occhiata ai tuoi pokemon?

-Sì, grazie.

-Allora seguimi nell'altra stanza.

Paul era stupito da quella richiesta, ma ubbidì: una volta entrati la giovane chiuse a chiave la porta, controllando fosse sigillata bene.

-Scusa per tutte queste misure…è l'unico modo perché i pokemon restino tranquilli- spiegò, prendendo le sfere dell'allenatore e mettendole nella macchina apposita. –Avrai sentito dei fatti assurdi che capitano qui.

-Sì, sembra che i pokemon impazziscano, ribellandosi ai padroni.

-Già. L'agente Jenny ha scoperto che si tratta di un'onda sonora che li disturba, ma non si riesce a capire da dove provenga esattamente.

-Ma svanisce una volta fuori dalla città?

-Basterebbe riuscire ad arrivarci...alcuni pokemon sono arrivati ad attaccare i loro allenatori…

-Cosa?!- esclamò il giovane. Afferrò di scatto la pokeball di Elechid, uscendo di corsa dal centro pokemon.

Quella sciocca di Dyana era da sola nel bosco a cercare uno stupido scoiattolo pazzo: la sua coscienza gli impediva di lavarsene le mani. Ma appena l'avesse fatta rinsavire, ognuno avrebbe preso la sua strada.

Una goccia d'acqua gli arrivò sul viso. Perfetto, stava anche ricominciando a piovere: se era fortunato, forse sarebbe riuscito a prendersi l'influenza. E tutto perché? Perché se le fosse accaduto qualcosa avrebbe avuto dei maledetti sensi di colpa.

E lui detestava i sensi di colpa.

 

-Pachirisu! Pachirisu, dove sei? Pachirisu!

Dyana girava per il bosco, chiamando a gran voce il piccolo amico. Aveva abbandonato il sentiero, avventurandosi fra gli alberi, sotto un cielo sempre più cupo. E quando iniziò a piovere, ogni cosa assunse toni foschi e minacciosi.

Ma non sarebbero stati quattro rami secchi a fermarla: doveva trovare Pachirisu e cercare di comprendere perché si fosse comportato in quel modo. poi udì un rumore diverso dal rombo dei tuoni.

Un rumore molto più vicino.

Si volse lentamente: c'era un Houndoom alle sue spalle e non aveva affatto un'aria amichevole, anzi. Digrignava i denti con la chiara intenzione di attaccare.

La giovane arretrò, troppo spaventata per ricorrere a uno dei suoi pokemon: tremava come una foglia, fissando l'animale e scivolò, cadendo. Per la creatura fu come lo sparo dello starter: scattò fulmineo verso di lei con le fauci spalancate.

-Elechid, usa fulmine!

Una scossa ad alto voltaggio lo colpì, costringendolo ad arrendersi e a rifugiarsi nella boscaglia. Dyana non credeva ai suoi occhi: quello era il pokemon di…

-…Paul…- mormorò, vedendolo avanzare, fradicio come lei.

-Sei contenta adesso, piccola sciocca?- le chiese con espressione severa. Se non fosse arrivato al momento giusto sarebbe potuta finire molto male.

-Grazie- replicò la rossa, alzandosi. Traballava leggermente e dovette appoggiarsi al tronco per restare in piedi.

-Andiamo in città.

-No. Non senza Pachirisu.

-Ma non ti rendi conto che è assurdo?! Non stai bene!

-Io devo ritrovarlo- proseguì imperterrita. Il suo corpo però non era dello stesso parere: le forze la abbandonarono e Paul riuscì a prenderla un secondo prima che crollasse a terra. Aveva la febbre alta, eppure non si arrendeva all'evidenza.

-Dyana, andiamo.

-È importante…

Un ramo spezzato…

Elechid era già pronto all'attacco, quando gli rispose una debole scintilla: lo scoiattolo bianco comparve da un cespuglio, ferito e stanco. A giudicare dai segni, non si era imbattuto bene nemmeno lui, ma non aveva avuto la fortuna della sua padrona.

-Chipa…

-Pachirisu…

-Hai la sua sfera? Non può viaggiare in quelle condizioni.

