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Autore: Friedrike    05/08/2013    1 recensioni
In un mondo devastato da un'apocalisse zombie di cui non si conoscono le origini e le cause, Gilbert Beilschmidt è un egocentrico sedicenne ribelle appassionato di heavy metal, che mette in salvo il suo fratellino, cercando poi di ricongiungersi con i suoi due migliori amici.
Ci riuscirà? Si salveranno tutti quanti?
Genere: Avventura, Horror, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bad Friends Trio, Germania/Ludwig
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hetalia World Apocalypse. 
Capitolo1/2.


Puzza. 
Non ci ha mai pensato. 
Ma è ovvio, no? Gli zombie non son altro che carne putrefatta. E' naturale puzzino tanto. 
Gilbert si copre il naso e la bocca con una mano, tentando di vedere qualcosa. Gli occhi rossi saettano veloci a destra e sinistra. Ci sono no-morti ovunque. Sembra impossibile uscirne vivi. Che lo sia...?
Si volta appena verso il fratellino, lui è ancora piccolo, un bambino, ma è forte, e non sembra avere troppa paura. Probabilmente deve ancora somatizzare il tutto.
Porta un dito sull'indice, indicandogli di fare silenzio. 
Lo hanno ormai capito. Quegl'esseri sono attratti dal rumore. Allora, se stanno in silenzio... vogliono aspettare che vadano via. 
Sono nascosti dietro delle assi di legno marcio, non hanno armi, eccetto un grosso coltello da cucina che sta nella pallida mano del maggiore. Si tengono per mano. 
Il più grande, sedici anni da poco compiuti, riporta l'attenzione sulla piccola fessura che gli permette di vedere cosa accade al di là del loro riparo. Sussulta. Un paio di occhi strani lo stanno fissando. 
Fa istintivamente un passo indietro, stringendo di più la mano del suo fratellino. La creatura inizia a sporgersi verso di loro, agitandosi per acchiapparli. Altre lo seguono e prendono ad imitarlo. 
-Andiamo!- esclama lui, si alza di scatto e corre dalla direzione opposta, più veloce che può. Ludwig lo segue, guardandosi indietro solo per un istante. -Bruder! Ci stanno inseguendo!- gli fa notare. Hanno il fiatone. E' tutto il giorno che corrono e non hanno mangiato nemmeno un boccone. 
L'unica via di fuga sembra essere una scala antincendio. Salgono svelti i gradini e chiudono la porta alle loro spalle fermandola con un armadietto di metallo che trovano lì vicino. Arrivano al quinto piano, poi al settimo. Hanno bisogno di una pausa. L'albino lo sa, che si sono appena scavati la fossa da soli. Spera solo ci sia un'altra uscita... Sospira pesantemente e da ordine al fratellino di sedersi sul divano malconcio di un appartamento abbandonato. Fruga negli stipi, nei cassetti e trova qualche merendina. Ne da una al biondino. 
-Mangiala, devi essere affamato.- 
Lud annuisce e la prende tra le mani. Si sistema un po' meglio sul divano e la scarta. Ha soltanto sette anni. Da un morso, affamato, affondando i dentini nella confettura alla ciliegia. Un rumore lo costringe a sussultare. La merenda gli casca dalle mani e finisce per terra, ma lui si china svelto per prenderla.
-Nein! Nein, nein, Bruderlich. Non sappiamo chi è stato qui... o cosa... può essere infetto. Ecco, tieni: prendi questo- gli dice il fratello, porgendogli la propria. Lui scuote la testa, deciso. 
Gilbert insiste, con tono serio. -Ludwig. Mangia.- 
E' così strano vederlo senza il suo ghigno... ma eccolo che ritorna quando il fratellino accetta e timidamente riprende a mangiare. Gli scompiglia i capelli biondi. -Bravo.-
Lui è un adolescente e di film sulle apocalissi ne ha visti a decina. Tra questi, in molti erano compresi gli zombie. Ispirandosi ad alcuni di questi, girando per quella casa, porta d'ingresso chiusa per bene, cerca qualcosa per fare da arma. Trova il basto in legno di una vecchia scopa, ne stacca l'ultima parte e vi attacca il coltello con dello scotch, sperando resista. Trova una corda, con essa si lega al braccio sinistro un cuscino. 
Apre un armadietto nella camera da letto e sogghigna vittorioso. -Bruder! Komm hier!- lo chiama, senza però alzare troppo il tono della voce. Si toglie lo zaino dalle spalle. E' il suo zaino di scuola. E' nero, pieno di spille del medesimo colore, di gruppi heavy metal come i Rammstein oppure altri come i Nirvana. Tra di esse, anche la spilla del Borussia*, la sua squadra di calcio preferita. 
