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Autore: RoseDust    06/08/2013    12 recensioni
La sirena dell'allarme antiaereo suonò.
"Non voglio morire!" pensò Mirtilla, mentre correva al rifugio più vicino - una cantina - dietro a sua madre, la lettera sigillata ancora stretta nel pugno.
"Se ci fosse un modo per non morire mai realmente, un modo qualsiasi…"
Le bombe cominciarono a cadere assordanti.
1° classificata nel contest "Recensiamocela! (il mio genio incompreso)" di Aleyiah.
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mirtilla Malcontenta, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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Questa OS si è classificata 1° nel contest "Generazioni a confronto", per la sezione "1° generazione", di Moonspell, valutato da S.Elric_, 2° nel contest "Edite e inedite - Non i soliti personaggi" di REAwhereverIgo, 9° nel contest "Arriva la sera" di Micol.EFP, 6° nel contest "Qual è la miglior Edita che abbiate mai scritto?" di PhoenixQuill, 2° nel contest "Al diavolo l'IC!" di Mylittleworld valutato da Gingerdani e 1° nel contest "Recensiamocela" di Aleyiah. Menzione speciale nel contest "Oscar EFPiani 2014" di Frandra: "A “Mirtilla” per la tenerezza con cui è descritto un personaggio spesso troppo maltrattato e incompreso."
 
Mirtilla sedeva triste sul suo letto.
Sua madre l'aveva convinta ad uscire di casa, quel pomeriggio, nonostante di solito considerasse poco prudente lasciar andare in giro i figli da soli, così lei aveva preso la sua bicicletta e aveva pedalato fino al centro della città.
Appena arrivata sul selciato della piazza principale, però, un gruppetto di suoi compagni di classe si avvicinò e cominciò a prenderla in giro:
« Mirtilla Quattrocchi! Mirtilla Malcontenta! »
Mirtilla Malcontenta. Già. Quel soprannome la perseguitava da anni, tanto che ormai molti erano convinti che fosse il suo cognome.
Le camere d'aria delle biciclette dei ragazzi esplosero, ma lei non se ne accorse: con gli occhi pieni di lacrime, girò la bicicletta e tornò a casa.
I muri delle fabbriche erano ancora tappezzati di manifesti a supporto di re Giorgio VI, che cercavano inutilmente di coprire le scritte a favore di Edoardo VIII. Erano passati quasi quattro anni dagli avvenimenti politici che avevano sconvolto il Regno Unito, ma le polemiche erano ancora tante.
La ragazza girò la testa per non vedere le macerie, quando passò davanti al quartiere devastato dalle bombe di quell'estate.
"Perché sta accadendo tutto questo? Perché continuano a bombardarci? Noi non stiamo facendo niente di male, non diamo nessun fastidio ai tedeschi! Capisco radere al suolo Londra, ma noi?" si chiese, entrando in casa.
Non era così che aveva immaginato il suo undicesimo compleanno: la sua Nazione era in guerra da quasi un anno, ormai; suo padre era andato a combattere e non ricevevano sue notizie da troppe settimane, il cibo e i soldi scarseggiavano e c'era il rischio costante che le bombe cominciassero a cadere sulla loro testa.
Mirtilla si guardava intorno nervosa ad ogni minimo rumore; aveva fame, sapeva che i tedeschi avevano bloccato il traffico marittimo per cercare di isolarli economicamente. Isolarli economicamente... Riusciva a stento a capire cosa significassero quelle parole, anche se ora comprendeva perfettamente cosa volessero dire per lei: niente cibo.
Una bambina di dieci anni era troppo giovane per poter sopportare tutto questo.
Ricominciò a piangere, pensando al futuro che forse non avrebbe mai visto.
D'un tratto, un bel gufo bruno planò sul letto dalla finestra aperta; lasciò cadere una lettera accanto a lei e volò via.
Mirtilla la fissò: era un altro stupido scherzo dei suoi coetanei, forse? Lei non aveva mai visto un gufo da quelle parti, però; figuriamoci uno addestrato a consegnare lettere!
Il sigillo di ceralacca color porpora impresso sulla lettera raffigurava una grande H attorniata da un leone, un serpente, un tasso ed un'aquila.*
La ragazza non aveva mai visto niente di simile.
La sirena dell'allarme antiaereo suonò.
"Non voglio morire!" pensò Mirtilla, mentre correva al rifugio più vicino - una cantina - dietro a sua madre, la lettera sigillata ancora stretta nel pugno.
"Se ci fosse un modo per non morire mai realmente, un modo qualsiasi…"
Le bombe cominciarono a cadere assordanti.
Solo in quel momento la ragazza si rese conto che il suo fratellino non era accanto a lei.
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Jamie… Ogni tanto, Mirtilla ripensava a suo fratello. Chissà se anche lui aveva poteri magici? Chissà se avrebbe ricevuto la lettera da Hogwarts come lei?
Sua madre era stata così felice, quando aveva aperto la busta portata dal gufo:
« Almeno tu sarai al sicuro! E' tra i maghi che stai andando, loro possono fare tutto! Tu non rischierai di morire come tuo fratello! » le aveva detto in lacrime.
Il giorno del suo Smistamento, la ragazza era stata orgogliosa di essere finita in Corvonero!
"Un ingegno smisurato per il mago è dono grato." si ripeteva tra sé. Questo significava che era intelligente! Allora, perché nessuno la voleva mai come amica? Perché Olive Hornby non la smetteva di prenderla in giro per via dei suoi occhiali?
Mirtilla pensava tristemente a tutte queste cose, mentre piangeva nel bagno delle ragazze del secondo piano.
Ad un tratto, sentì una voce maschile pronunciare strane parole.
« Vattene via, questo è il bagno delle ragazze! » urlò, aprendo la porta.
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"Tanti auguri a me, tanti auguri a me!" pensava malinconica Mirtilla.
Era il 10 agosto 1979. Quello sarebbe stato il suo 50° compleanno, se fosse stata ancora viva.
Non c'era nessuno a festeggiarla, e lei sapeva il perché: non era solo per il fatto che stava antipatica a tutti; negli ultimi anni un mago oscuro di nome Voldemort era salito al potere, occupando il primo posto nei pensieri di chiunque. Di certo, una cosa futile come il compleanno di un fantasma era destinata a passare inosservata.
Mirtilla sapeva esattamente cosa stava succedendo, benché si interessasse poco alle faccende degli esseri viventi; lo sapeva, perché era proprio ciò che era successo tanti anni prima nel mondo babbano con l'ascesa al potere di Hitler. A quei tempi erano gli ebrei ad essere perseguitati, ma poiché la religione nel mondo magico non esisteva, nessuno se ne era mai preoccupato. Nessuno tranne i nati babbani, gli stessi che venivano perseguitati ora nel mondo magico.
Probabilmente, nessun mago si era mai interessato a ciò che stava accadendo negli anni in cui lei era entrata ad Hogwarts, perché  le bombe non arrivavano mai a colpire i loro villaggi, ma Mirtilla non poteva dimenticare la puzza di carne bruciata per strada, i corpi mai più ritrovati o ridotti a brandelli, tanto da non riuscire a riconoscerli. No, Mirtilla ricordava tutto, ed era certa di non essere l'unica: per quanto poco sapesse di Voldemort, era certa che fosse vissuto tra i babbani, in quei tristi anni, e che avesse preso da quel tedesco di cui aveva paura anche solo a pronunciare il nome molte delle sue idee.
 
