Fanfic su artisti musicali > Dir en grey
Ricorda la storia  |      
Autore: ShinyaChan    13/02/2008    7 recensioni
è la prima ficcy che metto *_* spero che vi piaccia...^_^ è una Kyo...x...mah, chi sarà? XDXD
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Puzzle

Continuo a fissare il cielo scuro. Fuori da questa finestra, da questa stanza, dal mio mondo. Non ci sono stelle nel cielo, stanotte. Neanche una. Mi sento solo.

L’unico rumore che sento è il mio respiro lento e man mano anche quel suono lontano e fragile scompare nelle mie orecchie. Con le braccia incrociate, mi stringo le ginocchia al petto e continuo a fissare il cielo nero come se da un momento all’altro dovesse spuntare una stella. Per rassicurarmi. Per tendermi una mano. Per ricordarmi che non sono solo.
Non succede.
Mi rassegno.

Un rumore lento di passi giunge dal corridoio. Apro gli occhi. Il cielo è azzurro.
Mattina.
Non credevo di avere dormito, ma mi sa che è proprio così.
Nei miei occhi ancora la notte buia e il cielo senza stelle e senza nubi. Quel sole forte che invece infrange la finestra coi suoi raggi sembra quasi non esistere. Non lo vedo, non sono costretto a socchiudere gli occhi.
-Kyo?
Una voce. La sua voce è preoccupata e distante. Man mano, si fa più alta e anche la sua presenza è ora più vicina.
Ripete il mio nome.
-Kyo?
Non parlo. Alzo la testa. Lo vedo e non capisco.
-che ci fai qui?
Mi chiede.
Scuoto la testa. Non lo so.
-hai dormito in studio?
Smettila. Finiscila di dire cose stupide e senza senso. O di dirle solo perché sembrano le uniche ad avere un senso ora!
-Kyo?
La tua voce è ancora più preoccupata. Mi fai alzare e non mi dici altro.

Ho sonno.
Anche se è due giorni che dormo.
Anche se sono davvero riposato.
Ho sonno.
Però mi alzo dal letto e riesco persino a guardarmi intorno.
Dove sono?
Non lo so.
Le pareti sembrano schiacciarmi. Sono in una stanza e c’è uno strano odore.
Disinfettante.
-Tooru?- la voce dolce di una ragazza premurosa.
Indossa un camice bianco.
-…ospedale?
-scusa, che hai detto?
La ragazza si avvicina di più a me. Sono in un ospedale?
Non ripeto.
Mi guardo intorno per trovare conferma.
-che cosa ci faccio qui?
-sei caduto…
Mi fa sedere di nuovo per medicarmi qualcosa, qualcosa che brucia da morire. È una ferita al braccio.
-cosa è successo?
-sei caduto…
Crede che sia scemo? Fin lì c’ero arrivato…

-Kyo!
La voce allegra di Toshimasa.
Mi abbracciano stretti uno alla volta.
-che succede?
-come che succede?
Shinya è preoccupato.
-sei caduto…
Se ne avessi le forze, gli mollerei un pugno.
-ah. Dov’è?
Non mi interessa davvero. Formulo frasi e domande e non voglio risposte. Voglio dormire, perché ho un gran sonno.
-l’altro ieri…e Totchi…ti sei alzato…caduto…Kyo?
Le frasi sono confuse e spezzate e non le afferro. Sono sospeso.

Mi sveglio ancora.
Non ho più sonno.
Mi sembra…di stare bene, ora.
Non ricordo cosa mi ha condotto ad una tale apatia.
-Die?
Lo chiamo, e sapete perché? lo chiamo perché è accanto a me e mi tiene una mano con una presa fragile ma dolce. Il suo viso è appoggiato al letto e sembra dorma.
-Die?
No. È sveglio.
Mi sorride.
-Kyo, dio mio…stai bene?
Si, sto bene.
-sì.
Perché mi tiene una mano?
Perché è qui accanto a me?
Lo voglio, ma non deve essere così.
-cosa ci fai qui?
Con la mia salute, torna anche la mia sfacciataggine.
Mi guarda e non risponde.
-perché sei qui?
-non lo so.
-cosa…?
-io…non lo so.
Scuote la testa e sorride.
-perché ero in sala prove l’altra mattina?
-eri triste.
-perché?
-perché…non ti ho risposto…
È titubante. Si vergogna di qualcosa…
-a cosa?
Sono più allarmato.
Sto ricordando.
-quando…mi hai detto che mi ami.

