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Autore: crazyaliceinwonderland    06/08/2013    4 recensioni
«Pensavo che ce l'avrei fatta, che sarei riuscita ad andare avanti, mantenuta viva dalla speranza di rivederlo, di stringerlo di nuovo tra le mie braccia, di riaverlo con me. Ma non è così semplice, anzi, è davvero dura, mi sento sola, ho bisogno di lui.»
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Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Liz Forbes, Tyler Lockwood | Coppie: Caroline/Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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piccola nota prima della lettura:  se vi va e riuscite a farlo, vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete, Dark Paradise di Lana Del Rey.
http://www.youtube.com/watch?v=1wb2d8K_uTg



A-way








-Questo non è un addio, è "finché non troveremo un modo" -



[Caroline's POV]


Ripenso alle sue parole e mi scende una lacrima, l'ennesima. Pensavo che ce l'avrei fatta, che sarei riuscita ad andare avanti, mantenuta viva dalla speranza di rivederlo, di stringerlo di nuovo tra le mie braccia, di riaverlo con me. Ma non è così semplice, anzi, è davvero dura, mi sento sola, ho bisogno di lui.

Già, suona strano, ma nonostante, ora come ora, io abbia delle persone che ci tengono a me, mi sento sola, e fa schifo, perché so che l'unica cosa che potrebbe colmare la mia solitudine e salvarmi da questa sofferenza sarebbe il suo ritorno, che, in quella che ormai è la più realistica delle ipotesi, non avverà.

I giorni passano, lentamente, come il resto del tempo, ed ogni giorno devo trovare la forza di vivere, se così si può dire, di far fronte, oltre che alla sua distruttiva assenza, ai problemi che diventano sempre maggiori. La morte di Jeremy, la tristezza incontrollabile e delirante di Elena che l'hanno portata a spegnere la sua umanità, non sono cose affatto facili da affrontare, anzi, è un incubo, ma sono certa che se ci fosse lui sarebbe tutto meno terribile, almeno potremmo riuscire a resistere, insieme, mano nella mano, a questo inferno che sto vivendo.

Ogni mio sorriso e falso, è una maschera per coprire la mia distruzione interiore.

Volevo crederci. Pensavo che sarei riuscita ad essere forte, ed avrei vissuto nella speranza. Ma leggendo la lettera che mi ha fatto recapitare da Matt, quella speranza a cui mi aggrappavo e che cercavo di tenere viva con tutte le mie forze si è fatta sempre più debole, ed ora è praticamente scomparsa, soffocata dalla parte realista di me.

Non ho mai amato nessuno come ho amato Tyler. Non mi sono mai sentita tanto amata come quando ero con Tyler. Insieme eravamo forti. Avevamo avuto molti problemi, anche grandi, ma ogni ostacolo era stato superato, in un modo o nell'altro ce la facevamo, insieme. Anche per questo fa malissimo accettare il suo addio, è la nostra sconfitta definitiva, la nostra fine. E io non ce la faccio senza di lui, per quanto mi sforzi, continuo a cadere. A cadere nella solitudine, nella tristezza, nella depressione, sento dentro di me un vuoto incolmabile se non dal suo amore. E così non posso andare avanti.



Poso la penna e il foglio sul letto, di fianco a me, e guardo la mia stanza con distacco, anche se una nota di tristezza si insinua in me.
Scendo dal letto, lentamente, un po' tremante.
Fisso il comodino, e dopo un lungo attimo di esitazione lo faccio.
Lo prendo e gli stacco una gamba.
Schegge di legno si diffondono per il pavimento, ma non importa.
Torno sul letto, e mi distendo.
Ecco, se prima tremavo leggermente, ora sono una foglia.
Ho paura, le lacrime iniziano a rigarmi il viso, scendendo copiose.
Fisso la gamba del comodino da un lato con terrore, esitazione, ma dall'altro come se fosse la mia migliore amica.
"Finché non troveremo un modo dici? Purtroppo io il mio credo di averlo trovato."
Affondo la gamba del comodino nel mio cuore, nel modo più deciso che mi riesce.
Fa male, ma poi tutto si spegne.
Ora è davvero tutto finito.


