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Autore: suinogiallo    06/08/2013    1 recensioni
Quel posto era di una noia infinita.
Diavolo, davvero.
Sempre le stesse cose, le stesse facce e la stessa routine. Tutti i giorni.
Nei quindici giorni che avevo già trascorso in quel posto non avevo fatto altro che alzarmi la mattina, lavarmi, andare in spiaggia, pranzare, tornare in spiaggia, farmi una doccia, cenare e mettermi a dormire.
Sempre le stesse cose.

Una nuova storia dedicata al giovane Robert Autore e alle sue vacanze estive...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
- Questa storia fa parte della serie 'Le estati di Robert Autore'
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Nodoka

by: suinogiallo


Quel posto era di una noia infinita.

Diavolo, davvero.

Sempre le stesse cose, le stesse facce e la stessa routine. Tutti i giorni.

Nei quindici giorni che avevo già trascorso in quel posto non avevo fatto altro che alzarmi la mattina, lavarmi, andare in spiaggia, pranzare, tornare in spiaggia, farmi una doccia, cenare e mettermi a dormire.

Sempre le stesse cose.

E non potevo dare la colpa a nessuno tra l'altro. Mia zia, che mi stava ospitando, faceva di tutto per cercare di rendere confortevole la mia presenza li ma era proprio quel posto che induceva alla noia. Il solo pensare che avrei dovuto trascorrervi ancora più di un mese mi deprimeva ancora di più.

- Ventidue - mormorai vedendo passare un gabbiano.

Per cercare di passare il tempo stavo contando i gabbiani che passavano davanti a lui, le navi che vedevo all'orizzonte, i bagnanti che avevano un costume rosso, e via dicendo.

Ero sull'orlo della depressione più nera, davvero.

Ci fosse stata almeno mia cugina Marlene, almeno lei avrebbe trovato il modo di rendere più interessante quella vacanza. Andando a cercare un tesoro nascosto oppure cercare di svelare il segreto del vecchio faro. Tutte cose che probabilmente ci avrebbero messi nei guai, ma volete mettere! Sempre meglio di stare a fare le ragnatele su di una sdraio all'ombra e con davanti sempre il solito panorama. Ma Marlene quell'anno non ci sarebbe stata.

I suoi genitori l'avevano portata in Europa a visitare le città d'arte del vecchio continente ed io avevo declinato gentilmente l'invito. Non tanto per le città  d'arte quanto per il terrore di cosa avrebbe fatto Marlene e di dove mi avrebbe condotto andando alla ricerca di qualche mistero da svelare.

E quindi, declinato gentilmente l'invito dei genitori di Marlene, riuscendo a resistere allo sguardo di mia cugina, e con davanti comunque due mesi di vacanze da trascorrere da qualche parte avevo accettato l'invito di Michelle, una mia zia da parte di madre, che aveva in programma di passare le vacanze estive in un villaggio vacanze sulla costa.

Sinceramente era difficile capire se avessi sbagliato o se avessi fatto bene. Michelle era una bella donna anche se un po' in avanti con gli anni - aveva ventidue anni e quando se ne hanno quindici sono quasi una eternità - e non perdevo occasione per sbirciarla quando si cambiava o quando si faceva la doccia - complice anche il fatto che Michelle dimenticava sempre aperta la porta sia della sua camera sia del bagno - ma quello era l'unico aspetto positivo di quella vacanza.

Il villaggio era di una noia quasi mortale e quei pochi tentativi di rianimazione - volevo dire animazione ma il termine rianimazione mi sembrava più adatto - erano davvero penosi. Qualche gioco di società, una caccia al tesoro, degli indovinelli, questo era il massimo che riuscivano a tirare fuori. Per di più anche senza troppa fantasia. Gli indovinelli erano sempre gli stessi, gli indizi per la caccia al tesoro erano sempre negli stessi posti. Ed il bello era che gli altri ragazzi del villaggio sembrava che si divertissero. Diavolo, iniziai a pensare che fossero tutti lobotomizzati. Non c'era altra spiegazione. Solo con una lobotomia si poteva spiegare come degli esseri pensanti e razionali potessero divertirsi con quella roba.

- Ventitré - mormorai all'ennesimo passaggio di un gabbiano poi mi alzai dalla sdraio e rimesso il tablet dentro lo zaino mi preparai per rientrare nel villaggio.

- Ciao - mi salutò all'improvviso una voce femminile.

Mi voltai verso la voce rimanendo per alcuni secondi senza parole. D'accordo, è una frase fatta questa, ma che volete farci. Rimasi davvero senza parole, a bocca aperta.

- Sei Robert, vero? - mi domandò poi la ragazza guardandomi con una espressione imbarazzata sul volto.

- Si - le risposi.

- Meno male - sorrise poi la ragazza - pensavo di aver fatto una gaffe - poi gli tese una mano - mia sorella mi ha detto che eri qui e che ti avrei riconosciuto facilmente. Un ragazzo da solo sotto all'ombrellone con un tablet e le cuffiette. Sono Nodoka, la sorella di Michelle! -

- Ecco perché mi sembravi una faccia conosciuta - sorrisi poi.

Quando l'avevo vista avevo pensato per un attimo di essere finito in qualche episodio di "ai confini della realtà". Somigliava molto a Michelle ma era decisamente più giovane e, soprattutto portava gli occhiali.

- Si - sorrise anche lei - in effetti in molti dicono che ci somigliamo -

- Non mi aveva detto che saresti venuta anche tu - le dissi poi.

- Fino a ieri non lo sapevo neanche io - gli spiegò - mamma e papà non si sono messi d'accordo e alla fine hanno deciso di mandarmi da Michelle -

Michelle mi aveva detto qualcosa sulla sua situazione familiare ma  non è che l'avessi ascoltata poi molto. Non mi interessavano gli affari di famiglia degli altri e, soprattutto, visto che me stava parlando standosene in biancheria intima la mia mente era persa altrove.

Già, ve l'ho accennato vero? Michelle su alcune cose era decisamente sbadata. Dimenticava quasi sempre di chiudere la porta della sua camera mentre si cambiava e la porta del bagno mentre si faceva la doccia e spesso si dimenticava che era in biancheria intima e se ne andava in giro per il lodge che divideva con me.

Comunque, per quel poco che avevo capito i genitori delle due ragazze erano separati e mentre Michelle era andata a vivere con la madre sua sorella, Nodoka, era andata a vivere con il padre.

- Posso chiederti una cosa? - domandai a Nodoka mentre rientravano nel villaggio - Devo chiamarti zia Nodoka o posso chiamarti solo Nodoka? -

- Abbiamo la stessa età - sorrise - Nodoka va benissimo -


L'arrivo di Nodoka ravvivò un po' la mia vita li.

E non solo perché era una bella ragazza della mia età ma anche perché a differenza di Michelle non era impegnata in un qualche lavoro che la costringeva a passare quasi tutto il tempo davanti allo schermo di un computer portatile.

Mi sa che non ve l'ho ancora detto ma Michelle era una scrittrice ed aveva una deadline da rispettare. Un racconto breve per una rivista che doveva terminare entro la fine del mese e per questo la maggior parte del tempo lo passava davanti allo schermo cercando di riuscire a portarlo a termine entro la scadenza.

Per lo meno adesso c'era una persona con cui passare un po' di tempo. Sempre ammesso che Nodoka volesse passare del tempo con me, ovviamente. O che non decidesse di andarsene via subito.