Ludwig osserva l'armadio e spalanca gli occhioni azzurri. Ci sono un sacco di dolcetti e merendine lì. A lui il compito di riempire lo zaino finché c'è posto. Qualcos'altro lo infilano nelle tasche delle felpe. 
-Senti freddo, mh?- 
Il piccolo scuote la testa. -Nein.- 
-Ok. Sei stato bravo, sai?- accenna un sorriso al suo indirizzo. Appoggia una mano sul suo capino, dopo si piega sulle ginocchia per guardarlo negli occhi. -Adesso ci riposiamo e quando ci sentiamo un po' meglio, andiamo a cercare due miei amici, klar?- 
"Se sono ancora vivi..." riflette tra sé, trattenendo un sospiro. "Loro potranno aiutarci. E comunque, più siamo meglio è. Da solo... è difficile."
Detta legge, lui. Il fratellino direbbe di sì ad ogni suo comando e dunque si distende sul letto e riposa un po'. Le coperte sono in disordine e puzzano di sudore, ma non c'è niente di meglio che un letto comodo dopo tanta fatica. Sono ancora deboli e forse sarebbe bene mangiassero qualcosa prima di ripartire. Gilbert si siede sul letto lottando contro le proprie palpebre che vogliono solo abbassarsi e trascinarlo nel mondo dei sogni. Battaglia persa in partenza. 
Così dormono abbracciati entrambi, il biondino accoccolato al letto del fratellone, il suo zaino ai piedi del letto. 
Si sveglia lui per primo. Si stropiccia gli occhietti prende il telefono dalla tasca dell'albino. E' scarico, così lo spegne per evitare che si esaurisca tutta la batteria. Lascia che il fratello riposi ancora qualche minuto e, coraggiosamente, esce da solo dalla stanza, disarmato, facendo molta attenzione. Si guarda circospetto intorno. Non c'è nessuno. Così, si mette a dare un'occhiata in giro. Prende lo zainetto e mette via qualcosa che ritiene inutile, riempiendolo invece di altri piccoli oggetti che possano avere un loro utilizzo essenziale in futuro. Apre il frigo, trova dell'acqua. Ne prende una bottiglia e si avvicina allo zainetto, ma essa gli casca per terra facendo rumore. Si immobilizza guardando istintivamente in direzione della porta. Passa qualche istante, passano i secondi ed i minuti e non succede niente. Sospira sollevato. La riprende, persino quand'è abbassato non stacca gli occhi dalla porta, osservandola attraverso i piedi del tavolo e della sedia. Torna infine dal fratello. 
-Bruder! Bruder!- lo chiama, sottovoce, scuotendo la sua spalla.
L'albino si alza di scatto, tanto che è costretto a portare una mano sulla testa, che prende a girargli vorticosamente. 
-Quant'ho dormito?!- 
-Cinque ore e ventitré minuti.-
Sospira pesantemente socchiudendo gli occhi vermigli. -Mein Gott... Komm: dobbiamo andare!- 
Da un'ultima controllata al proprio zaino ed afferra la manina del fratello. Escono. E' quasi il tramonto. Prendono un'altra strada, pregando che gli zombie siano ancora intrappolati al di là della scala antincendio. Erano troppo stanchi per continuare la corsa... avevano bisogno di riposare.
Aprendo le porte con il minimo rumore, riescono ad uscire dal complesso. 
Gilbert si guarda intorno. Non sembra esserci nessuno. Nessuno zombie, nessun umano...
"Gott im Himmler!, siamo davvero a questo punto?" pensa tra sé con sconforto. Si avvicina ad un'auto, sembra in buono stato. Salta su. All'esitazione del biondo, lo esorta sottovoce, quasi dandogli un ordine. 
Mette in moto. "Schiesse! Parti! Ti prego..." supplica mordendosi nervosamente le labbra. Riprova. La macchina non si muove. "Schiesse!" ripete.
Ludwig ha lo sguardo fisso davanti a sé, la cintura ben allacciata, lo sportello chiuso. Un dito. Due dita. Tre. Quattro. Un braccio. Una fronte. Poco a poco, qualcosa risale silenziosa sul cofano. -B-bruder...- 
-Aspetta!- sbotta l'altro nervoso. 
-Nein, Bruder... guarda- dice, non riuscendo a spostare lo sguardo da lì.
Gil alza lo sguardo. -SCHIESSE!- 
Da un colpo più deciso all'acceleratore, sperando di non infangare il motore e... l'auto parte. Investe lo zombie e sogghigna soddisfatto. -Ah, mi sono fatto tua figlia, Wagner!- conclude soddisfatto. 
Lo zombie, un uomo sulla cinquantina che un tempo portava gli occhiali, al posto dei quali adesso c'è solo sangue e carne putrefatta, cade esanime sull'asfalto. 
 