***


Pochi minuti dopo.

Liz torna a casa. È sera, ha ritardato per fare la spesa. Si sorprende di non venire accolta dal solito "ciao mamma!" di Caroline, ormai parte della sua routine quotidiana.
Fa spallucce, pensando che magari la figlia non l'abbia sentita entrare, così la chiama. - Caroline!- nessuna risposta -Care, sono tornata!- nulla.
Decide di andare a controllare se è nella sua stanza, giusto per sapere se di deve preparare o meno una sottospecie di ramanzina per ricordare alla figlia l'importanza di avvisare.

Appena entra nella camera, sente l'aria mancarle, gli occhi lucidi e una fitta di dolore al cuore.
La figlia è distesa sul letto, mostruosa, quasi irriconoscibile, morta, con la gamba del comodino, al quale poi fa caso essere rotto, impiantata nel cuore.
Nonostante rabbrividisca e stia soffrendo solo alla visione di esso, si avvicina a ciò che rimane di Caroline, e nota una cosa. Accanto al suo cadavere ci sono un foglio, completamente scritto, e una penna. Si fa forza, poi decide di leggerlo.
È una lettera d'addio, ma non c'è nemmeno un saluto, nemmeno un "ti voglio bene mamma", solo dolore.
È un addio definitivo, e non esiste alcun modo per impedirlo.


***


Un paio di ore a seguire.

Tyler guarda straziato il telefono, che sta ricevendo una chiamata da Caroline. Era convinto che lei avesse capito di dover smettere, perché lui non avrebbe mai risposto, sarebbe stato solo più doloroso per entrambi, sentirsi, ascoltare le proprie voci, anche magari dicendosi le cose più belle, ma con la consapevolezza di non potersi mai più rivedere.
Riattacca senza esitazione, anche se sa quanto vorrebbe risentire la sua voce. E inaspettatamente riceve un’altra chiamata, sempre dal numero di Caroline, e lui ancora mette giù.
È abbastanza doloroso rifiutarla in questo modo, ma non è in alcun modo paragonabile al dolore che prova ricevendo il messaggio seguente alle chiamate:

Tyler, sono Liz, la madre di Caroline. Mi dispiace dirtelo in questo modo, ma lei ci ha lasciati.

Senza pensarci due volte Tyler prende il telefono e chiama. Al suo immediato “Pronto, Tyler?”, Liz sente in risposta solo singhiozzi e lacrime.

Lacrime di tristezza, per aver perso l’amore della sua vita, lacrime di rabbia, per non aver impedito che ciò accadesse, le lacrime di un ragazzo condannato al rimpianto, alla solitudine, all’odio verso sé stesso. Con un grande sforzo, egli riesce a formulare una frase di senso compiuto, anche se il tono rimane tremante e viene interrotta a metà da un singhiozzo –Come? Come è potuto accadere?-. Neanche per lei è facile parlarne, è ancora sconvolta per la morte della figlia, e anche a lei tocca farsi forza per parlare. – Si è uccisa—fa una breve pausa per respirare e continua – La vita senza di te era diventata per lei un tormento, era continuamente depressa, sola, anche se cercava di non darlo a vedere, aveva un vero e proprio bisogno di te, eri una necessità. Era partita con ottimi propositi, voleva essere forte, per sé stessa, per te, ma non ce l’ha fatta. Sono sconvolta almeno tanto quanto te, credimi, non riesco ancora a realizzare bene di averla persa, nessuno si aspettava che sarebbe andata a finire così-. -Si è uccisa –il ragazzo continua lentamente la frase, come se non riuscisse nemmeno lui a realizzarlo, come se non volesse realizzarlo – per me. È morta a causa mia.— .

-No Tyler, non dire così. Voi non avreste voluto dividervi, l’avevate fatto perché eravate costretti.-.