Il primo problema relativo alla sua presenza li, infatti, si palesò subito e fui proprio io a portarlo all'attenzione delle due ragazze.

Dove avrebbe dormito?

Il lodge aveva solo due camere da letto, quella di Michelle e quella dove dormivo io ma mentre quella di Michelle aveva un letto singolo la mia aveva un letto matrimoniale e quindi la scelta sembrava quasi scontata. Michelle si sarebbe trasferita nella mia stanza e Nodoka avrebbe dormito con lei.

- No - scosse invece la testa Michelle - la mia stanza ha la vista sul muro ed è l'ideale per non avere distrazione mentre scrivo, e poi, se mi viene una idea alle due di notte io mi metto a scrivere, per cui Nodoka non può dormire con me! - poi guardò la sorella e - Vedete di non fare troppo rumore, questi lodge hanno le pareti sottili e non mi va  che la gente pensi che la notte faccio cose strane con mio nipote! -

Praticamente aveva già deciso che io e Nodoka avremmo dormito insieme nel letto matrimoniale della mia stanza.

Io e Nodoka ci guardammo per qualche secondo poi la ragazza scrollò un po' la testa sorridendo.

- Cercheremo di fare attenzione - disse poi - ma sai, non sai mai quando ti può scappare un gridolino o un mugolio - poi mi prese per un braccio e mi tirò verso la camera - da che lato preferisci dormire? Dove posso mettere la mia biancheria intima? Preferisci senza o con? Io non li no quindi devi comprarli tu -

Rimasi decisamente basito sentendole dire quelle parole. Diavolo, aveva quindici anni - ed era mia zia - e parlava come se non le desse fastidio per niente dormire con un ragazzo appena conosciuto. Se dormire era la cosa che intendeva. Poi vidi, però, che mentre diceva quelle cose era diventata rossa come un pomodoro e scoppiai a ridere.

- Non ho preferenze per il lato, tanto staremo sempre uno sopra ed uno sotto - le risposi - l'intimo puoi anche lasciarlo nella valigia, non ti servirà, e comunque io preferisco farlo senza! -

Mi guardò interdetta e poi scoppiò anche lei a ridere.

- Chi la fa, l'aspetti - sorrise - Scusami, volevo solo divertirmi un po', ma mi sa che lo scherzo me lo hai fatto tu! - poi si sedette sul letto - Ti va bene se prendo questo lato? -

- Si - le risposi - e la biancheria puoi metterla dove vuoi, io ho occupato solo il primo cassetto, quindi gli altri puoi usarlo a piacimento -

- Ottimo - sorrise alzandosi e avvicinandosi alla valigia che aveva già portato dentro la stanza - ti dispiacerebbe uscire per qualche minuto? - mi chiese poi - Vorrei mettermi il costume da bagno! -

- Non sei come tua sorella - sorrisi avvicinandomi alla porta.

- Quando è concentrata su qualche cosa che sta scrivendo è così - sorrise - e scommetto che la cosa ti fa molto piacere - poi si avvicinò anche lei alla porta e dandomi una leggera spinta mi fece uscire dalla stanza chiudendo poi la porta.


È incredibile quanto l'arrivo di una nuova persona possa far cambiare le cose in un piccolo agglomerato umano.

Se prima dell'arrivo di Nodoka passavo le mie giornate da solo seduto sotto all'ombrellone a leggere o a navigare sul mio tablet, da quanto era arrivata non c'era modo di riuscire a rimanere da solo. A meno che, ovviamente, non avessi deciso di allontanarmi spontaneamente da lei.

Non c'era ragazzo, infatti, di tutto il villaggio che non tentasse di attaccare bottone con lei. Certo, occorre dirlo, Nodoka era decisamente una ragazza molto carina, ne avevo conosciute di più carine a dire la verità ma Nodoka, volendola porre in una scala di bellezza, raggiungeva un nove pieno considerando mia cugina Marlene come un undici su di una scala da uno a dieci, e li nel villaggio sicuramente svettava per la sua bellezza.

Il nostro ombrellone era la meta continua di un pellegrinare di ragazzi, alcuni anche più grandi di noi, che venivano a cercare di invitarla per un bagno in mare o per un gelato o per uscire la sera. E Nodoka, con un sorriso, rifiutava ogni volta adducendo qualche volta una scusa o, il più delle volte, dicendo che non le andava. Diretta e precisa. Ma sempre con un sorriso radioso che rendeva davvero difficile il rimanere male davanti a quel rifiuto. Anzi, incitava quasi a cercare di riprovarci il giorno dopo.

In tutto questo, la mia presenza al suo fianco, era vista più come un fastidio che un reale pericolo. Non venivo visto come un avversario nella lotta alla conquista di Nodoka. Vuoi perché la voce che fossimo parenti - Nodoka era pur sempre mia zia - era circolata nel villaggio, vuoi perché non sembravo assolutamente una persona in grado di interessare minimamente una bellezza come Nodoka, semplicemente venivo consideravo come un'appendice della ragazza, una suppellettile che quando sarebbe stato il momento la stessa Nodoka avrebbe abbandonato al suo destino.

Sotto l'ombrellone da solo come ero stato nei quindici giorni precedenti il suo arrivo.

- Uffa - sbottò improvvisamente Nodoka allungando le braccia davanti a se per stirarsele. Aveva appena sorriso educatamente ad un ragazzo che le aveva chiesto se le andava di passeggiare un po' con lui sulla spiaggia, dicendogli ovviamente di no - perché non intervieni qualche volta anche tu? Che ne so, dicendo che sto con te e che stiamo solo aspettando i sedici anni per poterci sposare e crescere così i due gemellini che abbiamo avuto l'anno scorso! -

- Cosa?- la guardai basito.

- Così almeno la piantano di ronzarmi intorno - sbuffò - non riusciamo a stare tranquilli neanche per un po'. Giusto a casa, ma a me piacerebbe starmene anche qui, in spiaggia, tranquilla e sola... con te! -

Come interpretare quella sua frase mi lambiccò il cervello per alcuni istanti, poi, decidendo che si trattava di una battuta e non di una confessione decisi di stare al gioco e le chiesi se non le andava di andarsene da qualche parte più tranquilla. Una bella passeggiata verso il faro di Cape Oath, ad esempio.

- D'accordo - si alzò all'improvviso dal lettino prendisole, si avvolse il pareo intorno alla vita e mi porse una mano - andiamo mano nella mano? -


Credo di avervi già accennato del vecchio faro di Cape Oath. Se Marlene fosse stata li mi avrebbe probabilmente già condotto a vederlo una mezza dozzina di volte nel tentativo di svelare il suo segreto, o meglio, il suo presunto segreto dato che alla fine non c'era nulla di misterioso nella vecchia struttura che si stagliava contro le onde dell'oceano e che da anni era andato in pensione.

La lampada non veniva più accesa da almeno dieci anni, sostituita da un radiofaro che segnalava la presenza della scogliera, e da un paio di anni a quella parte non c'era più neanche il guardiano del faro. Andato in pensione l'ultimo che si era occupato della manutenzione della struttura si era deciso che un controllo da parte della guardia costiera di tanto in tanto era più che sufficiente e quindi, chiusa a chiave la porta, apposti i sigilli per essere sicuri che nessuno vi si introducesse non visto, il faro era rimasto deserto.

C'era, a dire il vero, una storia su di lui. Qualcuno raccontava che nelle notti di tempesta aveva visto la vecchia lampada accenderai e la sua luce sull'oceano per guidare le navi, ma se si chiedeva in giro si riusciva solo a scoprire che nessuno aveva mai visto davvero la luce accendersi e che tutti i racconti fossero per sentito dire.

