Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Seraphiel_    06/08/2013    3 recensioni
Se solo non fossero stati immersi nell'oscurità, chiunque si sarebbe accorto delle gote scarlatte di Jean, del sorriso beato di Marco, della dolce quiete che si era creata ora che stavano insieme senza combattere.
One shoot JeanMarco, potrebbe contenere spoiler dal capitolo 10 in poi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Jean?”

Una voce gentile svegliò il soldato nel cuore della notte. Tutti dormivano profondamente dopo la devastante giornata appena trascorsa. Tutti, tranne il ragazzo davanti al suo letto. Sotto la luce fioca della candela che aveva appena acceso, Jean riconobbe il viso spruzzato di lentiggini di Marco.

“Marco, cosa c'è? Finirai per svegliare tutti!” gli sussurrò.

Il ragazzo sprofondò in un pesante in silenzio. Jean lo guardò, notò la sua espressione avvilita e sospirò.

“Marco, è tutto okay?”

“Io... posso dormire con te?”

“Eh? Cosa?!” Jean aveva alzato involontariamente la voce a causa della sorpresa.

“Io... non riesco a prendere sonno. Gli incubi mi tengono sveglio...”

Come dargli torto? Gli avvenimenti di quella giornata avevano investito i ragazzi come una tormenta: la perdita dei loro compagni, Eren titano, le loro vite salvate per un soffio. Erano arrivati così vicini a non farcela da poter assaporare l'amaro gusto della morte.

Jean si accorse che Marco tremava come una foglia autunnale che si trova costretta a sopravvivere al gelido inverno. Sbuffò, e gli fece spazio nella branda.

“Vedi di tornare nel tuo letto prima che si sveglino gli altri e ci vedano così”.

Marco annuì, e si raggomitolò al suo fianco. Stavano stretti in quel letto ad una piazza, scomodo persino per una singola persona, e Jean si trovava a disagio per tutta quella vicinanza. Ma non se la sentiva di abbandonarlo ai fantasmi di quel giorno. Marco si sdraiò di lato, adagiando delicatamente la testa sul petto di Jean.

“Grazie, Jean”

“Figurati,” rispose spavaldo come al solito “per così poco”

“Non parlo del posto letto”

Jean fu colto di sorpresa.

“E per cosa allora?”

“Per oggi. Senza le tue parole non mi sarei mai ripreso, e a quest'ora sarei...”

Jean gli mise un dito sopra le labbra, per zittirlo.

“Smettila di dire stronzate, finirai per svegliare qualcuno”

Marco ridacchiò, e si avvinghiò ancora di più al corpo dell'amico.

“E poi...” continuò Jean “...mi hai già ringraziato stamattina. Non c'è bisogno di dirmelo una seconda volta. L'importante è che tu sia vivo”

Avrebbe tanto voluto dirgli che era lui a sentirsi in debito nei suoi confronti, e che grazie a lui si sentiva una persona migliore e più coraggiosa. Ma non lo fece. Si limitò a ricambiare l'abbraccio, e ad accarezzargli i capelli.

“Beh, buonanotte Jean” gli disse, stampandogli un bacio sulle labbra.

Se solo non fossero stati immersi nell'oscurità, chiunque si sarebbe accorto delle gote scarlatte di Jean, del sorriso beato di Marco, della dolce quiete che si era creata ora che stavano insieme senza combattere.

Se solo avessero potuto vivere più momenti così.

Se solo non fosse stato tutto un sogno.



Jean spalancò gli occhi, e incontrò la flebile luce dell'alba. Sentì il cuore rimbombargli nella casa toracica come un tamburo da parata. La fronte madida di sudore, le labbra secche, le lacrime agli occhi: aveva di nuovo fatto quel sogno. Dopo pochi secondi, si ricordò che giorno fosse: quella notte ci sarebbe stata la pira funebre in memoria dei compagni persi nella battaglia di Trost. Portò il cuscino sulla faccia, per imporsi di non urlare, e pianse tutte le silenziose lacrime che aveva in corpo, sperando che i suoi compagni di stanza non se ne accorgessero.


Le ore passarono con la lentezza di un orologio guasto; il tempo rievocava la sua assenza, come una cicatrice. Davanti al violento fiammeggiare nella notte, si accorse che i suoi compagni avevano perso la speranza. Se solo avesse saputo che sarebbe andata così, non sarebbe mai diventato un soldato. Era talmente stanco, da non riuscire a pensare ad altro. Camminò lentamente vicino al fuoco, e raccolse un pezzettino di brace.


Ehi Marco, non riesco nemmeno a riconoscere le tue ossa.

 

   
 
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