 
Gilbert continua a guidare, gli occhiali da sole scuri sul naso, un braccio fuori dal finestrino, la radio a tutto volume. 
Sono in mezzo al nulla, per cui può permettersi di tornare a fare l'adolescente. ...Forse.
Il fratellino ha dormicchiato un altro po', adesso però lo guarda preoccupato. -Bruder?-
-Stai notando la mia magnificenza a portare l'auto, vero?-
-La benzina...-
-Eh?-
-E se finisce?-
-...Schiesse.- 
No, non ci aveva pensato. Nei pressi della prima città vicina, quella che cercavano, toglie la radio e porta entrambe le mani a reggere il volante. Sono tornati nella loro bella Berlino. Dando per scontato che nelle città più grandi ci siano più persone e dunque più zombie, medita di lasciare suo fratello lì. No. Non può abbandonarlo. E se venisse attaccato in sua assenza, non se lo perdonerebbe mai.
Se lo tiene dunque vicino, posteggiando un po' lontano, su un'autostrada abbandonata. Proseguono a piedi.
-Se conosco bene quei due, e li conosco... abitando vicino saranno sicuramente insieme.-
-Sono Francis und Antonio, vero, Bruder?- domanda l'altro. Scosta un ciuffo di capelli biondi dagli occhi delicati guardandosi attorno.
Si allontana dal fratello per avvicinarsi ad un cagnolino, un cucciolo rannicchiato in un sacchetto di plastica verde. 
L'albino si guarda intorno, si avvicina alle vetrine dei negozi per vedere se c'è qualcuno vivo. "Non saremmo mai dovuti andare via da Berlino..." pensa con un sospiro che lo costringe a socchiude gli occhi per qualche attimo. Si volta di scatto. "Ludwig! Dove accidenti...?!" si guarda attorno terrorizzato. Che gli resta, se non ha il suo adorato fratellino? Non ha nemmeno sé stesso. 
Lo trova a cinque metri di distanza. Gli corre vicino immediatamente. Stringe i pugni imponendosi la calma, costringendosi a non mollargli un ceffone. -Sei impazzito?! Ti ho detto che non devi assolutamente allontanarti da me!- bisbiglia stizzito. 
Il bambino abbassa il capo mortificato, mugugnando sottovoce il suo dispiacere. Quando l'altro lo prende per il polso, lui si trattiene e lancia un'occhiata al cagnolino. 
L'albino quindi sospira pesantemente e si china un po' appoggiando le mani sulle sue spalle. -Ich weiss, Bruderlich. Lo so che è difficile. Aber... non possiamo portarlo con noi. Ci farebbe scoprire. Hei? Non fare quella faccia triste. Il magnifico me ti proteggerà! In più, a lui non faranno niente. Gli animali non li toccano- gli spiega col suo solito sogghigno allegro. 
Riprendono il cammino. 
Marciano per un ora, per due, dunque si fermano. Il più grande tira fuori due barrette energetiche dallo zaino, preferendo conservare quelle che ha nella felpa per quando hanno più fretta. Ne da una e mezza al fratellino. Lui mangia tutto, da bravo. E camminano ancora e ancora, sfiniti, distrutti, emotivamente e fisicamente. 