Questo sarebbe bastato, però, a Marlene per decidere di piazzarsi sotto al faro tutte le notti, specie in quelle di tempesta per assistere all'accensione della luce. Inutile dire che io sarei dovuto essere li insieme a lei.

Per me, invece, il vecchio faro era solo la meta di una passeggiata e, magari il posto ideale per starsene a sbaciucchiarsi con una ragazza al riparo di occhi indiscreti. Punti di vista diversi ovviamente.

Comunque, alla fine io e Nodoka ci allontanammo dalla spiaggia riservata del villaggio e ci dirigemmo, mano nella mano come due fidanzatini, verso il faro mentre alcuni sguardi sorpresi ci seguirono per alcuni momenti.

- Non ho mai sopportato la gente così asfissiante - mormorò Nodoka una volta allontanaci abbastanza dal villaggio. Quasi nello stesso momento mi lasciò la mano - credi che adesso penseranno che tra me e te ci sia una relazione incestuosa zia-nipote? -

- Probabile - le risposi.

- Speriamo - sorrise - così ci lasceranno in pace! - poi si voltò a guardare verso il villaggio - Ma non è che così ti creo problemi? -

Il mio volto sorpreso le dovette suggerire di dovermi dare una spiegazione.

- Ho visto come hai guardato ieri la ragazza del gruppo dell'animazione, quella che insegna acquagym - iniziò a spiegarmi - non la grande, quella più piccola, credo che sia la sorella, quella che insegna a noi ragazzi. Mi sembravi molto attento -

- Ma no - cercai di schermirmi.

In effetti era vero che la seguivo con molta attenzione, ma non certo perché avessi una cotta per lei. Molto più prosaicamente la seguivo con molta attenzione perché aveva un corpicino molto grazioso ed un sederino che, diamine, avrebbe attizzato il salsicciotto anche ad una statua di marmo. Non che quello di Nodoka fosse da meno, anzi, ma mi sembrava brutto attizzarmi con il sederino di mia zia. Anche se, lo confesso, ogni volta che potevo una sbirciatina gliela davo.

Diavolo ragazzi, avevo quindici anni e gli ormoni in piena monta. Cosa pretendete?

- Quindi la guardi solo per sbirciarle il sederino? - mi prese in castagna Nodoka.

Il mio arrossire e iniziare a balbettare una qualche spiegazione valsero molto di più di una confessione scritta e giurata.

- Dai - sorrise - è normale. Sarebbe strano se non ti interessassero queste cose - poi avvicinandomisi e parlando a bassa voce - e dimmi, è più bello il mio, il suo o quello di mia sorella? E non dirmi che non lo sai, ho visto che appena puoi cerchi di sbirciare il mio fondoschiena, mentre per quanto riguarda quello di mia sorella, beh, quello ormai lo dovresti conoscere a memoria.

Diavolo ragazzi, arrossiva come un pomodoro quando faceva quelle battute e non chiedetemi il perché, quando faceva quella faccina imbarazzata e dolce mi veniva una voglia matta di abbracciarla e baciarla.

- Non ti da fastidio? - le chiesi invece - Che ti sbirci il... fondoschiena? -

- Di solito si - sorrise - ma se sei tu no! -

- Da quanto tempo stiamo insieme? - continuò  - Sono già dieci giorni che praticamente stiamo insieme ventiquattro ore su ventiquattro. Dormiamo insieme, stiamo insieme sulla spiaggia, mangiamo insieme. Ci manca solo che stiamo insieme anche in bagno o sotto la doccia e saremmo davvero come una unica entità. Come faccio ad offendermi o ad arrabbiarmi se di tanto in tanto mi lanci una occhiata furtiva di dietro o se cerchi di sbirciare nella scollatura del pigiama per vedermi il seno -

- Ti sei accorta anche di quello? - mormorai guardandola.

- Ed anche che l'altra notte, pensando che stessi dormendo, mi hai dato una palpatina al sedere - aggiunse.

- Scusami - sussurrai.

- Anche tu - sussurrò poi lei, sempre rossa come un pomodoro - l'altro giorno ti ho spiato mentre ti cambiavi. Avevi lasciato la porta socchiusa ed ero troppo curiosa di sapere come era un ragazzo nudo dal vivo! -

Se in quel momento avesse iniziato a piovere l'acqua sui nostri volti probabilmente sarebbe evaporata subito per quanto erano diventati rossi.

- Alla fine ci siamo sbirciati a vicenda - disse Nodoka sorridendo.

- Già - annuii - ma tu mi hai visto nudo, ed io no. Non mi sembra equo! -

- Tu però mi hai dato una palpatina, ed io no, quindi siamo pari! - ribatté Nodoka - Quindi o ti fai dare una palpatina anche tu ed io... hai capito cosa intendo, o siamo pari! -

Diavolo di una logica.

Nel frattempo eravamo giunti al faro e decidemmo di lasciar perdere quel discorso. Anche perché, davvero, ormai avevamo i volti così in fiamme che li avrebbero potuti usare per cuocerci delle bistecche.

Facevamo tanto i grandi ma alla fine eravamo davvero solo due quindicenni che arrossivano con una facilità estrema.


Il vecchio faro non aveva nulla di tanto diverso rispetto ad altri fari simili. Era dipinto in due colori, bianco e rosso, ed aveva due balconate, una a metà altezza ed una intorno alla lampada, tutte e due circondate da una ringhiera in ferro nera. La porta d'accesso era stata sigillata e ogni due settimane una pattuglia della guardia costiera andava a controllare l'interno del faro rompendo i sigilli ed entrando dentro. Sui sigilli, per questo, c'era sempre una data che non era mai più vecchia di due settimane.

Quel giorno, però, la porta era aperta.

Io ci ero già stato prima che arrivasse Nodoka ed avevo assistito al controllo fatto dalla guardia costiera. Arrivavano con una camionetta fin sotto al faro e dopo aver rotto i sigilli entravano dentro andando a controllare sia il radio faro che il generatore che avrebbe dovuto dar corrente al faro anche in caso di blackout, poi uscivano fuori, rimettevano i sigilli e se ne andavano.

Stranamente quella volta, però, non c'era nessuna camionetta.

Non che fosse una cosa che magari avveniva sempre. In fondo non è che il faro fosse così distante dalla città e ci si poteva andare anche a piedi.

Non avevo ancora sviluppato quella cosa che Marlene definisce la sindrome di Dirk Pitt, ovvero il riuscire ad attirare i guai ovunque io mi trovi ma lo stesso mi era già capitato di trovarmi in situazioni strane. Come definire altrimenti il finire in un altro mondo e conoscere il se stesso adulto oltre che un discendente sempre di se stessi. Per questo, quindi, vedendo la porta aperto e cercando di capire se fossero già trascorse le due settimane decisi anche di suggerire a Nodoka di tornare indietro.

- Salve ragazzi - ci salutò improvvisamente un agente della guardia costiera uscendo dal faro. Lo riconobbi, era lo stessi che avevo visto l'altra volta e al quale avevo fatto svariate domande sul faro.

Diamine, anche se ancora non lo avevo deciso ufficialmente c'era in me la scintilla dello scrittore ed ogni volta che potevo cercavo di procurarmi informazioni su tutto quello che vedevo. E dato che quell'agente mi era parso in vena di parlare avevo iniziato a tempestarlo di domande.