Liz non sente una risposta vera e propria. Sente solamente il pianto ed i singhiozzi di Tyler, mentre mormora tra sé e sé frasi del tipo “è colpa mia”, “l’ho lasciata morire”, “sono la causa della sua morte”. Non riuscendo più a sostenere quella sottospecie di conversazione, la donna gli dice che appena potrà darà a lui tutte le informazioni sul funerale, supplicandolo di esserci. –Sarà l’addio. L’addio definitivo, questa volta, quello che niente potrà impedire. Non mancherò, devo farlo.—per la prima volta nelle parole di egli si sente una nota di determinazione. –Grazie Tyler, davvero. È molto importante, anche per me. Saprai tutto il prima possibile. Ciao-. -Ciao Liz –.


***


Due giorni dopo, chiesa di Mystic Falls.

[Tyler's POV]

La bara è entrata. Viene posta davanti al centro, di fianco ad una sua foto. Una foto bellissima, in cui sorride. L’avevo scattata io quella foto, in uno splendido giorno di primavera in cui lei si era messa in testa di voler scattare una moltitudine di fotografie, per riempire la sua stanza di bei ricordi, aveva detto. Non andavo per niente d’accordo con quell’aggeggio, mi ritengo tuttora poco fotogenico, ma lei insisteva, così eravamo giunti ad un compromesso: avrebbe potuto farmi una foto solo se in cambio anche io le ne avessi potuta fare una, ma una davvero bella, che mi convincesse. E ce l’avevo fatta, ero riuscito a immortalarla in uno dei suoi sorrisi così spontanei e veri che fanno sorridere pure te. Ma in questo momento non riesco a sorridere. Quella foto, ricordo di uno dei momenti più felici della mia vita, di un mio momento con lei, è usata al suo funerale. Non è più un’immagine gioiosa di una bellissima ragazza sorridente. È semplicemente una fotografia messa lì per ricordare, per ricordare una persona morta.

Caroline non esiste più. Di quello che un tempo lei era rimane solo un cadavere mostruoso, freddo, ma non del solito freddo che la caratterizzava, di un freddo morto, gelido, terrificante. È inutile pregare, ricordarla, portare i fiori, lei non potrà mai apprezzarlo, lei non c’è più. Voglio convincermi di questo, ma non è per niente facile. Lei vive ancora in me, non voglio realizzare che sia morta, anche se in parte l’ho già fatto. Lei aveva dato un senso alla mia vita, senso che ora è scomparso. Lei è stata l’unica ragazza che ho amato davvero, e l’unica che ha saputo darmi amore, come nessuno aveva mai fatto prima. Lei era praticamente l’ultima persona che mi rimaneva della mia famiglia. Lei era tutto, e ora io non ho niente. Fisso quella bara, e mi viene una fitta di dolore al cuore. L’ho persa. Per sempre. E stavolta è davvero per sempre, niente potrà impedirlo.

Ora devo fare un breve discorso.
È qualcosa di difficilissimo da fare per me, in questo momento, ma Liz credeva fosse necessario, ed effettivamente, se non parlo io di Caroline per ricordarla, chi altri potrebbe farlo? Devo, se lo merita. Anche se mi richiede uno sforzo inimmaginabile.
-Sapete, questo è il discorso più impegnativo che mai dirò, perché è impossibile riassumere in poco tempo quanto fosse meravigliosa Caroline e perciò ricordarla in un modo degno. E per me è ancora dura realizzare che lei non sia più tra noi.– sospiro –Beh, Caroline è stata la mia salvezza. Ero totalmente e completamente solo, e lei mi ha dato ciò che nessuno mi aveva mai dato prima: affetto. Caroline era una persona davvero buona, con un cuore davvero grande. Era capace di perdonare, di guardare oltre. Era una ragazza bellissima, e la cosa più bella di lei era il sorriso. Aveva un sorriso che definire magnifico è un insulto. Oltre ad essere bellissimo, quel sorriso era anche qualcosa di profondo. Poteva avere molti significati: poteva essere felice, poteva essere un sorriso di incoraggiamento, di consolazione, un sorriso che voleva e poteva far sorridere anche te, anche se stessi annegando nelle lacrime. Ecco, Caroline non c’è più, ma vorrei che il suo sorriso non morisse con lei, che tutti imparassimo dal suo sorriso a sorridere alla vita, a farci forza, ad amare, e non mollare mai, anche nella peggiore delle situazioni, Beh, questo lei non è riuscita a farlo, ma facciamolo noi per lei: siamo forti per lei, non ci arrendiamo per fare ciò che lei non è stata in grado di fare, rendiamo la memoria di Caroline, del suo sorriso, la nostra ragione per andare avanti, per superare gli ostacoli.
Grazie.–
La gente applaude, rispettosamente, come se approvasse. Scorgo Liz tra le tante persone presenti, il viso solcato dalle lacrime, ma accenna un sorriso, pare commossa, come a dire “ben fatto”. Vedendo il suo viso piangente mi rendo conto di avere solamente gli occhi lucidi, e mi sorprendo, credevo che non sarei arrivato a metà discorso senza essere interrotto almeno dieci volte da lacrime e singhiozzi strozzati.
Caroline, sei ancora con me.

