Così vessato dall’acidissima consorte
Chiedeva a Dio ogni giorno, violenta, la sua morte.
In un giorno triste, più di altri fosco,
Trovò la soluzione nei frutti del suo bosco.
E fu quel grande, grande desiderio
Che gli diede l’idea di ricorrere al micelio.
Accade che, dalla sera alla mattina,
Quell’uomo disgraziato, senza parlar andò in cucina.
Un bel risotto, fumante e delicato
Portò in tavola felice e deliziato.
La tremenda moglie, golosa mai pentita
Affondò i denti nella terribil amanita.
Passarono tanti anni e al colmo di sfortuna
Con le donne non gliene girò mai una:
Un’altra compagna, cattiva come l’aglio
E un matrimonio improvviso frutto di uno sbaglio.
Sorrise calmo, tranquillo e senza fretta,
rimembrando che nel comò teneva la ricetta
la soluzione gustosa e piena di sapore
per spedir la stronza di filata al Creatore
Loro, per fortuna, non avevano bambini
Pensò mischiando cortinarius coi chiodini
Il Carnaroli in padella finia di mantecare
E lui si pregustava un altro funerale.
Addio dunque, a un’altra gran megera
Mentre lei schiattava sul fare della sera
Il disagio maggiore, a voler ben vedere
Era far finta di provare tanto dispiacere.
La polizia lo prese solo dopo qualche mese
Dopo che ad asciate avea preso la nuova moglie Agnese
Perché lo avete fatto, chiese l’uomo dai baffi lunghi lunghi
“Non voleva mangiare il mio risotto con i funghi”.
* * *
Questa idiozia è ispirata alla barzelletta che mio padre mi avrà raccontato almeno un centinaio di volte. Dedico quindi, questo scritto a lui, precisando che il risotto coi funghi che cucino io non lo ha mai mangiato.