- Ci hanno chiamato dicendoci che avevano visto i sigilli della porta rotti - mi spiegò - per questo siamo venuti a controllare - poi guardandosi intorno - capita a volte che qualcuno per scherzo rompe i sigilli, ma dobbiamo controllare comunque -

- A volte capita che è qualcuno che vuole provare il brivido di fare... beh, mi sembrate grandicelli, di fare sesso dentro al faro - continuò a spiegarci - altre volte è solo un ubriaco che cerca un posto dove farsi passare la sbronza, e poi c'è il fotografo dilettante che pensa di poter fare delle foto grandiose da li sopra - indicò la lanterna - in tutti i casi noi veniamo qui, controlliamo dentro al faro, ci accertiamo che il radio faro funzioni correttamente e ce ne andiamo rimettendo i sigilli -

- Davvero interessante - mormorai. Da qualche parte, in una zona ancora buia del mio cervello, si stava accendendo una spia. Una piccola luce persa in quella che era ancora oscurità più profonda. All'epoca ancora non lo sapevo ma alla fine quella lucetta si sarebbe trasformata in un faro, in tutti i sensi, ed avrebbe dato vita ad una delle mie storie.

- Non è che potremmo salire per vedere il panorama da li su? - gli chiese invece Nodoka indicando la lanterna.

- Sarebbe vietato - mormorò l'agente, poi rivolgendomi uno sguardo quasi di complicità - ma se mi promettete di non gettarvi di sotto e di non toccare nulla, va bene -

- Grazie agente - sorrise Nodoka prendendomi poi per mano e tirandomi verso la porta del faro.

- Avere ancora quindici anni - sorrise l'agente guardando Nodoka.


- Che invidia - disse Michelle guardando le foto che avevo fatto con il cellulare dal ballatoio più alto del faro - io vengo qui da quando avevo la vostra età e non sono mai riuscita ad entrarvi, e voi invece, la prima volta che venite qui ci riuscite! -

- Siamo stati fortunati - le disse Nodoka uscendo dalla nostra stanza dopo essersi cambiata.

- Sono foto davvero molto belle - disse poi Michelle continuando a scorrerle sul display touch screen - anche se quelle del panorama non sono poi molte - ne scelse una mostrandola poi alla sorella - la maggior parte sono di te! -

- Mi sembrava un soggetto più bello - mi giustificai.

- Sicuramente - sorrise poi Michelle.

- Quando mi hai scattato tutte queste foto? - mi domandò Nodoka afferrando il cellulare ed iniziando a scorrerle rapidamente - Di qualcuna me ne sono accorta, ma molte me le hai scattate di nascosto! -

- Eri troppo presa dal guardare il panorama - le risposi - ti dispiace? -

- Non c'e n'è neanche una di te - notò - non è giusto. E se volessi un ricordino con te sul faro? Potevi chiedermi di scattartene qualcuna! -

- Non mi piace essere fotografato - le confessai - e poi una mia foto accanto alle tue avrebbe sfigurato -

- Stupido - sorrise puntandomi contro il cellulare e scattando prima che potessi defilarmi - e non provare a cancellarla! Anzi... - e sempre con il mio cellulare in mano corse in camera per prendere il suo - come si fa a trasferire le foto? -


Eravamo a cena quando Michelle ci annunciò che il giorno dopo sarebbe tornata per qualche giorno nella capitale.

- Devo parlare con la mia editor per sottoporle una nuova idea e per parlare della storia che sto scrivendo adesso - ci spiegò - e ne approfitterò anche per procurarmi dei libri che mi servono, per cui starò fuori sicuramente tre, quattro giorni se non qualcuno di più -

- Nel frattempo vedete di fare i bravi - aggiunse - e, sopratutto di mangiare bene. Nodoka, se non ricordo male sei del tutto negata in cucina, quindi non provare a fare la mogliettina premurosa che cucina per il suo maritino. Non vorrei ritrovarvi avvelenati -

- Sono migliorata molto - sbuffò guardando la sorella.

- Andremo a pranzo e cena fuori - decisi invece io.

- Non se ne parla nemmeno! - esclamò Nodoka voltandosi di scatto verso di me - Cucinerò io e vedrai che dovrai ricrederti! -

- Nella rubrica del mio cellulare ho il numero del centro antiveleni del policlinico universitario di Autore - sghignazzò Michelle - vuoi che te lo passi? -

- Spiritosi - fece la faccina imbronciata Nodoka - vedrai, ti preparerò dei pranzetti indimenticabili -


Quella notte,

- Non dormi Nodoka? - le domandai svegliandomi e vedendola ancora sveglia intenta a navigare sul suo smartphone - Sono le due - mi girai a guardare l'ora sulla sveglia sul comodino - cosa stai cercando? -

- Nulla che ti interessi - si scostò coprendo lo schermo con una mano - Rimettiti a dormire! -

- Mettiti a dormire anche tu - le dissi poi - sono le due di notte, è ora di dormire non di mettersi a cercare ricette! -

- Come hai fatto a... - mi guardò sorpresa - il fatto è che è vero che sono migliorata, ma senza una ricetta non riesco a cucinare nulla -

- E va bene - mi arresi alla fine alzandomi e prendendo il mio tablet da sopra la scrivania - almeno non ti consumerai la vista su quello schermo così piccolo! -

- Grazie - sorrise prendendolo.

- Di nulla - mormorai rimettendomi a letto e rigirandomi sotto il lenzuolo cercai di tornare a dormire - e se vuoi andare a vedere i siti porno la password per il parental control è... -

- Io non vado su quei siti! - mi diede un piccolo buffetto sulla schiena.


- Che ore sono? - mi domandò Nodoka uscendo dalla camera. Aveva i capelli scompigliati e gli occhi ancora pieni di sonno. Quando si era svegliata e non mi aveva visto accanto a lei le era venuto il lievissimo dubbio che avesse dormito più del solito. D'altronde si era addormentata intorno alle tre e mezza di notte e non ci sarebbe stato da sorprendersi se si fosse svegliata più tardi.

- Le dieci - le risposi guardandola - Michelle è partita alle sette e mi ha detto di salutarti. Dormivi così bene che abbiamo preferito non svegliarti -

- Si - mormorò ancora mezza assonnata andando a sedersi poi al tavolo.

- Ti scaldo del latte e un croissant - le dissi prendendo dal frigorifero una bottiglia di latte.

- Faccio io - si alzò.

- Paura che ti avveleni prima che tu avveleni me? - ghignai.

- Paura che ti ustioni con il latte o con il microonde - ribatté ridendo.

Raggiungemmo un'accordo, io avrei scaldato il croissant mentre lei si sarebbe occupata del latte.

- Dopo mi accompagni a fare la spesa allo shop del villaggio? - mi chiese finendo di fare colazione - Ho deciso cosa cucinare per pranzo ma devo comprare gli ingredienti! -

- Proprio decisa ad uccidermi? - risi - Almeno aspetta che ti abbia intestato la mia assicurazione sulla vita -

- Sei uno stupido! - fece di nuovo una faccina imbronciata, ragazzi, quant'era carina quando faceva quella faccia.

Solo adesso, mentre sto scrivendo queste righe, mi rendo conto di una cosa. Una cosa che mi ė accaduta qualche anno fa e che riguarda una ragazza negata con la cucina ed una vecchina che le aveva data una ricetta magica.

Quel giorno, comunque, fuori dallo shop del villaggio non c'era nessuna vecchina.

