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Autore: __Lily    06/08/2013    0 recensioni
Ero nata a Sparta, a Sparta ero vissuta, su Sparta avevo regnato.
Era a Sparta che volevo vivere, era Sparta che non volevo abbandonare.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero nata a Sparta, a Sparta ero vissuta, su Sparta avevo regnato.

Era a Sparta che volevo vivere, era Sparta che non volevo abbandonare.

Ne ero divenuta regina dopo che mi madre Leda e mio padre Tindaro mi avevano lasciato il trono.

Avevo sposato Menelao, convinta che con lui sarei stata felice.

Poi un giorno i Greci vennero a trattare la pace, mio marito non voleva guerre.

Lì c’era un uomo così bello, che mi fece perdere la testa.

Un uomo che mi fece tante promesse, un uomo che mi convinse ad abbandonare la mia casa, la mia famiglia, mio marito e mia figlia Ermione.

Ero certa che Ermione sarebbe stata la chiave di una nuova felicità, di una nuova vita. Ma non era stato così.

Le diedi il mio addio mentre stava dormendo, magari un giorno avrebbe avuto memoria di me, di Elena, non di sua madre, lei chiamava madre la donna che l’aveva allattata quando era nata.

La guardai dormire, era così piccola. Ma io dovevo andare.

Se avessi avuto meno paura di perdere Paride mi sarei battuta, l’avrei portata con me la notte in cui salpai, è ciò che avrei dovuto fare.

Ciò che non ho avuto il coraggio di fare.

Ma ora non ha più importanza.

Tutto ciò che mi sono lasciata alle spalle sono solo ombre, ombre che la notte camminano con me.

Non avrei visto mai più il mio amato fiume, l’Eurota, ne il panorama del Peloponneso, tutto ciò non era altro che ombra.

Io stessa ero un’ombra.

Qualche anno dopo Paride era già stanco di me, della sgualdrina greca, venuta da Sparta per rubare un principe Troiano.

Tornò alle abitudini di sempre Paride, mentre io imparai a vivere da sola.

C’era una sola persona a cui volevo veramente bene a Troia, ed era Ettore.

Anche Paride era divenuto un’ombra, un’ombra che camminava assieme a me, come le altre ombre, le ombre di Menelao, di Ermione, dei miei fratelli.

Tutto non era altro che ombra.

Fu durante il nono anno di guerra che Ettore morì.

Morì per mano del Pelide, morì per mano diAchille.

Fui l’ultima persona che lo salutò.

Ricordo la sua stretta forte, contro l’armatura che mi faceva male.

Avevo solo poca stoffa a coprirmi, ma non opposi resistenza.

Seppellii il viso sulla sua spalla, lui mi strinse forte a se.

Il mio ultimo grande amore.

Rimpiansi il tempo che non avevamo passato assieme.

Io e Ettore.

Mi unii agli altri, mentre fuori dalle mura, Achille urlava il suo nome.

Sapeva che sarebbe morto. Ma non si ritirò da quella battaglia.

Il sangue si paga con il sangue.

Così mi disse, il principe Ettore domatore di cavalli.

Lo vidi mentre il Pelide lo trafiggeva con la sua lancia, il mio viso fu varcato da lacrime, lacrime amare, lacrime di dolore.

Avrei voluto osservare il lutto, ma non potevo.

Andromacaera sua moglie, Scamandro un bambino piccolo che non avrebbe mai conosciuto il padre.

Guardai il mio ultimo amore bruciare sulla pira, dopo che il re di Troia era andato a reclamare il suo corpo da Achille che alla fine aveva ceduto.

Tutto ciò che più amavo stava diventando cenere.

Ettore era diventato un’altra delle mie ombre, che camminava con me nel buio della notte. 

  
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