Deglutisco.
Die è ancora nella mia camera, ma ora è lontano dal mio letto ed è seduto su una sedia bianca, vicino ad un tavolino bianco, alla parete bianca. La sua massa morbida di capelli rosso fuoco si staglia prepotente in mezzo a quel candore e sono costretto a distogliere lo sguardo.
Mi viene da chiudere gli occhi. Neanche il sole mi fa quest’effetto al mattino presto.
-Kyo…
Non mi volto verso di lui per non diventare cieco.
-perdonami.
Perché non dovrei?
-tu non mi ami.
-io…
-non mi ami.
Lo ripeto con più decisione. Tace. Ho ottenuto il risultato che speravo.
Io invece lo amo. Sì?
-io ti amo…?
È una domanda?
Non risponde. Mi fissa. Ci riprova.
-Kyo, perdonami…
-taci.
Non c’era un’ombra di rabbia nella mia voce, eppure io mi sento arrabbiato. Forse sono solo deluso.
Il trillo di qualcosa. Il suo telefono.
Risponde.
Sento poco di ciò che dice, ma basta per farmi infuriare. -sì, certo. Ora devo stare da Kyo. Sì, poi ti raggiungo. Ciao…ti amo.
L’ha detto piano, a bassa voce e mi ha lanciato un’occhiata mentre io fingevo di dormire a occhi semichiusi.
Conclude così la telefonata.
E io parlo.
-non è necessario che tu stia qui. Non devi…
Sussulta.
-non intendevo…
-tu non mi ami.
-no, però…
Una spaccatura lieve si è trasformata nel più enorme e sanguinolento squarcio che un cuore abbia mai conosciuto.
Mi fa così tanto male che mi tengo il petto, ma questo mio dolore non si calmerà mai.
All’inizio non si accorge di nulla, perché è voltato dall’altra parte.
Poi si gira e vedo che è imbarazzato.
Si accorge di come soffro.
-cosa succede,Kyo?
-vat…te…ne…
-Kyo?
-VATTENE!
Sì, l’ho urlato. L’ho gridato così forte che mi avrà sentito…anche l’amore di Die. Sì, la persona con cui parlava al telefono l’avrà sentito e…e…cosa avrà pensato?
Pazzo…

Non mi nutro più. Non mangio più ciò che mi portano.
-….flebo…
Non ho sentito ciò che hanno detto. Ho capito solo quell’unica parola e ho paura.
Sì, una paura folle e lo sapete perché? perché se mi metteranno le flebo non morirò.
-no!
Mi lamento. Urlo, scalcio, ringhio come uno psicopatico.
Non serve a nulla.
E poi buio.

Mi sveglio. La luce del sole filtra dalla finestra e ancora una volta non ho paura di guardarla e farmi accecare. Non mi dà fastidio aprire gli occhi e guardarla.
C’è qualcun altro in questa stanza.
Die!
No. Non è lui.
Non ha i capelli rosso fuoco del ragazzo che amo.
Non ha quel sorriso magico che ogni singola volta mi avvolge e mi culla.
Non ha quella sua voce carezzevole e dolce che cerco ancora.
Toshiya si avvicina a me.
-Kyo…come stai? Tutto…bene?
Mi sorride.
-no.
-perché?
È allarmato. Si guarda intorno per cercare aiuto. Ma io non sto male…io soffro…lì…
-il mio cuore…
-cosa succede?
-sh!
Mi da fastidio la sua voce. Mi sembra quasi squillante.
-Kyo?
-il mio cuore è spezzato in tanti piccoli frammenti.
Capisce. Sì, chiude gli occhi e abbassa lo sguardo perché ha capito.
Per un attimo, o forse mille, tace.
Poi torna a guardarmi negli occhi e ancora sorride.
-lascia che li recuperi dal primo all’ultimo, e vedrai che non ti farà più male…
Sono allibito e non capisco. Si china e le sue labbra si posano veloci sulle mie, già pronte a staccarsi per paura di un rifiuto. Ma io sono immobile, perché non capisco.
E così, torna a sfiorarmele dapprima con timidezza, poi mi bacia davvero. Ma io non reagisco e si accontenta di questo. E così, si siede accanto al mio letto con le lenzuola bianche con la sua sedia bianca e lì, poggiando la sua testolina blu, si addormenta.
E io pure.

