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Autore: Ivan_    05/08/2013    0 recensioni
Bom, personaggio ispirato a Dexter Morgan, il nostro caro Ray O'Callaghan che imparerete a conoscere nei prossimi capitoli.
Storia battuta a pc con l'aiuto di una persona speciale, anyway, le va parte del merito della pubblicazione di questa Prima Fetta.
Black Rusk: Fetta Biscottata Nera, un nome stupido per qualcosa che spero non lo sia.
"[...] farete scorrere lo sguardo sul nome ‘Daily Qualcosa’ , sarete li lì per finire la frase ‘trovato un altro corpo, opera di…’ "
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Black Rusk



Ora, immaginate di essere seduti in un bar abbastanza affollato, alla moda, con dubbiosi quadri moderni appesi alle pareti.

Immaginate di trovarvi lì da circa mezz’ora ed avere davanti la seconda tazza di caffè e addosso quel senso di attesa che si prova aspettando qualcuno a cui t’interessa dare informazioni personali, news, aggiornamenti sulla tua vita.

Ora pensate che l’appuntamento era per le tre, sono le tre e mezza.

Vi rode, ma volete bene a chi si sta facendo desiderare, o quantomeno cercate ancora di dargli qualche minuto senza innervosirvi, regalate le vostra pazienza ad una persona per adesso ancora chissà dove, riempiendo il tempo con scuse del tipo “avrà trovato traffico” ed una vocina dentro risponde “ma se guida come uno schizzoide…” oppure “magari ha avuto un contrattempo?” e la stessa vocina vi stronca “ti avrebbe avvertito.”

Così, dopo un po’, siete costretti a scegliere: opzione A) abbandonarvi definitivamente all’ idea di aspettare un orario indefinito trangugiando caffeina e pensando “che bella giornata c’è fuori, è bello essere al mondo”
Opzione B) cominciare a muovere nervosamente una gamba e tamburellare con le unghie sul tavolo guardando ossessivamente porta e orologio, orologio e porta.

E di solito la gente con un lavoro sceglie la B. E così fate anche voi, ogni volta che guardate le lancette semi fluorescenti si sono spostate vagamente di appena mezzo millimetro, purtroppo a voi sembra un’ eternità, potete sentire quella gocciolina insignificante di sudore scivolare sulla fronte dell’impiegato al tavolo accanto al vostro, tracciare un solco che alle vostre orecchie sembrerà uno stridere prolungato.

Potrete concentrarvi sugli sbuffi e sbadigli della barista che vi guarderà falsamente scioccata ed infastidita scoprendovi a guardarle la scollatura.
Non per vero interesse, solo per noia dell’attesa, tanto valeva capire come possano due cose così essere sorrette da una che sembra non mangiare da almeno un mese
“magari si nutre d’aria, è aliena” penserete.

Poi quando la vostra attenzione verrà catturata dal giornale del vecchio seduto di tre quarti al bancone, farete scorrere lo sguardo sul nome ‘Daily Qualcosa’ , sarete li lì per finire la frase ‘trovato un altro corpo, opera di…’

Sarà allora che la porta del locale si spalancherà facendo tintinnare un campanello ed il vostro Incontro farà il suo porco ingresso.

E quando dico porco, intendo proprio quello.

Noterete che quasi tutti sbirciano da dietro il menù, il gelato, il telefono mentre Scusa-il-ritardo-gioia sfilerà tra i tavoli procedendo sui vertiginosi tacchi a spillo.

Non-ho-sentito-la-sveglia si siederà con aria trafelata, teatralmente scompigliata di fronte a voi, invadendo la tavola con la sua borsetta scura e la giacca (o meglio cappotto gigante con cappuccio sproporzionato di pelo) senza farsi mancare una sciarpa da rigettare indietro sulla spalla e la sistematina al rossetto, anche se è già impeccabile.

Dopo aver riposto lo specchietto in uno dei cinquanta scompartimenti della borsa, Senza Pudore si sistemerà le spalline del reggiseno poi la scollatura, ordinando una crema fredda al cappuccino.

Voi verrete dopo il suo stomaco.