- Dovrei aver preso tutto - ricontrollò la lista che si era appuntata sullo smartphone.

- Io prendo questo - misi nel carrello della spesa anche una confezione di lasagne già pronte - in caso di emergenza! - poi mi appropinquai alla cassa e dopo aver pagato ed imbustato la spesa insieme a Nodoka tornammo verso il nostro lodge.

A quanto sembrava, la notizia che io e Nodoka il giorno prima ci eravamo allontanati mano nella mano doveva essersi diffusa rapidamente nel villaggio. Per tutto il tragitto nessuno venne a chiederle se le andava di andare da qualche parte o ad offrirsi di portarle la busta della spesa.

Più per scherzare che per altro glielo feci notare e lei, sorridendo, mi chiese se ero felice di questo.

- Hanno finalmente capito che io ho occhi solo per te - aggiunse poi - e spero che Becca capisca che sei già impegnato e la smetta di farti gli occhi dolci! -

- Becca? - le domandai sorpreso - Chi è? -

- Quella che insegna acquagym ai ragazzi - mi disse - il culetto che tanto ti piace! Non dirmi che non sai che si chiama Rebecca, Becca per gli amici -

Cavolo ragazzi, davvero non sapevo come si chiamava. E cavoli se mi ero accorto anche solo che mi guardasse, figuriamoci degli occhi dolci.

- Non l'hai vista al negozio? - mi chiese poi - Ci ha seguiti per quasi tutto il tempo e non la smetteva di guardarti! -

- No, non me ne sono accorto - mormorai. Non sapevo, a quel punto cosa pensare. Da un lato l'idea che una ragazza carina come Becca mi guardasse mi piaceva. Devo dire che era quasi una novità per me. L'effetto dopo barba di Dylan Dog ancora non si era manifestato.

Cos'è l’effetto dopo barba di Dylan Dog? Chiedetelo a mia cugina Marlene

E quindi per me quelle situazioni erano ancora nuove. Cioè, mi era capitata qualche storiella negli anni precedenti e avevo già avuto la piacevole esperienza del sesso, ma erano state situazioni dettate dal caso e dalle vicende in cui mi ero trovato. Sapere che c'era una ragazza del tutto sconosciuta che mi guardava era una cosa del tutto nuova.

Ma non sapevo neanche come interpretare ciò che aveva detto Nodoka.

In che senso già impegnato? Con lei?

Mi stava prendendo in giro.

Ecco la risposta a quanto aveva detto. Si stava divertendo a prendermi in giro.

- Forse - sorrise all'improvviso quasi mi avesse letto nella mente - forse ti stava guardando solo perché hai ancora il cartellino del prezzo appeso al costume - lo afferrò strappandolo poi via - accidenti, con quanto tu hai pagato per questo costume io me ne sarei comprati dieci! - poi accelerò un poco il passo distanziandomi di alcuni passi pronunciando qualcosa che non riuscii a capire.

- Cosa hai detto? - le domandai affiancandomi di nuovo a lei.

- Nulla - sorrise mostrandomi poi, a mo' di scherno la lingua.


Tornati a casa Nodoka si precipitò ai fornelli obbligandomi a rimanermene in camera tutto il tempo. Avete presente quella leggenda che di tanto in tanto ripropongono negli anime giapponesi, quella della gratitudine della gru - in uruseiyatsura era una mucca ma non sottilizziamo - quella in cui una gru per riconoscenza nei confronti di un povero boscaiolo che l'aveva salvata decide di tramutarsi in una bellissima ragazza e di diventare sua moglie, e che ad un certo punto si chiude in una stanza dicendo all'uomo di non sbirciare.

Ecco, mi sentii quasi all'interno di quella leggenda quando Nodoka mi disse di rimanere nella camera e di non provare a sbirciare fin quando non mi avesse chiamato lei.

Comunque decisi di darle ascolto e mi dedicai un po' alla lettura, cosa che da quando era arrivata Nodoka avevo tralasciato.

Tuttavia, dopo un po' la curiosità di quello che la bellissima ragazza gru stesse facendo iniziò a farsi sentire. Avrei solo dovuto aprire leggermente la porta e guardare. Non se ne sarebbe neanche accorta.

Però le avevo promesso che non avrei sbirciato e non mi andava di venir meno alla mia parola. Ma diavolo, sicuramente ci sarete passati anche voi miei cari lettori, quando qualcuno vi dice di non fare qualcosa, la prima cosa che viene voglia di fare è proprio quella vietata. Avete presente un certo albero di mele e il divieto assoluto di mangiarle? Ecco, ci siamo capiti.

Rimasi quasi per una decina di minuti a combattere tra la mia curiosità e il rispettare la parola data e alla fine, quando ormai sembrava che la curiosità avesse preso il sopravvento sentii bussare alla porta e la voce di Nodoka che mi avvisava che potevo uscire.

La prima cosa che vidi fu un'altra citazione dagli anime giapponesi. Nodoka con indosso un grembiule da cucina. E basta.

O almeno questo fu quello che pensai all'inizio vedendola, poi, dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre mi accorsi che sotto il grembiule indossava il due pezzi rosso che aveva indossato quella mattina.

- Cosa c'è? - mi chiese vedendomi sbattere le palpebre - Credevi che non indossassi nulla sotto al grembiule? - poi se lo tirò leggermente su mostrandomi lo slip rosso con la farfallina blu.

- Visto che sto per morire avvelenato sarebbe stato un pensiero gentile da parte tua - sorrisi.

- Ti dovrai ricredere - ghignò - e per quanto sono sicura della mia cucina ti propongo una sfida. Però dovrai promettermi che sarai onesto! -

- Promesso - le dissi porgendole il mignolo della mano destra - se non lo sarò potrai farmi mangiare mille aghi -

- D'accordo - sorrise afferrando il mio mignolo con il suo suggellando così il patto - se la mia cucina non dovesse essere buona mi spoglierò, mentre se dovesse essere buona, come sono sicura che lo sia, sarai tu a spogliarti - poi guardandomi intensamente - mi fido della tua parola e del fatto che non dirai che non è buona solo per potermi vedere nuda! -

Rimasi senza parole per alcuni secondi.

Possibile che si fidasse così tanto della sua cucina? Al punto di proporre quella scommessa? E possibile che si fidasse anche così tanto di me? In fondo avrei potuto dire tranquillamente che ciò che aveva preparato non era buono e vincere la scommessa.

Oppure, mai possibile che fosse così calcolatrice al punto di essere sicura che io dicessi comunque che era tutto buono? Certo, non che mi fosse dispiaciuto vederla nuda. Nodoka era davvero una bella ragazza e i miei ormoni erano tutti al loro posto, rombanti ed arrembanti. Ma sinceramene non mi vedevo a sfruttare così biecamente una situazione del genere.

- Hai dato la tua parola - mi ricordò - devi essere sincero, sia che non sia buono sia che, invece lo sia! - poi mi scortò al tavolo dove facevano già bella mostra di se due piatti fumanti.

Aveva dato davvero il meglio di se stessa. E non solo nel cucinare quei due piatti di spaghetti al pomodoro ma anche nel presentarli.

Sembravano davvero molto appetitosi e la fogliolina di basilico messa sopra alla montagnola di spaghetti ricoperti dal rosso del pomodoro e dal bianco del parmigiano dava un tocco di grande cura.

Aveva poi completato l'opera apparecchiando con cura la tavola, sistemando bene le posate e i due bicchieri. Forse non sapeva cucinare ma di sicuro sapeva come preparare una tavola.