Toshiya è qui in ospedale da due giorni e non accenna ad andarsene.
Ora è qui, raggiante, che mi spiega che mi dimetteranno.
Non ascolto una sola parola…
-amore, ci sei?
No.
-sì.
-hai capito?
No.
-sì.
-allora verrai a stare a casa mia?
No.
-no.
-come?
Il suo volto si è rattristato.
Non so che fare per fargli scomparire quella smorfia di dolore dalle labbra, per fargli distendere la fronte e fare in modo che le lacrime che stanno sgorgando si asciughino. Non voglio…cosa? Boh, solo non voglio che…insista, credo.
-e va bene.
L’ho fatto per lui. Così è felice…

-hai fame?
Balza nella camera da letto con un piatto di minestra che inevitabilmente gli si rovescia addosso e un po’ sulla moquette nuova.
Non rido.
-cazzo…aspetta che te ne faccio altra…
Si toglie semplicemente la maglia e torna in cucina. Perché insiste col prendersi cura di me? E la sua povera moquette macchiata di stelline buitoni?
-non…
Non la voglio. Non ho fame e quella minestrina non mi invita neanche un po’. Me la porta e io non la mangio.

-ho sonno.
-dormi pure nel mio letto, io vado sul divano…
Lo dice con un sorriso, eppure per lui è un sacrificio.
Perché lo fai, Toshiya? I pezzi del mio cuore se li è mangiati, inghiottiti. Non li puoi ritrovare…mai più…

Sono a casa sua da due settimane e non accenna a lasciarmi andare, così, mentre è fuori a fare la spesa, preparo le mie cose che ha portato qui e me ne vado in taxi, pagandolo con i soldi che nasconde in cucina.
Scusami Toshiya, ma non riesco.
Anzi, non scusarmi. Dimenticami! Sono solo Kyo, il cantante dei Dir en grey, non posso essere niente altro. Per te.

Il telefono continua a squillare e io a non rispondere.
Quando scatta la segreteria, sento solo singhiozzi.
Per mille, mille e mille volte ancora.
Alla fine, dopo il bip sento la voce di Kaoru. Così prendo il telefono svogliatamente.
-pr..pronto…
-ehi, Tooru, come stai?
È preoccupato per me.
-bene.
-perché non rispondevi?
-credevo fosse Totchi.
Silenzio.
-sta soffrendo per te.
-non m’importa. Quando mi sarò ripreso torneremo a provare, ok? Scusatemi per tutte queste noie.
È la frase più lunga che formulo da tre settimane.
O forse di più?
-ah,ok…bene. Senti, non avercela né con Toshiya, né con Die,ok?
Annuisco.
-e neanche con Shinya, ok?
Shinya? Cosa…?
Ah…capisco.
-ah, sì. Certo, Kao…non ce l’ho con nessuno.
Attacco e piango.

Devo mangiare.
No, non ne ho voglia.
Credo che dormirò. Mi sento debole persino per dormire, ma non mi faccio tante storie. Non riesco ad alzarmi da questo letto putrido, se è per questo.
Mi addormento sempre cullato dal suono del telefono che ogni cinque minuti squilla.
Non desisti, eh?
Affari tuoi.

Dormo, mi sveglio e dormo ancora.
Così sono le mie giornate da più di un mese. Almeno credo…
Mi alzo e mi fisso nello specchio. Faccio schifo. I miei occhi sono…spenti. I miei capelli luridi…
Non mi lavo da un po’. Forse dovrei…?
Ma tanto nessuno mi giudicherà!
Mangio, finalmente. Una minestrina insipida e bruciata. Non importa. Mi sento debole e credo che mi basterà almeno per aver le forze di lavarmi.