< Stavi dormendo a quest’ora? > vi rifate sul suo interesse con domande banali e di routine a cui riceverete risposte meno “normali”.

< Entrambi abbiamo il nostro sesso, tu col coltello, io con la mia donna, se tu reggi il tuo meglio di me allora complimenti, soffro di sonno cronico. > e via una sistemata ai capelli fulvi.

< Amore sono un po’ acida, spicciati ad arrivare al dunque e non guardarmi con quel sorriso da schiaffi. >

Sospiro e scuoto il capo, vuotando la tazzina dalla bevanda scura, arricciando leggermente le labbra al sapore amaro, non capisco perché non abbia messo lo zucchero, detesto le cose amare.

< E’ un ragazzino > dico, senza nessun tono in particolare quindi anche senza ‘esaltazione da vittima’.

< E non è un bersaglio > sottolinea la donna, notando puntualmente cosa mi frulla nella testa.

< Non lo è, mi ha baciato >

Ecco gli occhioni scuri che si sgranano, le labbra separate ed incredule che so, lo so, vorrebbero dire qualcosa di inappropriato nel genere ‘bloody boy’s love’ o ‘dolce assassino yaoi’. Lascio correre.

< Serio? >

< Serio. >

< E ora mi dirai che voli su un unicorno rosa, abiti su Urano… e ti è pure piaciuto? > c’è una lieve accusa  in quella domanda. Tuttavia per poco non annuisco, sollevo a mezz’aria una mano e la faccio oscillare da un lato e dall’altro, ed è lei ad interpretarmi.

< Così così? Veramente? Tu? Hai cominciato a drogarti? >

< No, affatto, dico solo che tra tante esperienze non è da criptare, potrebbe essere nella top ten di “me come comune mortale” no? >

< A chi lo chiedi? > mi fissa ed ha ragione.

< Giusto > ammetto.

< Infatti > modestia. Se non altro le arriva l’ordinazione così magari si addolcirà.

< Tutto qui? Cioè poi è come se mi avessi lanciato una granata, ma… Come si chiama? >

Dovrei dirglielo, ma se poi cercasse di farne la conoscenza?

< Anni? Aspetto? Come ha fatto ad entrare nel tuo teatrino? >

Anche qui non ne sbaglia una, domande precise e legittime. Già soltanto il fatto che questa persona conosca la verità è uno strappo alla regola, però così cocciuta e diretta mi ha affascinato.

Lei è Prova-a-fare-cosacce-n° 1, per ora unica, anche se avevo rischiato.

< E va bene > mi scappano le parole < bassino, moro, occhi chiari, fisico nella media e faccino da persona che nasconde qualcosa >

< Ouh, intrigante, continua > e non posso tirarmi indietro soprattutto dopo la cucchiaiata di crema che si porta trionfante alla bocca.

< Va ancora a scuola e credo abbia un gatto >

< Wow, siamo già alla fase “Conosci la mia famiglia” >

So che vuole il nome di chi è riuscito a rendermi così loquace, si vede che la indispettisce, si sente punta nell’orgoglio, diciamo pure che è gelosia la sua.

Quindi dicevo, immaginatevi ora seduti su una sedia che comincia quasi a bruciare, state trattenendo il segreto dello Stato Me Stesso e fremete dalla voglia di dirlo, ma qualcosa vi trattiene.

Qualcosa che somiglia al motivo per cui la vostra confidente vi ha guardato storto nel sentirsi in competizione. E’ il nome della vostra nuova scoperta, volete davvero dirlo?

Così vi guardate le mani, giocherellate col cucchiaino da caffè, togliete qualche briciola caduta sui jeans, ma sapete bene che un paio di occhi vi stanno fissando, cercano di risucchiare fuori la verità ignorando quel vostro bozzolo deforme dedicato alle emozioni.

Schiudete lievemente, molto lentamente le labbra, lasciate le iridi sulla riga del culo di un tizio a caso chino a raccogliere una monetina e la voce prende la spinta come se avesse vita propria.

Non guardate più la vostra idilliaca visione, ma il vuoto tra voi e il mondo.


< Josh. >
  
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