- Beh, buon'appetito - dissi sedendomi e prendendo la forchetta mentre Nodoka rimaneva in piedi, accanto a me, a guardarmi.

Nonostante poco prima avesse fatto di tutto per mostrarsi sicura della sua cucina in quel momento si vedeva come fosse sulle spine.

A questo punto immaginatevi la scena al rallentatore. Io che inforchetto gli spaghetti e do due giri di forchetta, la mia bocca che si apre e il boccone che vi si dirige con una lentezza quasi esasperante. Ci potrebbe star bene anche un cambio di punto di vista, con la forchetta che viene vista dall'interno della bocca e sullo sfondo il volto preoccupato di Nodoka.

L'avete immaginata? Accidenti ragazzi, ma fate tutto quello che l'autore vi dice di fare?

- Allora? - mi domandò Nodoka rompendo finalmente gli indugi - È buona? -

- Ti fidi sempre della mia parola? - la guardai dopo aver mandato giù una seconda forchettata.

- Si - sussurrò iniziando leggermente ad arrossire. Mi confessò dopo che lei aveva assaggiato si gli spaghetti per vedere se erano cotti ed il sugo per essere certa che non fosse troppo salato o troppo insipido ma che non aveva la minima idea di come le due cose potessero stare insieme.

- Sono davvero buoni - le dissi decidendo che mentire per poterla vedere nuda non mi avrebbe fatto godere lo spettacolo.

Un secondo dopo mi ricordai che, però, in quel caso sarei stato io quello che si doveva spogliare.

Nodoka prese la notizia, che i suoi spaghetti erano buoni intendo, con calma quasi serafica e, con il volto più rilassato si sedette anche lei ed iniziò a mangiare.

Fino alla fine del pranzo rimasi con la segreta speranza che nonostante tutto avesse deciso di non riscuotere la vincita ma, portando il dolce in tavola, un gelato di quelli confezionati, mi guardò con un sorrisetto strano e...

- Vuoi anche la musichetta? - mi disse

È in momenti come questi che vorrei avere la possibilità di poter scomparire sotto terra.


- Non è giusto! - esclamò Nodoka seguendomi per tutto il lodge - C'era un'accordo. Io lo avrei rispettato! -

- Sul serio ti saresti spogliata se ti avessi detto che la pasta non era buona? - le domandai

- Non credo che tu me lo avresti permesso - mormorò guardandomi - ma si, nel caso avrei rispettato l'accordo! -

- E non potresti non permettermelo anche tu? - tentai una carta disperata.

- Ti vergogni? - mi disse poi con un sorrisetto - In fondo ti ho già visto nudo, mentre ti cambiavi, e quindi non è che ci sarebbe nulla di nuovo per me da vedere -

- Non è questione di vergognarsi o meno - ribattei - è che, diamine Nodoka, non provi un po' di vergogna a chiedere ad un ragazzo di spogliarsi? -

- Non lo sto chiedendo ad un ragazzo qualsiasi - ribatté invece lei - ma lo sto chiedendo a te, e tu non sei un ragazzo qualsiasi! Non lo chiederei a nessun'altro! -

Un velo di silenzio imbarazzato calò all'improvviso su noi due.

Se quella non era una confessione in piena regola poco ci mancava. Oppure era ancora una volta un gioco di Nodoka. Come avrete capito le piaceva giocare un po' con me. E a me piaceva comunque stare al gioco.

La verità è che Nodoka mi piaceva. E non solo fisicamente. Era piacevole stare con lei e quei primi dieci giorni erano quasi volati.

- E va bene - alla fine capitolai.

Lentamente iniziai a spogliarmi. Cioè, non è che avessi molto da togliermi. Indossavo solo il costume ed una maglietta e nel giro di pochi minuti mi ritrovai nudo di fronte a Nodoka che, visibilmente imbarazzata, iniziò a fissarmi.

Ora non pensate male ma il trovarmi nudo di fronte ad un ragazza indubbiamente molto carina non mi lasciò del tutto insensibile e prima che potessi rendermene conto ebbi una erezione e, bingo bango bongo ragazzi, se non fu una erezione da record.

Il rumore di un otturatore che scattava mi fece trasalire e pochi attimi dopo mi resi conto che Nodoka mi stava scattando delle foto con il suo cellulare.

Rapidamente mi coprii le pudende e mi voltai offrendole solo il mio fondoschiena come soggetto. Continuai a sentire il rumore digitale dell'otturatore che scattava

- Nodoka, piantala! - ululai scappando via per andare a rifugiarmi nel bagno.

- Hai un bel sederino, lo sai? - mi disse attraverso la porta chiusa del bagno.

- Cancellale! - le intimai - E ridammi i vestiti! -

Nel bagno non c'era nulla da indossare e se uscivo così com'ero ero sicuro che Nodoka avrebbe ripreso a scattare foto.

- No! - la sentii ridere - Tu mi hai fatto decine di foto sul faro e adesso siamo pari! -

- Io non ti ho fotografato nuda! - cercai di contrattare.

- Una foto è una foto - rise di nuovo - ti passo i vestiti solo se prometti che non tenterai di cancellare queste foto mentre dormo! -

- Nodoka, ragiona - cercai di convincerla - pensa se qualcuno vedesse quelle foto, pensa se le dovesse vedere Michelle! Cosa penserebbe di te? -

- Che sono una normale ragazza di quindici anni che ha fotografato il ragazzo con cui convive in un momento di intimità - mi rispose - prometti o ti lascio nudo dentro al bagno! Oppure potresti uscire per recuperare i tuoi vestiti e sottoporti ad un nuovo fuoco di fila di foto! -

- Mi arrendo - capitolai per la seconda volta in meno di un'ora. Devo dire che Marlene anche su questo ha ragione. Mettetemi nelle mani di una ragazza e diverrò pongo da modellare.

Recuperato il costume mi rivestii ed uscii finalmente dal bagno. Nodoka mi guardò per alcuni secondi prima di mettersi a ridere.

- Tieni - mi passò improvvisamente il suo cellulare.

Sfogliai rapidamente le ultime foto che aveva fatto e scoppiai anche io a ridere. Era vero che mi aveva fotografato ma vidi che in nessuna foto apparivo completamente nudo. Aveva fatto sempre molta attenzione a non inquadrare mai sotto la vita e quindi potevano sembrare semplici foto di me a dorso nudo.

- Mi hai preso in giro - le dissi continuando a ridere.

- No - mi rispose cercando di smettere di ridere - sono comunque foto scattate in un momento di intimità -

- Che ne dici di andare a cena fuori questa sera? - le chiesi poi.

- Ho già messo in forno la cena per questa sera - mi rispose - quindi la mia risposta è no. Ma se proprio vuoi invitarmi ad uscire, dopo cena potremmo andare a prenderci un gelato da qualche parte! -

Proprio vero. Mettete me ed una ragazza nella stessa stanza e chi ne uscirà vincitore sarà senza ombra di dubbio la ragazza. Potete scommetterci anche l'ultima mutanda pulita che possedete.


- Stai dormendo? - mi domandò all'improvviso Nodoka. Nonostante la camera di Michelle adesso fosse libera Nodoka aveva deciso che avremmo continuato a dormire insieme.

Ci eravamo appena messi a letto quando Nodoka mi chiese se stavo dormendo.

- No - mugugnai qualcosa. Era vero, ancora non mi addormentavo ma ero in quella fase in cui il sonno sta per prendere il sopravvento e se si perde il momento giusto si rischia di passare tutta la notte a contare le pecore.

