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Autore: ElfoMikey    14/02/2008    6 recensioni
Mi sfiora le labbra con le sue. Prima di lasciarmi senza un ricordo di questo incontro, che sicuramente mi avrebbe segnato la vita. “per quanto può essere sofferente la tristezza, arriverà qualcuno che colmerà questo vuoto. Guardati intorno. Cercami fra la gente. Mi troverai.” La sua immagine, pallida che svanisce lentamente. “promettimelo.” Dico alzandomi in piedi e seguendo la sua scia. “lo prometto.” Mi abbandona con una carezza.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bob Bryar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Agosto, 1999

Questa era la storia di un amore,
un amore con ostacoli da affrontare,
con pianti,
risate,
notti per sognare
e notti fatte per amare.
Questo amore che dopo tante sofferenze ha deciso di smettere di vivere.
Ma chi l’ha deciso?
Io?
No di certo.
L’amore stesso?
No non credo proprio.
Forse sei stata tu.
Tu che te ne sei andata.
Tu che mi hi lasciato morire sotto la pioggia di Chicago.
Tu che con un “mi dispiace”sei scappata da me.
Tu che prima di andartene hai strappato il mio cuore e poi gettato a terra
Senza ritegno,
senza premura.
Si, tu.
Quella persona che doveva appartenere al mio “per sempre.”
Quella persona che aveva deciso di darmi ogni cosa.
E io, che ti ho aspettato e lo faccio ancora.
Come uno sciocco.
Mi vergogno di me stesso.
Mi hai distrutto,
ma ti vedo ancora camminare a testa alta, senza pentimento.
Ti mescoli tra la gente, cercando di non farti notare.
Ma io ti trovo.
Sempre.
Seduta al tavolo di un bar,
in un negozio,
per strada. Ovunque la tua immagine è come un’ossessione.
Un’immagine proiettata, uno spirito.
Appena ti sono vicino e tento di toccarti tu scappi, facendoti beffe di me.
“dimmi perché Samantha” la mia frase sussurrata e lasciata volare nel vento, tra le gocce di
pioggia che mi cadono sui capelli biondi e sulla barba.
“non c’è un perché Bob. È finita.”
“mi dispiace…” quella maledetta frase rimasta sospesa come piombo e che si getta su di me,
facendomi franare.
E mentre sembra che il mio cuore perda pezzi e sangue, ascolto i suoi passi lenti per l’ultima volta.
Non cerco di fermarla perché sarebbe inutile.
Rimango solo qui perso in una città così grande.
Perso, senza cuore e con un anima in pena che mi vaga affianco.
Una bottiglia di Gin per farmi compagnia.
Seduto in riva a questo mare così cattivo, che mi riporta alla mente ricordi spensierati che ora
vorrei solo dimenticare.
Un sorso, un altro.
Mi sdraio sulla sabbia fredda e bagnata, ascoltando la pioggia che mi tiene anche lei compagnia.
“stai bene?” una voce. Forse un angelo. è quello che mi sembra di vedere appena apro gli occhi.
No non è un angelo.
Peccato pensavo di morire.
“non pensare queste cose.” Mi spiazza.
“come scusa?” le ultime parole, prima di affogare nella bottiglia. La sento sbuffare.
“guarda che non risolvi nulla così” rido. Cosa ne può sapere lei?
“oh, ne so più di quanto tu creda.” Esclama, sedendosi vicino a me. Prede la bottiglia dalle mie mani e la butta in mare, nascondendo un sorriso.
“stai violando la mia privacy.” Lei ride, buttando il capo, pieno di boccoli biondi, all’indietro.
“per un angelo è naturale leggere nelle menti, ma visto che io sono ancora un’apprendista, fatico a controllarmi!” rido ironico. Un angelo, certo! anche se, i suoi capelli biondi, il vestito bianco leggero sulla pelle morbida, i suoi occhi cerulei fanno ricordare un angelo.
“Sei venuta a prendermi?”
“no!! Secondo a quello che dicono la su hai ancora cinquant’anni di vita!”
“allora perché sei qui?” posa la mia mano sul cuore, quel cuore che non sono sicuro di possedere ancora.
“perché soffri.” La sua espressione così bambinesca mi fa sorridere e pensare che non ho mai creduto agli angeli.
Le accarezzo la guancia rosea attaccandole, senza volere, dei granelli di sabbia.
È calda e sembra viva.
“portami via…” la vedo sorridere e stringere la mia mano, ancora posata sulla sua guancia.
Lei nega col capo, triste.
So che vuole farlo.
“Come ti chiami?”
“Hope..”
la mia speranza che sento sta svanendo dalle mie mani.
La speranza che vuole regalarmi, ma non riesce a imprimermi nel cuore.
Mi sfiora le labbra con le sue.
Prima di lasciarmi senza un ricordo di questo incontro, che sicuramente mi avrebbe segnato la vita.
“per quanto può essere sofferente la tristezza, arriverà qualcuno che colmerà questo vuoto.
Guardati intorno. Cercami fra la gente. Mi troverai.” La sua immagine, pallida che svanisce lentamente.
“promettimelo.” Dico alzandomi in piedi e seguendo la sua scia. “lo prometto.” Mi abbandona con una carezza.
Corro sulla spiaggia, senza sapere il perché.
Corro finchè non sento i miei polmoni privi d’aria e allora mi accascio ancora a terra.
Col pensiero che vaga.
Con il cuore spezzato.
Con l’anima divisa a metà tra due persone che probabilmente non faranno più parte di me.
In che cosa devo credere Hope?
Nelle falsità?
Nelle tue parole?
In quel “mi dispiace” sussurrato da quella persona che credevo mi amasse?
Tempo, fai in fretta.
Fai trascorrere questi giorni, questi mesi, questi anni come una tempesta estiva,
Veloce, che passa senza farmi male più di quanto non stia facendo ora.