* Lo so che su "Harry Potter e la pietra filosofale" c'è scritto "corvo", ma è un errore di traduzione.
 
Note (Storia di questa FF)
Quando ho letto il bando del concorso indetto da Moonspell, ho subito pensato a Mirtilla Malcontenta, un personaggio poco approfondito che conosciamo quando è già un fantasma.
Sappiamo che la Camera dei Segreti fu aperta per la prima volta nel 1943, quando la ragazza era al terzo anno di studi ad Hogwarts; di conseguenza, doveva essere nata nel 1929. Il giorno esatto, cioè il 10 agosto, l'ho inventato io senza basarmi su nessuna dichiarazione ufficiale dell'autrice (a tal proposito, ricordo che questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Joanne Rowling, e che questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro).
Sappiamo anche che Mirtilla è una nata babbana, quindi deve aver vissuto una vita assolutamente babbana fino all'arrivo della sua lettera. Una vita assolutamente babbana, nell'Inghilterra del 1940, non può che significare "guerra".
Ho ipotizzato che i maghi non siano mai intervenuti durante la Seconda Guerra Mondiale a causa dello Statuto Internazionale di Segretezza, per quanto questa decisione possa aver fatto soffrire e sentire in colpa la maggior parte di loro, e che si fossero limitati a proteggere i propri villaggi in modo da non poter essere attaccati dalle bombe; non credo che i maghi siano registrati all'anagrafe babbana, quindi non c'era rischio di arruolamento nell'esercito.
Inoltre, vorrei chiarire che i fatti descritti nella prima parte non sono assolutamente inventati: la campagna di bombardamenti attuata dalla Germania nell'estate del 1940 e pianificata allo scopo di demoralizzare la popolazione civile fu infatti rinominata "battaglia d'Inghilterra".
Vorrei ringraziare, a tal proposito, i miei vecchi libri di scuola, internet, ma soprattutto mia nonna, nata nel 1935 in Alto Adige, che mi ha descritto alla perfezione lo stato d'animo di una bambina ogni volta che sentiva quella maledetta sirena.
Grazie anche a chi leggerà questa FF, e magari si fermerà qualche istante a pensare, o a lasciare una recensione.




 
  
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