La cerimonia prosegue, e sento la forza acquisita durante il discorso venir sempre meno, lasciando posto ad un profondo dolore.
Arriva il momento di seppellire della bara, dell’addio definitivo, e, per quanto cerchi di trattenermi, inizio a piangere come un bambino.

Improvvisamente sento qualcosa sfiorarmi la spalla, come una piccola folata di vento. Mi volto, e non so più che cosa pensare. Caroline è di fronte a me, col suo solito splendido sorriso, una mano posata sulla mia spalla, e la sua figura pare trasparente. È un fantasma. Non riesco a credermi quando la sento parlare.

-Tyler, hai fatto un discorso bellissimo. Anche io avrei dovuto essere forte, per te, ma non ce l’ho fatta, e tu non hai idea di quanto mi dispiaccia, davvero. Ma ricorda – ha gli occhi lucidi, e una lacrima si insinua sul suo candido viso– io vivo in te. Nei tuoi ricordi, nel tuo cuore. Anche se non te ne accorgerai, se non mi vedrai, non mi sentirai, io sarò sempre lì, ci sarò sempre per te.– singhiozza, e stringe la mano sulla mia spalla –Grazie. Grazie per tutto. Ti amo, Tyler, ti amerò sempre. Addio.–
Sbatto le palpebre, e non trovo nulla, se non un senso di vuoto. È finita. Ormai la bara è sottoterra.
- Addio Caroline, ti amo. -









Angolo dell'autrice
Sapete, all'inizio non ero certa di pubblicare questa fanfiction. Insomma, non solo all'inizio, diciamo che l'ho scritta alcune settimane fa. Penso che sia la storia più impegnativa che io abbia mai scritto, fino ad ora, ed è anche quella che maggiormente mi soddisfa, ci sono legatissima, poi è così delicata, in un certo senso. Ci ho messo davvero il cuore scrivendola, ad un certo punto mi sono perfino venuti gli occhi lucidi, non è facile da affrontare, come argomento, la morte, ed è per questo che avevo paura di pubblicarla. Boh, in un certo senso avrei esposto al pubblico una specie di parte di me, e temevo i giudizi che essa avrebbe ricevuto. Ma ora, spronata da una delle mie migliori amiche, rematara_com, ho deciso di pubblicarla, di espormi, di affrontare i giudizi, positivi e negativi, e trarre beneficio da entrambi, insomma, essi possono aiutarmi solo a migliorare, no?
Mi dispiace per avervi stufato con le mie riflessioni, ma sento il bisogno di chiarire ciò. Detto questo, vi spiego la ragione del titolo, che non è proprio immediato da capire, immagino. Ho deciso A-way perché mi piaceva il gioco di parole, 'away'=lontano - 'a way'=un modo, entrambe in un certo senso parole chiave della mia storia.
Bene, spero che la fanfiction vi sia piaciuta, o in caso contrario che mi facciate sapere cosa non vi è piaciuto.
Grazie mille a tutti per aver speso del tempo per leggerla, e ancor più grazie a chi spenderà altro tempo per recensire.
Un bacio,
Alice.
   
 
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