Settembre, 2008

“Bob!!”
Frank mi chiama e io svelto esco dalla mia camera.
Le prove con la band mi aiutano sempre.
Mi aiutano a pensare.
Mi aiutano a ridere delle mie esperienze, se queste sono troppo sofferenti.
Chissà dove sei Samantha.
Se la tua vita va bene.
Se sei felice.
Se mai ci pensi a me.
Beh, io si.
E rido ogni volta che ci ripenso.
Quella bottiglia di gin doveva avermi proprio distrutto perché mi sono svegliato su una spiaggia.
La cosa curiosa di questo è che non mi ricordo nulla.
O meglio ho un grosso buco nero dopo che Samantha mi ha lasciato.
Penso sia stata quella bottiglia di liquido a confondermi le idee,
ma comunque non smetto di frugarmi nella mente.
È successo qualcosa in quel buco.
Ne sono certo
E ci ripenso anche adesso mentre cammino per le vie di casa mia, la mia città, Chicago.
Ritorno in quella spiaggia e guardo il mare arrabbiato.
Una lacrima sfugge al mio controllo. Sento una mano posarsi sulla mia spalla.
Un tocco leggero.
Mi volto.
Una donna mi sorride, con i suoi grandi occhi blu e i suoi lunghi capelli biondi che le schermano il viso, per colpa di questo vento.
“Ciao, Bob.” Sorrido.
È lei.
È tornata.
Le tocco la guancia per essere sicuro che sia lei. Lo capisco.
È veramente qui.
“Hope, sei tornata…” le sussurro. Mi accarezza il dorso della mano.
“te lo avevo promesso.”
Rido, e poi le nostre labbra si scontrano lente, dolci.
La sua mano destra mi si posa sul cuore.
La sento sorridere.
Ciao Samantha, come stai?
Lo sai?
Sono felice ora.
E lo devo a questo angelo.
È tornato per me.
E me lo terrò stretto.
Come se fosse la cosa preziosa del mondo.
Come se fosse un diamante.
Come se fosse il mio cuore.
Come se fosse la mia anima.
O semplicemente, la terrò stretta a me.
Nelle notti di inverno.
Nelle serate di luna piena.
Per tutta la vita.




GUTEN TAG!!!!!(scusate ho appena finito di fare tedesco…che bruttoooo)
allora l’altro giorno stavo frugando con Jellyfish(è il nome del mio computer, non so perché l’ho chiamato medusa…) ho trovato questa storia abbandonata in una piccola cartella!!! E ho pensato: perché non metterla a posto e aggiungerla tra le storie?
Quindi jecome qua!!!!!!!!!!!!!
Mi ci voleva una storiella su Bobbone!!! (che finalmente si è ripreso!! Alè alè) questa volta la shot finisce bene niente robe sadiche per il finale!!!!!!!
Spero sia piaciuta.lo so che fa schifo... mi dispiace!!!
Fatemi sapere okayyy??!?!?!?!?!?!?!?
Grazie davvero dal cuore a chi leggerà o recensirà!!!
Baciiiiiiii

(oh, ma oggi è San Valentino??la festa di ogni cretino?no dai, beh, un bacione a mia moglie e al mio fidanzato e alla mia amante e all’amante della mia amante….)
ancora kiss!!!!
  
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