Videogiochi > Final Fantasy XII
Segui la storia  |       
Autore: Astharte_Salai    05/08/2013    2 recensioni
Gli occhi grigi di Larsa si specchiarono nei suoi, per la prima volta, dopo troppo tempo.
Anche se non li avrebbe mia più rivisti, era impossibile dimenticarne lo sguardo spavaldo, tinto di quell'amore fraterno che aveva ogni volta che lo osservava.
Sentì le proprie labbra tremare mentre gli sussurrava quella domanda che temeva più di ogni altra cosa al mondo: "Riuscirai mai a perdonarmi?"
Ma, in fondo, sapeva già.
non avrebbe mai ottenuto risposta.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Larsa, Un po' tutti, Vayne
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
jlhoigoià

 

Ciao a tutti. Ho deciso di fare questa piccola raccolta sul mio personaggio di final fantasy preferito: Larsa, un personaggio che, secondo me non è stato molto valutato purtroppo. Anche se secondario nella storia, sono rimasta molto colpita da quello a cui ha dovuto rinunciare per il bene della nazione. Mi scuso già per gli errori ortografici ma l’ho scritta di getto e ci tenevo subito a pubblicarla per delle vostre opinioni e perché poi, non so tra quanto avrei potuto pubblicarla. Spero che, a tutti voi, queste piccole storie piaceranno. Un bacione

 

1

Il sole aveva appena iniziato a tingere d’oro il cielo quando era sceso dal letto per il sonno che ormai gli mancava da interi giorni ed era uscito fuori dalla sua stanza. Aveva corso veloce ma cauto, nel timore di svegliare qualcuno e dare risposte a domande che non voleva nemmeno sentire. Era passato un anno e mezzo da quando, lui e i suoi amici avevano salvato l’intera nazione, dandole il giusto futuro e prosperità. I prezzi da pagare perché ciò accadesse, erano stati molto alti: Balthier, il saccente avio pirata ricercato ovunque aveva perso suo padre e la sua amabile compagna Fran aveva dovuto dire addio alla sua stessa razza, costretta a vagare insieme agli umani. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, sapeva quanto Bash soffriva nello stargli accanto, dovendo rinunciare alla donna da lui amata e al suo vero nome, facendosi chiamare da tutti con quello del gemello morto. Ashelia, la principessa di Dalmasca, veniva ogni giorno colpita da troppe richieste di matrimonio, che le rammentavano fin troppo il suo consorte morto di cui era profondamente innamorata perfino dopo anni. Nessuno era riuscito a rimanere incolume, nessuno. Nemmeno lui. E notte dopo notte, per quanto di giorno i suoi sorrisi illuminassero le persone che incontrava, per quanto ogni sua parola riuscisse ad alleviare le pene dei suoi compagni e del popolo, per quanto l’intera Arcadia lo amasse…non gli bastava a dimenticare ciò che aveva perso durante la lotta. Non dormiva da settimane ormai,  perché ogni volta che i suoi occhi si chiudevano, l’immagine di lui gli appariva sempre più sfocata e irreale, troppo evanescente, destinata a svanire un giorno o l’altro dalla sua mente di adolescente. Rivedeva il confuso attimo in cui i loro occhi si incrociavano, la sensazione che aveva provato quando aveva capito che l’unico modo per farlo ragionare era quello di puntargli la spada contro, di smettere anche solo per un attimo, di amarlo ed essere il suo adorato fratellino. E quando quella scena tornava nella sua mente, rivedeva i suoi occhi azzurri che si tingevano di sorpresa, i lunghi capelli castani che aveva amato tanto accarezzare che ondeggiavano per il freddo vento, le piccole labbra sottili schiuse da parole che non avrebbe mai pronunciato. Perché nessuno, sapeva il legame che li aveva uniti fin dalla nascita, nessuno poteva comprendere la perdita che aveva davvero subito. Padre, compagno, fratello. Tutto questo, in un sola persona che adesso aveva perduto per sempre, per una causa che in fondo, si chiedeva fosse davvero giusta. Il suo cuore era tinto dall’oscurità del dubbio ormai, e ogni notte che passava insonne a scendere le scale quatto come stava facendo in quel momento, in un angolo della sua mente spuntava la stessa domanda che tentava invano di reprimere: ne valeva davvero la pena? Valeva davvero la pena ucciderlo per questo? E ogni notte, più la luna si faceva meno vivida con i suoi raggi argentei, più l’odio cresceva dentro di lui, impendendogli di trovare una risposta.