Infine si siedono ai piedi di Brandeburg Tor, esausti. Gilbert appoggia i gomiti sulle ginocchia. "Ragazzi, dove siete? Da solo non so che fare!" sbuffa tra sé. Lancia un'occhiata al fratello. Ha lo sguardo basso ed un po' melanconico. -Ohi, Bruder! Non fare quella faccia, klar? Andrà tutto bene. Te l'ho promesso io. Ora dimmi: ti ho mai detto una bugia?- 
-Continuamente- risponde l'altro. 
Lui, trovandosi un po' in difficoltà, si gratta una guancia con l'indice ridacchiando poi nervosamente. -Ehm... ho mai fatto una promessa che non ho mantenuto? Dimmi un po' questo, ecco, sì.- 
-Ja, Bruder.- Il piccolo annuisce lentamente due volte. 
"Sono... un così pessimo fratello?" si domanda tra sé l'albino, guardandolo per un attimo.
Ludwig, come intercettando i suoi pensieri, scuote la testa. -Io ti voglio comunque un sacco di bene, Bruder. E voglio stare con te, sempre.- 
Gilbert si addolcisce a quelle parole. Gli carezza con affetto la guancia. -Te ne voglio anch'io, Bruderlich.- 
D'un tratto alle loro spalle una voce calda, familiare, li fa voltare entrambi. 
-Beilschmidt!- 
-Il solito tonto- commenta una voce più delicata, coperta da un sorriso. -Mon cher, non urlare così, s'il vouz plait!- lo rimprovera teatralmente.
L'albino spalanca gli occhi rossi, molla lì lo zaino incurante di tutto. Fa solo un cenno al fratello e corre da loro, abbracciandoli stretti. Come si è preoccupato! 
Lo spagnolo ride con la sua risata solare, esibendo i denti bianchi, in contrasto con la pelle abbronzata, gli occhi verdi socchiusi. 
Il francese si avvicina a Ludwig e si china un po' su di lui, una piccola coda bionda spunta dalla sua spalla, facendogli l'occhiolino gli scompiglia i capelli. -Tutto ok, mon petit?- 
-J-ja, danke- risponde il piccolo arrossendo un po' sulle gote per quel contatto così ravvicinato. 
Si accampano tutti e quattro per la sera, montando dei turni di guardia.
 
 
 
 
 



 
 
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...Saaalve! 
Innanzitutto, grazie per aver letto, per essere arrivati sino alla fine del primo capitolo! Questa storia ne comprende solo due, spero abbiate la voglia di leggerli entrambi! Spero, inoltre, recinsiate. Accetto tutto e, perché no?, anche le critiche! 
Un solo appunto: 

*Borussia.
"Borussia" è il nome latino per Prussia. La squadra di calcio prende il nome dalla città in cui ha la sede, che è appunto un'antica città prussiana. (Credo!) Ecco perché l'ho scelta per Gilbert.


In conclusione, ancora un grazie a tutti, di  vero cuore! 
  
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