-Su…ritorna, piccolo…- lo richiamò Dyana. –Lo so che non ti piace…presto sarai di nuovo fuori…

-Anche tu, Elechid. E ora torniamo a Erbania- aggiunse Paul, sempre sorreggendo la coetanea. Prima che lei potesse anche solo accennare una protesta, la prese a spalle, avviandosi verso la città.

-Paul…non è necessario…

L'altro non rispose, continuando imperterrito. Dyana si limitò a un sospiro, misto fra rassegnazione e gratitudine, abbandonandosi alla stanchezza. Gli posò la testa sulla schiena, cullata dai suoi passi. In fondo, sapeva essere anche gentile quando voleva.

 

Si risvegliò in una stanza del centro pokemon, con il Cinchar dell'amico addormentato sulla sedia accanto al letto. Si toccò la fronte: la febbre era scesa.

La scimmietta nel frattempo si destò, salutandola con gioia.

-Ciao, Cinchar. Sei rimasto qui tutto il tempo?

La creatura annuì, saltando sulla coperta con una sfera pokè fra le zampe.

-Sì, è giusto che ti riposi- disse lei, richiamandolo. Si vestì e infilò in tasca la pokeball, scendendo al piano inferiore per cercare il compagno.

-Come ti senti?

-Bene, grazie. Il mio Pachirisu?

-Si sta riprendendo. Domani sarà in piena forma.

-Meno male… Sai per caso dov'è Paul?

-È andato alla stazione di polizia. Sembra voglia approfondire il mistero delle onde sonore.

-Allora lo raggiungo là.

-Fai attenzione, mi raccomando.

-Non preoccuparti.

Dyana uscì, stupendosi di come il tempo cambiasse velocemente: guardando il sole splendere incontrastato, nessuno avrebbe immaginato che poche ora prima ci fosse un diluvio. Ne restavano solo poche pozzanghere, ormai quasi del tutto asciutte.

Sentì le guance arrossarsi lievemente al pensiero di quanto era accaduto nel bosco: Paul l'aveva salvata dall'attacco di Houndoom e l'aveva portata fino al centro pokemon. Era stato…dolce, sebbene sembrasse strano quell'aggettivo associato a lui.

Un'ombra oscurò improvvisamente il sole: era…un Dragonite…

E non un Dragonite qualsiasi.

-Lance!- gridò entusiasta, agitando le mani.

Dovette sentirla, perché il drago cambiò rotta e iniziò a scendere di quota, fino ad atterrare: dalla sua groppa scese un ragazzo vestito di nero, dai capelli rossi e gli occhi verdi (O.o Sarà così? Non me lo ricordo esattamente… ^^" NdA) che sorrise, allargando le braccia.

La ragazza gli corse incontro, saltandogli al collo.

-Ciao, fratellone!
-Dyana…che ci fai da queste parti, piccola peste?- chiese il giovane. Non si aspettava assolutamente di vederla lì…non era da lei lasciare Fiammardente da sola, con lo scarso senso d'orientamento che aveva. Ma, in fondo, dove c'erano i guai, c'era anche sua sorella.

-Sto portando Charmender a Meredith.

-Allora vai a Giardin Fiorito…- continuò, guardandosi attorno. Dov'era quell'animale? –Che fine ha fatto il tuo simpatico Pachirisu?

Lui e lo scoiattolo erano nemici giurati. Incredibile ma vero, il maestro di draghi non sapeva farsi accettare da una piccola creatura.

-È al centro medico…abbiamo avuto…dei problemi…

Lo sguardo del ventenne divenne di colpo serio, mentre la osservava con attenzione.

-Stai bene?

-Sì, certo. E tu invece sei qui ad indagare, vero?

-Già, mi hanno spedito a risolvere la faccenda delle onde sonore.

-Ma il tuo Dragonite…

-Ha dei tappi nelle orecchie- spiegò Lance, richiamando il pokemon. –Dove stavi andando?

-Alla stazione di polizia a restituire un pokemon ad un amico.

-Un amico? Ohoh…la mia sorellina ha un fidanzatino…- commentò il rosso, prendendola sottobraccio e scompigliandole i capelli. –Lo hai detto a papà?

-Piantala, Lance- si difese lei. –È un amico che mi sta accompagnando a Giardin Fiorito semplicemente perché è diretto ad Acquanova.

