A te, caro ragazzo
di cui non conosco il nome.
A te, per le emozioni
che mi stai regalando.
Lui, un ragazzo come tutti, al mare.
Prova a stendersi un po' sul suo telo rosso ma rilassarsi, sotto il sole cocente di luglio e il vociare della gente è praticamente impossibile. Decide, insieme a suo nonno, di entrare in acqua per alleviare un po' il caldo. Si tuffa, ma i suoi occhi guardano altrove. Molto vicino al suo ombrellone c'è una ragazza.
Capelli dorati, pareva avesse compiuto a poco sedici anni, liceo probabilmente scientifico. Si chiamava Bianca.
Si era innamorato di lei, del suo forbito modo di parlare, della sua risata cristallina, anche del suo nome. Quante volte aveva immaginato di parlarle da vicino, accarezzare quelle guance rosee e le mani delicate. E lui sapeva di non essere come i suoi amici, che provavano solo attrazione fisica nei confronti di altre ragazze, animati da voglie che arrivava a considerare quasi animalesche. Non sarebbe mai stato capace di alzare un solo dito su quella creatura che secondo lui non poteva che essere una delle ninfe cantate dagli antichi poeti. A lui sarebbe bastato solo starle accanto, condividere con Bianca le gioie e i dolori della vita.
Sapeva di amarla fin dal primo giorno in cui l'aveva vista, un anno prima, dal momento in cui aveva preso a navigare nel mare dei suoi occhi.
****
Quel giorno di metà luglio, il caldo era asfissiante, Bianca e sua sorella stavano giocando a pallavolo sul bagnasciuga. Mio nonno sapeva tutto, dopo un anno aveva capito che avevo una spina nel cuore.
Lei non aveva mai fatto riferimento a nessun ragazzo, durante le sue chiacchierate con i genitori, tranne degli accenni al suo migliore amico che pareva si chiamasse Gabriele.
Quel giorno mi decisi a fare il primo passo.
Mi alzai deciso dal mio telo, mi diressi verso di lei.
Mio nonno aveva sempre detto che era solo una delle solite cotte estive, che poi sarebbero passate con la fine della stagione. Ma sapevo che non era così, perché per tutto l'inverno ho aspettato il giorno in cui ci saremmo rivisti, con la perenne paura di non trovarla. Lei ricambiava i miei sguardi con grandi sorrisi che, a dirla tutta, mi mandavano decisamente nel pallone.
Stavo per chiedere di giocare con lei e la sorella a palla quando il mio cuore iniziò a battermi a mille. Improvvisamente cambiai direzione e mi buttai in acqua. Pensai immediatamente di essere un vigliacco, Bianca mi lanciò uno sguardo in cui leggevo una grande delusione. Mi voltai verso mio nonno, che pareva palesemente sorpreso. Tornai da lui.
<< Ma... Cosa... Marco, cosa mi combini? >>
Eppure, sentivo che quello sarebbe stato l'inizio di una lunga storia.