Fandom: originali.
Prompt: disperazione; solitudine [accenno].
Rating: giallo.
Titolo: “Can you make it feel like home {if I tell you you’re mine}”.
Tipologia: doubledrabble.
Genere: angst, introspettivo, romantico.
Note: DD scritta in occasione della DrabbleNight, organizzata su Facebook con alcune amiche. Il titolo è tratto dalla bellissima "Born To Die" di Lana Del Rey.
 
 
 
 
Can you make it feel like home {if I tell you you’re mine}
 
Era una di quelle persone ammantate di disperazione, Elisabetta lo aveva capito subito. Era bastato uno sguardo – un bacio – per leggergli l’anima. Quegli occhi torvi, grigi di tempesta, nascondevano un passato, dei ricordi, dei tormenti.
 
Nella misura in cui lei si sentiva sola, Marco era disperato – disperato di abbracci negati, di baci lungamente attesi e notti tormentate. Disperato di fotografie mai scattate o dimenticate in un cassetto. Disperato di pezzi di cuore rotti e calpestati – senza ritegno, senza perdono. Disperato di messaggi non letti e mani sfiorate – di istanti infiniti o più corti di un respiro. Più veloci di un battito di ciglia.
 
Il suo problema era che si soffermava sui dettagli, infinitesimali e inutili, all’apparenza innocui.
Il problema di Elisabetta era che detestava i dettagli.
Per lei non c’erano sfumature, nemmeno nella disperazione. Nemmeno nell’impeto di un contatto, nemmeno in un veloce amplesso, nemmeno in un bacio dato con rabbia. Era tutto o bianco o nero. Stop. Fine. Il grigio non era compreso nella sua anima. Grigi erano solo gli occhi di Marco – e il grigio si ammantava di ombre nuove, ogni volta che si guardavano. Forse lei faceva fuoriuscire la sua parte più tormentata. Faceva fuoriuscire la disperazione.
 
 
 

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