- Ci siamo divertiti oggi, vero? - si girò verso di me mettendosi su di un fianco.

- Soprattutto tu - precisai voltandomi anche io e ritrovandomi così faccia a faccia con lei.

- Anche tu, ammettilo - sorrise - e domani ci divertiremo ancora? -

- Un po' per uno, però - le dissi - domani ti spogli tu! -

- Vedremo! - sogghignò voltandosi, poi, di scatto dall'altra parte - Buonanotte! -

- Buonanotte - riuscì solo a dirle sopraffatto da quell'ultima sua battuta.

E tutti e due ci mettemmo a dormire.


Quando mi svegliai, il giorno dopo, Nodoka si era già alzata, cosa che eccezion fatta per il giorno prima, quando fui io il primo a svegliarmi, era la regola.

Di solito, infatti, mentre io rimanevo a poltrire a letto almeno fino alle nove, Nodoka alle otto era già in piedi. Faceva colazione preparando poi anche la mia - tirar fuori una tazzina di caffè da una macchina espresso usando una cialda predosata non è poi così difficile -, ed infine rimaneva ad aspettare che mi alzassi prima di andare a cambiarsi.

Non so il motivo di questa sua routine, dell'aspettare che mi alzassi prima di andare a togliersi il pigiama ed indossare il costume da bagno. Se fossimo stati in un anime giapponese lo avrei definito un fan service, diavolo, Nodoka nel suo pigiamino giallo era un vero amore, ma visto che eravamo nella vita vera non sapevo proprio come definirlo.

- Buongiorno - mi salutò vedendomi uscire dalla camera - il caffè è già pronto e c'è anche un croissant nel microonde, io vado a cambiarmi -

Routine confermata, la giornata poteva anche iniziare.

- Buongiorno - la salutai a mia volta mentre mi passava accanto per entrare in camera. Come sempre ne approfittai per sbirciarle sotto alla magliettina del pigiama - niente croissant e grazie per il caffè -

Anche quella era una routine della mattina. Nodoka preparava sempre il caffè due minuti prima che io mi alzassi, neanche fosse lei la mia sveglia, e metteva sempre un croissant nel microonde anche se sapeva che la mattina facevo colazione solo con un caffè.

Ed erano solo poco più di dieci giorni che ci conoscevamo!

Con questo pensiero in mente mi sedei al tavolo ed iniziai a sorseggiare il caffè. Perfettamente zuccherato e ne troppo caldo ne troppo freddo, proprio come piaceva a me.

Erano due le cose, o Nodoka era telepatica e mi leggeva nella mente o era Marlene travestita. Solo lei, infatti, mi conosceva fino a quel punto.

Escludendo la telepatia e Marlene travestita, quest'ultima cosa era impossibile, anche con il travestimento più professionale esistente al mondo sarebbe stato impossibile ridurre Marlene al quasi piattume totale di Nodoka.

D'accordo, siamo onesti. Non è che Nodoka fosse proprio piatta come una tavola. Per la sua età era solo poco al di sotto della norma. Era Marlene che era forse esagerata. E meno male che crescendo, lei, loro non l'abbiamo seguita.

Dicevo, prima di questa digressione mammaria, escludendo le due ipotesi su enunciate rimaneva solo una possibilità. Nodoka ero io travestito! E come nella migliore tradizione hitchcockiana stavo interpretando ambedue i ruoli.

- Sei stato tu a dirmi come ti piaceva il caffè - interruppe i miei pensieri Nodoka tornando in cucina dopo essersi cambiata - e sempre tu mi hai detto di svegliarti alle nove, a meno che non ti fossi alzato tu prima! -

- Questa era la quarta ipotesi - sorrisi. Solo vedendo il volto leggermente adirato di Nodoka mi resi conto di non essermi limitato a pensare quelle cose ma le avevo dette ad alta voce. Compresa la parte relativa alla comparazione tra i seni di Nodoka e quelli di Marlene.

Prima lezione del corso di sopravvivenza alle ragazze, non fare mai battute sul suo seno. Rischiate che anche la ragazza più tranquilla del mondo diventi una bestia inferocita.

La seconda lezione è, se avete fatto la tremenda idiozia di cui sopra gettatevi a terra e fingetevi morti. In alternativa chiedetele perdono, possibilmente in ginocchio.

- Tanto lo so che tu preferisci i seni piccoli - sorrise infine Nodoka. Le avevo detto anche questo?

- Cambiati, così andiamo in spiaggia - concluse infine.


- Mi spalmi la crema protettiva? - mi domandò all'improvviso Nodoka sdraiandosi a pancia sotto sul lettino.

Le guardai la schiena, delicatamente abbronzata, il segno della parte superiore del bikini, la leggera curva in dentro della parte dorsale. E mi fermai li. La spiaggia era piena di gente e non mi andava di farmi vedere mentre guardavo il sederino di mia zia. Cioè, di solito approfittavo di qualsiasi occasione per guardarlo ma sempre quando non c'era troppa gente in giro.

- Qui? Davanti a tutti? - le risposi.

- Se vuoi possiamo andare a nasconderci - sorrise voltandosi leggermente verso di me - così sembra ancora più palese che tra me e te c'è una torbida storia incestuosa! -

- E tu vuoi tenerla nascosta a tutti i costi, vero? - sorrisi.

- Certo! - sorrise anche lei - Nessuno deve pensare che io e te siamo amanti! - poi prese il flacone di crema protettiva e me lo passò - E non dimenticare neanche un pezzettino di pelle! - e, tornando a sdraiarsi - Slacciami pure il reggiseno, così puoi spalmarmela meglio! -

E per fortuna che non dovevamo dare l'impressione di essere una coppia. Si mancava solo che ci mettessimo a baciarci di fronte a tutti o che lo annunciassimo ai microfoni del villaggio.

Come mi aveva chiesto le slacciai il reggiseno ed iniziai a spalmarle la crema dapprima tra le scapole e poi su tutta la schiena avendo cura di non scivolare con la mano in zone vietate e, quando fui sicuro di non aver tralasciato neanche un centimetro quadrato di pelle mi fermai andando a sedermi sul mio lettino.

- E le gambe? - mi richiamò Nodoka - Vuoi farmele scottare? -

Le gambe?

D'accordo, la pelle è pelle e anche quella delle gambe non è che faceva differenza. Come le avevo spalmato la crema sulla schiena così le avrei spalmato la crema anche sulle gambe. Non cambiava nulla.

Non cambiava nulla. Non cambiava nulla. Non cambiava nulla.

Fa molto inquadra il bersaglio e spara, vero?

Non cambiava nulla un'accidente.

Le gambe sono le gambe. Sono immediatamente sotto ai glutei e tra di loro si trova il piccolo tesoro che noi maschietti cerchiamo sempre di scoprire.

Come vi ho già detto, all'epoca non ero più un verginello e il corpo femminile già da tempo per me non era un mistero. Ma rimanevo comunque un'imbranato totale e di fronte a situazioni come quella in cui mi stavo trovando in quel momento iniziavo ad arrossire e a non capire più nulla.

- Ti sto mettendo in imbarazzo? - mi chiese all'improvviso Nodoka.

- No - mentii spudoratamente rialzandomi dal lettino e iniziando a metterle della crema sulle gambe. Diavolo, non ero più un ragazzino, non potevo lasciarmi sconfiggere da un paio di gambe!

