Sai, sono stata al mare questa mattina.
A parte tutti quegli ombrelloni, la troppa gente che urla e la musica schifosa agli altoparlanti, a me il mare piace moltissimo.
Mi sarebbe piaciuto moltissimo andarci con te. Magari in una spiaggia libera, in un posticino tranquillo. Solo noi due.
Potremmo stendere un telo per terra, sulla sabbia dorata, e poi ci stenderemmo entrambi sullo stesso telo, saremmo molto vicini.
Mi aiuterai a mettere la crema solare sulla schiena, altrimenti mi brucerei tutta. E io farò lo stesso con te.
Staremo insieme sulla spiaggia, finché non sarà veramente troppo caldo, e allora ci lanceremo nell’acqua ridendo come due bambini, tenendoci per mano.
Mi prenderai in braccio perché probabilmente mi lamenterò dell’acqua gelida. Mi prenderai in braccio e camminerai verso l’acqua alta, mentre mi dimenerò  ridendo ancora più di prima.
Ora l’acqua ti è arrivata alle spalle, e ringrazio il cielo di essere in braccio a te, perché non so nuotare.
Non andiamo dove l’acqua è più alta, ti dico, ho paura.
Non preoccuparti principessa, ti tengo io, mi rispondi.
Mi stringo forte al tuo collo.
Tu fai ancora qualche passo in avanti, giusto un paio, poi ti fermi, l’acqua comincia a diventare alta anche per te.
Vedi che sono agitata, allora fai si che le nostre facce siano una di fronte all’altra.
Poi mi baci, ci baciamo.
E da quel momento me ne sono fregata dell’acqua, perché avevo le tue labbra, avevo te, e ora mi importa solo di questo.
Poi mi mordi le labbra, e fai un’espressione strana, come se ti fossi fatto male.
“Una medusa, scusa piccola.”
Allora ho riso.
“Ridi della mia sfortuna? Ora ti faccio ridere io.”
Continuando a tenermi in braccio, ha corso verso la riva, arrivando fino alla nostra roba in spiaggia.
“Prima ci asciughiamo...” ha preso l’altro telo, mi ci ha avvolto e mi stava asciugando, facendomi il solletico.
Ridevo come una matta.
“...e ora rido io!” mi ha fatto stendere sul telo per terra e mi ha bloccato, si è messo sopra di me, e ha continuato a farmi il solletico. E mentre io urlavo, ridendo, cercando di liberarmi, lui mi guardava sorridendo.
Dio, che voglia di baciarlo, quando sorride.
“Ahahahahahaha, basta, t-ti prego!”
A quelle parole si è fermato, e ha cominciato a baciarmi il collo.
Ho chiuso gli occhi e ho rivolto la testa verso l’alto.
Sapeva benissimo che i baci sul collo, insieme al solletico, erano il mio punto debole.
Ma non potevo dargliela vinta così.
Allora ho ribaltato la situazione, sono andata sopra di lui, gli ho dato un bacetto sulla punta del naso, e mi sono alzata.
Ci è rimasto malissimo, poverino.
“Ehi, dove vai?”
“A farmi un bagno!” gli urlo dalla riva, sorridendo e facendogli l’occhiolino.
“Lav, aspettami!” e comincia a corrermi dietro.
Allora vado velocemente verso l’acqua, ma lui mi raggiunge subito.
Mi prende per la vita, mi gira verso di lui e comincia a baciarmi.
Siamo petto contro petto.
Fa scorrere le mani lungo la mia schiena, e si ferma sul fiocco del reggiseno del costume.
Comincia a giocherellarci un po’ con le dita, finché sento che prova a tirare il cordino per sciogliere il nodo, ma non avevo sentito che era riuscito a scioglierlo.
“Che stai facendo?”
“Niente amore.”
Mi allontano un po’ da lui, e sento che il costume è slacciato.
“Riallaccia, adesso.”
“Eddai principessa...” mi ha sussurrato all’orecchio, mentre mi baciava il collo.
“Siamo in spiaggia amore.”
“Non c’è nessuno...”
“Non qui.”
“Come vuoi piccola.”