Con passo felpato e una mano che strisciava sul muro perlato, Larsa raggiunse il salone principale delle conferenze, dove il silenzio regnava protagonista. Il buio gli impediva di vedere, ma ormai conosceva quella casa a memoria e con sicurezza, mise un passo dopo l’altro alla ricerca della sua agognata preda. Ogni notte che passava in preda agli incubi, il volto di suo fratello diventava sempre più sfocato nella sua mente. Perciò, aveva giurato a sé stesso che come punizione per quello che aveva fatto, ogni notte si sarebbe recato a vedere il suo viso, in modo che la sua immagine non sarebbe mai scomparsa dalla sua memoria portando via con sé tutto il rimpianto che stava provando. Ricordarlo sarebbe stata la sua punizione, la pena da scontare. I sonni non sarebbero mai stati tranquilli, i suoi occhi non sarebbero mai più stati asciutti a causa delle lacrime che avrebbe versato ogni giorno e in questo modo, lui si sarebbe purificato. Perché per quanto suo fratello fosse stato un pazzo, un megalomane e perché no, anche un egocentrico…per lui sarebbe rimasto per sempre il centro del suo mondo. Quando raggiunse l’atrio, individuando il quadro che cercava, il respiro gli si bloccò in gola. Il dipinto occupava un’intera parete e correva dal soffitto fino al pavimento, accarezzandolo con la sua bronzea cornice. Più di una volta gli era stato chiesto di rimuoverlo, forse perché Bash aveva saggiamente intuito il motivo per cui i suoi occhi grigi fossero sempre più opachi e stanchi, o perché il suo corpo stava continuando a perdere peso. Ma aveva fatto a sé stesso una promessa, e per nulla al mondo, l’avrebbe infranta. Socchiuse gli occhi, tentando di focalizzare meglio l’immagine, anche se non vi era il bisogno, tanto l’aveva osservata durante gli anni. Lui era seduto in una larga poltrona decorata d’oro e rosso, le mani incrociate sul grembo e il volto molto più roseo di come lo aveva ora. Ma i suoi occhi si spostarono immediati verso la mano che stringeva una sua spalla, le lunghe dita sottili ed eleganti racchiuse dal guanto bianco. Gli occhi iniziarono già a pizzicargli mentre li spostava sulle gambe snelle e scattanti, il torace ampio, la postura elegante. Ogni singolo particolare, ogni minimo lembo di pelle scoperta e non doveva essere soggetta al suo sguardo predatore. Infine, il suo volto così simile al suo: accarezzò con gli occhi la mascella sporgente, i lineamenti affilati, gli occhi sottili velati da un sorriso sincero. I capelli scuri scendevano sulle sue spalle come un’imperiosa cascata. Elegante, fiero, bellissimo. Per lui, racchiudeva tutto questo.

Avvicinandosi timidamente, gli occhi di Larsa vennero velati da lacrime calde mentre toccava con un dito il colore a olio del vestito che indossava quel giorno suo fratello. Per un attimo, gli parve di sentire la soda carne sotto il suo tocco, la morbidezza del velluto, il muscolo guizzante della gamba. Inginocchiandosi, chiuse gli occhi appoggiando la fronte sul quadro, mentre la sua mano era ancora aperta nell’inconscio atto di afferrarlo. Non lo avrebbe mai più visto, non lo avrebbe mai più toccato. Lasciò fluire un sussurro, che venne smorzato dai singhiozzi, in quell’unica parola che pronunciava tutte le notti fino all’arrivo del nuovo giorno: “Vayne.”

Poi, iniziò a piangere.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy XII / Vai alla pagina dell'autore: Astharte_Salai