Delicatamente iniziai poi a spalmare la crema usando ambedue le mani e cercando di non avvicinarmi troppo al suo fondoschiena. Sinceramente non mi aveva dato l'impressione che si fosse arrabbiata molto quando si era accorta della palpatina che le avevo dato quando credevo che dormisse, ma non volevo correre il rischio che si voltasse di scatto e mi mollasse una sberla solo perché una mano era scivolata li dove non doveva.

- Finito - le dissi alcuni minuti.

- Grazie - si voltò leggermente verso di me -  e adesso tocca a te - e dopo essersi riallacciata il reggiseno si alzò dal lettino e afferrato il flacone della crema mi ordinò di stendermi.

Inutile dirvi che ogni mio tentativo di sottrarmi alle sue grinfie fu vano e che dopo pochi minuti mi ritrovai con la schiena, le gambe, ed i glutei completamente ricoperti di crema.

- Passiamo al davanti adesso - mi ordinò.

- Nodoka, mi hai spalmato di crema anche le chiappe! - mi lamentai. Cavolo gente, aveva infilato una mano dentro ai boxer e mi aveva spalmato la crema anche li dove non batte il sole.

- Così non rischi di scottartele - rise - e adesso voltati che devo terminare il mio lavoro -

- Ma non provare a infilare la mano la dove non devi - le intimai voltandomi.

- Perché non ti piacerebbe? - rise di nuovo.


- E adesso una bella doccia - disse Nodoka rientrando nel lodge.

Dopo essere stati tutta la mattina in spiaggia eravamo andati a pranzo nel ristorante del villaggio e solo nel tardo pomeriggio, dopo essere stati anche al faro, rientrammo nel lodge.

- Per cena andiamo fuori o ceniamo qui? - le domandai.

- Non mi va di uscire - mormorò gettandosi a sedere su di una poltrona in vimini.

- Vado ad ordinare qualcosa al ristorante? - le chiesi - E faccio portare qui alle venti? -

- Il pescespada alla griglia - cinguettò guardandomi - e quel dolce che fanno loro! -

- D'accordo - sorrisi.

- Lo sai che ti amo? - mi disse all'improvviso.

- Anche io - ribattei convinto che stesse giocando come suo solito, poi la salutai ed uscii.

Quando rientrai sentii l'acqua della doccia che proprio in quel momento veniva chiusa. Pochi attimi dopo Nodoka uscì dal bagno con indosso solo un asciugamano avvolto intorno al corpo.

-  Sono rinata - sorrise - è davvero incredibile come una doccia calda possa rimetterti al mondo - poi aprì il frigorifero prendendo un succo di frutta.

- Già - mormorai guardandola. L'asciugamano la copriva a malapena lasciandole scoperte ampie porzioni di corpo.

- Vado a cambiarmi - disse poi - se vuoi sbirciare, lascio la porta della camera aperta -

Si, ma quando mai! Sua sorella si, lei la lasciava aperta la porta, ma Nodoka non l'aveva mai lasciata aperta neanche una volta, magari per sbaglio.

Per questo rimasi abbastanza sorpreso dal vederla entrare nella nostra stanza senza chiudere, poi, la porta.

- Scommetto che sta aspettando che mi affacci per prendermi in giro - dissi tra me iniziando ad avvicinarmi alla porta - oppure ha indossato il costume sotto all'asciugamano e vuole divertirsi a vedere la mia faccia -

Tutto avrei pensato tranne una cosa. Che Nodoka non stesse scherzando.

Mi affacciai alla porta e la vidi che stava aprendo l'asciugamano. Anche se avesse avuto il costume sotto quella scena era comunque di una sensualità incredibile e non mi vergogno a dire che ebbi un'erezione in quel momento.

E l'erezione divenne spettacolare quando Nodoka fece cadere a terra l'asciugamano mostrandomi il suo corpo completamente nudo.

- Nodoka - balbettai confuso rimanendo sulla soglia della porta.

- Robert - disse lei voltandosi.

Rimanemmo così per qualche minuto, io a guardare lei e lei a guardare me, senza dire nulla e senza muoverci.

Da un uomo che ha fatto della scrittura creativa il suo hobby sarebbe giusto attendersi qualcosa di più su quel momento. Una descrizione poetica e ispirata del corpo di Nodoka. La verità è che ogni volta che ripenso a quel momento le mie capacità vengono meno e mi limito solo a pensare ciò che alla fine dissi.

- Bellissima - sussurrai riprendendomi. Poi mi voltai e feci per uscire dalla camera.

La voce di Nodoka mi fermò.

- Va bene - mi disse poi - puoi voltarti e puoi rimanere qui -

Aveva il volto in fiamme, come me d'altronde, ma non si coprì e non fece nulla per nascondersi mentre io mi voltavo e rientravo nella camera avvicinandomi poi a lei.

Continuai a guardarla ancora per un po' senza dire nulla e lei continuò a farsi guardare senza fare il minimo gesto di volersi nascondere alla mia vista, poi notai un piccolo fremito in lei e le chiesi se per caso stesse sentendo freddo.

- Un pochino - sorrise.

- Stupida - sorrisi a mia volta raccogliendo l'asciugamano e avvolgendola, abbracciandola.

- Te l'ho già detto che ti amo? - mi chiese stringendosi in quell'abbraccio.

- Si - le sussurrai - ed io ti ho già detto che ti amo anche io -

Quella volta ero quasi sicuro che non stesse giocando. Io di sicuro no.

E quasi senza accorgercene ci baciammo.


Ed è qui che finisce questa storia.

Cosa accadde dopo?

Giunse una astronave aliena da cui uscì un tizio con indosso una tuta argentata che proclamò di essere li per rapire le nostre donne e uccidere il nostro bestiame, ma grazie all'intervento provvidenziale di un escherichia coli contro cui l'alieno non si era vaccinato i suoi propositi finirono nella tazza del cesso, in tutti i sensi, e il mondo fu salvo.

Ovviamente non andò così, ma non è questo il momento di raccontare come andò a finire tra me e Nodoka. Anche perché le regole di EFP vietano le incest.

Hasta Luego a tutti e a rileggerci alla prossima.


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Quattro Chiacchiere Con l’Autore


Questa storia l’ho scritta l’anno scorso e l’ho pubblicata sul mio blog a Novembre sempre del 2012. Non l’avevo ancora pubblicata su EFP perché ero indeciso sul finale. Alla fine, però, ho deciso di pubblicarla anche qui senza cambiare nulla e lasciando, quindi, il finale tirato via che avevo scritto.

Questa storia, come Lamia, Cinocefali e Cecile Fairchild fa parte della serie di storie dedicate al giovane Robert Autore ma, a differenza delle prime due ho deciso di pubblicarla come one shot (come Cecile Fairchild) invece che inserirla nella raccolta. Non ci sono motivi particolari per questa scelta, mi andava di dedicarle uno spazio tutto suo invece che inserirla dentro una raccolta.

Nella storia sono presenti svariate citazioni (compresa quella di una storia che non ho ancora pubblicato) e sarebbe difficile qui ricordarle tutte. Tutta la storia, invece, non è altro che un unico omaggio a tanti anime giapponesi oltre che ai ricordi della mia adolescenza (mi è capitato davvero di mettermi a contare i gabbiani e la gente con il costume rosso tanto per passare il tempo)

Spero che vi divertiate a leggere questa storia almeno quanto io mi sono divertito a scriverla.


Se volete leggere la scheda dedicata alla protagonista femminile potete andare qui:

Nodoka



Hasta Luego

   
 
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