L’acqua bollente si schianta sul mio corpo come un suicida da un grattacielo e non posso che accoglierla, gemendo ogni volta che viene a contatto con il mio corpo morto. Man mano la mia pelle si colora di rosso per il calore.
Mi passo piano il bagnoschiuma sulla pelle e sento che la sto detergendo da ogni dolore. Mi sembra di…rinascere. Le lacrime di un mese e più sono state inghiottite dal profumo dolce di muschio bianco e con esse anche il dolore.
Mi sciacquo ed esco dalla doccia.
Non mi asciugo e non mi vesto.
Gli telefono.

Corre da me. È preoccupato e triste.
Ci mette la metà del tempo che ci vorrebbe per arrivare da me e io non posso che…gioirne?
Suona il citofono e gli apro senza chiedere chi è.
Devo dire che ho un po’ freddo…essendo nudo…ma tanto non m’importa. Il mio cuore deve essere risanato.
Gli apro la porta di casa e me lo ritrovo davanti in lacrime, con i capelli lucenti attaccati al volto per la pioggia che, non mi ero reso conto, batte come una prostituta da stamattina presto. O forse da più di un giorno…
-Kyo?
Mi abbraccia, e subito dopo si accorge che sono…nudo.
Mi guarda con un viso perso e mi sorride. Chiude la porta alle sue spalle e mi avvolge con il suo giubbotto, bagnato peraltro, chiedendomi che diavolo mi salta in testa di stare nudo col freddo che fa.
Non mi ha guardato neanche per un secondo. Non mi ha toccato…non mi ha…
Piango. Le mie ginocchia raggiungono rumorosamente il suolo, mentre il suo giubbotto mi scivola via con le speranze e nella mia testa tutto torna confuso.
Ma che hai? Perché non mi vuoi?
-perché…?
-no, Kyo, no…amore…
Mi accarezzi il viso e mi baci e mi perdo sulle tue labbra. Sono stato un idiota. Mi volevi e ti ho scacciato. È naturale che tu non mi voglia più…
-Kyo, amore mio…
Mi sollevi, prendendomi in braccio e io mi aggrappo al tuo corpo freddo, sussurrando il tuo nome continuamente.
-Totchi, Totchi…
All’infinito.
Mi porti in camera mia e mi stendi sul letto, per poi guardarmi. Tutto, da cima a fondo mi osservi e io mi scopro un po’ imbarazzato. Arrossisco.
-non arrossire, amore…
Amore…voglio sentirtelo ripetere ancora…ancora…
-scusami per…
-shh…non c’è bisogno, amore…
Arrivi alle mie labbra con velocità ed espertezza. Mi baci con passione e io mi abbandono a te completamente. Mi stringi tra le tue braccia ancora coperto e accaldato per via del riscaldamento in casa mia.
Mi aggrappo al tuo maglione e faccio per strappartelo.
-ehi…
Sorridi, poi ridi e mi baci ancora, mentre ti liberi del maglione, della camicia e della maglietta.
Ti guardo…sei perfetto…
In un attimo fremo di piacere sotto i tuoi baci e le tue carezze. Le tue labbra viaggiano sul mio corpo provocandomi spasmi.
-ti amo…
Riesco a dire questo e sembra sia l’unica cosa ci fosse realmente da dire.
Mi guardi e mi baci come non hai mai fatto, sussurrandomi vicino all’orecchio
-anche io…da sempre…
Ti liberi delle ultime barriere e mi fai tuo con dolcezza e con passione.
Non sono mai stato così…felice. Sono libero…libero di amarti…libero dal cercare continuamente stelle a cui chiedere compagnia…

Il sole mi sveglia. Lo guardo, e sono costretto come mai prima a chiudere gli occhi e a voltarmi. Con mia sorpresa, però, al mio fianco non c’è un immenso spazio vuoto ma tu. Il tuo corpo, il tuo viso stupendo e il tuo respiro silenzioso. Non sono solo, e lo so.
E ho capito…adesso ho capito perché non posso più guardare il sole…perché mi costringe a voltarmi…quando prima potevo fissarlo per sempre, senza distogliere lo sguardo.
Ora ho qualcuno da guardare…

Mi sbagliavo.
Ce l’hai fatta.
Eccoli lì, i frammenti del mio misero cuore ora hanno una forma, un significato. E che quella forma è il tuo splendido viso ora lo so…

(fine)
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Dir en grey / Vai alla pagina dell'autore: ShinyaChan