-Va bene, fingerò di crederti…

-Lance!- sbottò la sorella, facendolo ridere. –Sai essere davvero insopportabile.

Arrivarono alla stazione proprio mentre Paul vi usciva.

-Ciao, Paul!- lo salutò Dyana.

Il compagno si voltò e spalancò gli occhi nel riconoscere la figura che la accompagnava.

Era Lance…il campione dei Super Quattro.

-Ehi, ti sei incantato?- lo schernì la fanciulla.

-Così è questo il mio futuro cogn…- iniziò, subito interrotto da un calcio di lei. –Ahia!- urlò, rivolgendole un'occhiataccia.

-Perdonalo, ogni tanto deve dare aria alla bocca con qualche scemenza- si giustificò la sedicenne.

Il giovane non sapeva che faccia fare: che rapporto c'era fra quei due per essere così in confidenza?

-Lance, eccoti finalmente- li interruppe l'agente Jenny. –Non c'è tempo da perdere.

-Arrivo. Vedi di non cacciarti nei pasticci come al solito, Dyana.

-Anche tu, fratellone.

Fratellone?! Dyana era…era la sorella di Lance?!

Aveva viaggiato con la sorella del più grande maestro del tipo drago al mondo?!

Era sbalordito.

-Allora? Cosa hai saputo? Paul…Paul…

-Tu…tu sei la sorella di Lance? Quel Lance?

Dyana lo fissò in modo strano, sospirando: il suo piccolo segreto era stato svelato.

-Sì- sbuffò contrariata. –Purtroppo sì.

-Purtroppo?! Tu devi essere completamente pazza. Lance è…

-…un mito- disse, sedendosi su una panchina poco distante. Un sorriso indecifrabile le incurvava le labbra. –Tu non sai cosa significa vivere nella sua ombra, essere continuamente paragonati a lui- raccontò. –Lance è stato il Campione dei Super Quattro. Camilla ha preso il suo posto solo perché lui ha deciso di ritirarsi e dedicarsi alla protezione dei pokemon. E anche lì, i successi abbondano: ha distrutto il team Magma e il tem Idro, salvando due rarissimi pokemon dalle loro grinfie…

Paul prese posto accanto alla coetanea, iniziando a comprendere. Non doveva essere facile vivere con una simile celebrità.

-Per tutti, io dovevo essere come lui. Ma non è stato così: non mi piace far combattere i pokemon, per questo non ho scelto né la via della Lega, né quella del Gran Festival…per questo e perché sapevo che tutti mi avrebbero guardato con un occhio diverso sapendo chi era mio fratello.- Le sfuggì una risata, più d'ironia che di gioia. –Volevano che io prendessi il suo posto…non fraintendermi: voglio molto bene a Lance, ma a volte vorrei che fosse un po' meno…

-…Lance- completò per lei l'addestratore.

-Già. Sono fiera di ciò che fa…ma fa troppo. Ogni volta che torna a casa ci resta cinque minuti, poi riparte immediatamente per una nuova missione che lo terrà via dei mesi- proseguì. –E io questo non lo sopporto. La sua vita è sempre stata così: piena di trionfi, di vittorie…penso non si sia mai fermato a pensare agli altri, al fatto che potessi sentire la sua mancanza…per lui il mio affetto è qualcosa di scontato…

-E non lo è?- chiese, stupendo persino sé stesso. Da quando si interessava alla vita di qualcun altro?

-Non è sempre facile…- confessò l'amica, chiudendo l'argomento. –Scusami se ti ho annoiato con queste sciocchezze. Ero venuta per ridarti Cinchar e…per ringraziarti di ciò che hai fatto per me.

Paul prese la sfera, stranamente imbarazzato. Aveva agito d'istinto, senza riflettere… Non che ne fosse pentito…solo…sorpreso.

-Di niente.

-Cosa hai scoperto?

-Nulla di particolare. Ogni volta il segnale viene da un luogo diverso. Ci sono molto fabbriche abbandonate nei dintorni…è facile adattarle a stazioni di trasmissione.

-Potremmo andare a farci un giro: magari scopriamo qualcosa di utile.

Il ragazzo annuì con convinzione. Non sapeva spiegarsi il motivo ma, dopo quelle rivelazioni, la sentiva più vicina, più umana.

 

  
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